Il trattato Yebamoth
05 Maggio 2012
Talmud /7Aberrazioni sessuali Per pagine e pagine, il trattato Yebamoth tratta del matrimonio per levirato – l’obbligo per i fratelli di sposare la vedova del fratello morto senza figli. Ciò dà ai Savi Anziani di Sion l’occasione per applicare le loro menti ad argomenti dove la lascivia si unisce all’asineria, e alla contemplazione di situazioni pornografiche, dove ha largo spazio la delectatio morosa sul sesso tra parenti stretti. Per esempio, in Yebamoth 53b, la scusa è discutere «se un uomo ha avuto rapporti con qualunque dei parenti proibiti nella Torah, o con quelli che non sono ammessi a sposarlo, per esempio la vedova di un alto sacerdote, una divorziata o una haluzah (fidanzata?) con un sacerdote comune, un bastardo o una nethinah (discendente dai gedeoniti, a cui gli ebrei non debbono mescolarsi),...egli ha reso la donna inidonea (al levirato) qualunque sia la natura del rapporto sessuale». Ciò consente ai rabbini di discutere con tutta la profondità e delizia necessaria la «natura del rapporto»: specialmente se sia avvenuto solo «lo stadio iniziale» (l’inserzione del solo glande) o lo stadio finale del rapporto. Sesso dal tetto Yebamoth 54° insegna qual è la situazione legale «se un uomo cade dal tetto» («in stato di erezione», spiega la nota 2) e finisce nella «inserzione accidentale» della nuora «che per caso è lì sotto». Evento, come si capisce, molto frequente nei ghetti. Si continua discutendo il caso di un levir che «avendo intenzione di aver rapporto con sua moglie, sua nuora se ne impadronisce e coabita con lui». Su questi temi, l’autorità suprema citata è «Rashi», ossia Solomon di Troyes, rabbino di Troyes (1040-1105), di cui l’Encyclopedia giudaica esalta «il commentario al Talmud, un completo capolavoro, un’opera distinta e gigantesca». Verità che ciascuno, ammirato, può constatare. Altro argomento, è l’indagine che i rabbini si sentono chiamati a fare in cause di adulterio. Si insegna che un indizio infallibile è lo sputo: «Quando un mercante ambulante lascia una casa e la donna dentro si sta annodando il sinnar, ... se lo sputo (della donna) si trova nella parte superiore della cortina del letto, deve andare (essere ripudiata), anche se non c’è un solo testimone che l’atto sia stato compiuto». Ciò perchè «solo la donna giacente a faccia in su può aver sputato così» in alto, esplica la nota a piè di pagina. Il che lascia irrisolte questioni, che ci permettiamo modestamente di enunciare: la donna ebrea giace a faccia in su solo durante l’adulteri? Nei rapporti col marito sta a faccia in giù? Il fatto che la peccatrice sputacchi con tanto vigore al culmine del piacere è un fatto razziale tipico delle ebree?
Viene davvero a mente l’invettiva che Paolo, già studente rabbinico, lancia contro costoro: «Sono inescusabili, perchè avendo conosciuto Dio, non lo glorificarono come Dio, ma i loro ragionamenti divennero vuoti e la loro coscienza stolta si ottenebrò. Ritenendosi sapienti, divennero sciocchi» (Romani, 1, 22). Bestialità Notoriamente la Torah ordina la morte per chi commette atti sessuali con animali: «Ucciderai la donna e l’animale» (Levitico, 20, 16). Invece il Talmud è possibilista. Il trattato Yebamoth 59 a e 59 b riporta l’autorevole parere di rabbi Shimi ben Hiyya: «Una donna che ha avuto rapporti con una bestia ha i requisiti per sposare un sacerdote» – una nota precisa: «Purchè l’offesa sia avvenuta senza la presenza di testimoni e senza previa messa in guardia». Nè «il rapporto innaturale (sodomia) può causare che a una donna sia proibito di sposare un Alto Sacerdote», in quanto altrimenti «non si troverebbe alcuna donna coi requisiti (perchè non ce n’è una) che non sia stata ferita da un pezzo di legno in qualche modo»... (allusione alla masturbazione femminile con falli di legno). Segue una delle fantasie pornografiche più caramente coltivate da quei vecchioni: «Rabbi Dimi venne e disse: accadde una volta ad Haitalu (città babilonese, ndr) che mentre una giovane donna stava spazzando il pavimento, un cane del villaggio la prese da dietro, e il Rabbi le permise di sposare un sacerdote». Con bambini Sanhedrin 54 a conferma: chi si macchia di sodomia o bestialità va lapidato. Ma poco sotto, in Sanhedrin 54 b, i dottori della Legge trovano la scappatoia: con un bambino che non ha ancora raggiunto la maturità sessuale «non si incorre in alcuna colpa». Secondo il sapientissimo Rab, un maschietto giunge alla maturità sessuale dopo i 9 anni, sicchè in età inferiore, si può fare. Il non meno sapiente Samuel sancisce: tre anni è il minimo. Secondo i rabbini, è quando una femmina giunge alla maturità sessuale; ciò è riconfermato in tutto il Talmud. «Se una donna gioca lascivamente con il suo giovane figlio, e lui commette il primo stadio della coabitazione con lei, Beth Shammai dichiara che essa è resa inadatta a (sposare) un sacerdote. Beth Hillel la dichiara adatta». Tutta la questione è incentrata sull’età del figlio: sotto i «nove anni e un giorno», il «primo stadio del rapporto» non dà impurità. Leggere per credere, Sanhedrin 69 b. «Quando un uomo adulto ha rapporto con una bambina è nulla, perchè quando la ragazza è minore di questo – cioè ha meno di tre anni – è come se si caccia un dito nell’occhio: l’occhio lacrima ancora e ancora, così la verginità torna alla bambina sotto i tre anni»: questo autorevole parere rabbinico si trova in Ketuboth 11b.
Questa dottrina pedofila è continuamente confermata nel Talmud. «Una ragazza di tre anni e un giorno può essere presa in matrimonio per coito»: Sanhedrin 55b, Sanhedrin 69 a e 69b, Yebamoth 57b e Niddah 44b. S’intende però che la bambina di tre anni rende impuro l’uomo che si congiunge con lei, se ha la gonorrea o se è niddah, ossia ha le mestruazioni. Cosa che accade alle bambine di tre anni e un giorno (Sanhedrin 55b, Sanhedrin 69 a). Adulterio L’adulterio è consentito con la moglie di un minorenne, e con la moglie di un non ebreo: così la Gemara di Sanhedrin 52b. Il ragionamento qui è che il minore non è ancora «un uomo», e che il non ebreo è, come si sa, sub-umano, dunque il comandamento biblico «non desiderare la donna di un altro uomo» non si applica. Incesto La Torah vieta, sotto pene gravissime, l’incesto: «Tu non scoprirai la nudità di tua madre: essa è tua madre» (Levitico 18,7). Nel Talmud, il grande e autorevolissimo rabbi Beth Shammai è meno severo: «Se una donna si diverte lascivamente con suo figlio, un minore, ed egli commette il primo stadio della coabitazione con lei, essa viene resa inadatta per il sacerdozio» (inadatta a sposare un sacerdote, spiega la nota). E ancora: «Tutti sono d’accordo che la congiunzione con un ragazzo di anni nove e un giorno è una vera copula, mentre quella con uno di meno di otto anni non lo è»: così sancisce il Sanhedrin 69b. Dunque la mammina che si diverte col suo bambino «fino al primo stadio» dell’inserzione, è kosher, pura e qualificata a sposare sacerdoti. Insomma, per i rabbini il divieto biblico non colpisce l’atto incestuoso in sè, ma dipende dall’età del ragazzo: sotto gli otto, o sopra i nove anni. È un caso classico in cui «scolano il moscerino e ingoiano il cammello». Inoltre, in tutto il Talmud si ripete che ad otto anni il ragazzo diventa sessualmente maturo, quindi una persona, capace di matrimonio e di generare. Ma l’argomento, che riempie centinaia e centinaia di pagine talmudiche, richiede un altro capitolo. (continua)
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