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Galileo aveva torto (III ed ultima parte)
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«L’esperimento di Michelson, un eccezionale sperimentatore ottico, il che non vuol dire che non potesse sbagliare l’impostazione teorica degli esperimenti, non riuscì a misurare il movimento della Terra rispetto all’etere. C’erano un sacco di ragioni possibili per questo, tra cui il fatto che fosse sbagliata l’impostazione (come lui stesso sembra aver pensato, se si esaminano successivi suoi esperimenti), o che la Terra sia circondata da una ‘bolla d’etere’ che viaggia con lei.
Di nuovo furono immaginate ed esaminate tante teorie. Tutte erano in accordo con certi fatti e avevano problemi con altri. C’era ancora bisogno di idee e lavoro. Invece successe tutta un’altra cosa. La matematica da strumento della fisica divenne la sua padrona. Teorici che mai avevano messo piede in laboratorio divennero i detentori della verità, come se le leggi delle natura dovessero inchinarsi alle bizzarre astrusità di certi uomini. La scienza da affare di individui con le loro intuizioni e i loro esperimenti divenne affare di Stato, sottomessa all’autorità di comitati governativi che avevano il potere di scegliere e propagandare quale doveva essere la verità.
Fu così che si affermò la teoria più assurda di tutte. Propagandata come ‘la più grande teoria del secolo’ e come ‘in accordo con tutti gli esperimenti’, la relatività di Einstein trasformava la realtà in un astruso giocattolo geometrico, abbatteva i pilastri della fisica, spazio e tempo, per intratternerci in un crescendo di paradossi in stridente contrasto con qualsiasi esperienza reale, stabilendo che la costante fondamentale attorno alla quale è costruito l’universo è... una velocità.
Per costruire ‘l’accordo fenomenale con gli esperimenti’ furono trascurati quelli che proprio negavano il postulato di base, interpretati partigianamente tanti altri, costruita la relatività generale come un complicatissimo contenitore matematico che può dire tutto e il contrario di tutto, ripetuti incessantemente esperimenti sempre solidali con la Terra che possono essere spiegati in tanti modi più semplici. I tanti scienziati autorevoli (sì, non sono solo personaggi un po’ stralunati) che hanno provato a mostrare che forse le cose non stavano proprio come diceva la relatività di Einstein sono stati censurati, ridicolizzati, ignorati, per non permettere che al pubblico arrivasse l’indizio che c’era dissenso da parte di persone estremamente ben informate, quali Herbert Dingle, Petr Beckmann, e tanti altri
». (Maria Missiroli, commento del 28 maggio 2008 all’articolo ‘Galileo aveva torto’, parte II).
Mi sembra che queste osservazioni della lettrice diano molto efficacemente lo stato dell’arte della fisica oggi.

Lo aveva già affermato Maurice Ollivier, politecnico: «Sul reale, quali sono i veri postulati, i postulati fondamentali della Fisica contemporanea? Innanzitutto quello del Vuoto assoluto, cioè del niente: un vuoto infinito al quale si conferisce, almeno in pectore, l’esistenza. E’ come sottintendere l’esistenza del niente (sotto la copertura della parola ‘mezzo’). E, per chiave di questo Vuoto, un numero: la velocità della luce sarebbe sempre misurata con lo stesso numero, per quanto rapido e vario sia il movimento proprio dell’osservatore! Infine... non più traiettoria: tutto saltellerebbe a caso nel Vuoto e nell’istantaneo. C’è da stupirsi che, trattandosi del reale, un irrealismo tanto crudo sia così pieno di contraddizioni?... Quanto ai progressi tecnici, argomento minore che è illusorio, non sono di tutti i tempi?Lo si dimentica nel rumore e nella propaganda, mentre, dalla macchina a vapore alla bomba atomica, le teorie si succedono e con delle idee più o meno false sul calore o sull’energia nucleare, gli ingegneri lavorano... (1). Siccome l’etere, questo mezzo indefinibile, che, almeno nell’ambiente della terra, dava o sembrava dare una realtà fisica alle onde elastiche di Huyghens e di Fresnel come a quelle, più sottili, di Maxwell, ma che si immaginava riempire l’universo, non si accordava con la teoria dello spazio-tempo, Einstein ne fece abbandonare l’idea come inutile. Non si parlerà ormai più che di ‘vuoto assoluto’. Non credere più fermamente all’esistenza delle cose (di cui si parla e che ci è consentito misurare)... Ma credere alle proprietà del vuoto...» (2).

A questo punto è necessario ribadire ancora una volta, anche se non è simpatico essere ripetitivi,  che gli esperimenti di Michelson furono due e non uno come fanno finta di credere scienziati anche eccellenti: il primo, del 1887, non riuscì a dimostrare il movimento di 30 km/sec del supposto movimento di rivoluzione della  Terra intorno al Sole; il secondo, del 1924, riuscì ad evidenziare il  movimento di rotazione che al parallelo di Chicago era cento volte minore (344 m/sec).
Una possibile spiegazione poteva essere che il movimento di rivoluzione non esisteva e che il movimento di rotazione invece era una realtà.
Becquerel, (3) nel suo libro sulla relatività, commentando il primo esperimento, afferma: «Non si è mai ottenuto, nell’esperimento di Michelson, nessuno spostamento delle frange in nessuna epoca dell’anno. Tutto appare come se la Terra fosse immobile. Il disaccordo tra l’esperimento e la teoria è brutale!».
Nonostante ciò o forse proprio a causa di ciò si continua ad affermare che la Terra gira intorno al Sole.

Allo stato l’unico fatto certo, esperimentato, nel limite dell’esattezza delle misure di Michelson, è che la terra non si sposta ed è la sola a non spostarsi: questo è il reale.
Ma fintanto che non si è data la spiegazione razionale e precisa di questa anomalia, bisogna esser molto prudenti nell’elaborare ipotesi basate su questa immobilità, giacché è allora che si rischia di uscire dalla realtà supplendo al reale con l’immaginazione.
Il discrimine è la data del 1924, quando Michelson misura con esattezza il moto diurno della Terra: non ci sono più scusanti.
La Terra non gira intorno al Sole ma gira su se stessa in 24 ore.
Onestà vorrebbe che a questo punto si sospendesse il giudizio in attesa di una nuova teoria che inquadri tutti i fatti conosciuti.
E invece illustri scienziati vengono scoperti a barare, a nascondere le carte: cosa bisogna pensare?
Che le istruzioni delle società segrete sono di non lasciar mai rimettere in discussione la questione della mobilità della Terra.
L’affare Galileo deve proseguire ad oltranza.
«E così si finisce con l’accettare teorie, che, anche se le sostengono in tanti sono un oltraggio alla ragione e al buon senso e che, forse, hanno un significato che non c’entra nulla con la scienza». (Maria Missiroli).

Il grande matematico Michel Chasles scrive: «Non ci si può lusingare di avere l’ultima parola su una teoria finché non si può spiegarla in poche parole a un passante della strada. E, in effetti, le verità grandi e primitive, da cui tutte le altre derivano, e che sono le vere basi della scienza, hanno sempre per attributo caratteristico la semplicità e l’intuizione».
Un tale giudizio è senz’altro la condanna di Einstein, la cui teoria è incomprensibile per la maggior parte degli uomini e non cerca di giustificarsi che con un’esibizione di dimostrazioni presentate con una terminologia molto particolare.
Tale giudizio sembrerebbe anche la condanna dell’eliocentrismo, complicato al massimo: gli astronomi hanno teorizzato 13 movimenti della Terra nel cielo (oltre a quelli classici, nutazione, movimenti millenari, movimenti galattici, di tutto e di più), pur di non ammettere la realtà.
Quando si costruisce su un falso piano poi bisogna inseguire la sfera che rotola.
Ad onor del vero è anche la condanna del sistema tolemaico che deve affidarsi a supposti cicli ed epicicli per spiegare il serpeggiare dei pianeti nel cielo.

Potrei fermarmi qui e sarebbe una posizione comoda e tranquilla: la teoria eliocentrica ha una sua logica anche se non è poi tanto semplice come affermano i suoi seguaci; «il sistema tolemaico non era certo sbagliato, e ben prediceva il movimento dei corpi del sistema solare. Ma era complicato senza speranza» (sempre Maria Missiroli).
Hanno tutt’e due le loro debolezze.
Ma non sarebbe giunto il momento di considerare, come si diceva un tempo, la terza via?
Una teoria che possa accordarsi con tutti i fatti certi che conosciamo?
Senza censurarne nessuno?
Sicuramente ci sono studiosi moralmente integri e geniali quanto basta per rivedere le basi dell’astronomia alla luce di tutti gli esperimenti.
L’opera è già stata iniziata da Fernand Crombette (4) che senza alcuna pretesa di avere il monopolio della verità la pone come oggetto di riflessione per tutti gli uomini di buona volontà e che noi tenteremo di sintetizzare.

«Si sa che le attrazioni reciproche degli astri che compongono il sistema solare hanno per effetto di disturbare temporaneamente la marcia dei pianeti sulle loro orbite; è ciò che chiamiamo perturbazioni. La costatazione di alcune di queste perturbazioni ha consentito la scoperta di molti pianeti. Finché tutte le perturbazioni non saranno spiegate, è lecito presumere che restino dei pianeti da scoprire. D’altra parte, le orbite dei pianeti sono, in generale, eccetto quelle di Mercurio e Nettuno, tanto più ellittiche quanto più si allontanano dal sole, il che tenderebbe a far pensare che esse subiscono un’influenza esterna a questo astro principale. Infine, alcuni astronomi hanno già parlato di un astro nero che ruoterebbe ai confini del nostro sistema solare. Il perfezionamento della spiegazione del sistema solare reclama imperiosamente l’astro nero, pianeta molto grosso transplutoniano. Più questo astro sarà lontano, più la sua massa dovrà essere considerevole per spiegare le perturbazioni… Ma immediatamente si pone una domanda: se esiste all’estremità del sistema solare, all’opposto del sole, un tale astro, tutto l’equilibrio di questo sistema se ne troverà cambiato, giacché, già attualmente, la presenza dei pianeti conosciuti fa sì che il centro del sistema solare non si situi al centro del sole, ma che il sole sia scentrato in rapporto al centro di gravità del suo sistema. Una nuova massa considerevole avrà necessariamente per effetto di riportare questo centro di gravità più lontano ancora dal centro del sole e forse anche, se la massa addizionale è abbastanza grande, al di fuori del sole. Ci si troverebbe, pertanto, in presenza di un insieme gravitante attorno a un centro comune esterno alle masse giranti principali, come avviene oggi per la maggior parte delle stelle. La meccanica ci insegna che quando un corpo girante nello spazio si suddivide in due parti secondarie, queste descrivono delle orbite attorno al loro centro di gravità comune che si trova tra di esse a delle distanze rispettive inversamente proporzionali alle loro masse...».

Possiamo afferrare con immediatezza questa ipotesi, che  ci rendiamo conto urta contro la sensibilità moderna.
Basta ricordare come gli artigiani francesi, ancora all’inizio del ‘900, per tirar su l’acqua, ricorressero alla ruota per cani, dove l’animale avanzava senza sosta nella ruota, ma per il suo movimento stesso, la ruota lo riportava verso il basso ed esso camminava senza avanzare.
Se poi consideriamo il tipico movimento delle boleadoras (5) non ci sarà difficile immaginare come la Terra, pur essendo più piccola, possa essere il centro di questo sistema girante formato da Sole e Astro nero.

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Ricapitolando, secondo l’ipotesi di Crombette (6), la Terra gira di moto diurno su se stessa in 24 ore ma è ferma al centro o quasi al centro del sistema solare, costretta  da un insieme di forze più grandi, con il Sole che gira in 365 giorni intorno alla Terra e tutti gli altri pianeti che girano intorno al Sole.
Occorre trovare  l’Astro nero: gli astronomi  beninteso non si danno per niente da fare per cercarlo, così come Bertoldo non si dava la pena di scegliere l’albero a cui essere impiccato.

astro1.jpgIn effetti, si può vedere nello schizzo (dove le  proporzioni non sono naturalmente rispettate per mancanza di spazio) che, se il sole fosse immobile, la terra, dopo un trimestre, occuperebbe la posizione T' sopra il sole; ma se, nello stesso periodo di tempo, il sole, girando attorno al centro di gravità C del suo sistema, è venuto in S', la terra, che lo ha seguito in questo movimento, è allora sopra di lui nella stessa posizione relativa, in T; ciò significa che, girando attorno al sole girante, essa non si è praticamente mossa.

astro2.jpg Abbiamo detto che, se il sole fosse fermo, la terra, girandogli attorno, sarebbe, dopo un trimestre, in T'. Di conseguenza, dopo un mese, essa sarebbe in T1. Ma nello stesso tempo, se il sole ha girato attorno al suo centro di gravità C, sarà venuto in S1. La terra, che lo ha forzatamente seguito in questo movimento, ha dunque retrogradato da T1 in T seguendo l’arco T1-T parallelo a S-S1 e il vettore S-T1 si è spostato parallelamente in S1-T. Dunque la terra non si è mossa: essa è sempre in C.
Forse si obietterà che l’arco T-T1 è di curvatura opposta a T1-T; in realtà, la progressione del sole e quella della terra non sono avvenute a sbalzi, ma in maniera continua e di conseguenza insensibile, infinitesimale.     

Alfonso Marzocco
                                                                         


1) Il piccolo Balilla probabilmente non sapeva niente di balistica e ciò nonostante lanciava sassi con precisione micidiale: ne sa qualcosa il soldato austriaco da lui colpito.
2) «Physique moderne et realitè», Paris, Edition Du Cèdre, 1962.
3) Jean Becquerel, «Le principe de relativité et la thèorie de la gravitation», Paris, 1922.
4) «Galileo aveva torto o ragione?» St. Amand Cedex, Ceshe France, 2002.
5) Boleadora è lo strumento o arma utilizzata dagli indigeni patagoni per cacciare gli animali.
E’ costituita da una lunga cinghia di cuoio alle cui estremità sono allacciate pesanti palle di pietra.
Il cacciatore le agita nell’aria con un movimento rotatorio gettandole poi, con molta perizia, in direzione alla selvaggina. Il centro di questo movimento è tanto più sfasato quanto più disomogenee  sono le sfere.
6) Estratto da F. Crombette, «Galileo aveva torto o ragione?».

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