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Acidosi metabolica e colesterolo
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Lo splendido articolo del direttore Antiacidi ed altre avventure ha fornito spunti di elevatissimo interesse per tutti i lettori, e in modo particolare per un farmacista e naturopata da sempre attento alle terapie alternative quale il sottoscritto. Volevo mostrare la mia riconoscenza al direttore inviando alcune riflessioni personali e altri spunti che potrebbero servire ad ampliare ulteriormente il dibattito su argomenti che sono indubbiamente di estrema rilevanza.

Le ipotesi degli studiosi riportate nell’articolo confermerebbero quale importanza rivestano la prevenzione e la lotta contro l’acidosi metabolica, una condizione sempre più diffusa nella nostra società alla quale solo la medicina naturale sembra offrire un’adeguata attenzione. Il rimedio proposto a Blondet, tuttavia, non è a mio avviso la scelta ottimale. Gli inibitori di pompa sono farmaci molto dannosi per l’organismo. Se utilizzati per un periodo superiore alle 6-8 settimane, si va incontro a:

- Anemia da carenza di vitamina B12 con aumento significativo dei livelli plasmatici di omocisteina, sostanza che eleva alla potenza il rischio di infarti, ipertensione, arteriosclerosi, ictus. La carenza di questa vitamina, inoltre, porta a paralisi della muscolatura intestinale.

- Blocco di un recettore nell’amigdala con conseguente ansia, depressione, irrequietezza

- Osteoporosi per ridotto assorbimento di calcio

- Infezioni delle vie respiratorie causate da ceppi batterici non uccisi dal pH gastrico troppo elevato

- Infezioni da Clostridium difficile, responsabile della colite pseudomembranosa

- Dipendenza fisica

- Aumentato rischio d’insorgenza di intolleranze alimentari, allergie, patologie autoimmuni

- Malattie muscolari e polimiosite fino alla rabdomiolisi

- Rischio di insorgenza di tumore al cardias aumentato di 400 volte!

Certo, di fronte ad una patologia tumorale in atto si può decidere di correre questi rischi, tuttavia perché farlo quando è possibile risolvere con pieno successo l’acidosi generale con l’utilizzo di una semplice miscela di carbonato di calcio, bicarbonato di sodio, carbonato di magnesio, fosfato di sodio e bicarbonato di potassio? Senza interferire con la funzione gastrica, fondamentale per estrarre energia dal cibo?

Questa, a mio avviso, sarebbe la strada da percorrere. Oltretutto, molti di noi possono ricevere benefici dall’integrazione con questi sali minerali. Perché l’acidosi metabolica è una condizione molto diffusa (si considera che riguardi, pur con differenti gradi di gravità, 4 italiani su 5). Siamo quasi tutti in acidosi per via dell’eccessivo consumo di cibi acidificanti (in particolare zuccheri semplici, farina 00, caffè, carni rosse) e/o per l’insufficiente apporto di cibi alcalinizzanti (frutta e verdura, eccetto i pomodori che sono acidificanti), nonché per lo stress e l’attività fisica inadeguata.

Quali sono le conseguenze?


Il sangue, leggermente alcalino, è in grado di neutralizzare quantità definite di scorie metaboliche acide. Quando queste aumentano, esse devono essere neutralizzate in altro modo. I minerali alcalinizzanti come potassio, calcio e magnesio, e i sistemi tampone provvedono a questa funzione, mantenendo l’equilibrio acido-base nell’organismo. Quando, pur con tutti gli accorgimenti fisiologici, le quantità di scorie metaboliche acide superano quelle che il nostro organismo è in grado di eliminare, insorge l’acidosi, ovvero un sovraccarico di sostanze acide parcheggiate in alcuni tessuti, aree di riserva, in attesa di neutralizzazione e smaltimento. In questo modo gli organi interessati allo smaltimento delle scorie metaboliche acide in eccesso si sottopongono a continui stress organici che, a lungo andare, li deteriorano.

Come verificare se ci troviamo in acidosi metabolica
?

Semplicemente controllando il pH delle nostre urine. Quando un paziente esegue un esame delle urine, viene considerato non patologico in quanto compreso entro l’intervallo della normalità un valore di 5,5, ma è noto ed intuitivo che ad un valore di questo tipo corrisponda un notevole sforzo dell’organismo per mantenere il pH del sangue entro i valori corretti, compatibili con la vita, che la Natura ha fissato tra 7,2 e 7,4 (ricordo che le urine sono un ultrafiltrato del sangue). È noto altresì che questo sforzo causi un forte consumo di sali di calcio, che il corpo, quando non sa dove reperire, mobilizza dalle nostre riserve, la principale delle quale è costituita dal tessuto osseo. La attribuzione di normalità al valore di 5,5 del pH urinario operato dalla medicina ufficiale è dovuta ad un mero calcolo statistico: nella maggior parte della popolazione i valori riscontrati variano tra 5,5 e 7,5, per cui solo i valori che escono da tale intervallo sono da considerarsi anomali e, quindi, patologici. Valori delle urine tra 5,5 e 6 vengono riscontrati sempre più frequentemente tra la popolazione ma questo non significa che non vi sia da preoccuparsi. Per quanto sopra esposto, c’è da preoccuparsi, eccome! Controlliamo il pH delle nostre urine: i valori corretti sono tra 6,5 e 7. Al di sotto di 6,5, è utile e consigliabile per tutti intervenire con la dieta e l’attività fisica.



Quanto alla teoria del colesterolo, beh…


Posso aggiungere i miei dubbi personali, che condivido con molti dottori ben più informati ed esperti del sottoscritto. Intanto prescrivere statine a un paziente che ha valori ematici di colesterolo superiori a 200 è come prescrivere una dieta ipocalorica ad una uomo alto 1,75 perché pesa più di 78 kg. È il rapporto tra colesterolo buono e colesterolo cattivo che conta, è scientificamente dimostrato un rischio cardiovascolare connesso al colesterolo elevato - a prescindere dalle osservazioni di Blondet - solo se il rapporto supera 5 e nei soggetti di età inferiore ai 65 anni o già infartuati. Così, su quell’uomo devo sapere qual è la percentuale di grasso corporeo, se no non ha senso metterlo a dieta: magari è un ex-pugile che si sta mantenendo in perfetta forma!

Farò alcune affermazioni un pò forti, ma documentate, che voglio lasciare alla vostra attenzione. Per farvi riflettere. Perché in medicina non dovrebbero esistere dogmi.

«A 40 anni valori elevati di colesterolo e trigliceridi sono statisticamente correlati al rischio di infarto cardiaco e ictus cerebrale; dai 65 anni in avanti non esiste alcuna correlazione tra i livelli di grassi circolanti e la mortalità per eventi cardiovascolari» (Foody JM et al., Long-term prognostic importance of total cholesterol in elderly survivors of an acute myocardial infarction: The Cooperative Cardiovascular Pilot Project. J Am Geriatr Soc 2003 Jul; 51:930-6. Brescianini S et al. Low total cholesterol and increased risk of dying: Are low levels clinical warning signs in the elderly? Results from the Italian Longitudinal Study on Aging. J Am Geriatr Soc 2003 Jul; 51:991-6).

«Per chi ha superato i 70 anni, è stato dimostrato un ruolo altamente protettivo del colesterolo elevato sulla formazione di tumori». [Lancet (1997 Oct 18;350:1119-23)].

Come dire che il colesterolo alto, da anziano, ti preserva dal cancro.

Alcuni sostengono che esista comunque un margine di beneficio cardiovascolare anche per le persone oltre i 65 anni, ma probabilmente questo si ottiene grazie all’importante azione antinfiammatoria delle statine (non a quella anticolesterolo), e a scapito dei vantaggi antitumorali indotti dal colesterolo elevato. Negli ultimi anni, infatti, si è giunti a capire come l’azione protettiva di questi farmaci non sia legata tanto al controllo del livello di colesterolo quanto alla probabile azione antinfiammatoria svolta sull’intero organismo.

Se questo è vero, sicuramente esistono metodi più dolci e sicuri per ottenere lo stesso risultato.

Enrico B.




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