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Ancora sulla scienza «ufficiale»
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Mi permetto di fare qualche altro commento a proposito dell’articolo «Galileo aveva torto (III ed ultima parte) di Alfonso Mazzocco, sorpresa e lusingata per l’attenzione rivolta alle mie considerazioni.
Michelson fece esperimenti tutta la vita, e diversi sono riportati nei libri di fisica, tra cui quello noto come Michelson-Gale che disturbava i relativisti al pari di quell’effetto-Sagnac molto alla svelta dimenticato dai teorici.
Da allora sono stati ripetuti moltissimi esperimenti con interferometri; c’è anche un nuovissimo enorme interferometro vicino a Pisa.
I risultati erano e sono spesso contrastanti, e tante volte è stato misurato fringe-shift in abbondanza (con impostazioni degli strumenti diverse da quelle originali del 1887, in particolare con interferometri a bracci diseguali).

La materia è intricata e avrebbe bisogno di essere affrontata con mente aperta, invece quello che è successo a partire dagli anni ‘20 è stato l’istituzionalizzazione del dogma - la relatività di Einstein - per cui ogni risultato o idee in contrasto è stata respinta con zelo, senza riguardo agli effettivi risultati delle osservazioni (salvo poi resuscitare il concetto di etere quando si devono spiegare fenomeni lontanissimi da noi nel cosmo!).
La frase sulle teorie che sono un «oltraggio alla ragione» era riferita al Big Bang; sfido chiunque ad andarsi a leggere i dettagli e non rimanere quantomeno molto perplesso.
Non che non la applicherei anche alla relatività, ma qui non c’è certo lo stesso livello di grossolanità.
Einstein, in breve, prese le trasformate di Lorentz - un modello matematico che aveva senso e ben serviva a descrivere fenomeni fisici in sistemi di riferimento non solidali con l’etere - e le assunse al ruolo di realtà fisica.
In questo passaggio sta tutta la differenza del mondo.

Un esempio che illustra la situazione è quello di un osservatore di fronte ai binari di un treno: egli vede che i binari si avvicinano tra loro man man che si allontanano da lui; si possono immaginare circostanze in cui potrebbe essergli utile un modello matematico che lega la distanza dall’osservatore con il restringimento della separazione tra i binari.
Non c’è nulla di male.
Ma questo non vuol dire assumere che il restringimento dei binari sia realtà fisica.
Invece la teoria di Einstein fa esattamente questo.
Il suo postulato di base è smentito da apparecchi di uso quotidiano come i giroscopi e il GPS (almeno per chi vuole vedere le cose come stanno), e ci sono molti scienziati che lo dicono, censurati dalla scienza autoammantatesi di «ufficialità».

Una persona come me, certo più a suo agio per formazione culturale con la scienza piuttosto che con la filosofia, quando sbalordita si rende conto di come stanno le cose, almeno si chiede perché. Molto terra-terra, la spiegazione che sono riuscita a darmi è che una teoria del genere non doveva dispiacere del tutto a chi cercava di allargare il proprio dominio sugli esseri umani: la via più efficace per fare accettare le proprie bugie è convincere gli uomini che la verità non esiste, tutto è «una questione di punti di vista», la ricerca della verità è un’impresa predestinata al fallimento, e tanti altri bei luoghi comuni per cui tanto vale accettare quello che viene detto d’autorità.
Ho esaminato le teorie cosmologiche di scienziati di oggi vittime di nulla di meno di una «scomunica» da parte della scienza ufficiale, e almeno finora non ho trovato nulla contro il sistema eliocentrico e la predizione sufficientemente accurata delle orbite dei corpi del sistema solare attraverso le leggi di gravità.
Ma ho trovato un sacco di altre cose, talmente in contrasto con quello che sapevo che ho dovuto dedicare un bel po’ di tempo a verificare che quello che mi veniva raccontato fosse verosimile.

Leggendo che qualcuno difende la teoria tolemaica, la prima cosa che mi viene da pensare è che questi, più che voler dimostrare l’infallibilità della Santa Inquisizione (che a quanto ne so non era neanche una briciola così cattiva come la dipinge l’immaginario popolare di oggi), si senta a disagio rispetto ad un modello cosmologico, quello ufficiale, veramente «triste».
E mi verrebbe voglia di dire: ma lo sapete, cosa c’è là fuori?
Posso fare l’ipotesi che, più che «le istruzioni... siano di non lasciar mai mettere in discussione
la mobilità della Terra», le istruzioni siano state, a partire dall’inizio del diciannovesimo secolo,
di cancellare dalle scienze naturali ogni indizio che potesse portare qualche, anche lontana, suggestione di intervento divino?
Fu riscritta anche la geologia.
Ogni segno che indicava il verificarsi di immense catastrofi e cataclismi sulla Terra, prima mai messi in dubbio, sparirono dai libri di testo, per far spazio ad una Natura che opera impercettibilmente lungo l’arco di enormi intervalli di tempo.

Così furono create le scale temporali di cui aveva bisogno la teoria dell’evoluzione.
Poco importa che gli scavi e i ritrovamenti sulla Terra raccontassero tutta un’altra storia.
Furono trascurati anche i ritrovamenti fossili che indicavano che l’uomo è presente sulla Terra da molto prima di quanto postulato dalla teoria dell’evoluzione, insieme ad ogni indicazione che la Terra potesse essere più giovane di quanto affermato ufficialmente.
La nuova teoria uniformitariana si affermò in ogni campo.
Anche in astronomia, ne risultò un modello del Sistema Solare che funziona come una macchina, ripetendo all’infinito per miliardi di anni gli stessi movimenti.
E al centro del Sistema Solare?
Una società ossessionata dall’idea della «bomba» non riuscì a concepire altro, per il nostro Sole, che una bomba termonucleare.
Per propinare alle masse la nuova visione materialistica dell’uomo, che tanto poteva renderle malleabili e manipolabili, ogni idea di Dio doveva sparire dalla natura, e dalla genesi dell’uomo.

nobel.jpg Nel 1950, uno studioso di storia antica allora molto stimato, tra l’altro buon amico di Einstein, a partire dalla Bibbia e da altre fonti antiche, pubblicò un libro in cui scriveva le sue conclusioni riguardo a certi eventi della storia; tali conclusioni lo portavano a formulare ipotesi sul sistema solare molto in contrasto con le idee di allora.
Si chiamava Immanuel Velikovsky, e le sue conclusioni lo portavano, tra l’altro, a stabilire una base scientifica per le calamità raccontate nella Bibbia, per «il sole si fermò», per la caduta della manna, e così via.
Suscitò le reazioni stizzite della comunità scientifica, ma poi cominciarono ad intensificarsi le osservazioni reali effettuate dalle sonde spaziali.
E le previsioni di Velikovsky si verificarono tutte, tra il crescente imbarazzo e l’ira degli astronomi che si trovavano a dover riscrivere i loro libri, mentre quello di Velikovsky, ormai un best-seller, non aveva bisogno di alcuna revisione.
Non si poteva permettere che continuasse, e nel 1974 fu istituito una sorta di processo inquisitorio per bollare definitivamente Velikovsky agli occhi del pubblico come un visionario.
Così, mentre Einstein veniva elevato al rango di genio ineguagliato, il suo amico Velikovsky, a mio avviso uno dei pensatori più geniali del ventesimo secolo, sparì dalla memoria collettiva.
Da allora sono sorti vari gruppi di scienziati che, ignoti ai più, continuano la sua opera.
Intanto è riconosciuto che praticamente tutto quello che gli fu ribattuto nel 1974 era falso, le sue idee sono ad una ad una entrate nell’astronomia ufficiale finché rimangono confinate molto lontano da noi nello spazio, e le sue previsioni continuano imperterrite a trovare conferma dalle osservazioni spaziali.
Ma credo che pochi lo sappiano.
Velikovsky aveva sostenuto il ruolo che le forze elettromagnetiche posso giocare negli eventi celesti quando l’equilibrio viene perturbato.

Adesso molti scienziati rifiutano il modello ufficiale basato sulla teoria generale (cioè una versione fondamentalmente gravitazionale), e, sulla base del crescente dettaglio delle osservazioni, elaborano un modello del cosmo che riconosce la sua natura fondamentalmente elettrica, mentre l’astronomia ufficiale deve continuare ad inventarsi cose che non si vedono per mantenere l’accordo con la teoria.
Nel modello elettrico, praticamente tutto quello che si vede ha immediati riscontri nei laboratori di fisica dei plasma.
E no, il sole non è una enorme bomba termonucleare.
Questi scienziati, che a volte vedono la carriera preclusa a causa delle loro idee, non credono certo di possedere la verità, e su tanti dettagli c’è accesa discussione.
Ma certo sono convinti che non sia necessario raccontare bugie, e cercano di interpretare i fatti per quello che veramente indicano.

Maria Missiroli

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