>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
Italia può diventare civile?
Stampa
  Text size
Almeno 60 mila giovani ogni anno lasciano il Paese, il 70% laureati. L’emorragia accelera: nel 2009 ben 80.597 italiani si sono cancellati dall’anagrafe per espatrio, 20 mila in più rispetto a un anno prima. Sono all’estero in modo permanente almeno 400 mila laureati. Visto quanto è costato ai contribuenti laurearli, la perdita è valutata in 4-5 miliardi di euro l’anno.

tttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt
A dirla in modo semplice, i giovani migliori fuggono dall’inciviltà italiana, da una nostra specifica arretratezza civile e morale, dalla disonestà congiunta del settore pubblico e dei privati che i giovani li sfruttano, li sotto-pagano, li mettono a partita IVA condannandoli ad un destino di precariato e di povertà (1).

Secondo l’Economist, che a questa patologia italiota ha dedicato un articolo, «Scelgono di abbandonare un Paese che è diventato ricco senza smantellare quella rete sociale in cui laccesso al lavoro dipende dalle conoscenze della famiglia, dalle affiliazioni politiche, dalle raccomandazioni’ (in italiano nel testo)». (No Italian jobs)

All’estero, secondo un’altra inchiesta, trovano «salari in media più alti, posizioni di responsabilità nonostante la giovane età, selezioni trasparenti e meritocratiche (senza bisogno di spintarelle),
prospettive di carriera chiare e definite, welfare state più attento ai giovani, soprattutto se disoccupati (grazie al salario minimo), minor presenza di un sistema gerontocratico».

Questa fuga dei migliori ha un effetto collaterale che non si denuncia abbastanza: aumenta all’interno la concentrazione degli incivili e degli incompetenti strapagati, dei furbastri e disonesti da quattro soldi, i quali si sentono e sono sempre più liberi di impazzare e guidare il Paese, senza dover tenere un giudizio severo perchè informato e competente: ciò accelera e approfondisce quel sedimento di arretratezza, maleducazione e incultura incivile che è sempre stato in Italia ineliminabile, ma diventa ogni giorno più spesso, incancrenito.

Diventiamo ogni giorno più barbari e più poveri, in un Paese che paga 15 mila euro mensili a deputati che sono al disotto della presentabilità; che ha come ministro uno che risponde a borborigmi e gesti osceni; che accetta di pagare il Quirinale (per le belle parole che il Primo Demagogo ogni tanto cala sui mali italiani) 12 volte di più della monarchia britannica, mentre ai piani bassi «le commesse sono finte stagiste, giovani archeologi e architetti pagano IVA per guadagni da fame, i giovani avvocati possono solo lavorare gratis».

Vittime di questi politici neo-neanderthaliani ultrapagati, che hanno messo in piedi «un far west normativo che nessuno vuole correggere e che consente di non pagare, o sottopagare i dipendenti»;
ma vittime anche dei datori di lavoro profondamente sleali, che non pagano le commesse-finte stagiste per intascarsi parte dei loro salari, o i giovani architetti o avvocati a loro spese, grazie a cui si arricchiscono più del dovuto.

Le ultime citazioni sono ricavate da un programma di RAI3, Presa Diretta, la cui visione diventa intollerabile: non perchè sia fatto male, ma troppo bene. Troppo circostanziato e preciso nell’informare sulla inciviltà italiana, ogni giorno più stolida, degradata epperò solcata da Porsche SUV, yacht, villoni plurimi di professionisti miliardari e ammanicati, che la Porsche se la sono pagata «defraudando della mercede» i dipendenti laureati, peccato – diceva una volta la Chiesa – che grida vendetta davanti a Dio. (Presa diretta - Generazione sfruttata)

Recentemente l’inchiesta ha mostrato i giovani italiani (almeno 22 mila) che hanno trovato lavoro a Barcellona. Ossia in un Paese in crisi come il nostro, meno ricco del nostro ed anche meno produttivo, e in cui il settore pubblico ha molto, molto meno denaro da spendere e meno, molto meno, grasso che cola. E tuttavia, un Paese che accoglie i nostri immigrati, e dà loro lavori non in nero, bene o decentemente pagati. E non i cervelli sopraffini ai vertici della ricerca, ma gente di medio livello o persino basso: tecnici pubblicitari, architetti, ristoratori, cuochi, persino un guidatore di furgoni per le consegne urbane. Italiani soddisfattissimi di essere lì, di restarci, sposarsi di far figli, perchè «la burocrazia è informatizzata» e in pochi giorni ti permette di aprire un’attività in proprio. Perchè il ristoratore «paga il 25% di tasse», ma se imbuca qualche lavoratore in nero riceve una visita di controllo che «ti costringe a chiudere», mentre in Italia le visite di controllo ci sono solo sulla carta, ma in realtà «dagli uffici qualcuno ti avverte» che i controllori stanno per venire, ovviamente dietro mazzetta, e il ristoratore paga tasse del 50%.

Insomma, i giovani emigrati si godono la pura, semplice civiltà, in cui la Spagna ci ha sopravanzato ad altezze quasi incredibili. Barcellona ha 4 milioni di abitanti, come Roma; ma non la sua sporcizia, il suo disordine e la sua maleducazione incrostata, apparentemente, dai secoli; l’Amministrazione catalana – con quel giusto orgoglio autonomista che manca ai Bossi, al Trota, a Calderoli – la rende sempre più bella, più amichevole per le famiglie con bambini e meno per le auto; città da sempre piacevole, l’ha resa piacevolissima peri il lavoro e lo svago.

La cosa che mi ha più impressionato, lo confesso, è aver visto che Barcellona «ha riconquistato il suo mare». Fatta sparire la vecchia strada ferrata che correva lungo la spiaggia, l’ha sostituita con uno strepitoso lungomare oltre il quale i passanti vanno a fare i bagni, in piena città; evidentemente in un mare pulito, e senza stabilimenti balneari taglieggiatori per la sdraio e l’ombrellone. Anche da noi in Italia centinaia di chilometri di tracciato ferroviario, nato due secoli fa quando il mare non era una risorsa turistica, per fare economia di scavi e di gallerie corre lungo coste e spiagge: obliterando le spiagge, rubandole allo sviluppo turistico e paesaggistico, spesso rendendole inaccessibili (o accessibili attraverso sottopassi bui e loschi, ridotti a cacatoi e discariche di rifiuti e preservativi usati, incrostati di muffe del piscio dell’inciviltà); nessun grande albergo sorgerà mai là, non è da stupire se il turismo, un tempo prima voce della nostra economia, non è ormai che risibile degrado e scomparsa di migliaia di posti di lavoro.

Barcellona ha tolto di là la strada ferrata; l’Italia l’ha ancora tutta là nella costa adriatica e in Liguria, a strangolare attività e ricchezze potenziali. Ma forse è persino meglio così: penso rabbrividendo a quanto ci costerebbe un progetto e una grande opera del genere, in tangenti, arricchimenti indebiti, scandali abusivismo.

Una precedente Presa Diretta ha illustrato la crescente miseria di Napoli, terza città d’Italia, un popolo senza lavoro, dove si sono persi 300 mila posti di lavoro in pochi anni, c’è solo lavoro nero; dove «700mila persone in Campania vivono grazie ai pacchi alimentari dellUnione Europea. In alcune zone 50% degli studenti lasciano gli studi dopo la terza media, prima di aver compiuto il ciclo dellobbligo». Dove «persino la Camorra è in crisi, tanto che migliaia di famiglie dei detenuti del crimine organizzato non ricevono più i sussidi che la Camorra garantiva alle famiglie dei propri affiliati finiti in carcere».

Eppure la ricchezza possibile e il lavoro per migliaia di persone è lì da vedere, lo sviluppo turistico di un paesaggio e di tesori classici impareggiabili. Per bonificare il centro siderurgico di Bagnoli ormai abbandonato, l’idea era di trasformarlo in un centro turistico: i 500 miliardi di vecchie lire stanziati 20 anni fa sono spariti, inghiottiti nell’inciviltà, e a Bagnoli si tuffano quattro napoletani in un mare non balneabile perchè inquinato, fra le condotte industriali deserte ma non smantellate, e su spiagge raggrumate di petrolio e morchia.

Si intervista un architetto locale, tale Mazziotti, che propone di reindustrializzare Bagnoli (assurda idea, nella globalizzazione), «perchè col turismo, diciamolo francamente, tu trasformi i napoletani in camerieri».

Ecco qui in vista una piccola, velenosa metastasi dell’inciviltà: chi alla parola turismo risponde vuoi farmi diventare cameriere – ed è quel che ti ripetono in tutto il Meridione – vuol dire che non sa essere altro che cameriere, che quella è la sua mentalità, il suo livello. In altri Paesi, la parola turismo evoca decine di essociazioni di idee migliori, di specializzazioni alte nel settore alberghiero, direttore, maitre d’hotel, personale pluri-lingue, catene globali di grandi hotel, multinazionali del tempo libero, esperti della valorizzazione e diffusione della cultura e delle antichità, cataloghi d’arte, spettacoli, concerti, musei in attivo economico, specialisti dell’audiovisivo, sons et lumières, architetti, inventiva e creatività.

Infatti, la trasmissione ci ha portato nella Ruhr: il vecchio, annerito centro carbo-siderurgico tedesco, dismesso, è stato riqualificato ed è diventato un’attrazione turistica – con 2,2 milioni di visitatori l’anno da tutto il mondo, quasi pari a quelli che visitano Pompei. Fabbricati senza qualità (non è nemmeno archeologia industriale degna di questo nome), tramogge gigantesche, altissimi fumaioli, pozzi di aerazione, gasometri – piazzati per giunta sotto un clima tedesco senza sole, in una pianura anonima dove le sole colline sono i vecchi cumuli di coke esaurito degli altiforni – sono stati tramutati in dieci anni in una Città della Cultura che si auto-finanzia, dove concerti e spettacoli si susseguono giorno e notte, in una esplosione di inventiva colta e scanzonata che, nel carattere germanico, non si sospettava. I soldi per la bonifica li hanno messi la città, Essen, e il Land, ossia la regione: in 10 anni, 300 milioni di euro, poco più di quelli divorati da chissà chi per la bonifica di Bagnoli, rimasta senza bonifica. (Presa diretta - Il popolo)

Altro che camerieri; centinaia di posti di lavoro qualificati. I tedeschi sono stati capaci di fare un’attrazione turistica della Ruhr, e i napoletani, gli italiani, non sono capaci di rendere economicamente redditizie Pompei, Ercolano, gli antichi splendori di Paestum o della città: bisogna concludere che non sanno pensarsi altrimenti, e non sanno essere altro che camerieri (o scippatori). Il che non è strano, visto che i loro e nostri giovani migliori, laureati con qualche coraggio e inventiva, sono andati tutti all’estero a dare il meglio di sè.

Chissà cosa avrebbero potuto fare, in un’Italia decisa a restare – o a ridiventare – civile, e a valorizzare i suoi figli. I 2,7 milioni di visitatori di Pompei arrivano e vanno, delusi da una rovina per lo più occlusa, poco leggibile, sporca, abitata da cani randagi e da taglieggiatori, borsaioli o scippatori; e dove non si può restare perchè la camorra ha impedito l’insediamento di catene alberghiere internazionali, che non può controllare.

Uno dei tanti progetti pensabili e pensati prevedeva la costruzione, a fianco della rovina, e per alleggerirla dalla folla distruttiva, di una Pompei ricostruita con filologica esattezza in materiali leggeri: dove i visitatori potessero vedere la Villa dei Misteri e i suoi mosaici freschi, l’impluvium del Fauno, i bordelli, le insulae; gustare i cibi di Petronio e di Apicio nelle cauponae con i servizi igienici sul retro, comprare souvenirs che sono esatte riproduzioni di quel che s’è trovato negli scavi, (orecchini, caligae, baltei, strumenti chirurgici, anfore di bronzo, le numerosissime scritte sui muri in latino...), prendere un bagno nelle thermae, osservare una disputa politica nel Foro, vedere i gladiatori esercitarsi nella loro schola e ballerine trace ed egizie; e a luci spente, spettacoli sulla notte fatale dell’eruzione, suoni e luci, e i calchi dei corpi reperiti dagli archeologi riprodotti là dove furono trovati, in materiale plastico... e materiali illustrativi approntati da giovani grafici su indicazione di giovani archeologi, romanisti, architetti appassionati della più grande, originale arte romana che era l’architettura... Una Disneyland, direte voi. No, io parlo di cultura, di invenzione, di originalità dispiegata e non repressa, di capitali messi a rendere anzichè a degradarsi e sparire nelle tasche dei soliti furbi, di dignità di lavori per laureati di valore.

Il fatto che non si riesca a fare di Pompei e delle bellezze campane quel che i tedeschi hanno fatto della carbonifera-siderurgica dismessa nella Ruhr, conduce a quella sola conclusione: non siamo civili. Napoli potrebbe essere Barcellona, e invece è una discarica di disoccupati al nero, in attività marginali che, se fossero fatte emergere, sarebbero depredate e immediatamente taglieggiate dal fisco, dall’INPS, da Equitalia.

Incivili. Incapaci di progetti, odiosamente nemici dei nostri giovani. E non me la prendo solo coi napoletani. Come milanese di nascita, avevo sperato che la classe dirigente del Nord arrivata al potere per il voto di milioni di noi, avrebbe fatto proprio questo: rimodernato il Paese nel nome dell’efficienza e del «fare», sfruttato le potenzialità positive ereditate dai secoli e dalle generazioni precedenti, fatto tante Barcellone, perchè abbiamo più soldi pubblici di Barcellona, della Catalogna, della Spagna. Macchè: il grande imprenditore milanese, il suo alleato neanderthaliano hanno approfondito l’inciviltà, l’incultura, hanno reso più spesso il sedimento di regresso, di favoritismi e di soffocamento della gioventù migliore. Lavoro nero più di prima, evasione dai doveri civici da parte di datori di lavoro che se li spendono in Suv e puttane di lusso, il figlio Trota messo a guadagnare in politica da papà: una terronaggine all’ennesima potenza, questa è la Lega. Che vergogna, come nordista, essere rappresentato da gente così arretrata e ignorante, disonesta e inconcludente, così priva di dignità, di localisti così privi di orgoglio locale, di amore per l’eccellenza del loro posto dove sono nati.

No, non sbagliano le famigerate agenzie di rating quando ci danno, come nazione, un voto inferiore a quello della Spagna: valutano bene il nostro arretramento, il nostro ritardo, la fondamentale slealtà dello Stato verso i cittadini, a cui corrisponde la slealtà dei cittadini verso lo Stato (2). Un ritardo e una regressione civile, morale, e del pensiero stesso.

Riusciremo mai a rimontare questa china? Io non vedo che una via: andare a imparare di nuovo, a Barcellona, nella Rurh, a Las Vegas, ciò che noi, da soli, non sappiamo fare.

Quando il Giappone decise di uscire dalla feudalità che lo metteva in pericolo di fronte a nemici moderni, avidi e potenti, la Corte imperiale inviò decine di persone selezionate in Europa e America, a studiare i sistemi giuridici penali, civili e commerciali, le leggi sul lavoro, i procedimenti industriali, i metodi amministrativi. Quando la Turchia volle uscire dalla molle arretratezza putrescente del regime ottomano, studiò e adottò gli ordinamenti, e persino la glottologia, della Germania dei Kaiser.

Quando si è rimasti indietro, bisogna far così. Il federalismo si studia in Svizzera, non sul pratone di Pontida; lo sviluppo, l’urbanistica, le leggi e le istituzioni della civiltà si studiano nei Paesi vicini a noi, e più avanti di noi, dove il potere politico è leale verso i suoi cittadini e la comunità tiene ai suoi giovani.

Ma prima, ci occorre prendere coscienza di questa realtà triste e vergognosa: siamo un Paese che ha preso una vacanza troppo lunga nell’irresponsabilità, nel soggettivismo edonista; che ha scambiato per liberazione questa vacanza fuori dalla religione, dalla natura, dalla civiltà, e infine dal pensiero. Dove istituzioni fatte su misura dai furbi per le loro furbizie, hanno deformato le anime. E il risultato è quel che non vogliamo vedere, ma che ben vedono le agenzie di rating, e i nostri vicini francesi, svizzeri o tedeschi: siamo un pullulare di furbizie, di abilità a campare in questo degrado, di ingegnosità a milioni, che alla fin fine producono lo Scemo Collettivo, la discesa collettiva verso un Sudamerica e un’Africa.




1) Per giunta, quando questi giovani espatriati provano a rientrare, muniti di lingue apprese, di curriculum scientifici internazionali di tutto rispetto e di conoscenze introvabili da noi, trovano le porte sprangate: dai furbi che occupano i posti che meriterebbero loro, che temono la loro eccellenza nel confronto con la loro bassezza. Lo stare all’estero anche nei migliori centri di ricerca mondiale sfavorisce gli espatriati, perchè hanno perduto la rete di conoscenze, raccomandazioni, ammanicamenti che quelli restati si sono fatti.
2) Dopo aver seguito il processo di Perugia per l’omicidio di Meredith Kercker, il britannico Guardian si domanda se dopotutto Berlusconi non abbia ragione quando dice che la magistratura italiana è «malata». Una sentenza che dà un’assoluzione totale dopo una prima sentenza che inferiva 25 anni di galera rivela il vizio centrale della cosca giudiziaria: l’arbitrio, l’abuso di potere. A cui si devono unire, beninteso, l’incompetenza, il pressapochismo, l’abuso di carcerazioni preventive, la distorsione delle procedure per colpire l’avversario politico. La conclusione, scrive il Guardian, è che la giustizia italiana «non dà mai una certezza definitiva». Questa si chiama barbarie. Un altro esempio fra i mille della slealtà dello Stato verso i cittadini, lo cito per i suoi effetti mortiferi sull’economia: lo Stato ritarda i pagamenti ai suoi fornitori privati anche di due anni, mentre allo stesso tempo pretende dai contribuenti (fra cui quegli stessi fornitori) pagamenti immediati delle imposte, senza ritardo nemmeno di un giorno, altrimenti commina multe enormi, sovrattasse e confische di beni immobili e mobili. Per questa ragione, molte aziende sono costrette a chiedere prestiti alle banche solo per pagare l’IVA, nonostante vantino crediti verso lo Stato. Naturalmente, questa slealtà fondamentale giustifica l’evasione fiscale e il sommerso, esattamente come l’arbitrio dei magistrati finisce per dar ragione a Berlusconi, e giustificare le sue furbizie avvocatesche. Non è una malattia, è barbarie.



L'associazione culturale editoriale EFFEDIEFFE, diffida dal copiare su altri siti, blog, forum e mailing list i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright.   


 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità