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Martirio: la caccia all’eretico nella Chiesa di oggi
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L’estate scorsa Maurizio Blondet è stato ospite da me. Sono stato proprio io parlargli di padre Andrea D’Ascanio: confesso la cosa non tanto per vantarmi, ma, perché gli sono molto grato per aver scritto un paio di articoli su questo personaggio veramente magistrale.

padre Andrea D’Ascanio
   Padre Andrea D’Ascanio
Conosco padre Andrea da 25 anni! Tutto cominciò in una giornata fredda e nuvolosa di febbraio. Il portone di legno massiccio e antico di un convento di Cappuccini, quello di Santa Chiara all’Aquila, si apre lentamente. Compare un padre guardiano piccolo, avvolto in una mantellina pesante e corta, il camauro pendente sulle spalle, radi capelli bianchi ed un’aria di chi è abituato al silenzio, alla preghiera, al digiuno. La porta piccola che si spalanca e poi la lama di luce che aveva illuminato un atrio con il soffitto a volte, ripiomba nella semi oscurità: un altro mondo. Di fronte a me una scala che poi scompare nascosta dall’arco della volta che regge il soffitto. Mentre aspetto, dentro di me un misto di curiosità, ma anche una turba di pensieri: come potrò illustare bene il problema, e poi questo frate saprà darmi una risposta? Riuscirò a farmi capire veramente e… la soluzione? Ci sarà o avrò solo perso tempo? Intanto mia figlia, un anno e mezzo, chiusa in un cappottino verde, ronza per l’androne incuriosita e garrula: fa domande su ogni cosa che vede.

Dalla scala giunge una raffica di passi veloci che si susseguono come quando uno fa gli scalini di corsa; all’improvviso si materializza veloce una figura: alta, ieratica, con la mantellina sulle spalle, barba bianca che incornicia un viso dolce, ma anche solenne; due braccia che si aprono come il colonnato di San Pietro e avvolgono me e mia moglie in un abbraccio liberatorio e caldo; la testa appena ripiegata sulle nostre. Poi una voce pastosa e ferma, ma dolce e rassicurante ci invita a seguirlo. Mia figlia sembra quasi paralizzata dalla visione, adesso è ferma nel suo cappottino verde, i capelli biondi e le manine abbandonate lungo il corpo: la voce che la chiama e le dice di avvicinarsi. La manona si apre e si stende sui suoi capelli biondi, gli occhi socchiusi, la formula antica e sempre nuova di una benedizione e lei sempre così vivace è lì ferma, immobile, stupita, con gli occhi fissi… poi la sua voce che garrula chiede. «E tu come ti chiami?». Risponde una risata gioiosa che precede il nome: «Padrea Andrea, e tu?». Mezz’ora di colloquio, parole di speranza, chiarezza di visione, un torrente che scorre tra ripe scoscese: la soluzione netta, tranciante, antica e nuova: «Fatemici pregare su, adesso so solo che tutto è complicato, ma il Padre presto farà tutto nuovo e attirerà le anime dei suoi figli come aquila potente verso linfinita eternità».

Un amico editore, anni dopo, raccontando la sua prima volta, ancora attonito, ricordava che si stava confessando: lui in ginocchio, davanti padre Andrea seduto con la stola violacea, la mano sugli occhi, la voce sommessa che raccontava a lui… la storia della sua vita, e lui lì con le mani giunte a piangere come Niobe per i suoi figli. Poi incontri prima radi, perché lui era sempre in giro per l’Italia a creare nuclei piccoli di preghiera fatti soprattutto da bambini: San padre Pio, un altro in sospetto di eresia, poi santificato da Santa Romana Chiesa, gli ripeteva fino alla nausea che i bambini avrebbero salvato il mondo. Già perché lui era stato un allievo di San padre Pio: a San Giovanni Rotondo aveva passato degli anni, accanto a quella figura di mistico così originale e potente, così esclusivo, a volte ruvido come una carta vetrata e dolcissimo come un chicco d’uva matura. E la consegna che dal frate di Pietrelcina aveva ricevuto era proprio quella: consacrare il maggior numero di creature al Cuore Immacolato di Maria e far loro recitare il rosario.

Un’altra delle cose su cui ritornava in continuazione ripetendo, prima a se stesso e poi a chi sentiva le sue omelie, era Fatima, dove la Vergine Santissima chiedeva la preghiera per la conversione dei peccatori, e voleva il piccolo grande impegno della recita quotidiana del Rosario.

Omelie sempre nuove, diverse, ma sempre pregne degli stessi concetti: amare, donarsi a Dio Padre Misericordioso, pronti ad accettare tutto quello che Lui avesse voluto mandarci per dare il nostro contributo alla salvezza dell’umanità peccatrice, con il sorriso, la gioia, ringraziandoLo sempre per tutto. E poi il perdono, l’amore per chi ci offende, la lotta ad oltranza contro chi insidia l’uomo, creatura di Dio, in ogni modo, da quello più subdolo  e vigliacco a quello più cruento e barbaro!

Un francescanesimo assorbito, fatto vita, diventato parte di se stesso, sempre un sorriso, un abbraccio, una carezza, una parola buona e di conforto anche quando, non trovando nessuna soluzione, ripeteva con la voce un po’ rotta dall’emozione «coraggio e avanti».

Il suo progetto quindi, cioè la consacrazione dei bambini al Cuore Immacolato di Maria, la preghiera fatta dai piccolissimi, la lotta perché in quelle piccole anime pure e ancora assolutamente lontane da qualsiasi malizia, entrasse prima Dio sotto forma dell’Eucarestia, piuttosto che il demonio: quindi la Comunione al primo uso di ragione, appena il bambino avesse distinto chiaramente la differenza tra l’ostia consacrata e l’ostia ancora mero pezzo di pane. Su questo argomento volle scrivere un libricino, per incitare i genitori a far comunicare i loro figli il prima possibile; «Quam primam», secondo l’enciclica di San Pio X. Già altro santo scomodo, altro personaggio oggi molto guardato con sospetto e la faccia contratta in una smorfia di disgusto, da tutto il mondo un po’ radical chic e neo modernista impazzante nella Chiesa post conciliare.

Certo Padre Andrea non era davvero d’accordo con questo mondo, non se la sentiva di rinunciare ad un Depositum Fidei bimillenario che secondo certi illuminati vaticanosecondisti, puzzava di vecchio e di stantìo. E con rammarico diceva sempre che i preti avevano tradito, molti si erano venduti al secolarismo, alla mondanità portando con sè il gregge verso il baratro! Ma mai dalla sua bocca è uscita una parola di disubbidienza, mai ha omesso di incitarci a pregare per la Santa Chiesa, per il suo Vicario, il Santo Padre. Una volta, si era sotto Natale, Giovanni Paolo II ebbe un malore mentre da San Pietro si rivolgeva alla folla dei fedeli: ricordo che allontanò di scatto la seggiole, si mise in ginocchio, appoggiando le braccia al tavolo ed ordinando di farlo anche a noi, poi incominciò a pregare con lo sguardo al cielo e gli occhi socchiusi, con la voce flebile e tremula: e disse «Ecominciata la grande agonia di questo Papa!».

Certo ci ricordava che prima di tutto si deve obbedienza a Dio, poi a Santa Romana Chiesa, poi ai suoi sacerdoti! Mai ha tradito questa consegna! Ed ora che è sospeso a Divinis sta rintanato, non so dove e non so ancora per quanto, da qualche parte; non ha nessun contatto, nemmeno una telefonata, due righe, un messaggio affidato a terze persone, niente: ubbidienza, accettazione, sottomissione al volere della Chiesa; totale, assoluta, incondizionata!

Certo mi torna in mente un episodio di cui fu protagonista quel sant’uomo e cattolico intransigente del cardinale Raffaele Merry del Val: prima Prefetto del Sant’Uffizio, poi Segretario di Stato di San Pio X. Un giorno il Segretario ricevette nel suo ufficio un alto esponente del mondo cattolico secolare. Costui conoscendo l’equilibrio ed il timor di Dio con il quale aveva guidato il Sant’Uffizio, si lamentava e perorava la causa di un santo sacerdote, inquisito senza colpe e soggetto a provvedimenti restrittivi da parte della Chiesa. Il cardinale sospirando e pensieroso, portò il suo interlocutore verso la finestra dell’ufficio da cui, sullo sfondo, si vedeva la Torre Borgia. E veramente rattristato gli disse che, in quell’edificio, al primo piano era stato imprigionato il Santo x, mentre il Beato y era stato rinchiuso al secondo piano ed ancora il Santo z aveva dimorato addirittura nelle segrete dell’edificio: «Non si meravigli se il suo amico sia in questa triste condizione, la Chiesa è sempre la stessa, Santa e meretrice, ma stia tranquillo che alla fine chi perseguita ingiustamente lo Spirito Santo la costringerà a farlo proclamare Santo».

Ora la situazione non è molto diversa: chi dice Messa con in mano un gattino può continuare a farlo tranquillamente; chi va a tirare sassi insieme ai centri sociali o ai black block è intoccabile e continua ad amministrare sacramenti pur incitando all’odio ed alla ribellione; chi si è battuto contro l’aborto in difesa della vita, chi ricorda ed accetta l’ubbidienza anche a costo del dolore e del proprio totale annientamento, chi perdona ai suoi nemici e prega incessantemente per loro, chi offre se stesso fino al martirio spirituale per la redenzione dell’umanità… se ne sta chiuso in convento ed eternamente sotto processo. Anche la giustizia ecclesiastica di certo non sta dando una mano: ritardi, rinvii, imposizioni assurde, richieste di pagamento per spese processuali ancora in corso e per processi non certo voluti dal soggetto, ma imposti dall’alto, negazione di appello alla sentenza, impedimento alla nomina del difensore, accanimento quasi diabolico, tempi di avanzamento della causa biblici, forse nella speranza che il Buon Dio intervenga facendo morire il soggetto inquisito e chiudendo il procedimento.

Mi chiedo con quale coscienza un uomo di Chiesa come il vescovo dell’Aquila continui ad infierire e a tramare affinché il procedimento prosegua davanti al tribunale ecclesiastico, quando anche tribunali penali della repubblica, il che è tutto dire (1), ormai abbiano scagionato completamente padre Andrea da qualsiasi colpa: dietro tutto questo c’è solo una smisurata sete di vendetta ed un risentimento atavico; altrimenti in che altro modo si potrebbe spiegare la situazione? (2). Non giudico certo le persone, anzi prego per loro e perché Dio le illumini, e se hanno sbagliato le converta e le perdoni, ma non credano di poter contare sul silenzio, o far conto sulla pretesa che siccome a loro è dovuta obbedienza tutti se ne stiano buoni e tranquilli. Il dovere del cristiano è di testimoniare la verità, se necessario «Perinde ac cadaver», come diceva Sant’Ignazio di Loyola.

In realtà, secondo me, la colpa che si vuol far pagare a padre D’Ascanio e quella di aver caparbiamente insistito per combattere l’aborto e dare degna sepoltura ai bambini non nati creando, prima a L’Aquila, poi anche in altre città italiane, dei monumenti e delle aree nei cimiteri per seppellire cristianamente e degnamente questi piccoli fratellini morti senza voce e senza pietà, uccisi da mani assassine e senza scrupoli! In molti casi la possibilità del seppellimento è stata resa possibile attraverso convenzioni con le Asl che hanno suscitato dei veri e propri pandemoni, come a Novara dove Rifondazione Comunista ne fece un  vero e proprio caso scandaloso! Qualcuno aveva anche detto amichevolmente a padre Andrea, che sarebbe stato ucciso, se non proprio fisicamente almeno moralmente, per aver commesso questa ignobile e retrograda colpa.

E’ ancora vivo il ricordo del monumento del cimitero dell’Aquila imbrattato di vernice azzurra, con frasi inneggianti alla ribellione, alla anarchia ed all’annientamento dell’Armata Bianca, il volto della Vergine imbrattato; il monumento ricorda con brutalità a chi che non vuole vedere, non vuole sapere e non vuole essere svegliato dal sonno della vita, che ogni anno 50 milioni di bambini vengono assassinati con l’aborto; gli impropèri e le blasfemie di cui è coperto il monumento sono sicuramente la riprova che questa è la pietra d’inciampo, questo il delitto senza misericordia che il frate deve pagare caro ed amaro. Ognuno di noi, ci insegna padre Andrea, deve portare la sua Croce con dignità, senza piagnucolare, senza lamenti inutili, quasi con fierezza. Ognuno di noi rivive nella propria esistenza una piccola Via Dolorosa, una Crocefissione sul Golgota, per poi avere la sua Resurrezione: a me sembra che nel suo piccolo anche padre Andrea stia vivendo questo itinerario, porta la sua Croce con dignità, senza lamenti, con obbedienza alla Chiesa ed alla sua Gerarchia, Pontefice in testa, e sempre perdonando e pregando per i suoi persecutori.

E questa sarebbe eresia? Questa la colpa da accertarsi e che lo vede allontanato dall’amministrare i sacramenti, dal celebrare la Santa Messa, dal poter incontrare persone a lui care e vicine? Questa sarebbe la setta eretica che lui ha fondato e che divulga dottrine contrarie all’ortodossia cattolica ed al Depositum Fidei? Di certo la Chiesa cattolica non lo ho difeso, né protetto, anzi in ogni modo cerca di scaricarlo spesso ricorrendo alle accuse più infami e annichilenti! E se è ben vero che lui non può e non vuole disubbidire è altrettanto vero che noi, laici, possiamo e dobbiamo testimoniare la verità  e lo dobbiamo fare con forza e se necessario offrendo noi stessi a Dio per la redenzione di chi è nell’errore e perché il Padre Buono Celeste ci conceda di poter riavere una guida così essenziale per la nostra crescita sulla via dell’ascesi! Qualcuno dovrà rendere conto a Dio e a Lui solo di questo accanimento terapeutico; da parte nostra Lo pregheremo, perché usi nei loro confronti quella infinita Misericordia e quel perdono che noi invochiamo sempre!

A tutti voi che leggerete queste mie considerazioni chiedo solo preghiera, ma anche la presa di coscienza e la testimonianza affinché chi nell’ombra serve l’oscuro signore non possa continuare a farlo confidando nel silenzio e nella complicità omertosa. Accendiamo il nostro cerino nella notte oscura e questo, nelle tenebre, risplenderà come un faro e tanti cerini accesi faranno un incendio impedendo alla tenebra di prevalere. Presto, quando il silenzio di Dio finirà e il Padre Celeste parlerà di nuovo e tornerà con potenza. La sua luce esploderà dalle mani aperte della Santissima Vergine e l’umanità avrà terra nuova e cieli nuovi come ci è stato promesso da Lei stessa a Fatima!

Maria Regina delle Vittorie intercedete per noi!

Luciano Garofoli




1) Da notare che il Pubblico Ministero rappresentante la pubblica accusa della causa penale davanti al Tribunale dell’Aquila, che ha poi prosciolto padre Andrea da ogni accusa, era l’attuale procuratore della repubblica di Pescara. Quel giudice Nicola Trifuoggi, che certo non si può definire un simpatizzante degli ecclesiatici, un giudice democratico, recentemente assunto agli onori della cronaca per il fuori onda con il presidente della Camera Fini.
2
) Per gli atti dei vari processi si rimanda al sito www.truthaboutpadreandread’ascanio.net


 
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