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Bergolio papa e diavolo?
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Prologo

Può una stessa persona (per esempio, Giuda Iscariota) essere assieme Apostolo di Gesù Cristo e diavolo?

In San Paolo è divinamente rivelato che gli Apostoli sono “Ministri di Dio e dispensatori dei Misteri di Dio” (2a Cor., V, 20) mentre - sempre nella S. Scrittura (Gen., III, 1; Apoc., XII, 9; XX, 2) -il diavolo è l’Angelo rivoltatosi contro Dio e perciò precipitato all’Inferno (cfr. Concilio Lateranense IV, DB 428; S. Tommaso d’Aquino, S. Th., I, q. 63 ss.). Come conciliare questi due concetti? Cerchiamo una risposta ricorrendo alla divina Rivelazione (S. Scrittura e Tradizione, interpretate dal Magistero della Chiesa).

Il Vangelo

Nel Vangelo di San Giovanni (VI, 71-72) leggiamo: “Rispose Gesù: Non ho forse Io scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo. Egli parlava di Giuda Iscariota, figlio di Simone: questi infatti stava per tradirlo ed era uno dei Dodici”.  Il suo “seggio” di Apostolo non era, quindi, vacante.

Padre Ferdinando Prat scrive: “Dopo la disobbedienza di Adamo ed Eva nell’Eden e la rivolta degli Angeli in Cielo, non c’è - forse - spettacolo più terribile  della presenza di un traditore in seno al Collegio apostolico, nell’intimità di Gesù. Eppure Giuda non era di una natura diversa dalla nostra. Dire che egli fu un demonio incarnato son parole grosse che non spiegano nulla. Giuda era, come noi, capace di bene e di male, tanto che Gesù, aggregandolo ai Dodici, aveva visto in lui la stoffa di un Apostolo. E se fu l’essere odioso che la storia conosce, è, unicamente, perché lo diventò, per sua colpa” (Gesù Cristo, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1945, vol. II, p. 271 e 272).

Il Commento di S. Tommaso d’Aquino

Il Dottore Comune della Chiesa commenta: “Diavolo non per natura, bensì per l’imitazione della malizia diabolica” (S. Tommaso d’Aquino, Commento al Vangelo di San Giovanni, Roma, Città Nuova, 1990,  vol. I, p. 537). Infatti Giuda per natura era un uomo e non un diavolo, ma, imitando la cattiveria del demonio nell’odiare e tradire a morte Gesù, era simile al diavolo quanto al modo di agire.

Poi l’Angelico si pone un’obiezione: “Se Cristo elesse Giuda e questi divenne cattivo, sembra che Lui abbia sbagliato nella scelta” (ibidem, p. 538).

L’Aquinate risponde all’obiezione nel seguente modo: “Qui si tratta dell’elezione ad un ufficio [apostolico, ndr]. Ora da quest’elezione non viene tolta [al soggetto eletto, ndr] né la libertà, né la possibilità di peccare” (ivi). In questo caso, perciò, Gesù avrebbe scelto Giuda “mentre non era ancora diventato cattivo”, ma “la Sua scelta non gli tolse la libertà di peccare” (ivi).

L’opinione di S. Agostino d’Ippona

Tuttavia l’Aquinate dà anche una seconda risposta, citando l’opinione di S. Agostino (In Joann. Evang., Tract. XXVII, 10; NBA 24, 628): “Il Signore scelse Giuda già cattivo e ciò rientra nella capacità del Bene: servirsi del malvagio per ottenere un fine buono, sebbene lo sappia cattivo. Ora Dio si è servito bene di Giuda, tollerando di essere tradito da lui per redimere l’umanità” (ivi).

Se leggiamo per intero il Commento di S. Agostino al suddetto passo del Vangelo di S. Giovanni vediamo che egli spiega come non solo Iddio si è servito di Giuda, traendo il bene dal male, ossia la Redenzione dell’umanità da un tradimento, ma anche come “molti Martiri son stati perseguitati dal diavolo. Ora se Satana non li avesse perseguitati, oggi noi non celebreremmo il loro glorioso  Martirio. Quindi chi fa il male nuoce a se stesso e non intacca la Bontà divina, poiché Dio volge al bene le stesse malvage opere del diavolo” (Commento al Vangelo di S. Giovanni, Roma, Città Nuova, III ed., 1973, vol. I, p. 418).

Quindi è accertato che si può essere Apostoli e diavoli quanto al modo di agire.

Chi sono gli Apostoli del Nuovo Testamento

Se si studia - dal punto di vista della teologia dogmatica - cosa è l’Apostolo e quali sono le sue prerogative si resta meravigliati da ciò che si è detto. Infatti “il significato neotestamentario della parola Apostolo è ‘inviato’ da Cristo a predicare il Vangelo” (F. Spadafora, Dizionario Biblico, Roma, Studium, III ed., 1963, p. 50, voce Apostoli). I Dodici Apostoli furono scelti da Gesù[1] (Mt., X, 5; XX, 17; Mc., VI, 7) per continuare la Sua missione, ossia per diffondere il Vangelo e la Chiesa in tutto il mondo. Infatti Cristo ha fondato la Chiesa al fine di continuare la Sua opera redentrice sino alla fine del mondo (Concilio Vaticano I, DB 1821). Gli Apostoli furono inviati (“missi”) da Cristo come Lui fu inviato (“missus”) da Dio Padre (Giov., XVII, 18; XX, 21). La missione degli Apostoli è quella di rendere testimonianza a Cristo, raccontando agli altri ciò che hanno visto e udito da Lui e professando la loro fede in Lui, se necessario sino allo spargimento del sangue. Gli Apostoli ricevettero l’incarico missionario di Gesù per continuarlo. Gesù stesso è detto “Apostolo” ossia “inviato” dal Padre (Ebr., III, 1). Ora Gesù fu inviato dal Padre per insegnare la Verità (Magistero), per condurre le anime in Cielo (Imperio o Giurisdizione) e per santificarle (Sacerdozio). Quindi ciò che conta di più nell’Apostolo non è tanto la sua persona quanto la Persona che lo ha inviato (Dio Padre) e la Persona che rappresenta, ossia Cristo, anche se personalmente l’Apostolo in sé è “un diavolo” quanto al modo malvagio di agire.

Gli Apostoli e i loro successori (Vescovi/Papa) sono inviati da Cristo a continuare la Sua missione (Concilio di Trento, DB 960; Concilio Vaticano I, DB 1821-1828). I Dodici furono istruiti, formati da Gesù personalmente ed essi hanno dovuto istruire e formare coloro che avrebbero inviato a continuare la loro missione (Vescovi/Papi) e a perpetuare la Chiesa sino alla fine del mondo.

La Chiesa ha quattro note di cui l’ultima è l’Apostolicità (cfr. Credo Niceno-Costantinopolitano: “Credo la Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica”), nel senso che Essa prende l’avvio da Cristo e dai Dodici Apostoli (Origine apostolica) ed anche perché deve avere una successione ininterrotta di Apostoli (Vescovi/Papi) sino alla fine del mondo (Successione apostolica). Così, grazie all’Apostolicità, è salvaguardata l’esistenza ininterrotta della Chiesa militante sino alla fine del mondo.

La natura del peccato di Giuda

Il tradimento di Giuda fu ispirato anche dal fatto che era ladro (Giov., XII, 6), ma non soltanto. Infatti quando Giuda capì che Gesù si presentava come Messia spirituale venuto per la salvezza di tutte le anime di tutti i popoli tramite la sofferenza e la morte, in netta opposizione alle sue ambiziose speranze (attinte all’Apocalittica e al Messianismo giudaico[2]) di un Messia militante, glorioso e trionfante per sé e per i Giudei senza alcun riguardo ai gojim e portatore di ogni prosperità materiale al solo Israele, concepì in cuor suo una profonda delusione mista ad una grande avversione per il Messia sofferente ed entrò, pertanto, in cuor suo l’idea del tradimento. Si vede che il motivo principale del peccato di Giuda fu la sua falsa fede nel Messia trionfante e la sua mancanza di fede nel Messia sofferente. Non si tratta solo di vizi privati, che accompagnano quasi sempre la fede deviata, ma il cuore della rivolta di Giuda fu la mancanza di  fede o la fede deviata, in breve la “perfidia giudaica”[3].

Il professor Fedele Pasquero scrive: “La crisi di Giuda cominciò nella sinagoga di Cafarnao, ove la risposta di Gesù a Pietro (Giov., VI, 70 ss.) lascia capire che Giuda non condivideva la Fede del capo degli Apostoli. Giuda dovette essere scandalizzato dalle reiterate predizioni della Passione di Gesù. […]. Dopo l’entrata gloriosa di Gesù in Gerusalemme, quando il Maestro accennò alla propria crocifissione (Giov., XII, 32), allora la crisi scoppiò. E Giuda andò dai Sacerdoti a domandare quanto gli avrebbero dato perché consegnasse loro il Maestro” (in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1951, vol. VI, col. 689, voce Giuda Iscariota)

Bergoglio è il successore di S. Pietro?

Ora sorge spontanea una domanda che riguarda i nostri giorni, se Giuda ha potuto essere Apostolo e diavolo, incredulo e traditore di Cristo, i successori degli Apostoli (i Vescovi) e del capo degli Apostoli (il Papa) possono essere Vescovi e Papi (successori degli Apostoli e di Pietro) pur essendo, Deo permittente, “diavoli” quanto al modo di agire?

A partire dalla lezione del Vangelo di Giovanni sembrerebbe proprio di sì.

Si può, quindi, essere Papa pur non avendo la volontà oggettiva di fare il bene della Chiesa, ossia avendo la volontà di tradire Cristo, consegnandolo alla morte e pur essendo increduli o infedeli. Quindi non ripugna poter dire che Francesco I è Papa ed è “un diavolo” quanto al modo di agire, perché nemico della Dottrina e della Chiesa di Cristo.

Conclusione

Come si vede l’insegnamento evangelico (Giov., VI, 71-72) ci aiuta nella crisi odierna ad evitare l’impasse 1°) di chi constatando la “diabolicità” oggettiva quanto al modo di agire di Bergoglio nega che sia Papa quanto all’essere o 2°) di chi constatando la sua avvenuta elezione canonica - accettata dal Collegio cardinalizio, dall’Episcopato e dai fedeli - non osa asserire che è “un diavolo” quanto al suo agire.

Certamente questa è una situazione eccezionale (come eccezionale fu il caso di Giuda: uno su dodici) e dobbiamo pregare Iddio che la faccia passare al più presto, ma nonostante ciò non dobbiamo chiudere gli occhi davanti alla realtà delle cose e possiamo constatare che come Giuda era “un diavolo” pur essendo un Apostolo scelto e formato da Gesù, così da Giovanni XXIII sino ad oggi ci troviamo davanti ad una serie di Papi e “diavoli” che stanno operando oggettivamente il male nella Chiesa di Cristo, ma se Dio lo permette è perché è capace di produrre da questo male un bene maggiore, come fu per il tradimento di Giuda da cui scaturì la nostra Redenzione.

Per ora stiamo immersi nelle tenebre del tradimento (“Questa è l’ora del potere delle tenebre”, Lc., XXII, 53), ma certamente vedremo la luce della Risurrezione. Quando esattamente non lo sappiamo; preghiamo Dio  che affretti il momento come Gesù, pregato da Maria, anticipò l’inizio della Sua vita pubblica a Cana.

«Maria ai nostri tempi: la Società moderna è travagliata da una febbre di rinnovamento che fa paura ed è infestata da uomini che si prevalgono di tanta nostra sofferenza per costruirvi l’impero dei loro arbìtri, la tirannide dei loro vizi, il nido delle lussurie e delle rapine. Mai il male ha assunto caratteristiche tanto vaste e apocalittiche, mai abbiam conosciuto altrettanto pericolo. Da un’ora all’altra noi possiamo perdere non la vita soltanto, ma tutta la civiltà e ogni speranza. Sembra che anche a noi il Signore dica “non è ancor giunta la mia ora”, ma l’Immacolata, la Madre di Dio, la Vergine che è l’immagine e la tutela della Chiesa, Essa ci ha dato, già a Cana, la prova di saper e poter ottenere l’anticipo dell’ora di Dio. E noi abbiamo bisogno che quest’ora venga presto, venga anticipata, venga resa immediata, poiché quasi potremmo dire: “O Madre, noi non ne possiamo più!”. Per i nostri peccati noi meritiamo gli ultimi eccidi, le più spietate esecuzioni. Noi abbiamo cacciato il suo Figlio dalle scuole e dalle officine, dai campi e dalle città, dalle vie e dalle case. L’abbiam cacciato dalle stesse chiese, abbiamo preferito Barabba. È veramente l’ora di Barabba [...]. Con tutto ciò, fiduciosi in Maria, sentiamo che è l’ora di Gesù, l’ora della redenzione [...]. Dica Maria, come a Cana: “Non hanno più vino”; e lo dica con la stessa potenza d’intercessione e, se Egli esita, se si nega, vinca le sue esitazioni come vince, per materna pietà, le nostre indegnità. Sia Madre pietosa a noi, Madre imperiosa a Lui. Acceleri l’ora sua, che è l’ora nostra. Non ne possiamo più, o Maria. L’umana generazione perisce, se tu non ti muovi. Parla per noi, o silenziosa, parla per noi, o Maria!» [4].

d. Curzio Nitoglia



1) Prima di scegliere i Dodici Apostoli Gesù si appartò nella montagna, pernottando nella preghiera. Quando si fece giorno chiamò i Suoi Discepoli e tra di essi ne scelse Dodici, che inoltre nominò pure Apostoli (Lc., VI, 12-13).

2) Monsignor Antonino Romeo spiega : «L’Apocalittica ha falsificato il Vecchio Testamento e, abbassando l’ideale messianico dei Profeti, ha ostruito le vie al Vangelo, ha predisposto i Giudei a respingere Gesù. Presentando un Messia che ridona a Israele l’indipendenza politica e gli procura il dominio universale, l’Apocalittica accentuò il particolarismo nazionalistico e spinse Israele alla ribellione contro Cristo» (in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1948, vol. I, col. 1615).

3) Cfr. F. Spadafora, Dizionario biblico, cit., pp. 299-301, voce Giuda; M. J. Lagrange, L’Evangelo di Gesù Cristo, Brescia,  II ed., 1935, pp. 417 ss., 483 ss., 494-499, 525 ss., 538 ss.; F. Spadafora, Gesù e l’istituzione dell’Eucarestia, Rovigo, 1953, pp. 383-391; S. Tommaso d’Aquino, S. Th., II-II, q. 33, a. 7; q. 118, a. 8; G. Ricciotti, Vita di Cristo, Milano, 1941,II vol., pp. 613-619; F. Prat, Gesù Cristo, Firenze, 1945, II vol., pp. 270-273; D. Bergamaschi, Giuda Iscariota nella leggenda, nella Tradizione e nella Bibbia, in “Scuola cattolica”, n. 15, 1909, pp. 292-580.

 
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