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Belgio: eutanasia legale dei bambini
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«È evidente che si pratica l’eutanasia di minori, lo sappiamo tutti»: così la dottoressa Dominique Biarent, primaria del reparto terapie intensive alla clinica universitaria infantile «Regina Fabiola», in un’agghiacciante deposizione presso la Commissone Sanità del Senato belga. «E sì, si tratta di eutanasia attiva» , ossia di eliminazione diretta, ha confermato. Il dottor Joris Verlooy, oncologo-ematologo all’ospedale di Gand, ha dal canto suo spiegato ai senatori che «si deve essere prudenti vista l’illegalità dell’atto». Entrambi hanno fatto appello ai senatori: «I medici hanno bisogno di un quadro legale», devono poter agire «senza doversi chiedere se i loro colleghi porteranno loro le arance in carcere». (Des enfants mineurs régulièrement euthanasiés en Belgique?)

L’audizione dei due dottori entra nel quadro del prossimo varo, in Belgio, di una legge per estendere l’eutanasia ai bambini che siano «consenzienti», o resi tali. Oggi l’eutanasia è già legale in Belgio, ma limitata al «consenso» di persone dai 18 anni in su. Come s’è visto, ciò non basta ai dottori eliminatori, che si trovano a «dover» finire bambini colpiti da gravi malattie, cancro o autismo gravissimo, malattie in crescita esponenziale (c’entreranno, gli OGM, i vaccini al mercurio, i pesticidi? Non domandate). Oggi si discute se l’età del consenso alla propria uccisione debba essere portata a 15 anni – come proposto dal commissario francofono ai diritti del Bambino Bernard De Vos – oppure a 12, come propone il Commissario fiammingo ai diritti del Bambino (si apprezzi la neo-lingua orwelliana: i tutori dei «diritti del bambino» sono quelli che ne fissano l’età per l’eliminazione, così come sono i «comitati etici» ad autorizzare spesso le più immorali sperimentazioni); ma i medici premono perché la legge evochi semplicemente «l’età del discernimento», quindi anche 9 anni; con più giovani è dubbio, anche perché un esperto psicologo ha spiegato ai parlamentari che a 7-8 anni, un bambino non capisce ancora il carattere definitivo della morte, e quindi il suo non può dirsi «consenso informato».

C’è un vasto accordo a stabilire per legge che i bambini «consenzienti» andranno eutanasizzati anche contro la volontà dei genitori. La proposta di legge è stata avanzata – ovviamente – dai socialisti, sempre all’avanguardia nel progresso. « Ci sono casi di adolescenti che hanno avuto la capacità di decidere del proprio futuro», ha detto Philippe Mahoux, senatore socialista che ha stilato la prima bozza del disegno di legge. Va aggiunto che anche i cristiano-democratici sono però tutto sommato d’accordo. Uno dei loro ex senatori, Rik Torf, che è anche un docente di diritto canonico all’università di Lovanio, ha dichiarato di non essere contrario, purché non si facciano valere soltanto «insopportabili sofferenze psichiche» del bambino da liquidare: bisogna che le sofferenze siano fisiche. È, insomma, il meccanismo con cui i cattolici «moderati» hanno anche da noi accettato la legge sull’aborto: non basta la «sofferenza psichica della madre», occorre che la sua salute fisica sia messa in pericolo dal parto. Così è meglio, altrimenti (come ebbe a dire qualche altissimo cardinale) «sarebbe il Far West»; dimenticando che è meglio «il Far West», omicidi senza legge, piuttosto che la legalizzazione di omicidio.

La Chiesa belga si sta opponendo, come si è opposta alla legge del 2002 che ha legalizzato l’eutanasia. «Se la legge non considera i minori capaci di certi atti come sposarsi, guidare, comprare un immobile, come mai di colpo li ritiene maturi abbastanza da prendere da sé la decisione più grave che si possa immaginare?», ha chiesto monsignor André-Joseph Léonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles.

Ma, come dimostrano le audizioni in commissione dei due primari, l’eutanasia infantile è già praticata di fatto («Lo sappiamo tutti»), e si tratta di renderla «legale». Il giornale Le Libre Belgique fa cenno ad uno studio statistico ufficiale secondo cui i neonati prematuri (da 24 a 26 settimane) e «senza speranza di sopravvivenza alla nascita sono eliminati». Nella relazione introduttiva al progetto di legge si dice: «nell’anno 2000, su 253 neonati morti subito dopo la nascita, i medici hanno deciso di ricorrere all’eutanasia nel 63% dei casi. Per lo più, s’è trattato di sospendere un trattamento o non cominciarlo; ma nel 7% dei casi i medici hanno somministrato una sostanza attiva», ossia un tossico per uccidere.

Bambini più maturi ma colpiti da malattia incurabile pongono naturalmente un problema ai legislatori illuminati. Nemmeno i dolori del cancro giustificano l’eliminazione del piccolo paziente, oggi che possono essere ridotti dalle cure palliative e antidolorifiche avanzate; difatti, notano i contrari alla nuova normativa, «negli ultimi anni nessun minore ha richiesto di essere aiutato a cessare di vivere» (sic). Ma siccome nel disegno di legge si parla di possibilità di chiedere l’eutanasia «in casi di complicazioni gravi», si apre una via all’interpretazione larga della norma: per esempio un neonato portatore di Trisomia 21 ha un grave handicap, ma è perfettamente in grado di vivere. Ora, la legge vigente già consente l’aborto di un feto diagnosticato di trisomia 21; a maggior ragione, sarà facile che un bambino con questa malattia possa essere eliminato su richiesta dei genitori.

Scrive la Libre Belgique: «Vista l’evoluzione dell’applicazione della legge del 2001 in Olanda e del 2002 in Belgio [in pratica: si sta largheggiando, ndr] c’è chi non esita a parlare di discesa sul piano inclinato; l’eutanasia, considerata all’inizio come un’opzione estrema in situazioni specifiche, col tempo ha visto le sue indicazioni allargarsi, pur restando all’interno dei criteri legali, e la sua applicazione comparire in situazioni non immaginate al momento del voto dodici anni fa». (Extension de l’euthanasie aux mineurs: une évidence?)

Lo stesso senatore socialista che ha proposto la legge, vi ha inserito anche il «diritto» all’eutanasia per gli anziani malati di Alzheimer: adulti, di cui sarà interessante vedere come verrà ottenuto il consenso informato. La verità è che – per dirla con Amleto – «c’è qualcosa di marcio» nel Paese salito alla fama per il loschissimo caso di Marc Dutroux, che negli anni ’90 violentò e uccise sei bambine e che godette di strane e altissime protezioni per anni, e persino quando fu incarcerato; lo stesso Dutroux insisté al processo di essere solo lo strumento esecutore di una vasta rete pedofila che coinvolgeva insospettabili politici belgi, miliardari, capi della polizia e medici di grido.

Qualcosa di profondamente marcio. Il fatto che questo nuovo diritto avanzi nella «capitale dell’Unione Europea», fa prevedere che presto questa soluzione avanzata di «terapia» sarà proposta, se non imposta (come le nozze omosessuali) nel Continente: non ci stupiremmo se venisse presentato come un logico metodo di alleviare i costi dei trattamenti per i sistemi sanitari pubblici e per le assicurazioni private.


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