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Discorso di Putin alla cerimonia di apertura del World Economic Forum di Davos
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Il mondo sta affrontando la prima crisi economica veramente globale

Svizzera, 28 Gennaio 2009

Gentili colleghi, signore, signori, buonasera.

Vorrei ringraziare gli organizzatori del forum di avermi dato questa opportunità di condividere con voi i miei pensieri e le mie opinioni sullo sviluppo economico globale, e di discutere i nostri progetti e le nostre proposte.

Oggi il mondo sta affrontando la prima crisi economica veramente globale, che sta continuando a svilupparsi a ritmi mai visti prima.

La situazione attuale viene spesso confrontata con la Grande Depressione dei tardi anni '20 e dei primi anni '30. E' vero, ci sono delle somiglianze. Tuttavia, ci sono anche delle differenze sostanziali. In questi tempi di globalizzazione, la crisi avuto effetto su tutti. Indipendentemente dai loro sistemi politici o economici, tutte le nazioni si sono ritrovate sulla stessa barca.

C'è un certo concetto, detto la "tempesta perfetta", che denota una situazione nella quale le forze della Natura convergono tutte in un punto dell'oceano, e aumentano il loro potenziale distruttivo, moltiplicandolo. Sembra proprio che la crisi dei nostri giorni ricordi una "tempesta perfetta" di questo genere.

Le persone responsabili e bene informate devono prepararsi ad essa. Tuttavia, il suo modo di manifestarsi è sempre violento e inaspettato.

E la situazione attuale non fa eccezione. Anche se la crisi stava semplicemente aleggiando nell'aria, la maggioranza ha lottato per avere la sua parte della torta, fosse un solo dollaro o un miliardo, rifiutandosi di vedere l'onda lunga che avanzava.

Negli ultimi mesi, praticamente ogni discorso che è stato fatto su questo tema è iniziato con una critica verso gli Stati Uniti. Tuttavia, io non farò niente del genere.

Mi limiterò a ricordarvi che appena un anno fa i delegati americani che parlarono da questo podio, enfatizzarono la fondamentale stabilità dell'economia americana, e le sue radiose prospettive. Oggi, le banche di investimento, l'orgoglio di Wall Street, hanno praticamente cessato di esistere. In soli 12 mesi hanno riportato perdite superiori a tutti i profitti fatti nei 25 anni precedenti. Questo esempio da solo riflette la situazione reale meglio di qualunque critica.

È venuta l'ora di scelte illuminate. Dobbiamo, con calma e senza compiacimento, determinare le cause primarie di questa situazione e cercare di intravedere il futuro. 

Secondo noi, la crisi è stata causata da una combinazione di diversi fattori.

Il sistema finanziario esistente è fallito. Ha contribuito alla crisi un sistema scadente di regole, che non ha saputo prestare attenzione a rischi terribili. Si aggiungano le colossali disparità che si sono andate accumulando nel corso degli ultimi anni. Questo riguarda in primo luogo la sproporzione tra la scala di grandezza delle operazioni finanziarie e quella del valore effettivo dei beni, e in secondo luogo anche quella tra l'aumentato peso dei debiti internazionali e le fonti reali di garanzia.

L'intero sistema di crescita economica, nel quale una regione del mondo stampa denaro senza sosta e consuma ricchezze materiali, mentre un'altra produce beni a basso costo e risparmia denaro stampato da altri governi, ha subìto un'importante battuta d'arresto.

Vorrei anche aggiungere che questo sistema ha lasciato intere regioni, compresa l'Europa, alla periferia dei processi economici globali, e ha impedito loro di adottare delle decisioni chiave in campo economico e finanziario. Inoltre, la prosperità che ne è derivata è stata distribuita in modo estremamente diseguale tra le classi sociali di certi paesi, tra cui alcuni molto avanzati. E questo discorso vale anche per il divario tra paesi e regioni. Ancora oggi, una larga parte della popolazione mondiale non può permettersi un'abitazione confortevole, un'educazione e un servizio sanitario di buona qualità. Anche il tentativo globale di recupero intrapreso negli ultimi anni non è riuscito a cambiare radicalmente questa situazione. E infine, questa crisi è stata causata dalle aspettative eccessive. Gli appetiti finanziari su una domanda in continua crescita si sono gonfiati in modo ingiustificabile. La competizione tra gli indici di borsa e le capitalizzazioni ha iniziato a mettere in ombra la crescita della produttività del lavoro e l'efficienza reale delle imprese.

Sfortunatamente, le aspettative eccessive non sono state un tratto distintivo della sola comunità finanziaria. Hanno dato il via a degli standard di consumo personali in continua crescita, principalmente da parte del mondo industriale. Bisogna che ammettiamo apertamente che una crescita del genere non era sostenuta da un potenziale reale. Tutto questo è corrisposto a una ricchezza che non è stata guadagnata: un prestito che dovrà essere pagato dalla generazioni future.

Questa piramide di aspettative prima o poi sarebbe crollata, E in effetti, è proprio quello che sta succedendo davanti ai nostri occhi.

Stimati colleghi,

Devo dire con dolore che in questi tempi di crisi si sarebbe tentati di prendere delle decisioni semplici e popolari. Tuttavia, se ci limitassimo a curare solo i sintomi della malattia, potremmo trovarci davanti a delle complicazioni assai maggiori.

Naturalmente, tutti i governi nazionali e i dirigenti economici devono prendere decisioni risolute. Tuttavia, è importante evitare di prendere decisioni che rimpiangeremo nel futuro, persino in circostanze di forza maggiore.

È per questo che vorrei per prima cosa parlarvi delle specifiche misure che dovrebbero essere evitate, e che non verranno implementate dalla Russia. Non dobbiamo tornare indietro all'isolazionismo e a un egoismo economico senza freni. Durante il summit del G20 del Novembre 2008, i leader delle più grandi economie del mondo si sono trovati d'accordo nel non creare barriere che impediscano il commercio globale e il flusso di capitali. La Russia condivide questi principi. Anche se un certo protezionismo aggiuntivo sarà inevitabile durante la crisi, tutti noi dobbiamo dimostrare un senso delle proporzioni.
L'interventismo eccessivo nell'attività economica e la fede cieca nell'onnipotenza dello Stato sono altri possibili errori. E' vero, l'aumentato ruolo dello Stato in tempi di crisi è una reazione naurale ai rallentamenti del mercato. Invece di snellire i meccanismi di mercato, alcuni sono tentati di ampliare al massimo livello possibile l'intervento statale in economia. La concentrazione di beni e capitali in surplus nelle mani dello stato è un aspetto negativo delle misure anti-crisi, presente praticamente in ogni nazione. Nel 20mo secolo, l'Unione Societica rese assoluto il ruolo dello Stato. A lungo andare, questo rese l'economia sovietica totalmente non competitiva. Questa lezione ci è costata cara. Sono sicuro che nessuno vuole vederla ripetersi. Ma non dobbiamo neanche chiudere gli occhi sul fatto che negli ultimi mesi lo spirito della libera impresa, compreso il principio della responsabilità personale per le decisioni prese dagli uomini di affari, gli investitori e gli azionisti, è stato minato. Non c'è ragione di credere che possiamo ottenere risultati migliori passando la responsabilità nelle mani dello Stato. E ancora: le misure anti-crisi non dovrebbero ampliarsi fino a diventare populismo finanziario e rifiuto di mettere in atto politiche macroeconomiche responsabili. La crescita ingiustificata del disavanzo e l'accumulo di debito pubblico sono pratiche altrettanto distruttive delle operazioni di borsa spericolate.


Signore e signori,

Purtroppo finora non abbiamo saputo comprendere la vera scala della crisi in corso. Eppure una cosa è chiara: la grandezza e la scala della recessione dipenderà in gran parte da misure specifiche, ad alta precisione, che dovranno essere promulgate dai governi e dalle comunità finanziarie sulla base dei nostri sforzi coordinati e professionali. Secondo noi, bisogna per prima cosa fare ammenda del passato e mettere le carte in tavola, per così dire. Questo significa che bisogna valutare la situazione reale e mettere per iscritto tutti i debiti che non possono essere onorati e i capitali "cattivi". È vero, questo sarà un processo estremamente doloroso e spiacevole. Non c'è da pensare che tutti accettino misure simili, molti saranno spaventati per le loro capitalizzazioni, i loro bonus, e la loro reputazione. Tuttavia, se non mettiamo i nostri conti in ordine, "conserveremmo" e prolungheremmo la crisi. Credo che le autorità finanziarie debbano individuare il giusto meccanismo che consenta di annullare i debiti che oggi corrispondono ai bisogni. Secondo, oltre a mettere in ordine i conti, credo sia ora di liberarsi dalla moneta virtuale, dai resoconti gonfiati, e dalle dubbie agenzie di rating. Non dobbiamo alimentare nessuna illusione nel momento in cui si fa una valutazione dello stato dell'economia globale e della situazione reale delle imprese, anche se tali valutazioni vengono fatte da analisti e revisori di primo piano.

In effetti, la nostra proposta implica che la riforma dei sistemi di revisione, di contabilità e di valutazione sia basata su una inversione del concetto fondamentale di risorsa. In altre parole, la valutazione di ogni singola attività commerciale deve essere basata sulla sua capacità di generare valore aggiunto, piuttosto che su idee soggettive. Secondo noi, l'economia del futuro deve diventare un'economia di valori reali. Come fare a arrivare a questo, non è così chiaro. Riflettiamoci insieme.

Terzo. Un'eccessiva dipendenza da una sola valuta di riserva è pericolosa per l'economia globale. Di conseguenza, sarebbe sensato incoraggiare un processo oggettivo che crei diverse valute pregiate forti, nel futuro. E' giunto il momento di avviare una discussione dettagliata su quali metodi facilitino un passaggio fluido e irreversibile al nuovo modello.

Quarto. Gran parte delle nazioni convertono le loro riserve internazionali in valuta estera e quindi devono essere convinte che essa sia affidabile. Chi emette riserve e conti in valuta estera è oggettivamente interessato al loro utilizzo in altri stati. Questo mette in luce gli interessi reciproci e l'interdipendenza. Di conseguenza, è importante che chi emette in valuta di riserva implementi politiche monetarie più aperte. Inoltre, queste nazioni devono impegnarsi a rispettare regole internazionalmente riconosciute di disciplina macroeconomica e finanziaria. Secondo noi, questa non è una pretesa eccessiva. Allo stesso tempo, il sistema finanziario globale non è l'unico elemento che ha bisogno di riforme. Stiamo affrontando una gamma di problemi molto più vasta. Questo significa che un sistema basato sulla cooperazione tra diversi centri principali deve sostituire il concetto obsoleto di mondo unipolare. Dobbiamo rafforzare il sistema degli organi di controllo internazionali, basato sulla legge internazionale e su un sistema di accordi multilaterali, per prevenire il caos e l'imprevedibilità in un mondo multipolare. Pertanto, è molto importante che riconsideriamo il ruolo delle principali organizzazioni e istituzioni internazionali.

Sono convinto che possiamo costruire un sistema economico globale più equo e efficiente. Ma nell'incontro di oggi è impossibile stilare un piano dettagliato.

Tuttavia, è chiaro che ad ogni nazione deve essere garantito l'accesso alle risorse vitali, alle nuove tecnologie, a alle sorgenti di sviluppo. Quello di cui abbiamo bisogno sono garanzie che possano minimizzare i rischi di crisi ricorrenti. E naturalmente, dobbiamo continuare a discutere di tutti questi problemi, anche nell'incontro del G20 a Londra, che si terrà ad Aprile.

Le nostre decisioni dovrebbero corrispondere alla situazione corrente, e prestare attenzione alle esigenze di un nuovo mondo successivo alla crisi.

L'economia globale potrebbe dover affrontare l'ovvia carenza di risorse energetiche e la minaccia di un futuro dalla crescita contrastata, mentre si cerca di superare la crisi. Tre anni fa, al summit del G8, sollevammo la questione della sicurezza energetica globale. Chiedemmo con forza la condivisione di responsabilità tra fornitori, consumatori e paesi di transito. Crediamo sia giunto il momento di avviare dei meccanismi realmente efficaci che assicurino una tale responsabilità.

L'unico modo per assicurare realmente la sicurezza energetica globale è dare forma all'interdipendenza, che comprende lo scambio di beni, senza alcuna discriminazione o doppio standard. E' questa interdipendenza che genera la vera responsabilità reciproca.

Sfortunatamente, l'Energy Charter Treaty attualmente esistente non è riuscito a diventare uno strumento funzionante, capace di regolare i problemi emergenti.

Propongo di iniziare la stesura di una nuova cornice legale internazionale per la sicurezza energetica. L'attuazione della nostra iniziativa potrebbe svolgere un ruolo politico comparabile al trattato che creò la Comunità europea del carbone e dell'acciaio. Ciò significa che i produttori e i consumatori sarebbero finalmente legati da un'unica vera alleanza per l'energia basata su fondamenti legali chiari e definiti.

Ognuno di noi si rende conto che le fluttuazioni repentine e imprevedibili dei prezzi energetici sono un colossale fattore di destabilizzazione nell'economia globale. La caduta rovinosa dei prezzi di oggi condurrà a una crescita nel consumo di risorse.

Da un lato, gli investimenti sul risparmio energetico e sulle fonti alternative di energia saranno tagliati. Dall'altro, verrà investito meno denaro nella produzione di petrolio, e questo causerà un'inevitabile contrazione. Tutto ciò, alla fine, si aggraverà fino a un altro scoppio incontrollato di crescita dei prezzi e una nuova crisi.

È necessario tornare a un prezzo bilanciato, basato sull'equilibrio tra domanda e offerta, per scorporare dalla determinazione del prezzo l'elemento speculativo generato dai tanti strumenti finanziari derivativi.

Garantire il transito delle risorse energetiche rimane una sfida. Ci sono due modi di affrontarla, e devono essere usati entrambi. Il primo è rivedere i principi di mercato generalmente riconosciuti che fissano le tariffe sui servizi di transito. Questi principi possono essere registrati su documenti legali internazionali. Il secondo è sviluppare e diversificare i percorsi di trasporto energetici. Abbiamo lavorato molto e a lungo secondo questi criteri. Solo negli ultimi anni, abbiamo implementato progetti simili per i gasdotti Yamal-Europa e Blue Stream. L'esperienza ha dimostrato la loro urgenza e importanza. Sono convinto che progetti come il South Stream e il North Stream siano altrettanto richiesti per la sicurezza energetica dell'Europa. La loro capacità totale è stimata intorno agli 85 miliardi di metri cubi all'anno. Gazprom, insieme ai suoi partner, Shell, Mitsui e Mitsubishi, avvierà presto impianti per la liquefazione e il trasporto di gas naturale prodotto nell'area di Sakhalin. E anche questo è il contributo della Russia alla sicurezza energetica globale. Stiamo sviluppando l'infrastruttura dei nostri oleodotti. La prima sezione del Baltic Pipeline System (BPS) è già stata completata. Essa fornisce fino a 75 milioni di tonnellate di petrolio all'anno, direttamente ai consumatori, tramite i nostri porti dul Mare Baltico. I rischi di transito, in questo modo, sono completamente eliminati. Stiamo attualmente lavorando per progettare e costruire la seconda sezione, il cui volume di produzione è di 50 milioni di tonnellate di petrolio all'anno. Abbiamo intenzione di costruire infastrutture di trasporto in ogni direzione. La prima fase del sistema di oleodotti tra la Siberia orientale e l'Oceano Pacifico è giunta al termine. Il suo punto terminale sarà un nuovo porto petrolifero nella Baia di Kozmina, e una raffineria localizzata nell'area di Vladivostok. Nel futuro, un gasdotto verrà posto a fianco all'oleodotto, verso il Pacifico e la Cina. Mentre mi rivolgo a voi oggi, non posso non citare gli effetti che la crisi globale ha avuto sull'econimia russa. Siamo stati seriamente colpiti anche noi.

Tuttavia, a differenza di tanti altri paesi, abbiamo accumulato vaste riserve, che ampliano le nostre possibilità di attraversare con fiducia il periodo di instabilità globale.

La crisi ha reso più evidenti i problemi che avevamo, e che riguardano l'enfasi eccessiva sulle materie prime nelle esportazioni e nell'economia in generale, e un mercato finanziario debole. La necessità di sviluppare tutta una serie di istituzioni di mercato fondamentali, soprattutto di un ambiente competitivo, è divenuta più acuta.

Eravamo consapevoli di questi problemi e cercavamo di risolverli in modo graduale. La crisi ci sta solo facendo muovere con più decisione verso le priorità stabilite, senza cambiare la strategia stessa, che è quella di effettuare un rinnovamento qualitativo della Russia nei prossimi 10 o 12 anni.

La nostra politica anti crisi ha come scopo il sostegno della domanda interna, la fornitura di garanzie sociali alla popolazione, e la creazione di nuovi posti di lavoro. Come molti altri paesi, abbiamo ridotto le tasse di produzione, lasciando denaro all'economia. Abbiamo ottimizzato le spese statali.

Ma, lo ripeto, oltre a queste misure di prima risposta, stiamo lavorando anche per creare una piattaforma per lo sviluppo post-crisi.

Siamo convinti che coloro che creeranno condizioni attraenti per gli investimenti globali già da oggi, e che saranno in grado di preservare e rafforzare le fonti di energia strategicamente significative, diventeranno i leader del ristabilimento dell'economia globale.

È per questo che tra le nostre priorità abbiamo la creazione di un ambiente economico favorevole e lo sviluppo della competizione; la costituzione si uno stabile sistema di prestiti basato su sufficienti risorse interne; l'implementazione di diversi progetti di trasporto e di altre infrastrutture.

La Russia è già uno dei maggiori esportatori di tutta una serie di derrate alimentari. E il nostro contributo per assicurare la sicurezza alimentare globale potrà solo aumentare.

Stiamo anche sviluppando attivamente i settori innovativi dell'economia. Principalmente, qualli nei quali la Russia detiene un vantaggio competitivo - lo spazio, l'energia nucleare, l'aviazione. In queste aree, stiamo già attivamente stabilendo dei legami di cooperazione con altri paesi. Un'area promettente per unire gli sforzi potrebbe essere la sfera del risparimio energetico.

Consideriamo un più alto grado di efficienza energetica un fattore chiave per la sicurezza energetica e lo sviluppo futuro.

Continueremo le riforme nella nostra industria energetica. L'adozione di un nuovo sistema interno di definizione dei prezzi, basato su tariffe economicamente giustificate .

Questo è importante, anche per incoraggiare il risparmio energetico. Continueremo la nostra politica di apertura agli investimenti esteri.

Credo che l'economia del 21mo secolo sa un economia di persone e non di fabbriche. Il fattore intellettuale è divenuto sempre più importante nell'economia. È per questo che stiamo pensando di studiare il modo per dare alle persone maggiori opportunità di realizzare il loro potenziale.

Siamo già una nazione altamente istruita. Ma c'è bisogno che i cittadini russi ottengano un'educazione aggiornata  e della massima qualità, e sviluppino le capacità professionali che sono largamente richieste nel mondo di oggi. Perciò saremo attivi e propositivi nel promuovere programmi educativi nelle specialità più avanzate.

Espanderemo i programmi di scambio tra studenti, organizzeremo stage e aggiornamenti per i nostri studenti presso le principali università e college internazionali, e con le aziende più all'avanguardia. Creeremo condizioni tali che i migliori ricercatori e professori - indipendentemente dalla loro cittadinanza - vorranno venire a lavorare in Russia.

La storia ha dato alla Russia una opportunità unica. Gli eventi richiedono con urgenza che riorganizziamo la nostra economia e che aggiorniamo la nostra sfera sociale. Non abbiamo intenzione di lasciar passare invano questa opportunità. Il nostro paese dovrà uscire dalla crisi rinnovato, più forte e più competitivo.

A parte, mi piacerebbe fare un commento su alcuni problemi che vanno aldilà dell'agenda puramente economica, me che sono tuttavia molto attuali, nella situazione di oggi. Sfortunatamente, sentiamo sempre più spesso l'argomento che l'aumento delle spese militari potrebbe risolvere i problemi economici e sociali di oggi. La logica che sta alla base di questo ragionamento è abbastanza semplice. Stanziamenti aggiuntivi alle spese militari creano nuovi posti di lavoro. A prima vista, questo sembra un buon modo per combattere la crisi e la disoccupazione. Questa politica potrebbe perfino essere piuttosto efficace nel breve termine. Ma nel lungo termine, la militarizzazione non risolverà il problema; piuttosto lo soffocherà temporaneamente. Quello che farà sarà estorcere dall'economia immani risorse finanziarie e non solo, anzichè trovare per esse un utilizzo migliore e più saggio.

E' mia convinzione che una riduzione ragionevole delle spese militari, soprattutto se accompagnata dall'aumento della stabilità e della sicurezza globale, comporterà certamente vantaggi economici significativi.Mi auguro che alla fine questo punto di vista prevalga ovunque. Da parte nostra, siamo orientati a lavorare intensamente per discutere ulteriori disarmi.

Vorrei anche portare la vostra attenzione sul fatto che la crisi economica potrebbe aggravare le tendenze negative in atto nella politica globale. Il mondo si è recentemente trovato di fronte a ondate di violenza e ad altre azioni aggressive senza precedenti, come l'avventurosa sortita della Georgia nel Caucaso, i recenti attacchi terroristici in India, e l'escalation di violenza nella Striscia di Gaza. Anche se apparentemente non collegati tra di loro, questi sviluppi hanno tuttavia delle caratteristiche comuni.

Prima di tutto, mi riferisco alla incapacità delle organizzazioni internazionali esistenti di fornire una soluzione costruttiva di qualche genere ai conflitti regionali, o una proposta efficace per gli accordi tra etnie e stati. I meccanismi politici multilaterali si sono dimostrati inefficaci quanto i sistemi di controllo economici e finanziari globali. Parlando con franchezza, sappiamo tutti che provocare instabilità militare e politica, causare conflitti regionali e di altro tipo, è un mezzo utile a distrarre il pubblico dai crescenti problemi sociali e economici. Tentativi del genere non possono essere esclusi, purtroppo.

Per impedire questo scenario, c'è bisogno di migliorare il sistema delle relazioni internazionali, e renderlo più efficace, sicuro, e stabile. Nell'agenda globale ci sono molte importanti questioni in cui la maggior parte dei paesi hanno interessi in comune. Tra queste, le politiche anti crisi, gli sforzi congiunti per riformare le istituzioni finanziarie internazionali, per migliorare i meccanismi normativi, garantire la sicurezza energetica, e attenuare la crisi globale degli alimenti, che oggi è una questione estremamente urgente.

La Russia è disposta a dare il suo contributo per affrontare le questioni che hanno priorità internazionale. Ci aspettiamo che tutti i nostri partner in Europa, Asia e America, compresa la nuova amministrazione USA, mostrino interesse a cooperare ulterioriormente in modo costruttivo per gestire tutti questi problemi, e altri ancora. Auguriamo il successo alla nuova squadra.

Signore e signori,

La comunità internazionale sta affrontando una gran quantità di problemi estremamante complicati, che talvolta potrebbero apparire indomabili. Ma, come dice il proverbio, un viaggio di mille miglia comincia con un singolo passo. Dobbiamo trovare un punto di appoggio nei valori morali che hanno assicurato il progresso della nostra civiltà. L'integrità, il lavoro duro, la responsabilità, e la fiducia in sè stessi alla fine ci condurranno al successo. Non dobbiamo disperare. Questa crisi può e deve essere combattuta, anche mettendo in comune le nostre risorse intellettuali, morali e materiali.

Questo tipo di unione di sforzi è impossibile senza la fiducia reciproca, non solo tra gli operatori economici, ma prncipalmente tra le nazioni.

Perciò, trovare questa fiducia reciproca è l'obiettivo chiave sul quale adesso dovremmo concentrarci.

La fiducia e la solidarietà sono la chiave per superare i problemi di oggi, per evitare ulteriori shock, e per raggiungere la prosperità e il benessere in questo nuovo secolo.

Grazie.

Vladimir Putin
   

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Stefano Brizzi

Fonte >  Russia Today

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