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«Unitatis redintegratio» o desintegratio?
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Questa domanda, riguardo tale devastante documento conciliare, da molto trova la sua risposta nella vita lacerata della Chiesa e in quella del mondo ormai profondamente scristianizzato.
Qui non intendo andare alla ricerca di statistiche che dimostrino tale immane tragedia mal percepita, ma profondamente presente nella vita spirituale, familiare, sociale e religiosa dell’uomo contemporaneo; intendo, invece, considerare i suoi sintomi velati e le sue cause smarrite.
Infatti, quando di fronte ad un immane massacro planetario lo si imputa solo a cause riscontrabili in certi interessi politici o sociali, storici o anche di tradizioni religiose, si rimane su cause contingenti, mentre l’uomo è mosso, per eccesso o per difetto, da ragioni trascendenti di cui quelle cause sono solo riflesso.
Tutto si misura di fronte alla Verità.
Essa è l’ineludibile riferimento mentale di ogni uomo e delle società.

Riguardo alla Verità si formano, nel bene o nel male, le mentalità che guidano i popoli sia al bene che al male, sia alla guerra che alla pace.
Per non rimanere sull’astratto, vediamo subito un esempio pratico.
In una società dove alla gioventù s’insegna, come scienza, che l’uomo proviene dalla scimmia, anima e corpo, la mentalità generale diviene inevitabilmente animalesca; l’esistenza della stessa anima passa al reparto della letteratura fantastica a uso solo dei thriller cinematografici o della fiction paranormale.
Allora sempre più le salme umane saranno cremate, mentre cresceranno i cimiteri per cani e la devozione per mici.
Un noto scrittore e accademico francese, Emile Faguet, ha voluto classificare queste «matrici» delle mentalità correnti in forma di culto.

Per esempio per la monarchia sarebbe prevalente il culto dell’«onore», mentre quello delle democrazie - nel titolo del libro «Le culte de l’incompétence» -, sarebbe proprio quello dell’incapacità alleato all’irresponsabilità.
Si dovrebbe ricordare che, mentre per la Cristianità il modello era il Cavaliere che rischiava la vita per il bene e la difesa altrui, all’insegna del Sacrificio di Cristo, ora, per il «cristiano adulto» all’insegna del Vaticano II, si può adulterare la Verità per la libera goduria del nuovo mondo unito nel consumismo, edonismo ed ecumenismo.
Quale altra mentalità potrà suscitare questo processo ecumenista per cui la verità è sottoposta alle sue nozioni di libertà e di unità?

Torno all’equazione delle due direzioni, per arrivare all’unico senso logico di unità religiosa: si deve vivere come si pensa e pensare come si crede, altrimenti si crede come si pensa e si pensa come si vive.
Ora, come i modi di vita sono tanti quanti le persone, se saranno questi a modellare il pensiero e le credenze, il numero di esse saranno infiniti e non ci potrà mai essere alcuna unità, se non in utopiche intenzioni del tutto soggettive.
Al contrario, se si vive come si pensa e questo pensiero è centrato nella fede indipendente dalle circostanze, dai luoghi e dai tempi, allora c’è un elemento unitario che porta all’unità universale; che dipende da quanto è oggettivo, uguale per tutti perché trascende le persone.
Non per altro il cattolico crede che il vincolo di quest’unità sia nell’autorità del Vicario di Cristo,
figura unica nel mondo umano.

Adesso pensiamo a chi, in nome di questa stessa autorità propone una «unità» fondata nella
conciliazione di opinioni, a favore o contrarie alla stessa autorità divina del Papato, e in questa Sede ci fosse qualcuno pronto a aggiornarsi alle idee del mondo nuovo che aborrisce la presenza dell’infallibile Autorità divina in terra.
Sì, pensiamo a chi, in nome di questa stessa autorità dichiara il diritto alla libertà riguardo alla «sua» stessa autorità, come rivelazione di Dio!

Ecco la contraddizione d’ordine metafisico da vagliare nei documenti del sommo piano di ambiguità e perfidia che è il Vaticano II, per cui il Papa Pio XI insegna nella sua Enciclica «Mortalium animos» (MA): «I seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il naturalismo e l’ateismo; donde chiaramente consegue che quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio. Ma dove, sotto l’apparenza di bene, si cela più facilmente l’inganno, è quando si tratta di promuovere l’unità fra tutti i cristiani. [...] A tali condizioni è chiaro che la Sede Apostolica non può in nessun modo partecipare alle loro riunioni e che in nessun modo i cattolici possono aderire o prestare aiuto a siffatti tentativi; se ciò facessero, darebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai lontana dall’unica Chiesa di Cristo. Ma potremo Noi tollerare l’iniquissimo tentativo di vedere trascinata a patteggiamenti la verità, la verità divinamente rivelata? Appunto si tratta di difendere la verità rivelata».

Cominciamo per ricordare i molti nomi con cui è da sempre stata definita l’unica Chiesa, nata dal costato del Signore, Verbo di Dio incarnato per compiere la Volontà del Padre: Corpo Mistico di Cristo, Sposa del Signore, Regno di Cristo, Città nell’alto del monte, Tempio santo, Cittadella della Fede, Madre dei viventi, Società dei fedeli.
Molti nomi che definiscono una realtà necessariamente unica: «Comunione per fare la Volontà di Dio».
Istituita per essere l’unica santa custode di tutto quanto concerne la Volontà di Dio, nella Legge e nel Sacrificio di Gesù Cristo, la Chiesa è il Luogo santo dove gli uomini sono uniti dalla Parola e dal Culto dell’Amore di Dio. E la Chiesa una e santa, è cattolica e apostolica per trasmettere universalmente la Fede rivelata da Dio.

Avendo per principio l’Unità in questa Fede, la Chiesa cattolica insegna che è per istituzione divina la sola depositaria dei mezzi di salvezza e sola via di accesso a Dio, perciò non c’è salvezza fuori della Chiesa.
A questo dogma di Fede si contrappongono l’indifferentismo e il pluralismo religioso ecumenista che ora corrompono la divina Unità della Chiesa.
Perciò insegna il Papa Pio XI: «Quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio».
Ubbidienza ai fautori della falsa libertà e unità è complicità con l’errore e il male; non salva, ma perde l’anima.

La natura dell’Unità

Il Magistero pontificio sempre insegnò l’unità voluta da Gesù Cristo per la Chiesa, riflesso di quella divina, del Figlio con il Padre suo.
L’unità della Chiesa è fondata sull’unità personale delle due nature in Cristo in una medesima comunità, rassomigliante a un corpo fisico, consistente nell’unione di tutte le sue membra nella fede che, con le diversità naturali delle sue parti, è unica, una e indivisibile, perché è corpo di un solo capo.
Il Capo della Chiesa è Gesù Cristo, rappresentato da San Pietro e successori, dal quale la Chiesa è inseparabile, per la ragione stessa della sua unità soprannaturale, ragione dell’attaccamento al Papa dei cattolici.

I termini dell’Unità

L’unione di tutte le membra all’unico Capo Gesù Cristo e il legame interiore dell’unico Spirito, principio increato dell’unione, come della carità creata, sotto l’autorità del capo visibile unico e della gerarchia in comunione con lui, forma la «Comunione dei Santi» nella stessa Fede, Speranza e Carità.
Il «Sacrificio redentore», celebrato dalla Chiesa secondo il Volere divino è l’anima e il cuore di questa comunione di Fede.
Dal suo «Culto unico» la Chiesa riceve le forze per compiere la sua missione di salvezza e i suoi fedeli attingono i tesori spirituali dei Sacramenti.

L’Unità della Chiesa è articolo di Fede, segno della divinità della Chiesa, principio della sua forza nel mondo ordinata dall’Amore indefettibile di Dio alla cattolicità della sua salvezza.
E’ perciò sorgente di vera pace per il mondo.
La vera Unità non è, perciò, quella predicata dagli scismatici o dai pancristiani, o neoecumenisti, consistente in un legame invisibile tra comunità divergenti nella fede; un’unità tutta umana.
L’Unità sussiste malgrado le funeste divergenze o discordie interne della Chiesa; anche del peccato mortale: è principio divino; non dipende dagli uomini.
Per appartenere alla Chiesa, non basta esserne divenuti membra col battesimo, bisogna pure non essere da Essa usciti, né esclusi con la scomunica, allontanandosi dalla sua Unità.
I cristiani sono uniti professando la fede in Dio, come Egli si è rivelato e comunicando nella sua ubbidienza.

L’Unità della Chiesa negli insegnamenti Pontifici

Tutto il Magistero papale illustra l’Unità della Chiesa come comunione nella stessa Fede, negli stessi Sacramenti, negli stessi vincoli di carità reciproca, nella sottomissione al Capo della Chiesa, Nostro Signore Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato, per la cui missione,  compiere la Volontà del Padre, la Chiesa esiste.
La chiave dell’Unità nella Chiesa è la Verità rivelata da Dio.
Questa è la Fede, una e unica, che i fedeli chiedono alla Chiesa.
Così come non c’è una fede parziale, non vi è una unione nella fede incompleta, che tendere ancora alla pienezza nella Chiesa.
L’unità umana in materia religiosa non è determinante ma determinata; non ha senso se priva del principio e fine della religione rivelata: l’unica Fede divina.

Bonifacio VIII nella Bolla «Unam Sanctam» (18 novembre 1302) solennemente dichiara: «Per mandato di fede siamo tutti tenuti a credere e professare che vi è una sola Santa Chiesa Cattolica e Apostolica, invocata dallo Sposo nei Cantici (Cantico 6, 8): Una è la colomba mia, la mia perfetta, l’unica della madre sua, l’eletta per la sua genitrice. Fuori di essa non vi è salvezza né perdono dei peccati..., dichiariamo, affermiamo, definiamo e pronunciamo, che sottomettersi al Romano
Pontefice è di necessità per la salvezza di ogni creatura umana» (Dz 469). «La Chiesa cattolica è UNA: Essa non è rotta o divisa».

Leone XII, PA, «La Chiesa è un tutto indivisibile, perché Cristo, con la sua Chiesa, è indiviso e indivisibile». «Per essere cristiano si deve essere romano», Discorso «You have», (8 ottobre 1957) di Pio XII. «Non può avere Dio per padre, chi non ha per madre la Chiesa» (San Cipriano, «De catholicae Ecclesiae unitate», citato da Pio XII).

La dottrina tradizionale dell’ecumenismo è stabilita nell’Instructio de motione oecumenica emanata dal Santo Officio (20 dicembre 1949, in AAS del 31 gennaio 1950), che riprende la Mortalium animos di Pio XI:

1) la Chiesa cattolica possiede la pienezza del Cristo e non deve perfezionarla a opera delle altre confessioni;
2) non si deve perseguire l’unione per via di una progressiva assimilazione delle varie confessioni di fede né mediante un’accomodazione del dogma cattolico ad un altro;
3) l’unica vera unione delle chiese può farsi soltanto col ritorno dei fratelli separati alla vera Chiesa di Dio;
4) i separati che si ricongiungono alla Chiesa cattolica nulla perdono di sostanziale di quanto appartiene alla loro particolare professione, ma anzi lo ritrovano identico in una misura completa e perfetta.

Ora, l’ecumenismo, cioè l’operazione ecumenista dichiarata fine principale del Vaticano II, diviene principio di una nuova Chiesa, svelatasi in dichiarazioni contrarie ai principi cattolici, a quello d’identità e di non contraddizione, ma anche contro il semplice senso comune.

L’idea che l’unità della Chiesa dev’essere ristabilita è contraria alla Fede.
Le società religiose non cattoliche, prima d’essere separate dalla Chiesa e dal Pontefice Romano, sono separate dalla Volontà divina che stabilì la via della Chiesa di Gesù Cristo, e non altre vie, per condurre alla salvezza.

HGe, «Il Corpo mistico di Cristo e la Chiesa cattolica romana sono una sola identica cosa».
CSA: «Unico è l’edificio della Chiesa universale il cui fondamento fu stabilito su la Sede del beato Pietro».
AHG, «L’amatissimo Redentore... istituì e stabilì la Chiesa cattolica, ricomprata con il suo
sangue, quale unica casa del Dio vivente, unico regno dei cieli, l’unica città posta sul monte, l’unico ovile, l’unico corpo animato e vivificato da un unico Spirito, conservato nella coesione e nella con-cordia dall’unità della fede, della speranza, della carità, e dal legame dei sacramenti, del culto e della dottrina».
SC, « ‘Chi avrà mancato in un solo punto, è diventato reo di tutto’ (Gc 2, 10). Colui che, anche su di un solo punto, non assente alle verità da Dio rivelate, ha perduto tutta la fede, poiché ricusa di sottomettersi a Dio».
AIS,: «Il Cristianesimo si attua e si immedesima nella Chiesa cattolica»; Pio XI, disc. ‘Siamo ancora’ (12 maggio 1936): «La Chiesa Cattolica è l’unica conservatrice del vero e genuino Cristianesimo».
SG: ... «sarà del tutto necessario che la vostra comunità cristiana, se vorrà far parte della società che è stata divinamente fondata dal nostro Redentore, sia del tutto sottomessa al Sommo Pontefice, vicario di Gesù Cristo in terra e con Lui strettamente unita...».
MV: «Essendo cosa certissima, per valerCi delle parole dei Padri Tridentini, che la Chiesa - fu istituita da Gesù Cristo e dai suoi Apostoli, e che viene ammaestrata dallo Spirito Santo, il quale di giorno in giorno le suggerisce ogni verità - chiaro apparisce quanto sia cosa assurda ed oltraggiosa alla Chiesa, pretendere come necessaria per provvedere alla sua conservazione ed al suo avanzamento una certa ‘restaurazione e rigenerazione’; quasi che la Chiesa potesse essere
reputata passibile di imperfezione, di obnubilamento, o di altre cose simili. Lo scopo che con ciò si prefiggono i novatori è di gettare le fondamenta di una nuova istituzione umana - e di fare quello che tanto detestava San Cipriano - che la Chiesa, la quale è cosa divina, divenga tutta umana».

La rottura dell’Unità - Cause di separazione

Non si può addurre nessun motivo virtuoso per separarsi dalla Chiesa e, dunque, l’abbandono della vera fede è una colpa.
La scomunica non slega soltanto in foro esterno, ma slega in Cielo, davanti a Dio.
Si rimane separati dalla Chiesa con l’eresia, che può consistere anche nel rifiuto ostinato di credere in una sola verità rivelata con l’apostasia, con lo scisma.
Ci si mette fuori della Chiesa separandosi dal Papa, o dai vescovi uniti al Papa; abbandonando cioè l’Unità nella Fede.

Le società religiose separate dalla Chiesa e dal suo Capo non sono né membra né parti della Chiesa, perché sono visibilmente separate dalla sua Unità.
E’ la condizione delle chiese scismatiche orientali in contraddizione con i loro antenati facenti parte, una volta, della Chiesa.
Tale separazione non può essere attribuita all’arbitrio dei Papi.
Non si può rimanere uniti a Cristo e separati dal Suo Vicario.

Conseguenze del dissidio

La separazione dalla Chiesa romana nuoce solo ai dissidenti, rende sterile la loro azione; li divide tra di loro; li priva dei frutti dei sacramenti che, anche se validi, sono illecitamente amministrati; li distacca da Dio, da Gesù Cristo e dallo Spirito Santo; compromette la salvezza dei separati dalla Chiesa.

Comportamento cattolico verso i separati

Per evitare il grave rischio di cooperare alla separazione, i cattolici non devono:
- minimizzare le divergenze che li separano dagli eretici e scismatici;
- mettersi sotto la loro direzione;
- comunicare con essi nei sacramenti;
- dimenticarsi delle ragioni di essere dei limiti della tolleranza. In una parola mettersi in «comunione» con chi si è separato dalla Comunione della Santa Madre Chiesa.
I cattolici devono includere nella loro carità fraterna i separati dalla Chiesa, privi dei mezzi ordinari per ottenere la salvezza, pregando per il loro ritorno, atteso dal Padre e da tutta la Chiesa.

La vigilanza papale a riguardo dell’unità è nella Costituzione Apostolica «Pastoralis Romani Pontificis» (30 marzo 1741) di Benedetto XIV (1740-1758), considerato vero fondatore della scienza storico-giuridica moderna: «La vigilanza e la sollecitudine pastorale del Romano Pontefice, nel tempo stesso in cui si adopera assiduamente a procurare la pace e la tranquillità in tutte le nazioni cristiane, secondo il dovere del suo ufficio, splendono maggiormente e prima di tutto nel mantenere e conservare l’unità e l’integrità della fede cattolica, senza la quale non è possibile piacere a Dio (Ebrei 11,6). Questo comporta: procurare che i fedeli di Cristo non siano come fanciulli sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina, per i raggiri degli uomini, per le astuzie che rendono seducente l’errore, ma che tutti arrivino all’unità della fede, e alla conoscenza del Figlio di Dio, all’uomo perfetto (Ef 4, 13s.); procurare che essi non si danneggino nella convivenza sociale e fraterna, né si rechino offesa reciproca, ma che piuttosto, congiunti dal vincolo della carità, come membra di un solo corpo, sotto la guida del Capo, Cristo, e del di lui vicario in terra, il Romano Pontefice, successore del beatissimo Pietro, dal quale promana l’Unità di tutta la Chiesa, crescano nella perfezione, e con l’aiuto della grazia divina, godano della quiete della presente vita, in modo da poter poi fruire della beatitudine futura. §2 - Noi scomunichiamo pure ed anatemizziamo tutti i singoli di qualsiasi stato, grado o condizione siano; colpiamo pure d’interdetto le università, i Collegi, i Capitoli, qualunque sia il loro nome: che appellano delle Nostre Ordinanze o Prescrizioni, o da quelle dei Romani Pontefici pro tempore existentium, ad un futuro concilio universale; così pure tutti coloro che avranno aiutato, consigliato o favorito tale appello».

Un appello contro quanto fu stabilito dalla Chiesa in materia di Fede è un rinnegamento della Fede.
Essendo la Chiesa ordinata alla Fede, la sua unità esiste solo nella Fede.
L’idea di chiese cristiane separate nella Fede e dal vero Papa, stabilito da Dio custode della Fede, è una contraddizione nella Fede: è eresia.
Una fede «parziale» non è vera fede, in quanto questa è professione di accettazione di tutte le verità rivelate dall’Autorità divina e affidate all’autorità della Chiesa.
L’idea di «unione» della Chiesa cattolica con le varie «chiese», a scapito della Fede integra e pura, è un inganno, ed una eresia che aggrava altre eresie già condannate.
E la condanna dell’eresia e dello scisma non è condizionata né da un’epoca storica, né da un’autorità umana.
Rimane nel tempo per preservare la purezza e l’integrità della Fede nell’unità della Chiesa.
La condanna di quanto va contro il bene inestimabile per tutti, la Fede, è un’opera di carità.
I falsari modernisti insinuando l’opposto, un diritto all’errore... «ripudiano la vera religione depravandone il concetto e piegano passo passo al naturalismo e all’ateismo... si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio» (MA).

Lo fanno inoltre corrompendo l’uso proprio del perdono censurando implicitamente le sentenze pontificie, per indurre una completa coabitazione religiosa e sociale, che ignora la Legge divina.
La Chiesa ha sempre insegnato che la difesa della Fede è una delle più necessarie opere di carità per tutti i suoi fedeli.
Solo con la stessa fede gli uomini possono giungere a una vera unità, anche sociale.
I capi del Vaticano II pretendono, però, di scusarsi col mondo proprio per le inevitabili condanne della Chiesa nella difesa della Fede.
Si pone perciò la domanda: con il Vaticano II siamo di fronte ad uno di quei «futuri concili» condannati da Benedetto XIV?
E’ quanto il cattolico deve verificare, guardandosi dall’errore di chiederlo, «come fanciulli sballottati e portati da ogni vento di dottrina», proprio a quelli che propongono dottrine deformate, con «astuzie che rendono seducente l’errore».
Verificata la deviazione alla luce della dottrina immutabile della Chiesa, conseguentemente tale «concilio» risulta da essa «ipso facto» anatemizzato.

Dall’unità ordinata a Dio alla «Unitatis redintegratio» (UR)
Il Decreto sull’Ecumenismo del Vaticano II, «Unitatis redintegratio» (21 novembre 1964), si dimostra, dal titolo alla fine, un tentativo per sostituire l’ecumenismo cattolico con un umanitarismo latitudinario che, in contrasto col Magistero, pretende di riunire tutte le religioni.

UR proemio

1a) «Promuovere il ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani è uno dei principali intenti del... Vaticano II. Da Cristo Signore la Chiesa è stata fondata una e unica, eppure molte Comunioni cristiane propongono se stesse agli uomini come la vera eredità di Gesù Cristo; tutti invero asseriscono di essere discepoli del Signore, ma hanno diverse opinioni e camminano per vie diverse, come se Cristo stesso fosse diviso (confronta I Cr 1,13). Tale divisione non solo contraddice apertamente alla volontà di Cristo, ma anche è di scandalo al mondo e danneggia la santissima causa della predicazione del Vangelo ad ogni creatura.
b) Ora, il Signore dei secoli ..., in questi ultimi tempi ha incominciato a effondere con maggiore abbondanza nei Cristiani tra loro separati l’interiore ravvedimento e il desiderio dell’unione.[...] anche tra i nostri fratelli separati è sorto, per grazia dello Spirito Santo, un movimento ogni giorno più ampio per il ristabilimento dell’unità di tutti i Cristiani».

Vi sono qui concetti contrari, sia al Magistero papale, che ha già condannato tale «restaurazione dell’unità» a scapito della Fede, sia alla logica, dato che l’effetto «della divisione» procede dalla sua causa: la deviazione dalla verità evangelica e la sua predicazione.

San Pio X, nel Discorso «Primum vos» (9 novembre 1903), 660 scrive: «Poiché Iddio ‘che doveva riconciliare a sé il mondo in Cristo’ (Cr 5, 19), volle, soprattutto, per mezzo dei romani Pontefici, nella loro qualità di Vicari del Figlio suo, rendere perpetuo il ministero della riconciliazione (Cr 5, 18), il quale per conseguenza deve essere dipendente dalla loro autorità e giudizio. Stimare adunque che vi sia bisogno da parte Nostra di riconciliarCi con qualcuno, sarebbe uno stravolgere, non senza ingiuria e perversità, il Nostro dovere ed ufficio, in virtù del quale dobbiamo dimostrare paterna benevolenza verso tutti».

Pio XI, MA,: «Che se è facile trovare molti acattolici che predicano con belle parole la fraterna comunione in Gesù Cristo, non se ne rinviene pur uno a cui cada in mente di sottomettersi al governo del Vicario di Gesù Cristo o prestare orecchio al suo magistero. E intanto affermano di voler ben volentieri trattare con la Chiesa Romana, ma con eguaglianza di diritti, cioè da pari a pari; né sembra dubbio che, se potessero così trattare, lo farebbero con l’intenzione di giungere a una convenzione la quale permettesse loro di conservare quelle opinioni che li tengono finora fuori dell’unico ovile di Cristo».

«A tali condizioni è chiaro che la Sede Apostolica non può in nessun modo partecipare alle loro riunioni e che in nessun modo possono i cattolici aderire o prestare aiuto a siffatti tentativi. Se ciò facessero, darebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai diversa dall’unica Chiesa di Cristo. Ma potremo Noi tollerare l’iniquissimo tentativo di vedere trascinata a patteggiamenti la verità divinamente rivelata? Ché qui si tratta appunto di difendere la verità rivelata».

Infatti, la gerarchizzazione e l’unità della Chiesa non è ordinata agli uomini, ma alla Verità, che procede dall’Alto e che il Papa solo rappresenta.

La visione della UR è, però, del tutto umana e modernista:

UR «A questo movimento per l’unità, chiamato ecumenico, partecipano quelli che invocano la Trinità e professano la fede in Gesù Signore e Salvatore e non solo singole persone, ma anche riunite in comunità, nelle quali hanno ascoltato il vangelo e che i singoli dicono essere la Chiesa loro e di Dio. Quasi tutti però, anche se in modo diverso, aspirano alla Chiesa di Dio una e visibile, che sia veramente universale e mandata a tutto il mondo, perché il mondo si converta al Vangelo e così si salvi  per la gloria di Dio. c) Perciò questo concilio, mosso dal desiderio di ristabilire l’unità fra tutti i discepoli di Cristo, intende ora proporre a tutti i cattolici gli aiuti, i metodi e i modi, con i quali possano essi stessi rispondere a questa vocazione e grazia divina».
 
MA: «I fautori di questa iniziativa quasi non rifiniscono di citare le parole di Cristo: ‘Che tutti siano una cosa sola... Si farà un solo ovile e un solo pastore’; nel senso però che quelle parole esprimano un desiderio e una preghiera di Gesù Cristo ancora inappagati. Sostengono infatti che l’unità della fede e del governo, nota distintiva della vera e unica Chiesa di Cristo, non sia quasi mai esistita prima d’ora e neppure oggi esista. [...] Dicono che la Chiesa per sé o di natura sua è divisa in parti, ossia consta di moltissime chiese o comunità particolari, le quali separate sinora, pur avendo comuni alcuni punti di dottrina, differiscono tuttavia in altri; [...] Quindi soggiungono, che messe totalmente da parte le controversie e le vecchie differenze di opinioni che sino ai giorni nostri tennero divisa la famiglia cristiana, con le rimanenti dottrine si dovrebbe formare e proporre una norma comune di fede, nella cui professione tutti si possano non solo riconoscere, ma sentire fratelli; che soltanto se uniti da un patto universale, le molte chiese o comunità saranno in grado di resistere validamente e con frutto ai progressi dell’incredulità».

E’ la visione della UR, che continua:

UR 3a) «In questa Chiesa di Dio una e unica, sono sorte fino dai primissimi tempi alcune scissioni condannate con gravi parole dall’Apostolo; ma nei secoli posteriori sono sorti dissensi più ampi, e comunità non piccole si staccarono dalla PIENA comunione della Chiesa cattolica, talora non senza colpa di uomini d’entrambe le parti. Quelli che ora nascono e sono istruiti nella fede di Cristo in tali Comunità, non possono essere accusati di peccato di separazione, e la Chiesa li abbraccia con fraterno rispetto e amore. Quelli infatti che credono in Cristo ed hanno ricevuto debitamente il battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta con la Chiesa cattolica Non v’è dubbio che, per le divergenze che in vario modo esistono tra loro e la Chiesa cattolica, [...] impedimenti non pochi, e talvolta gravi, si oppongono alla PIENA comunione ecclesiastica, al superamento dei quali tende appunto il movimento ecumenico. Nondimeno, giustificati nel battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo, e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani, e dai figli della Chiesa sono giustamente riconosciuti quali fratelli nel Signore».

CQ: «Attaccatevi a Noi; perché per essere nella Chiesa di Cristo, bisogna essere uniti al suo capo visibile».
MV, 164: «A torto alcuni di coloro che non sono uniti alla cattedra di Pietro si lusingano di essere a posto dicendo di essere anche loro rigenerati nell’acqua di salute. A costoro risponderebbe Sant’ Agostino: Anche il sarmento reciso dalla vite ha la stessa forma; ma che gli giova questa forma, se non vive della radice?» (Psalm. contra part. Donati).
SC, 553: «Membra separate e disperse non possono riunirsi ad un solo capo per formare insieme un corpo».
RP, 768: «E’ infatti nell’unità della Fede che splende la principale nota della verità della Chiesa».
SC, 555: «La Chiesa di Cristo è unica e perpetua; chiunque se ne separa devia dalla volontà e dall’ordine di Cristo Signore nostro e, abbandonata la via della salute, corre alla rovina. ‘Chiunque, dice San Cipriano, si separa dalla vera Chiesa per unirsi ad una adultera, dipartissi dalle promesse fatte alla Chiesa. Chi abbandona la Chiesa di Cristo non perverrà al premio di Cristo... Chi non mantiene questa unità non osserva la legge di Dio, non conserva la fede del Padre e del Figlio, non conseguisse la vita e la salute’. (De cath. Eccl. unitate, 6)».
SC, Dice San Cipriano: «Quando Gesù Cristo Signore nostro, nel suo Vangelo disse essere suoi nemici quei che non sono con lui, non additò qualche eresia, ma mostrò essere suoi avversari coloro che non sono interamente con Lui e che, non raccogliendo con Lui, disperdono il gregge, dicendo: ‘Chi non è con me è contro di me, chi non raccoglie con me, disperde» (Epist. 66 ad Magn., n.1).
MC: «Tra i membri della Chiesa bisogna annoverare esclusivamente quelli che ricevettero il lavacro della rigenerazione e, professando la vera fede, non si separarono da se stessi, disgraziatamente, dalla compagine di questo corpo, e non ne furono separati dalla legittima autorità per gravissime colpe commesse».

Il testo conciliare passa dal concetto di Chiesa come unica «Arca divina» fuori della quale non c’è salvezza, ad uno di schieramento «ecumenico» di quelle sette eretiche e scismatiche, sempre ritenute dalla Chiesa cattolica mezzi alla deriva.
E ciò viene fatto assimilando tali mezzi, a volte indirizzati ad un generico bene sociale, alla Chiesa, depositaria della fede soprannaturale che salva per mezzo della Grazia.
Per questa ragione la UR dovrà per forza riconoscere anche una diffusione della Grazia fuori della Chiesa:

UR, 3b) «Tra gli elementi o beni, dal complesso dei quali la stessa Chiesa è edificata e vivificata, alcuni, anzi parecchi e segnalati, possono trovarsi fuori dai confini visibili della Chiesa cattolica, come la Parola di Dio scritta, la vita della grazia, la fede, la speranza e la carità, e altri doni interiori dello Spirito Santo ed elementi visibili: ‘tutte queste cose, le quali provengono da Cristo e a Lui conducono, giustamente appartengono all’unica Chiesa di Cristo. c) Anche non poche azioni sacre della religione cristiana vengono compiute dai fratelli da noi separati, e queste in vari modi, secondo la diversa condizione di ciascuna chiesa o comunità, possono senza dubbio produrre realmente la vita della grazia, e si devono dire atte ad aprire l’ingresso nella comunione della salvezza».
d) «Perciò le stesse Chiese e Comunità separate, quantunque crediamo che abbiano delle carenze, nel mistero della salvezza non sono affatto spoglie di significato e di peso. Poiché lo Spirito di Cristo non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza, il cui valore deriva dalla PIENEZZA della grazia e della verità, che è stata affidata alla Chiesa cattolica».

DF: «Bisogna inoltre credere, con fede divina e cattolica, tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio scritta o tramandata, e che viene dalla Chiesa proposto da credersi come divinamente rivelato, sia con un giudizio solenne sia con il magistero ordinario e universale» (Dz 1792). 342: «Poiché alla sola Chiesa cattolica appartengono tutte quelle cose così copiose e così ammirabili, che sono state divinamente disposte per la evidente credibilità della Fede» (Dz 1793).

MA: «In quest’unica Chiesa di Cristo nessuno si trova, come nessuno persevera senza riconoscere e accettare con l’ubbidienza la suprema autorità di Pietro e dei suoi legittimi successori. [...] che se, come dicono, desiderano unirsi con Noi e con i nostri, perché non si affrettano a ritornare alla Chiesa ‘madre e maestra di tutti i seguaci di Cristo’? Ascoltino Lattanzio: ‘Soltanto... la Chiesa cattolica è quella che ritiene il vero culto. Questa è la fonte della verità, questa il domicilio della fede, questa il tempio di Dio, nel quale se alcuno non entrerà, o se alcuno da esso uscirà, resta lontano dalla speranza di vita e di salute. E non conviene che altri cerchi d’ingannare se stesso con dispute pertinaci. Qui si tratta della vita e della salute: alla quale se non si provvede con diligente cautela, verrà meno e si estinguerà (Divine institutiones, 4,30)».

L’atto di fede soprannaturale è suscitato dalla Grazia e implica la razionale adesione alla verità della Rivelazione insegnata dalla Chiesa cattolica.
E’ la fede in Dio rivelante, che ha istituito la sua Chiesa come unico ovile di salvezza, che rende il suo Magistero inconfondibile con altre idee «religiose» d’origine umana.
Solo esso provvede all’unica interpretazione infallibile dei misteri divini.

Ma la UR riduce tale condizione assoluta e piena col termine «generale»:

UR, 3e) «Solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è lo strumento generale della salvezza, si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salute. In realtà al solo Collegio apostolico con a capo Pietro, crediamo che il Signore ha affidato tutti i
tesori della Nuova Alleanza, per costituire l’unico Corpo di Cristo sulla terra, al quale bisogna che siano pienamente incorporati tutti quelli che già in qualche modo appartengono al Popolo di Dio.
Il quale popolo, quantunque, finché dura la sua terrestre peregrinazione, rimanga nei suoi membri esposto a peccato, cresce tuttavia in Cristo ed è soavemente condotto da Dio secondo i suoi arcani disegni, fino a che raggiunga tutta la pienezza della gloria eterna nella celeste Gerusalemme».

Il pancristianesimo, condannato dalla MA, è proprio il senso in cui vanno intese le abbondanti ambiguità dei termini di questi testi conciliari e ancora più nelle loro traduzioni: - cattolica usato più come aggettivo che come nome della Chiesa di Cristo; - strumento generale, anziché imprescindibile della salvezza; - «pienezza» di mezzi, che lascia intendere la possibilità di mezzi «parziali»; - solo Collegio apostolico con a capo Pietro... il Signore ha affidato... per costituire... : pare trattarsi dell’atto costitutivo della Chiesa più che della fede custodita dai vescovi cattolici con a capo il Successore di Pietro; - pienamente incorporati: insinua la possibilità dell’incorporazione «percentuale» alla Chiesa; - già in qualche modo appartengono...: un’appartenenza parziale ed indefinita.
Insomma, questo - «Popolo di Dio peregrinante» può crescere in pienezza di numero..., non di fede?
Sembra incredibile, ma la risposta viene senza veli dalla «Tertio millennio adveniente» (10 novembre 94) di Giovanni Paolo II in cui si usa il termine «incontri pancristiani ... con i cristiani di altre Confessioni e tradizioni, nonché di grata apertura (ad altre religioni)».
Tale «lettera» va perciò anche oltre il senso condannato dal Papa Pio XI.

EM: « - Dio parlò a Pietro: cioè ad uno solo per fondare su quel solo l’unità - (San Paciano); a Pietro - la degnazione diede grande e mirabile partecipazione alla sua potenza e se volle che gli altri Principi avessero qualcosa da lei, non mai se non per mezzo di Pietro fece agli altri le sue concessioni - (San Leone). Di conseguenza da questa Apostolica Sede, dove il beato Pietro ‘vive, comanda, e sta sopra tutti coloro che ricercano la verità della fede (San Pietro Crisologo) si diffondono su tutti i diritti della venerabile comunione’ (Concilio di Aquileia); e ‘alle Chiese sparse in tutto il mondo è noto’ che questa medesima Sede ‘è come il Capo delle loro membra, e che chiunque si separa da essa diviene estraneo alla religione cristiana, avendo cessato di far parte della sua strut-tura’ (San Bonifacio I)».

Un modo subdolo ma inequivocabile di scindere la vera Chiesa consiste nel considerarla una in mezzo ad altre.
Quest’idea pluralistica implica una molteplicità di rivelazioni, una generalità di interpretazioni religiose, in una parola: l’impossibilità di esprimere le verità che Dio ha rivelato di Sé senza il ricorso ad un «dialogo sincero» tra gli uomini.
E ciò fa prevalere una vaga religiosità umana, che pretende unire nell’indifferenza.
Ma questo è proprio il senso opposto da quello seguito dalla Chiesa nella sua missione magistrale, di natura teandrica; determinata dalla Verità, unica e inconfondibile, ricevuta da Dio, e non da segni che gli uomini discutono e deducono secondo i «bisogni dei tempi», per convenire a pregare insieme, come vorrebbe la UR.
 
UR, 4a) «Siccome oggi, per impulso della grazia dello Spirito Santo, in più parti del mondo con la preghiera, la parola e l’opera si fanno molti sforzi per avvicinarsi a quella pienezza di unità, che Gesù Cristo vuole, questo concilio esorta tutti i fedeli cattolici perché, riconoscendo i segni dei tempi, partecipino con slancio all’opera ecumenica. b) Per ‘movimento ecumenico’ si intendono le attività e le iniziative che, a seconda dei vari bisogni della Chiesa e opportunità dei tempi, sono
suscitate e ordinate a promuovere l’unità dei cristiani, come sono: in primo luogo tutti gli sforzi per eliminare parole, giudizi e opere che non rispecchiano con equità e verità la condizione dei fratelli separati e perciò rendono più difficili le mutue relazioni con essi; poi, in congressi che tengono con intento e spirito religioso tra Cristiani di diverse Chiese o comunità, il dialogo... [fa che] tutti acquistano una cognizione più vera e una più equa estimazione della dottrina e della vita di
entrambe le comunioni, inoltre quelle Comunioni conseguono una più ampia collaborazione in qualsiasi dovere richiesto da ogni coscienza cristiana per il bene comune e, se talora si può, convengono a pregare insieme [per] l’opera di rinnovamento e di riforma».

SC: «E’ dunque indispensabile, per un lato, che sia costante e immutabile l’ufficio di insegnare quanto Gesù Cristo insegnò; e per altro, che sia parimenti costante ed immutabile il dovere di ricevere e di professare tutta la dottrina così insegnata». 567: Da tali precetti ammaestrata la Chiesa, memore del suo ufficio, non si è mai, con ogni zelo e sforzo, tanto affaticata come nel tutelare in ogni sua parte l’integrità della fede. Quindi ritenne come ribelli e allontanò da sé quanti non la pensavano come lei su di un punto qualunque della sua dottrina [...] - Niente vi può essere di più pericoloso di questi eretici, i quali, mentre ritengono quasi tutta la dottrina giusta, con una sola parola, come con una stilla di veleno, infettano la pura e schietta fede ricevuta dalla divina e poi apostolica tradizione (San Cipriano, Epist. 66)».

QApM, 653: «Accogliete queste parole come il Nostro ultimo ammonimento e scolpitevene tutti nella mente: non vi è salvezza se non nella Chiesa, e lo strumento di salvezza più efficace e perpetuo è da ricercarsi, per divino comando, nel pontificato romano».
Infatti l’integrità e pienezza sono attributi divini della Parola che salva.
Il Magistero pontificio la interpreta secondo i trascendenti princìpi divini e non secondo contingenti «bisogni» umani, idea propria del modernismo (San Pio X); la sua perpetuità è nota di origine divina.

4c) ... «per questa via (ecumenistica), a poco a poco, superati gli ostacoli frapposti alla perfetta comunione ecclesiastica, tutti i cristiani si riuniscano nella celebrazione dell’Eucarestia in quella unità di una sola ed unica Chiesa, che Cristo fin dall’inizio donò alla sua Chiesa, e che crediamo sussistere, senza possibilità d’essere perduta, nella Chiesa cattolica, e speriamo che crescerà ogni giorno di più, fino alla fine dei secoli.
4f) Perciò tutti i Cattolici devono tendere alla perfezione cristiana e sforzarsi, ognuno secondo la sua condizione, perché la Chiesa, portando nel suo corpo l’umiltà e la mortificazione di Cristo, vada di giorno in giorno purificandosi e rinnovandosi, fino a che Cristo se la faccia comparire innanzi risplendente di gloria, senza macchia né ruga».

«E’ pertanto la Prima Sede dell’Apostolo Pietro, della Chiesa Romana, ed è ‘senza macchia, senza ruga o altra cosa siffatta» (Ef  5, 27)... (Dz 163).

DF: «Poiché alla sola Chiesa cattolica appartengono tutte quelle cose così copiose e così ammirabili, che sono state divinamente disposte per la evidente credibilità della fede cristiana. Anzi, la Chiesa in se stessa, cioè per la sua ammirabile propagazione, esimia santità e inesausta fecondità in tutti i beni, per l’unità cattolica, l’invitta stabilità, è un grande e perenne motivo di credibilità, e testimonio irrefragabile della sua divina missione» (Dz 1794).

SC: «La sola fede non basta a raggiungere la salvezza, ‘ma si richiede anche la pietà e la religione, che consiste specialmente nel Sacrificio divino e nella partecipazione ai Sacramenti; e inoltre la santità delle leggi e della disciplina. Tutte queste cose deve avere la Chiesa, perché essa deve perpetuare l’ufficio del Salvatore fino alla fine dei secoli. Essa sola dà ai mortali quella religione perfetta, che Egli volle in lei incorporata, e lei sola somministra quelle cose che, secondo l’ordine della Provvidenza, sono gli strumenti necessari della salvezza».

ExQ: «Le proposizioni ‘per proporre un sistema di unione ibrida’ che mette a tacere le differenze dottrinali sul Primato della Chiesa Romana ‘sono da Noi riprovate come false, temerarie, contrarie alla Fede cattolica,...’ ».

MA: «Ritornino dunque al Padre comune; e questi, dimenticando le ingiurie già scagliate contro la Sede Apostolica, li riceverà con tutto l’affetto del cuore. Che se, come dicono, desiderano unirsi  con Noi e con i nostri, perché non si affrettano a ritornare alla Chiesa ‘madre e maestra di tutti i seguaci di Cristo’ »? Ora, la UR usa qui una nozione di «unità» che «sussiste» e si spera «cresca» col tempo; è relativizzare un concetto che naturalmente non può essere applicato né alla condizione di madre e maestra, né alla Fede.
Potrebbe essere li «la Sede dell’Apostolo Pietro, della Chiesa Romana, la Prima, senza macchia, né ruga o cosa simile» (Ef 5,27)... (Dz 163)?
Perché dovrebbe qualcuno tornare ad un ente in fase di «purificazione e rinnovamento»?

La UR aggiunge a ciò che sono i cattolici a dover guardare fuori della Chiesa:

UR, 4h) «D’altra parte è necessario che i Cattolici con gioia riconoscano e stimino i valori veramente cristiani, promananti dal comune patrimonio, che si trovano presso i fratelli da noi separati. Riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere virtuose nella vita degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo, e talora sino all’effusione del sangue, è cosa giusta... i) Né si deve scordare che quanto dalla grazia dello Spirito Santo viene fatto nei fratelli separati, può pure contribuire alla nostra edificazione. Tutto ciò che è veramente cristiano, mai è contrario ai veri benefici della fede, anzi può sempre far sì che lo stesso mistero di Cristo e della Chiesa sia raggiunto più perfettamente. j) le divisioni dei Cristiani impediscono che la Chiesa attui la pienezza della cattolicità a lei propria in quei figli, che sono bensì uniti col battesimo, ma sono disgiunti dalla piena comunione con lei».
 
Eppure il Simbolo di fede é: Credo nell’unica Chiesa. «Ora se esaminiamo i fatti costateremo che Gesù non ha ideato e istituito la sua Chiesa in modo che abbracciasse più comunità simili per alcuni tratti generali, ma distinte e non collegate tra di esse con quei vincoli, che formano una sola indivisibile Chiesa...». 

SC: «E Sant’ Ilario dice - Cristo che sta nella barca per insegnare ci fa capire che coloro i quali sono fuori della Chiesa non possono capire la parola di Dio. Poiché la barca raffigura la Chiesa, nella quale solamente il Verbo di vita risiede e si fa capire, e coloro che sono fuori, e che fuori rimangono, sono sterili ed inutili come la sabbia del lido, e non possono comprendere il Verbo».

Papa Pelagio II nella Lett.2 «Dilectionis vestrae»: «Non possono restare con Dio quelli che non hanno voluto rimanere nell’unità nella Chiesa di Dio. Anche se ardessero nelle fiamme, o fossero posti su tizzoni ardenti; anche se morissero gettati alle belve, non sarà quella la corona della fede, ma il castigo della perfidia, né potrà considerarsi morte gloriosa, ma fine disperata... il peccato di scisma è peggiore del sacrificare [agli idoli]» (Dz 247).

Per una fede fondata sull’unione umana non c’è peccato di scisma contro la Chiesa di Dio trasmissibile alle generazioni successive.
C’è solo la colpa d’intolleranza che porta alla disunione tra gli uomini, di cui si deve chiedere perdono.

Ora, il vero Romano Pontefice ha potere di governo sulla Chiesa sparsa per tutto il mondo e ha la pienezza di questa suprema potestà; ordinaria e immediata sia su tutte le Chiese, insieme o singolarmente, sia su tutti i pastori e fedeli, insieme o singolarmente.
L’appello al dialogo ecumenista del Vaticano II presuppone o la negazione di questa verità di fede, o che i pastori dispongano di potere per cambiare la Teologia della Chiesa; si fonda, in un caso o nell’altro, sull’eresia e può solo condurre all’apostasia e allo scisma.
Sant’Ireneo: «Confessano le Scritture, ma pervertono la loro intelligenza».

Vero scisma e vera rottura con la Chiesa è promuovere la falsa unità ecumenista, che rompe l’unità nella Fede rivelata.
E il chiaro risultato di questa UR, Unitatis redintegratio del perfido Vaticano II, è a vista di tutti, è un fatto storico: è la «desintegratio» della Cattolicità.
Finché i cattolici non si uniranno per testimoniare quest’opera satanica nel seno della stessa Chiesa, come potranno ricorrere all’aiuto di Dio?

Conclusione

L’«iniziativa e l’azione ecumenista» proposta dal Vaticano II, divergendo dal magistero papale, non sono consone alla sempre professata fede cattolica.
Non si comprende quali principi le regolino.
La Chiesa ha sempre predicato che gli uomini, avendo ricevuto col battesimo la grazia della fede e dell’appartenenza al Corpo Mistico di Cristo, devono tendere alla perfezione cristiana, e mai che la Chiesa stessa debba tendere a una purificazione e pienezza perché «peccatrice» e imperfetta nei suoi figli.
Tali dottrine, contraddicendo, anche se in modo mascherato, quanto i Papi hanno sempre insegnato, rappresentano un appello implicito ad un concilio contro giudizi magistrali precedenti, il che è condannato dalla Chiesa.
Ciò viene aggravato sia dall’inganno usato, sia dalla gravità dell’offesa che consiste nel sostituire all’ecumenismo cattolico una falsa ecumene umanitarista che parifica le religioni per ottenere una «pace universale» per il «nuovo ordine mondiale».
Questa perversione religiosa che cerca l’unione in una fede umana non può salvare né portare a nessuna pace, molto meno tendere alla pace cristiana fondata nella verità.

La giustificazione di errori ed eresie secondo lo spirito del Vaticano II si dimostra una tattica strisciante che promuove un’unità neutralizzante l’autorità della Chiesa nella difesa della purezza e l'integrità della Fede.
Si dovrebbe concludere allora che, mentre per la Cristianità suscita una mentalità rispettosa della verità, il modello di «cristiano adulto» del Vaticano II è quello di unione nella tolleranza per adulterare la verità, se questa mentalità potrà suscitare il processo ecumenista per cui la verità è sottoposta alla libertà e di unità?

I falsari modernisti insinuando questo e il diritto all’errore... «ripudiano la vera religione depravandone il concetto e piegano passo passo al naturalismo e all’ateismo... si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio (MA).
Lo fanno per indurre un’ampia coabitazione religiosa e sociale, che ignora la Legge divina.
La Chiesa insegna, invece, che la difesa della Fede è necessaria opera di carità per tutti i suoi fedeli.
Solo la stessa fede è il  termine per cui gli uomini possono giungere a una vera unità, anche sociale.
Perciò la testimonianza per ottenere la condanna di quella mentalità contraria al bene inestimabile della Fede, promossa dal Vaticano II, è la più necessaria e urgente opera di carità in questo momento storico.

La scomunica vera non slega soltanto in foro esterno, ma slega in Cielo, davanti a Dio.
Si rimane separati dalla Chiesa con l’eresia, che può consistere anche nel rifiuto ostinato di credere in una sola verità rivelata, con l’apostasia, con lo scisma, ma attenzione, anche con la complicità con quanti deformano la Fede vda posizioni d’autorità.
Perciò insegna il Papa Pio XI: «Quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio».
Si ricordi: ubbidienza ai fautori della falsa libertà e unità è complicità con l’errore e il male; non salva, ma perde l’anima.

Ci si mette fuori della Chiesa separandosi dalla Sede del Papa, riconoscibile perché da essa si predica, insieme ai vescovi, l’unica Verità  trasmessa dall’inizio; separandosi da Essa, si è fuori dalla vera Unità nella Fede e inutile è la scusa di averlo fatto per seguire e ubbidire a dei superiori togati.
Ciò è l’ultima trappola diabolica per la perdizione di molte anime e la confusione terminale del mondo.

Nota: la presente analisi parziale del documento UR del Vaticano II è fatta in base al Magistero pontificio pubblicato insieme specialmente nella collezione «Insegnamenti pontifici», Edizioni Paoline, ormai introvabile.
I numeri del testo corrispondono ai due volumi sulla Chiesa.

Arai Daniele



Abbreviazioni di alcuni documenti magisteriali negati dal Vaticano II:

AB = Enciclica Ad Beatissimi (1 novembre 1914), Benedetto XV
AHG = Enciclica Amantissimus (8 aprile 1862), Pio IX
AIS = Enciclica Annum ingressi sumus (15 marzo 1902), Leone XIII
AJE = Lettera Anno jam exeunte (7 marzo 1917), Benedetto XV
AN = Enciclica Adeo nota (1791), Pio VI
CQ = Enciclica Caritas quae (13 aprile 1791), Pio VI
CSA = Enciclica Cum summi apostolatus (12 dicembre 1768), Clemente XIV
DF = Costizione Apostolica Dei Filius (24 aprile 1870), Pio IX  Concilio Vaticano I
DI = Enciclica Diuturnum illud (29 giugno 1881), Leone XIII
DIM = Enciclica Divine illius Magistri (31 dicembre 1929), Pio XI
DR = Enciclica Divini Redemptoris (1937), Pio XI
EML = Enciclica Etsi Multa (21 novembre 1873), Pio IX
ExQ = Lettera Ex Quo, nono labente (26 novembre 1910), San Pio X
FD = Enciclica Fidei Donum (21 aprile 1957), Pio XII
GC = Enciclica Graves de Communi (18 gennaio 1991), Leone XIII
HG = Enciclica Humanum Genus (20 aprile 1884), Leone XIII
HGe = Enciclica Humani generis (12 agosto 1950), Pio XII
ID = Lettera Apostolica Ineffabilis Deus (8 dicembre 1854), Pio IX
Lamentabili = Decreto (3 luglio 1907), San Pio X
Lb = Enciclica Libertas (20 giugno 1888), Leone XIII
MA = Enciclica Mortalium Animos (6 gennaio 1928), Pio XI
MC = Enciclica Mystici Corporis Christi (29 giugno 1943), Pio XII
MD = Enciclica Mediator Dei (20 novembre 1947), Pio XII
MV = Enciclica Mirari vos (15 agosto 1832), Gregorio XVI
Nab = Enciclica Non abbiamo bisogno (29 giugno 1931), Pio XI
NChA = Lettera Notre charge apostolique (25 agosto 1910), San Pio X
NN = Enciclica Noscitis et Nobiscum (8 dicembre 1849), Pio IX
PA = Esortazione Pastoris aeterni (2 luglio 1826), Leone XII
PAe = Costituzione Apostolica Pastor aeternus (18 luglio 1870), Pio IX
Pascendi = Enciclica Pascendi Dominici Gregis (8 settembre 1907), San Pio X
PD = Enciclica Providentissimus Deus (18 novembre 1893), Leone XIII
PG = Epistula Apostolica Praeclara gratulationis (20 giugno 1894), Leo XIII
PM = Costituzione Apostolica Pia Mater (5 aprile 1747), Benedetto XIV
QA = Enciclica Quadragesimo Anno (15 maggio 1931), Pio XI
QApM = Discorso Quod haec Apostolici (20 febbraio 1903), Leone XIII
QC = Enciclica Quanta cura (8 dicembre 1864) Pio IX
QPr = Enciclica Quas Primas (11 dicembre 1925), Pio XI
Qc = Lettera Apostolica Quanto conficiamur (17 agosto 1863), Pio IX
QP = Enciclica Qui pluribus (9 novembre 1846), Pio IX
RN = Enciclica Rerum Novarum (16 maggio 1891), Leone XIII
RP = Lettera Apostolica Romanorum Pontificium (25 febbario 1916), Benedetto XV
SC = Enciclica Satis cognitum (29 giugno 1896), Leone XIII
SG = Enciclica Ad Sinorum gentem (7 ottobre 1954), Pio XII
SP = Enciclica Spiritus Paraclitus (15 settembre 1920), Benedetto XV
SPs = Enciclica Summi Pontificatus (20 ottobre 1939), Pio XII
SQu = Allocuzione Singulari quadem (24 settembre 1912), Pio IX
SSP = Enciclica Super soliditate petrae (28 novembre 1786), Pio VI
Syllabus = Elenco di errori (insieme a QC, 8/12/1864), Pio IX
TB = Lettera Testem benevolentiae (22 gennaio 1899), Leone XIII
UP = Enciclica Ubi primum (5 maggio 1824), Leone XII


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