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Halloween (Samhain e Padre nostro)
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Sono note le origini della festa di Halloween, risalente probabilmente alla ricorrenza dei Celti, che celebravano la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno.
La festa di Samhain si collocava proprio a fine ottobre (ultimo giorno della stagione calda, in cui raccolti e bestiame venivano deposti al sicuro per affrontare la stagione fredda; inizio della decadenza e del letargo invernale, con conseguente prevalenza degli elementi notturni ed oscuri) e faceva da contraltare al giorno di Beltane (all’inizio del mese di maggio, periodo di principio della massima effusione della luce).

Nel periodo medievale la festa di tutti i santi - celebrata solitamente in prossimità della festa della Santissima Trinità, proprio per ricordare il destino eterno a cui sono chiamati i cristiani (vivere, per partecipazione, la vita beata di Dio) - fu trasferita il primo di novembre, seguita dalla commemorazione dei defunti, proprio nel tentativo di cristianizzare (ossia trovare la verità cristiana sottesa alla pratica pagana) la ricorrenza di questo importante evento sacro pagano.

L’odierna società non può che moltiplicare a dismisura la pratica di questa festività, facendo rivivere costumi e concezioni pagane mai realmente sedate e dimenticate (è il problema delle conversioni non autentiche, problema che concerne non soltanto i popoli, ma anche i singoli individui: se la metanoia non è autentica, prima  poi l’uomo vecchio torna e rivendica quel che è suo), perché lo spirito da cui è pervasa è essenzialmente pagano.

L’usanza del «dolcetto o scherzetto», così come il travestimento in sembianze orride e spaventose, l’apposizione della zucca intagliata (in origine una rapa, probabilmente; la leggenda narra che fu la rapa che Jack riuscì a mercanteggiare col demonio, che lo rifiutò dall’inferno, a causa di una promessa fraudolentemente strappata dal medesimo Jack) richiama la sottile paura della morte e del male che incombe sull’uomo; se è vero che i Celti ignoravano la persona del demonio, tuttavia non erano misconoscenti della presenza di spiriti ostili alla natura umana; questi spiriti, insieme a quelli dei morti, avrebbero avuto facile ingresso nella notte senza tempo di Samhain.
La concentrazione energetica del ciclo naturale avrebbe comportato per l’uomo stesso la possibilità di infrangere il velo dell’oltretomba ed entrare in contatto con gli spiriti delle tenebre.
L’idea del dolcetto e dell’offerta di cibo per lo spirito del defunto nascono proprio per evitare lo «scherzetto», il sortilegio, la maledizione dello spirito vagante, in cerca di riposo.

Le streghe celebrano il loro Grande Sabba nella notte di Samhain e i satanisti, dal canto loro, ritengono che questa festività sia l’apice delle concomitanze energetiche e delle loro propiziazioni.
Forse inconsapevolmente, il mondo laico e agnostico si ritrova a celebrare insieme a stregonerie e malefici demoniaci.

Questo è l’aspetto sarcastico della storia: il mondo che vuole esorcizzare la morte, dipingendola in maschera e che preferisce lo scherzetto all’ascesi cristiana; questo mondo attuale, che vive un terrore senza precedenti nei confronti dell’oltretomba (proprio perché incapace di comprendere il perché del male e lo spirito di sacrificio, l’amara, ma dolce coabitazione con un dolore offerto), relegando i cimiteri fuori dalle città e vietando ai bambini sotto i 12 anni di entrare in ospedale, si precipita in abisso di non senso, allineandosi al culto della distruzione totale, del caos anarchico dai sospiri infernali.

Quanta differenza radicale con l’andamento lineare e perfetto che viene scandito dal «Pater».
I discepoli videro pregare Gesù e tale era la commozione e la profonda intensità di quel gesto, di quella sacra solitudine del Dio-uomo, che non poterono resistere: «insegnaci a pregare»!
Sembrerà forse accostamento non calzante con la «festa» di Halloween parlare del Padre nostro, eppure nella lettura della preghiera insegnata da Gesù si cela una visione del mondo e della vita diametralmente opposta alla cultura di morte che domina Samhain.

Lo comprendiamo immediatamente dal suo incipit:

«Padre nostro che sei nei cieli».
Il riferimento è subito ardito!
Ci si rivolge a Dio, chiamandolo «Padre».
Anche se tale epìteto è utilizzato nell’ambito delle altre credenze religiose, la definizione che ne dà il Vangelo è oltre ogni aspettativa; il Dio eterno ed infinito, immortale ed ineffabile, autosussistente ed intangibile, trascendente e distinto da ogni creazione, è Padre!
Non soltanto nel significato di Fonte della Vita, Principio eterno di ogni essere e di ogni vivere, la Vita in se stessa, Sorgente della medesima Divina Trinità, ma anche nel senso che è padre amorevolissimo, dal quale ogni paternità e maternità prende origine, esistenza e significato.
E’ Padre, però, ineffabile: il riferimento quindi è al rapporto filiale e fraterno (nostro, appunto! Cioè di carità vera), ma anche alla trascendenza infinita; è Padre che è nei Cieli!
Ravvisiamo una profonda differenza con la concezione che sottende il Samhain.
Dio è un essere che ama e che vuole un rapporto con la sua creatura: l’evento relazionale, il trovare il «Tu» divino che vuole incontrare il «tu» umano; dov’è questo incontro nella notte di Samhain?

L’idea pagana della ciclicità cosmica della vita, l’eterno ritorno e contrapposizione tra tenebre e luce, che velatamente suppone una conciliazione degli opposti, non lascia spazio per questa relazione amorosa; al massimo v’è soltanto una corrispondenza di vibrazioni energetiche.
La trascendenza, poi, implica un’uscita proprio da questo circolo cosmico; la trascendenza è il fine oltre, che supera i confini naturali della vita umana, confini nei quali, invece, resta imprigionato il praticante Samhain: il cristiano vede uno scopo che sorpassa anche ogni immaginazione.
«Sta scritto infatti: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano» (1Corinzi 2,9).
Ma non soltanto questo.

Il Padre nostro ci svela una sintonia profonda con il tempo e con la storia e ricollega la vicenda di ogni essere vivente e dell’intera umanità alla vita del Cristo.
Il Pater pone sette domande, ma sono tutte richieste perfettamente incastonate in un contesto non soltanto intimo, ma finanche cosmico.

«Sia santificato il tuo Nome».
La santificazione del Nome colloca il cristiano nella dimensione temporale del Mattutino, delle Lodi.
Glorifica Dio per la grandezza che a Lui appartiene, per essere proprio quel che Lui è!
Ma anche per la bellezza e lo splendore di tutto quel che Egli fa ed opera!
Si loda Dio per il creato; lo si loda per il risveglio dal torpore del sonno e della notte; la santificazione del Nome è supplica di protezione contro le insidie del maligno, della carne e del mondo ed è il ridestarsi del senso spirituale addormentato alla latenza del peccato.
Tutto il contrario di quanto avviene in Samhain, dove l’uomo si abbandonava in passato (ed ora forse ancor di più) ad ogni sfrenatezza dei sensi.

«Venga il tuo Impero».
La realizzazione del regno o impero di Dio è invocazione al Divino Santo Spirito.
E’ lo Spirito Santo che deve cambiare i cuori e le menti e rinnovare il volto della terra, trasmutando il nostro stato «creaturale» in un stato divinizzato, cristificato!
E’ l’ora prima, quella della consegna di Gesù alla volontà del sinedrio: il Verbo eterno che si sottomette alla perfidia dell’uomo per donare la sua vita per mezzo del suo sangue.
Il sangue e lo Spirito in Persona sono manifestazioni ed operazioni e realizzazione dell’amore del Padre.
Lo Spirito Santo è l’ora della Chiesa!
Il fedele non può vivere senza di Lui.
E’ scritto: «Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene» (Romani 8,9).
La giornata passa dalla lode all’invocazione; è giornata di presenza di Dio; il tempo è di Dio, il cristiano deve cogliere questa dimensione «altra» e convertire ogni ciclo naturale e cosmico in un segno del divino, raccogliendovi quanto di Lui è in esso presente e trascendendo.
Lo Spirito Santo può operare in tutto.
Che spirito domina la  notte di Samhain?

«Sia fatta la tua volontà».
Richiesta di perfezione eterna, come in cielo così in terra!
Che Dio sia tutto in tutti, che operi la riconciliazione dei cuori e la rinnovazione del creato.
E’ l’ora terza; è l’ora tradizionalmente legata all’effusione di Pentecoste!
Per questo si collega perfettamente con quanto appena riferito sull’operato dello Spirito Santo, che agisce e porta a compimento l’opera divina.
La petizione della volontà divina realizzata è volta all’ottenimento del Bene assoluto, Bene sommo ed immortale; piena luce, completa trasparenza e differenza tra bene e male!
La volontà Divina attualizzata in ognuno è adesione totale al bene e rifiuto di ogni compromesso con gli spiriti notturni di Halloween.

«Dacci il nostro pane che ci dà l’essere» (possibile traduzione); il pane quotidiano e sovrasostanziale è Gesù stesso, capace di colmare ogni esigenza dell’uomo (nel corpo, nell’anima e nello spirito).
E’ l’ora sesta!
L’ora delle tenebre che scendono sulla terra, perché l’uomo rifiuta il Figlio di Dio, condannandolo alla morte di croce!
E’ l’ora della morte di Gesù!
L’ara del Calvario è anche Sacrificio Eucaristico!
Per questo il cristiano che prega il Pater e chiede, cerca essenzialmente l’offerta di Gesù, per farla sua e ad essa aderire per divenirne trasformato.
«Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me» (Giovanni 6,57).
L’ora della massima irradiazione divina, l’ora dell’innalzamento di Gesù sulla croce.
Lì la redenzione arriva a manifestarsi nel suo apice d’amore (non ad amare più, perché Dio ama sempre infinitamente, ma a mostrare il suo amore), raggiunge il culmine d’annientamento del Verbo della vita.
Il legno della croce è il trono del regno di Dio.

«Rimetti i nostri debiti»; l’ora nona, le tre del pomeriggio, ora propizia per ottenere grazie impossibili e miracolose.
Momento di trascendenza, di apertura all’infinito nella storia dell’uomo; non semplice accesso commisto alla vita dei morti (come in Samhain), ma vivenza profonda del vivere di Gesù.

«Non ci indurre in tentazione»: è l’ora del vespro!
E’ la deposizione di Cristo!
E’ l’ora del ringraziamento per la vittoria del Redentore sulle insidie dell’inferno, che resta sconfitto dalla stessa morte!
E’ l’ora anche della meditazione sul peccato della giornata che volge al termine!
La sera avanza dal tramonto e si tuffa nella notte; il cristiano con Gesù, entra nel mistero della notte del Maestro, vede già la sua prossima sepoltura e soffre per aver causato tanto male (col proprio peccato) e ringrazia per tanto amore ricevuto, per tanta misericordia infusa e chiede il perdono delle colpe.

«Ma liberaci dal maligno».
E’ l’ora della compieta!
E’ terminata la sera, è giunta la notte; il Maestro è sepolto e vive nel cuore oscuro e buio della terra!
E’ l’ora delle tenebre che insidiano l’anima e vogliono corromperla, indebolita dalla stanchezza del corpo e delle membra, necessita di vigilare almeno un’ora col Maestro nell’orto.
E’ l’ora in cui ci sia abbandona nelle mani di Dio Altissimo, con la fiducia del suo amore e la certezza della sua protezione e con l’intenzione ferma di abbandonare ogni male e peccato, passato e presente e per l’avvenire!
E’ l’ora di riposare in pace e di dare giusta pausa ad ogni attività: la notte essenzialmente è fatta per dormire, per recuperare le energie per adorare Dio e servire il prossimo; è tempo di pace e non di inquietudine, come accade invece ad Halloween, dove la veglia obbligata con la zucca del terrore serve per allontanare presenze malefiche che turbano il sonno e la tranquillità del cuore. è tempo che prepara la vita, la resurrezione di Gesù, del Mattutino; è superamento del peccato e della morte e non necessità di esorcizzarli, identificandosi in essi (come nei riti pagani del Samhain).

Il Pater è esempio di Dio nella storia dell’uomo, che la apre e trascende all’eterno; è esempio ed operazione di trasformazione interiore e totale, spiritualizzazione del quotidiano e non irruzione del demoniaco e spiritistico nel mondo; irruzione feroce e sarcastica, nell’attesa dei celebranti della notte di Halloween.

Stefano Maria Chiari


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