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Càrdini massonici fasulli
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«Garibaldi fu forse il massone italiano dell’Ottocento più noto e autorevole. La sua adesione alla Massoneria, fu una scelta meditata e vincolante, che egli maturò a metà della sua esistenza e che mantenne in modo consapevole fino alla morte. Un’adesione che divenne ancor più convinta nel 1862, dopo i fatti di Aspromonte, quando gli obiettivi di costruire uno Stato laico e democratico e di liberare Roma dal dominio temporale dei Papi si identificano, di fatto, con quelli della Massoneria».

Così il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, avvocato Gustavo Raffi, che ha partecipato nell’aula del Senato alle celebrazioni ufficiali, traccia, nel giorno in cui si celebra il bicentenario della nascita, il profilo di Garibaldi massone che fu anche Gran Maestro del Grande Oriente.

«Il legame di Garibaldi con l’istituzione liberomuratoria e l’identificazione con i suoi ideali e valori culturali - ha aggiunto il Gran Maestro Raffi - divennero saldissimi nell’ultimo scorcio della vita. Fu, infatti, impegnato nel movimento pacifista e nella battaglia, che vide i massoni in prima fila, per promuovere la costituzione di organismi di arbitrato a livello internazionale che scongiurassero il ricorso alle guerre. Così come la Massoneria di quegli anni, si prodigò per l’affermazione del suffragio universale, per l’emancipazione femminile, per la diffusione dell’istruzione obbligatoria, laica e gratuita e per diffondere in Italia l’idea e la pratica della cremazione». «Il sogno garibaldino - ha concluso - ossia l’idea di una società civile libera e democratica conserva ancora una grande attualità e rappresenta un obiettivo che incarna gli ideali massonici». (1)

Di Garibaldi e della sua appartenenza alla Massoneria, già scrivemmo.
Quello che ora si vuole porre all’attenzione dei lettori è la palese contraddizione che vive internamente lo stesso sistema massonico, tra le idee che pretende di veicolare e che pubblicamente sponsorizza e la prassi fattiva che poi le pone in essere.
In realtà il cittadino medio, moderatamente distratto e scarsamente critico, non saprà mai scorgere il pericolo di civiltà, che minaccia la vita di chi lasci dominare i principi cardine - ritenuti sacri - di laicità, democrazia, libertà; e questo, perché in realtà si tratta di belle parole, ma di fatti assolutamente inconsistenti; anzi l’uso di un mellifluo linguaggio, altisonante alle orecchie dell’uomo che non è più capace di sognare davvero - secondo la misura della Trascendenza Divina - si incide come profondo imperativo nella mente e nel cuore: democrazia e libertà, ad ogni costo, sempre e comunque.

Tuttavia questi assiomi, ripeto, si fondano su di una notevole inconsistenza!
La democrazia semplicemente non esiste!
La laicità coincide con l’ateismo e la libertà, come la democrazia, è solo un’opzione vincolata, solo apparentemente autentica.
Che la democrazia non esista è sotto gli occhi di chiunque voglia vedere davvero la realtà delle cose: essa infatti richiamerebbe alla memoria una sovranità del popolo, dagli indimenticabili echi, ma di fatto del tutto priva di contenuti.
Un esempio?

Il Trattato di Lisbona, di cui scrisse anche Blondet.
Diciamo che questa sorta di «costituzione europea», calata dall’alto, assente qualunque potere di replica dei singoli cittadini!, ratificata dagli Stati membri, praticamente senza alcuna riserva (fa eccezione qualche obiezione della Lega in Italia ed il referendum previsto in Irlanda), imporrà dal 2009 un nuovo ordine europeo, determinando un più forte accentramento dei poteri della Commissione Europea, in campo politico (con relativa ancor più forte detronizzazione del potere statale), una maggiore ingerenza della BCE in quello economico, ed una ricaduta importante sulla stessa politica internazionale e militare (con le missioni di «offesa»).

Ora, da sempre, la Massoneria ha proclamato la necessità di addivenire ad un nuovo ordine mondiale, attraverso il superamento dei particolarismi nazionalistici ed in particolare delle idee proprie di filosofie e religioni irriducibili (come il cattolicesimo, appunto), per promuove un nuovo mondo di «pace e di armonia», quindi, anche a voler essere ingenui, non potremmo non evidenziare una piena corrispondenza tra i passi dell’Unione e l’applicazione dei postulati della «squadra e compasso».
Non per nulla, il rifiuto ostinato di menzionare le cosiddette e «famose» «radici cristiane» cos’altro rappresenta se non un tentativo estremo di profonda laicizzazione?

Ma il settore in cui è necessario che la laicità divenga pienamente reale è in primo luogo nella coscienza delle persone.
A questo scopo, si potrebbe pensare che forse non siano casuali certi pronunciamenti della Corte di Giustizia Europea, quando, per esempio, si determini il diritto alla pensione di reversibilità per un convivente omosessuale, con forte impatto sui precedenti giurisprudenziali ed ancor di più sull’opinione pubblica, che, pian piano, «deve» abituarsi a certa visione del mondo.

In realtà, sappiamo benissimo, la democrazia esiste solo per il potere bancario ed assume nella fattispecie il nome che più le è proprio: oligarchia plutocratica.
La laicità, invece, come scritto, coincide con l’ateismo.
La Chiesa professa e manifesta la verità della regalità sociale di Cristo, re dell’universo, del creato e di ogni potere, spirituale e materiale, che esista in cielo ed in terra.

Difendere la laicità dello Stato (come purtroppo si sente dire anche da alti prelati! In questi casi, trattandosi di una verità di fede certa!, la pronuncia di costoro non possiede valore vincolante per il fedele: nessuno può rinnegare un punto di dottrina e di morale, dichiarato certo ed irremovibile dalla Santa Chiesa) è rinnegare tale regalità, un’aberrazione ed un assurdo: è difendere l’ateismo e l’agnosticismo, poiché la laicità non possiede in sé la «neutralità» che le si vorrebbe attribuire. L’atteggiamento di fondo del laico infatti suppone uno scetticismo di matrice relativista già viziato da pregiudizio ateo, che congettura una visione prettamente materialistica.
Il laico ragiona volendo prescindere dall’ipotesi di un trascendente verificabile; per lui la trascendenza è un problema relegato alla coscienza del singolo ed alla verifica meramente soggettiva.
Laicità quindi è fenomeno di automutilazione.

In realtà la politica che si dica laica rifiuta apoditticamente qualunque riferimento metafisico e con ciò stesso resta priva di ogni valore duraturo e certo: non sorprendono quindi le ricadute in ambito morale, per le quali il «buon costume» diviene oggetto subordinato alla «sensibilità» del tempo. L’atteggiamento «scientificamente» più maturo implicherebbe invece una piena consapevolezza di un’umanità integra (corpo e anima) che non può fare a meno di una sua dimensione spirituale;
la politica deve vivere questa subordinazione delle proprie competenze a quelle di un ordine superiore.
Quale sia tale ordine, sappiamo benissimo!
La stessa ragionevolezza, il buon senso, ci assicura che non v’è politica sociale più seria e nobile di quella cristiana.

Ma passiamo ad un altro caposaldo garibaldino: la libertà.
Ora, ci si domanda, davvero l’ideale massonico assicura una maggiore diffusione della libertà personale?
Certamente no!
La società di oggi e la lettura della sua evoluzione e dei suoi modi di essere e vedere ci consentono di non essere smentiti: i giovani di oggi sono molto più «libertini», ma quasi certamente molto meno liberi.
La libertà infatti attiene alla sfera interiore della propria dimensione personale, tanto che San Gregorio di Nissa la riteneva essere autentico specchio della Divinità; ma essa, a comprenderla bene, non costituisce una possibilità di scelta tra due alternative contrapposte.
Invero libertà autentica è la capacità di aderire al bene, non possibilità di scegliere anche il male. Tale capacità può essere impiegata secondo il proprio fine, oppure deviata dallo scopo; in questo secondo caso incorreremmo nel male, ossia nella mancanza di un bene dovuto.

Chi possiede il dono della vista, può utilizzarla aprendo gli occhi, oppure può farne a meno, restando ad occhi chiusi o accecandosi; in tale ipotesi, resterà carente di un bene, a seguito di un uso non appropriato delle sue potenzialità.
L’uomo può operare per il male, ma così facendo ne subirà sempre una perdita ed una privazione.
La vera libertà è sempre secondo il bene, perché è l’unica maniera di garantire all’essere umano un accrescimento ed un miglioramento.
Tale visione implica una gerarchia (un ordine divino con precise priorità) ed una teleologia (uno scopo che tende verso Dio), cose che del resto appartengono alla vita come elementi costitutivi. L’ideale massonico di libertà, accantonando l’ipotesi teleologica e relativizzando quella gerarchica è un contenitore vuoto, utile soltanto all’abbrutimento della persona.

Concludiamo, pertanto, commentando un periodo del testo riportato dal sito web massonico: «Così come la Massoneria di quegli anni, si prodigò per l’affermazione del suffragio universale, per l’emancipazione femminile, per la diffusione dell’istruzione obbligatoria, laica e gratuita e per diffondere in Italia l’idea e la pratica della cremazione», possiamo leggere meglio «suffragio universale» con «inganno universale», «emancipazione femminile» con abbrutimento e dissacralizzazione della donna, «diffusione dell’istruzione obbligatoria laica e gratuita» con diffusione del pensiero massonico e dell’ideologia anticlericale (spesso fondata sulla pura illusione di una storia completamente riscritta ed inventata), il «diffondere della pratica della cremazione» con il diffondere un paganesimo imperante.

Stefano Maria Chiari



1) Da http://massoneria.wordpress.com/


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