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Su Giappone, Italia e Stato sgangherato
27 Settembre 2011
A proposito del mio tema sul perchè i mercati non attacchino i titoli del debito pubblico del Giappone e invece attaccano l’Italia, il lettore Cesco scrive: «Caro Direttore mi dispiace contraddirla, ma in questo articolo c’è qualche inesattezza. ... Se il Giappone stampasse moneta a suo piacimento avrebbe una forte inflazione, ma così non è, infatti da quando ha un forte debito publico non ha più crescita, perchè come noi deve pagare grossi interessi sul debito; la differenza sostanziale è che loro non si sono posti limiti al debito, almeno fino a ora, invece l’Europa sì. C’è ancora una considerazione da fare riguarda al Giappone, ed è che sono un Paese molto unito, lavorono molto e neanche vanno in ferie, hanno delle grosse industrie all’avanguardia ed esportano prodotti eccellenti, pagano tutti le tasse, e con l’altissimo debito che hanno riescono ancora a pagare gli interessi senza problemi, ma anche loro prima o poi devono smettere di accumulare debito. Anche con la Lira ci sarebbero gli stessi problemi, anche senza limiti al debito perchè prima o poi non ce la fai più a crescere per pagare gli interessi sul debito». E il lettore Giorgio aggiunge: «Volevo ricordare, Dottor Blondet, che il debito pubblico del Giappone è pressocchè interamente sottoscritto dagli stessi giapponesi. Grazie». ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttt ttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt tttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt Ovviamente sono d’accordo con voi, cari lettori. Infatti, se ben leggete il mio articolo, ho scritto che «molte cause si possono citare» per la diversità del Giappone, e del suo debito pubblico, rispetto al caso-Italia. Là, gli interessi sul debito sono mantenuti bassi da vari fattori nazionalistici (i giapponesi non hanno grande propensione a comprare titoli di debito esteri, di Paesi che giudicano in ogni caso meno solidi della loro patria), fattori normativi (le banche nipponiche sono obbligate a detenere una quota rilevante delle loro riserve in attivi sicuri, che guarda caso sono i BOT giapponesi; attivi di Stati esteri non contano, in quanto non sono calcolati come attivi dal ministero delle Finanze). A tutte le altre cause che avete citato voi, ne vorrei aggiungere però una decisiva: il prestigio, l’alta qualità e l’immensa competenza che in Giappone ha quel che Carl Schmitt chiama «lo Stato amministrativo», distinto dallo «Stato legislativo» o politico. Parlo dell’apparato tecno-burocratico pubblico, che assicura la continuità e l’efficacia del governo concreto, qualunque sia il partito al potere o la maggioranza nella Dieta (parlamento). Grandi direttori generali di ministeri, funzionari di carriera, selezionati dalle migliori università, che affiancano i ministri politici (e passeggeri) dettano la «politica industriale» ed economica di lungo termine ai politici e alla Dieta (il parlamento). In passato ho avuto modo di studiare – scusate il gioco di parole – il mitico MITI, Ministry of International Trade and Industry, il quale, attraverso una stretta relazione con le industrie private ed una funzione informale di dirigismo di dette industrie, ha di fatto lanciato lo sviluppo post-bellico e la modernizzazione industriale nipponica, sia fornendo protezione contro la concorrenza delle importazioni, sia consulenza tecnologica e sostegno nell’acquisizione di tecnologie estere, sia nell’accesso a valute estere e assistenza nelle fusioni fra aziende. S’intenda, questa burocrazia pubblica non è stata esente da errori: in anni lontani, il MITI iniziamente rifiutò alla Sony l’acquisto della tecnologia dei transistori abbandonata dagli americani (anche se cambiò idea due anni dopo, cioè con rapidità notevole). Ma nel complesso, il MITI e il ministero delle Finanze sono alla base del miracolo economico giapponese, insieme all’alto tasso di risparmio dei privati (quasi il 32% del PIL negli anni ‘70) che rendeva disponibili i grandi capitali necessari alla formazione di colossi come Sony, appunto, e Toyota. Oggi molte cose sono cambiate, soprattutto perchè il potere politico dovette piegarsi alle ingiunzioni e minacce statunitensi e rivalutare lo yen. Ma l’eccellenza della classe burocratica permane, e fa del Giappone la potenza che sappiamo, nonostante il succedersi di governi politici scoloriti e non esenti da corruzione. Ora, temo, è appunto lo Stato amministrativo ad essere stato sgangerato dalla politica italiana. Anche se mai il nostro Paese ha avuto una burocrazia pubblica paragonabile per competenza e prestigio a quella nipponica, e nemmeno a quella francese uscita dall’Ecole Nationale d’Administration (ENA), qualcuna delle qualità superiori dovette esistere anche da noi in passato. Basti pensare a quella burocrazia pubblica che aderì alla Repubblica di Salò essenzialmente mettendo se stessa fra il Paese e la vendetta tedesca (Hitler in persona minacciò di trattare l’Italia «peggio della Polonia», come Paese occupato e abbandonato al saccheggio, se Mussolini non avesse accettato di formare il nuovo governo nel Nord): questo Stato amministrativo, nonostante le rovine, gli sfollamenti e i bombardamenti, riuscì ancora a provvedere ai bisogni alimentari con provvedimenti efficaci per l’agricoltura (il raccolto granario del ‘45 fu uno dei maggiori della storia). Il ministero delle Finanze, capeggiato da Domenico Pellegrini Giampietro, un giurista di Napoli prestato alla politica, riuscì a mantenere il valore della lira e a scongiurare l’inflazione, nonostante le SS di Kappler avessero sequestrato le riserve della Banca d’Italia (3 miliardi di lire di allora, di cui 2 in oro), e Berlino avesse preteso che l’Italia di Salò pagasse le spese della guerra che conduceva al posto degli italiani, e per di più dopo l’8 settembre avesse messo in circolazione una moneta tedesca d’occupazione. Pellegrini Giampietro riuscì ad ottenere dai tedeschi dopo poche settimane (25 ottobre del ’43) il ritiro di questa moneta, che faceva incombere il disastro dell’inflazione, facendo valere lo status di alleato e non di nemico della RSI. Dopodichè riprese saldamente in mano l’economia e salvaguardò il potere d’acquisto (e dunque i salari); nonostante il tributo pagato all’armata tedesca e le riparazioni dei danni causati dai bombardamenti, Pellegrini Giampietro, con operazioni finanziarie straordinarie, riuscì a colmare l’enorme passivo pubblico, 300 miliardi, chiudendo il bilancio 1944 persino con un attivo. Qualcosa di questa tradizione dovette continuare anche nel dopoguerra, quando il potere politico passò alla DC. A lungo, direttori generali, alti funzionari pubblici, ragionieri dello Stato, prefetti – che incarnavano la continuità scavalcando le continue crisi di governo – mantennero uno status di un certo rilevante prestigio, di fronte alle pretese d’occupazione dei politici. Ricordo persino dei grand commis, alti dirigenti di imprese pubbliche o IRI, magari di nomina politica, che – una volta pagato il tributo all’occupante democristiano – tennero la linea, ed erano competenti nel settore, resistendo a lungo a quella che sarà chiamata «lottizzazione». I massimi dirigenti dell’INPS, allora, erano non capi dei sindacati come oggi, bensì esperti di calcolo attuariale. Le mutue sanitarie erano governate da esperti del settore. Basti pensare alla RAI di Ettore Bernabei, democristiano di ferro, che mantenne l’emittente di Stato nel quadro di una precisa idea del bene comune, e fece da argine alla deriva immoralistico-consumistica che domina le televisioni di oggi. La stessa Azienda Tranviaria Milanese (ATM) ebbe come presidenti e direttori generali docenti del Politecnico, che per lo più non reclamavano emolumenti, e non come oggi dei politicanti di seconda fila in quota a La Russa o in quota a Pisapia. Da questi ed altri fatti possiamo indovinare che nella nostra alta burocrazia pubblica restasse una traccia di quelle virtù che brillano, alla massima potenza, nella burocrazia nipponica. Sono virtù che, direttamente o no, hanno a che fare con la sovranità e con le forti responsabilità che questa comporta (perchè quando sei sovrano, sei il responsabile di ultima istanza verso i cittadini): ne elenco qualcuna. Patriottismo. Quella oggi indefinibile virtù che si chiamava senso dello Stato, nutrita anche da buona cultura storica. Competenza acquistata con studi e avanzamenti di carriera non automatici. E prestigio: al MITI come in qualunque ministero giapponese, il prestigio degli alti gradi non solo supera il prestigio dei politici e dei governanti, ma di più: quelle personalità hanno un’idea troppo alta di sè, della loro dignità e competenza, per farsi lottizzare, per dovere il loro posto al fatto di mettersi in quota di quello o quest’altro partito. Men che meno, la burocrazia giapponese è sensibile alle mazzette e all’arricchimento con mezzi discutibili. Certo, queste virtù sono facilitare in un regime a partito unico. E la burocrazia italiana continuò a funzionare tutto sommato degnamente fino a quando anche la DC regnò, praticamente, come partito unico. Il degrado avvenne, penso, quando la Democrazia Cristiana si associò nel governo altri partiti, a cominciare dai socialisti. Allora cominciò la corruzione del sotto-governo, l’occupazione e la lottizzazione degli enti economici, e l’assegnazione-spartizione dei posti dirigenziali a gente che non aveva alcuna competenza, ma una precisa tessera di partito. Basti dire che ad un certo punto Francesco Cossiga, allora ministro degli Interni (e per di più docente di Diritto Pubblico, lo sciagurato), cercò di mettere al posto dei prefetti di carriera dei nominati, e precisamente dei candidati trombati alle elezioni. L’apparato ci mise del bello e del buono per far capire a questo sedicente docente di diritto che i prefetti erano le orecchie e gli occhi dello Stato sul territorio, e che da allora, mettendo prefetti DC, PPI, PRI, e magari PCI, lo Stato sarebbe rimasto cieco e sordo. Il fatto che Cossiga rinunciò alla sua idea mascalzona dice, almeno, che un apparato cosciente dei suoi compiti e del suo prestigio, dotato di senso dello Stato, ancora esisteva. Oggi, ho paura che non esista più. Lo suggeriscono la dilatazione della spesa pubblica, il politicantismo usurpatore della magistratura con la conseguente perdita della certezza del diritto, il mancato controllo di legittimità sugli impegni di spesa, la non-prevenzione degli abusi, l’incapacità di attuare grandi opere collettive. Per tutti questi compiti esistevano precise funzioni ed organi, oggi sgangherate dalla lottizzazione. Le Regioni si sono sottratte al controllo della Corte dei Conti e della Ragioneria dello Stato, in nome dell’autonomia: non a caso la spesa pubblica regionale aumenta più di quella statale, che almeno a qualche controlo contabile resta soggetta. Certamente, è persa la tradizione di patriottismo che deve assolutamente reggere una casta, la cui carriera non gode per lo più delle soddisfazioni meritocratiche di cui si gode, eventualmente, nel settore privato: un lavoro anonimo benchè di grande responsabilità, una carriera già tracciata in anticipo, va sostenuto psicologicamente dal senso di operare per lo Stato, la continuità della nazione nei secoli. La lealtà verso la patria è oggi sparita, sostituita dalla lealtà verso il partito o, ancor peggio verso il capo-bastone di partito che «ti ha messo su quella poltrona». Lo sgangheramento dello Stato amministrativo italiano ha raggiunto, credo, la sua fase terminale. Non si vede solo dalla sua trasformazione in una congerie di caste incompetenti e parassitarie. Lo si è visto, in modo tragicomico, nelle ultime vicende della Finanziaria, o delle molte finanziare varate discusse e corrette più volte in una settimana. Le colpe di Berlusconi, di Bossi e di Tremonti in questi vacillamenti e giravolte ridicoli sono enormi. Ma, evidentemente, i politici folli, furbetti e ignoranti non hanno avuto il sostegno competente delle direzioni generali, dello Stato-amministrativo, la forza stabile e costante ancorchèpoco visibile che – in altri Paesi, in altre patrie – consiglia i ministri e resiste alle loro propose più folli, fa presente i danni collaterali di idee avventate, valuta nella riservatezza necessaria in fase preliminare, fa i conti prima, e coordina i provvedimenti con la legislazione storica precedente. Lo Stato amministrativo, insomma, in Italia – temo – semplicemente non c’è più, o ha smesso di funzionare. Tutto è politica, ossia corruzione, ignoranza delinquenziale nell’uso della forza dello Stato e dei suoi complessi apparati, frivola leggerezza e incompetenza legiferante. Ora vediamo gli effetti di una politica che ha guastato il motore amministrativo, ma questa privazione del motore sarà addirittura fatale nelle tempeste finanziarie ed europee che cominciano. C’è un apparato capace di imitare il ministero di Pellegrini Giampietro, che salvò la lira nell’apocalisse della storia? C’è qualcuno che sa ancora come fare, poniamo, se dovessimo tornare alla lira?
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Commenti
Non riesco a capire questa frase: le Regioni hanno una finanza derivata ossia è lo Stato che redistribuisce il denaro che gli arriva dalla periferia.
Regioni come la Lombardia ed il Veneto riescono a chiudere i conti in attivo, nonostante gran parte della tassazione che subiscono sia indirizzata a ripianare i conti sbalestrati della cloaca meridionale: la città di Roma ha un buco di oltre 10 MILIARDI di euro ma Alemanno continua a lamentarsi dei tagli e la Regione Calabria non ha nemmeno un bilancio scritto, dato che da quelle parti vige la tradizione contabile orale.
La realtà e che Roma si tiene ancora troppi soldi per le sue necessità (compresi vizi e sfizi) per cui Regioni come la Lombardia sono costrette ad aumentare, ad esempio, le tariffe sui trasporti.
Ora, non essendoci più separazione tra politica a gestione (fatta da specialisti, come ricorda il Direttore) abbiamo la confusionaria e lobbistica gestione politica che è sotto gli occhi di tutti.
Quel che è peggio è che si è perso il senso dello Stato e che è venuta meno la nostra rappresentativi tà e conseguente peso politico all'estero, nelle sedi che contano, a causa di persone incompetenti scelte dal satrapo.
In un ambiente siffatto, in cui il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto i maestri; in cui tutto si mescola e confonde; in cui chi comanda finge, per comandare sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga, per sfruttarli, tutti i vizi; in cui i rapporti fra gli uni e gli altri sono regolati soltanto dalle reciproche compiacenze nelle reciproche tolleranze; in cui la demagogia dell'uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo sulle gambe di chi le ha più corte; in cui l'unico rimedio contro il favoritismo consiste nella reciprocità e moltiplicazione dei lavori; in cui tutto è concesso a tutti in modo che tutti ne diventino complici; in un ambiente siffatto, quando raggiunge il culmine dell'anarchia, e nessuno è più sicuro di nulla, e nessuno è più padrone di qualcosa perché tutti lo sono, anche del suo letto e della sua madia a parità di diritti con lui e i rifiuti si ammonticchiano nelle strade perché nessuno può comandare a nessuno di sgombrarli; in un ambiente siffatto, dico, pensi tu che il cittadino accorrerebbe in armi a difendere la libertà, quella libertà, dal pericolo dell'autoritarismo?
Ecco, secondo me, come nascono e donde nascono le tirannidi. Esse hanno due madri. Una è l'oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L'altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l'inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi. Allora la gente si separa da coloro cui fa colpa di averla condotta a tanto disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza, che della tirannide è pronuba e levatrice.
Così muore la democrazia: per abuso di se stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo.
Platone VIII, La Repubblica
Tirannide di chi questa volta? Di Goldman?
Quanto al debito: l'Italia aveva il debito interamente sottoscritto dagli italiani fino a Ciampi. Forse con la Lira cioè come nel '92 avevamo una moneta più controllabile e meno debito venduto all'estero.
Quanto all'inflazione: "Osservabile" non misurabile: Nel paniere ci mettiamo carabattole amene ad uso e consumo di statistiche da propaganda.
la crisi giapponese del momento non è solo una questione politico-economica ma anche segno di un popolo che è cambiato tantissimo in meno di 20 anni, esattamente come da noi, qui in Giappone i giovani non sono più disposti a fare i sacrifici dei padri... questo è uno dei vari punti essenziali da non dimenticare... e tutto grazie alla propaganda americana-ebrea che pure qui è arrivata in gran massa anni ed anni fa...
Perché non fonda un movimento politico?
L'elettorato è bello che pronto, tutti gli italiani dai 55-60 in su (e sono tanti) che hanno votato Salame ed ora non sanno a chi affidarsi.
Saluti,
A. R.
No, parlavo sul serio. Concordo con la sua opinione a proposito della difficoltà di fare un paragone tra "gialli" e "bianchi". Siamo troppi diversi. Invece, la classe dirigente giapponese fino alla Seconda Guerra Mondiale non mi sembra sia stata migliore di quelle successive. Basti pensare ai crimini di guerra e contro l'umanità perpetrati dall'esercito jap in Cina. Se avessero invaso l'Unione Sovietica da est, come chiedevano i tedeschi, i comunisti sarebbero stati liquidati e le materie prime della Siberia avrebbero permesso di vincere la guerra o almeno di resistere agli angli. Così si sono inimicati per sempre la classe dirigente cinese e adesso sarà molto difficile per il Giappone entrare nello SCO (Shangai Cooperation Organization), proprio a causa delle resistenza cinesi. Non è miopia politica questa?
A. R.
A dire il vero, nel 1990 ci fu qualcuno che fondò un movimento politico... ma di trentenni che volessero aderire se ne videro ben pochi. Molti, Franco_PD compreso, preferirono continuare a respirare l'aria cattiva del Movimento Sionista Italiano o di velleitari gruppuscoli.
Definire il Fronte Nazionale un velleitario gruppuscolo non è da lei, che mi pare un gentiluomo.
L'emblema della nostra sovranità è Napolitano.
Sai che gliene frega dei cittadini al massone e unico comunista che aveva libero accesso negli States in tempi cupi per i rossi.
Chi ha situato il tizio cul colle più alto di Roma? Tutti quei mentecatti che ritengono (o anno finta per interesse) il 25 aprile festa della liberazione invece che totale asservimento al grande bullo mondiale.
Ripristinare l'amor di patria è maledettamente complicato. Forse un grande trauma può riuscirvi. Ma deve essere proprio grande.
Non è che ci vuole fare diventare tutti... patriooootiiii?! Mamma mia, che brutta cosa.
Io ci rinuncio. Se qualcuno la vuole leggere, la leggerà, se no chissenefrega. Va beh che so' a Bologna...
Giuliano
Quando ci fu il terremoto ad Haiti il nosrto Bertolaso venne inviato da esperto a risolvere problemi. Gli americani, com'è noto, occuparono militarmente l'isola ivece di mandare pompieri ed infermieri e mal gliene colse a candidi benefattori tipo il nostro ingegnere della protezione civile. Al punto che scese in campo (in video) la Clinton ool suo cipiglio a redarguire questi italianucoli che pretendevano di aiutare i reietti haitiani.
In coda alla sua reprimenda ebbe l'ardire di criticare la megistratura italiana che aveva osato condannare la cittadina americana "Mez" a prescindere dalla validità delle prove. Il tono e lo sguardo torvo comandavano l'assoluzione della sua carina e fotogenica concittadina. Vediamo che succede.
La concittadina si chiama Amanda Knox.
Il Bushidō (giapponese 武士道, la Via del guerriero) è un codice di condotta e un modo di vita, simile al concetto europeo medioevale di "Cavalleria", adottato dai guerrieri giapponesi. In esso a differenza di altri addestramenti militari nel mondo sono raccolte oltre le norme di disciplina militari, anche quelle morali.
l'italiano è figlio di... "Arlecchino il servitore di due padroni".
Arlecchino, servo di due padroni, che, per non svelare il suo inganno e per perseguire il suo unico intento, ovvero mangiare a sazietà, intreccia la storia all'inverosimile, creando solo equivoci e guai (commedia di Carlo Goldoni).
"Mangiare a sazietà", questo è l'attuale obiettivo che ci circonda in italia, a partire dalla gente comune e su, fino ai vari "degni" rappresentanti politici.
E' tempo di "alzare gli sguardi" attualmente concentrati sulla pancia e su ciò che sta più sotto, a viste più nobili ed elavate, come diceva il Poeta Dante Alighieri: "Nati non foste per vivere come bruti ma per seguir virtute e conoscenza".
Il Bushidō (giapponese 武士道, la Via del guerriero) è un codice di condotta e un modo di vita, simile al concetto europeo medioevale di "Cavalleria", adottato dai guerrieri giapponesi. In esso a differenza di altri addestramenti militari nel mondo sono raccolte oltre le norme di disciplina militari, anche quelle morali".
Va beh ma lo vogliamo dire che il Giappone è anche il Paese del buddismo, la religione che pretende di trasformare l'uomo in un eremita e che ha portato all'estinzione (a causa del suo ascetismo estremo) le caste migliori dell'India dei Veda e degli Arii?
E che è anche la patria dell'Aikido (la via dell'armonia e della forza, il ki) arte marziale praticata soprattutto da massoni in tutto il mondo?
Caro celtico, intendiamoci: non ho la presunzione di sapere tutto. Però l'Ai-ki-do l'ho praticato e l'ho studiato. Tre sono le ragioni per cui credo che l'Aikido sia un'arte iniziatica:
1) La vita e il pensiero del suo fondatore, Morihei Uyeshiba. Dal libro "Aikido e la spera dinamica", Edizioni Mediterranee: "Egli (Morihei) compì studi religiosi che, iniziati nelle scuole elementari nel tempio di Jizo della setta Shingon del Buddismo, ed in quelle del tempio Homa della setta Zen, culminarono nel periodo di intenso impegno, durato oltre sette anni (1918-25), in quel movimento religioso conosciuto nella storia moderna del Giappone sotto il nome di Omoto-kyo, reso famoso dal mistico Wanisaburo Deguchi. E fu proprio per propagandare all'estero il credo di questa setta particolare, che Morihei Uyeshiba partecipò ad una spedizione in Korea e Manciuria, che gli costò quasi la vita di fronte ad un plotone d'esecuzione cinese, nel 1924.
Nelle sue "Memorie", M. U. fa risalire al 1925 il primo barlume di quella visione che doveva eventualmente materializzarsi nell'Aikido. In quell'anno, la sua ricerca sino ad allora insoddisfatta per un significato più profondo da assegnare alle arti marziali, comincia a dare i primi frutti. In quell'anno egli percepisce per la prima volta la dimensione che egli doveva poi esplorare ed approfondire per formulare le basi teoriche e pratiche del metodo che egli identificava con nome di Aikido, trasformando le arti marziali con l'assegnar loro un significato etico superiore e veramente umanistico, protettivo ed integrativo... Con l'Aikido gli parve possibile di realizzare fini etici, di ispirazione religiosa, mediante la pratica di discipline marziali modificate che non contraddicevano quei fini e, anzi, ne facilitavano l'acquisizione". Quali sono questi fini? Sempre dallo stesso libro: "le fonti di ispirazione e formazione dell'Aikido di natura etica o remota, sono basate sulle nozioni etiche sviluppate dalle maggiori dottrine religiose e filosofiche della cultura orientale, tra le quali primeggiano lo Shintoismo, il Confucianesimo, il Taoismo ed il Buddismo, sia nelle loro forme individuali che sincretiche o miste". Libri sull'Aikido editi dalla - tutt'altro che cristiana - casa editrice Edizioni Mediterranee, le sette, l'intenzione di assegnare ad un'arte marziale un significato "umanistico", il sincretismo... c'è di che riflettere.
2) Il secondo motivo, l'industria cinematografica di Hollywood - la collina di merda - porta l'Aikido nelle sale cinematografich e e nelle televisioni di tutto il mondo. Il mezzo di cui si serve sono le pellicole in cui l'attore Steven Seagal veste i panni di un improbabile poliziotto che fa giustizia a colpi, appunto, di Aikido. Sono gli anni Novanta, le palestre di Aikido cominciano a fioccare un po' ovunque anche in Italia.
3) Terzo, la gerarchia dell'Aikido. Quando "l'aikidoista" (il praticante di Aikido) arriva alla cintura nera (dan), indossa l'uniforme completa ovvero il "gi" (giacca e pantaloni) più l'hakama, che altro non è che un grembiule, di colore nero. Come non pensare per similitudine al famigerato "grembiulino"?
Ho scritto che l'Aikido è "un'arte praticata da massoni in tutto il mondo", anche per la mia modesta esperienza, avendo constatato che i rappresentanti della Federazione dell'Aikido, i "sensei" (i maestri) ed anche i proprietari dei "dojo" (le palestre) - almeno qui nell'emisfero boreale - sono allo stesso tempo sia "iniziati", sia membri della Chiesa Messianica Universale.
Ti ringrazio per avermi chiesto un chiarimento, spero ora "vedrai" meglio l'argomento.
A. R.
La hakama non è un grembiule, bensì un elegante e tradizionale indumento giapponese, molto simile a una gonna-pantalone. Viene indossato anche dai principianti di Kendo, di Yaido, di Kyudo e di Aikido. Il praticante si chiama aikidoka, non aikidoista. Quanto al giudeo Steven Seagal, mi pare che nei suoi film non si vedano tecniche di Aikido, ma colpi più simili a quelli del full-contact.
1 Ai tempi era usuale per i giovani studiare presso templi, cosa che ueshiba in realtà non ha mai fatto costantemente visto che soffriva di seri problemi di salute da giovane, quindi passò molto del suo tempo a studiare libri occidentali ed orientali dentro casa sua.
2 Non è andato in Manciura a propagandare qualcosa, ma è andato ben prima ancora di conoscere l'arte marziale che avrebbe dato via all'aikido, il Daito-Ryu (voglio dire aveva poco piu` di 20 anni... sigh).
3 E' poi tornato in Manciuria che in realtà si chiamava Manchukuo perchè faceva parte dell'impero giapponese dopo 30 anni circa... a scopi religliosi SHINTOISTI e di insegnamento di arti marziali.
4 Appunto non era una "setta particolare" ma semplicemente riprendere il vero shintoismo andato perso durante il periodo Meji (dai un occhio alla storia).
5 "Memorie" il libro di cui parli tu non è stato scritto da Ueshiba ma al massimo da un suo studente (sigh).
6 Ovviamente la Edizioni Mediterranee sono una casa editrice tutt`altro che cristiana, infatti hai sbagliato decisamente la fonte di ispirazione di quello che hai scritto sopra.
7 L'aikido è arrivato in italia ben prima di S. Seagal. Ovviamente come riporta pure NOASION quello che si vede nei film non è aikido ma qualcos'altro (dato che dici di aver praticato aikido dovresti pure saperlo... mah).
8 Sempre come riporta NOASION non è un grembiule ma un tradizionale indumento giapponese che di certo non nasce con l'aikido.
9 La tua modesta e quasi nulla esperienza riguarda l'aikido e la confusione che ti crea una particolare ignoranza storica riguardante il Giappone, l'aikido e un ipotetico mix di intrecci massonici a riguardo ti fanno scrivere senza un minimo di senso logico.
10 Non ho mai conosciuto un maestro di aikido (quello vero aikikai ed aishinkan e non le nuove forme di aikido new age che forse conosci te) che sia un iniziato a qualche setta messianica fortunatamente.
Per evitare di pagare debito pubblico basta non contrarre debito pubblico.
Se la banca di emissione è pubblica e l'interesse sull'emissione è zero, non c'è alcuna possibilità di debito pubblico, non c'è pericolo di insolvenza e non c'è alcuna possibilità che lo Stato debba fallire per le richieste delle Banche Centrali nè che le Banche Centrali possano imporre nulla agli Stati in termini di politica economico-monetaria. Certo si può sostenere che potrebbe nascere super-inflazione, ma basterebbe imporre un calmiere di legge sui prezzi e dei dazi pesanti sulle importazioni con agevolazioni totali alle esportazioni e il problema sarebbe
del tutto risolto. Si potrebbe anche dire che non abbiamo bastanti risorse energetiche e materie prime, ma abbiamo una posizione logistica al centro dell'Europa che non può essere sottovalutata e che ci metterebbe in una condizione di assoluto privilegio e supremazia logistica e siamo il primo raffinatore di petrolio in Europa.
Quello che serve è distruggere la casta di Stato e tornare nazione, dimenticarci l'impostura della costituzione democratico massonica che ci affligge e tornare al concetto di patrie e di popoli, ma per farlo con gente come checca-Tremonti e bunga-Berlusca, come si fa??? Velo pietoso poi sui vari Bersan-Bossi-Di Pietro che tra mazzette, salmoni e trote e sbausciate in riva al Po sono gente buona per la gita INPS dei "diversamente - abili"... una combriccola di ladri e di puttane...
E non mi si parli di quel perecottaro di Grillo che tra concerti e raccolte di firme al massimo risolve la definitiva questione delle piste ciclabili e dei cani al parco che fanno la cacca sulle aiole...
http://www.asianews.it/notizie-it/Crisi-economica:-una-demolizione-controllata-22680.html
"... Probabilmente proprio Moody’s fornirà dunque la scintilla per innescare il collasso del sistema monetario e finanziario mondiale. Sarà perciò una demolizione controllata, come quella dell’edificio WTC 7 [4], il terzo edificio crollato a New York l’11 settembre 2001, molte ore dopo che i due aerei si erano schiantati contro le Torri Gemelle. È chiaro che, quando ancora non si poteva supporre che il governo Berlusconi, questo impiccio, sarebbe riuscito a far approvare la messa in sicurezza dei conti pubblici italiani, qualcuno ha stabilito che l’Italia andava “tirata giù” in autunno. Malgrado la sopravvenuta incongruenza non è stato possibile, se ne può dedurre, modificare in corsa la scaletta, da tempo accuratamente preordinata, a beneficio della logica argomentativa dei mezzi di comunicazione internazionali. Lo spettacolo deve continuare secondo il copione originario".
"E' bene non dimenticare che un politico guarda esclusivamente alle prossime elezioni a differenza di uno statista il quale guarda alla prossima generazione" mi ha fatto tornare in mente una frase con cui Cicerone spiega la superiorità politica di Roma: "Se piace ai barbari vivere giorno per giorno, i nostri progetti devono aver di mira l'eternità". Si barbarorum in diem vivere, nostra consilia sempiternum tempus spectare debent.
E speriamo che non sia l'ultima cosa che vedremo.
Anche io, dipendente pubblico, sono stufo di pagare per i loro errori.
Per Franco_PD: no, i direttori didattici non ci sono più, adesso sono Dirigenti Scolastici di Istituti Comprensivi (elementare+med ia).
Aggiungerei che nella caduta dei valori della società occidentale ed italiana è venuta meno la figura dell'Eroe, di colui che si sacrifica per un bene comune rischiando in proprio. Dall'astuto Ulisse siamo passati al furbo, anzi furbetto del quartierino. Probabilmente il Giappone, grazie anche alla sua posizione geografica, è riuscito a mantenere e conservare quel senso di "nobiltà della sconfitta" così ben descritto da Morris nel suo libro.
Personalmente tutto ciò mi preoccupa e non poco.
P.S. mi giungono voci in cui pare che si cerchino (e si trovino) segnalazioni politiche per far giocare il figlio nella squadra di calcio...
La democrazia uno ce la deve avere nella testa prima che sulla scheda elettorale.
La cultura del lavoro e della carriera attraverso il merito insieme alla capacità di lavorare in team, oggi sono i presupposti per il successo del Paese intero. La ricchezza nazionale, ottenuta in circostanze particolari, quando cioè una grande parte dell'umanità non poteva competere nel mercato economico, non si può mantenere se non c'è un comportamento colletivo adeguato. Io sono molto pessimista sulle sorti di questa democrazia, con questo ordinamento, secondo me, noi non andiamo più da nessuna parte.
all'anno.
E poi ci sono Veneto, Emilia e Romagna, Piemonte per un totale superiore ai 100 miliardi di euro come documentato nel libro
"Luigini contro contadini", di Gabrio Casati oppure ne "Il sacco del nord", di Luca Ricolfi.
Come vede, chi lavora per gli altri, in Italia non manca.
Mi viene un dubbio, nella RSI forse si erano ritrovati moltissimi idealisti, perdita sicura ma con onore e disciplina. Inoltre di massoni, all'ultima trincea presenti credo zero! Non è che la decadenza dell'Italia sia coincisa con l'enorme crescita di questi papaveri multicolori?
sarebbe da chiedere al Sindaco come mai non ci abbia pensato prima a questo evento.
Forse il fatto di chiedere un'opinione a persone che non hanno conoscenze adeguate per rispondere ha portato ad un avvicinamento dei vertici alla base? Sicuramente il fatto che qualsiasi iniziativa sia volta al mantenimento dei consensi non è accettabile e forse un sistema di questo tipo non può funzionare come un tempo... Cosa ne pensa Lei?
Articolo di oggi, tratto da un quotidiano professionale:
"Ben 767 dirigenti dell’Agenzia delle Entrate, su un totale di 1.143, sono “illegittimi”, perché illegittima è la loro nomina, effettuata senza regolare concorso. È una sentenza pesante, quella emanata dal TAR del Lazio lo scorso 1° agosto (numero 6.884/2011), che ha bocciato senza riserve la prassi di “tappare i buchi” dei posti dirigenziali vacanti, negli ultimi dieci anni, affidandoli ad interim a funzionari privi delle necessarie qualifiche. E, oltretutto, senza tener conto delle graduatorie di precedenti concorsi, ritenuti troppo datati (risalgono agli anni Novanta): si sarebbe trattato – è, in sintesi, la spiegazione dell’Agenzia – di scegliere tra funzionari ormai prossimi alla pensione. Sta di fatto che, nel frattempo, non è stato indetto alcun concorso, se si esclude quello aperto di recente per 175 dirigenti.
Tutto nasce da un ricorso presentato, nel 2010, da Dirpubblica (Federazione funzionari professionisti e dirigenti delle P.P.A.A. e delle Agenzie), con la quale si chiedeva l’annullamento di una delibera del comitato di gestione (numero 55/2009) che sostanzialmente , fino al 31 dicembre 2010, permetteva di conferire mansioni dirigenziali a funzionari non qualificati, senza alcun termine di durata e senza bandire, parallelamente, i necessari concorsi. Così, “inderogabili esigenze di funzionamento dell’Agenzia” hanno fatto sì che la copertura “urgente e provvisoria” degli incarichi diventasse pressoché definitiva. Non solo: i dirigenti così nominati avrebbero percepito un regolare compenso dirigenziale.
Per il TAR, una simile scelta è incompatibile con gli articoli 19 e 52 del DLgs. 165/2001 (Testo unico del Pubblico Impiego), e le motivazioni della sentenza sono chiare: “Una deroga così ampia sul piano quantitativo e temporale al principio del reclutamento del personale dirigenziale mediante il sistema concorsuale – si legge – è valsa ad introdurre e consolidare nel tempo una situazione complessiva di grave violazione dei principi fondamentali di regolamentazion e del pubblico impiego e delle garanzie relative all’accesso alle qualifiche, alla selezione del personale e allo svolgimento del rapporto”.
Il segretario generale di Dirpubblica, Giancarlo Barra, preferisce non cantare vittoria: “Non mi preoccupo dei dirigenti «legittimi» che si sono visti scavalcare, perché dall’inizio della vicenda, dieci anni fa, la questione è ormai metabolizzata. Mi preme di più capire che ne sarà delle persone che si sono sentite dire: «Il tuo posto è nullo, ti hanno venduto una moneta falsa»”.
D’altra parte, lo Statuto prevede la possibilità di conferire l’incarico di dirigente in casi eccezionali, a patto che entro 6 mesi venga indetto un concorso per coprire quel posto. Cosa che non è mai avvenuta, per il semplice motivo che non ci sono soldi per bandirli.
Soldi o meno, per il segretario generale di Dirpubblica si delinea a tutti gli effetti l’ipotesi di abuso d’ufficio: “Ci troviamo di fronte, quindi, a una situazione gravissima, perché siamo fuori dal diritto pubblico in un’Amministrazi one molto delicata, quella tributaria, che riguarda indistintamente tutti i cittadini”. Peraltro, secondo Barra, c’è una remota possibilità che anche gli atti emessi possano essere nulli: “Io non sono d’accordo, personalmente, ma un consolidato principio delle Commissioni tributarie stabilisce che l’atto tributario sia nullo se non è firmato da un dirigente o da un suo delegato. Non è escluso che alcuni professionisti, sapendo di questa sentenza e di una situazione ancora non conclusa, arrivino a chiedere la nullità dell’atto di accertamento”.
Quanto al principio di autonomia cui si è aggrappata l’Agenzia delle Entrate, il giudizio di Barra è netto: “Il principio di autonomia decisionale si è tradotto, nel caso specifico, in arbitrio. Essere autonomi significa agire nell’ambito dell’ordinament o: il fatto di avere un margine di autonomia non vuol dire fare ciò che si vuole. Bisognava, piuttosto, cambiare ordinamento”.
Ammesso che l’Amministrazio ne non si rivolga ora al Consiglio di Stato, dovrà correre ai ripari, “ma in maniera applicabile – aggiunge Barra –, anche perché non si può indire un concorso per 800 posti da un giorno all’altro, con tutte le risorse che comporterebbe in un tale momento di crisi”. L’alternativa, però, c’è: “Chiamare i sindacati e riesumare l’istituto della vicedirigenza, previsto dall’ordinament o ma finora mai applicato, una sorta di nuova area intermedia fra dirigenti e funzionari. Vi può accedere chi ha maturato determinati requisiti, e potrebbe essere aperto anche ad alcuni dei dirigenti incaricati. Utilizzando questo istituto «di passaggio» si aggirerebbe l’obbligo del concorso, in maniera però legale”.
L’importante, per Barra, è che ci sia la volontà di riflettere su una “soluzione condivisa nella legalità”, consultando i sindacati e i funzionari direttamente coinvolti. Tantopiù che “l’Agenzia ha tutti gli strumenti per intervenire sull’autorità politica, avanzando richieste per cambiare l’ordinamento. Noi siamo disposti a contribuire”.
I commenti sono superflui, pesi e misure sempre più differenti. Non è piacevole sapere di essere gestiti (governati mi sembra un po' troppo come parola) dal marchese del Grillo (per chi non ricorda la famosa battuta del film:" ... perchè io sò io e voi nun siete un c...").
Buon Bunga Bunga a tutti.
faceva prima a dire "ciò che è accaduto è stato voluto". Una tale oscenità è stata applicata per uccidere una generazione. Eugenetica. Non è così che si fa il popolo?
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