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Il Regno del Terrore ed il Racket dell’Olocausto (prima parte)
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Saprete ormai da tempo che c’è già abbastanza malvagità in giro, ma qualcosa di immensamente malvagio sta strisciando nel mondo di cui io devo ancora parlarvi. Sono spinto a ciò da una recente affermazione di Richard Prasquier, un cardiologo francese, presidente del Consiglio dei Rappresentanti dell’Ebraismo Francese (CRIF). Prasquier ha dichiarato: “Oggi riaffermiamo fortemente che negare la Shoah non è un’opinione ma un crimine.”

Shoah è la parola ebraica per *olocausto*. L’occasione per questa affermazione da parte di Prasquier è stato l’incontro del leader ebraici mondiali con i rappresentanti del Vaticano a proposito del vescovo cattolico Richard Williamson, attualmente accusato di “antisemitismo”.

Williamson ha affermato che non c’erano camere a gas nei campi di concentramento nazisti e che non più di 300.000 persone vi morirono, e non la cifra ufficiale di sei milioni.

Questo sembra significare che l’unica maniera per evitare la possibilità che questo consesso vi denunci è non soltanto affermare l’*olocausto*, ma anche affermare la cifra ufficiale. Gli esperti ci dicono che esistono tre tipi di “negazione dell’*olocausto*”. Alcuni, pochi in verità, dicono che non c’è mai stata una cosa chiamata *olocausto*. Altri dicono che alcuni ebrei morirono, non come vittime di un piano ma bensì di tifo ed altre malattie.

Un terzo tipo di “negatori” dice che, sì, c’è stato un *olocausto*, ma che il numero delle vittime ebree non è neppur lontanamente prossimo a sei milioni. E ciascuno di questi tipi di “negazione dell’*olocausto*” suscita altrettanta furia ebrea. Perché? Non perdiamo tempo sul primo tipo: ha pochi sostenitori. Sì, sono fra noi, ma di fronte all’Everest dell’evidenza di tale orrore – tutte quelle braccia con i numeri tatuati – solo un imbecille o uno psicotico nazista potrebbe sostenere questa posizione.
Sono quelli che affermano che gli ebrei governano il mondo e sono alla base di ogni male; e che ogni fellone, da Clinton ai due Bush al Lupo Cattivo, sono ebrei. Non credo che persone simili siano una minaccia. La loro malattia è solo lievemente contagiosa, ma secondo me è anche incurabile. Invece di opporsi alla cospirazione per il governo mondiale costoro costruiscono genealogie: non si sa mai chi potrebbe essere kasher.

Adesso, che dire di coloro che contestano il numero di ebrei uccisi? Nel nostro sistema giuridico si può mandare alla camera a gas un americano per aver ucciso una persona, una sola, un solo essere umano. Se si uccide una donna incinta si può essere giustiziati per duplice omicidio. Cos’, se paragono l’uccisione di 300.000 persone con quella di sei milioni di persone, io non riesco a vedere una differenza morale. Vedo delle statistiche. Certo, le statistiche sono importanti, perché c’è sempre bisogno di sapere cosa è accaduto. La colpa però è la stessa. I mostri che hanno ucciso 300.000 persone non sono meno colpevoli.

Ma la furia ebrea di cui ho parlato prima ha scatenato molto rancore. Dopo più di mezzo secolo di arringhe molte persone non sanno che la maggior parte delle vittime dei campi di concentramento non erano ebrei. Molti erano cattolici, altri erano cittadini dei paesi invasi. I nostri media di stampo comunista ci hanno imposto una visione mortalmente alterata.

Indubbiamente l’infinita successione di libri, film, articoli di riviste, conferenze, mostre, etc. etc. hanno l’effetto calcolato di mantenere l’*olocausto* in primo piano, come se non fosse terminato con la sconfitta della Germania di Hitler, o come se potesse erompere di nuovo, in qualunque momento, se appena ci rilassiamo. La ragione è ovvia: quella che il Dr. Norman Finkelstein (i cui genitori sono dei sopravvissuti all’*olocausto*) chiama “il racket dell’*olocausto*” dà immensi profitti, esattamente come il racket delle corse. E’ ovvio che i beneficiari non vi rinunceranno volontariamente.

Ma, ancora, alla base di queste mie osservazioni c’è l’affermazione di Prasquier che la negazione dell’*olocausto* sia “non un’opinione ma un crimine”. Rifletteteci un po’ sopra: è veramente roba da restare senza fiato. Secondo Prasquier, chi rifiuta di sottoscrivere l’obbligatoria linea statistica – chi sostiene una visione differente di un evento che ormai appartiene alla storia, avvenuto qualcosa come 65 anni fa – è un criminale e dovrebbe essere messo in galera.

Dove sono ora tutti quei discepoli di Voltaire, che non sono d’accordo con quello che uno dice ma che combatteranno fino alla morte per il suo diritto di dirlo?
Non mi risulta che abbiano sussurrato la benché minima protesta.
E quanto è credibile la posizione di qualcuno se ha bisogno di gettare la gente in galera per dimostrarla?

Non sto esagerando. In tutto il mondo i “negatori dell’*olocausto*” sono stati imprigionati per anni. L’ultimo è Horst Mahler, condannato recentemente, in Germania, a sei anni di prigione per “volksverhetzung” (istigazione razziale). Mahler afferma che “l’*olocausto* è la più grande bugia nella storia del mondo”. Afferma anche che ogni tedesco dovrebbe “assestare un colpo mortale alla religione dell’*olocausto* come martiri per la verità”.

Il reportage da Monaco che sto leggendo adesso dice che Mahler è stato riconosciuto colpevole di altri “crimini di pensiero” (eccolo qua, lo “psico-reato” dell’orwelliano “1984”, n.d.t.). Un altro caso giudiziario ancora pendente a suo carico aumenterebbe la sua condanna a dodici anni, probabilmente una sentenza a vita dato che ha ormai 73 anni. E’ accusato di ripetuta diffusione delle sue vedute su Internet – proprio così, “ripetuta” (più di una volta) – come pure di aver distribuito filmati revisionisti ed anche un CD ed un libro (nota bene: un libro), da parte di Germar Rudolf, attualmente anch’egli in una prigione tedesca per “negazione dell’*olocausto*”.

Invero Horst è anche più “scapestrato” di quanto si possa pensare. Nel 1970 fu uno dei fondatori della Rote Armee Faction, cioè la banda Baader-Meinhof, un gruppo terroristico comunista estremamente violento, collegato ai rivoluzionari palestinesi alla polizia segreta della Germania Est, la famigerata STASI. La banda di Horst portò a termine rapimenti ed assassini, uccise 34 persone e ne ferì centinaia; è probabile che sia questa la ragione per cui ha scontato dieci anni di galera.

Incidentalmente potete qui notare la naturale affinità fra comunismo e nazional-socialismo; naturalmente era proprio “der Fuhrer” che affermava che il nazional-socialismo era fondamentalmente marxista. Quindi Mahler, tutto sommato, non è semplicemente un altro imbecille. E’ una vecchia porcheria, abbastanza stupido da farne uno strudel; ma non è questo il male di cui parlo. Horst è ormai decrepito, troppo sputtanato per essere pericoloso.

Il male è la politica ufficiale della Germania che consente di mandare in galera per dissenso pubblico verso la dottrina ufficiale dell’*olocausto*. Tenete presente che non stiamo parlando di uomini che vi abbiano avuto parte: persino i più fanatici membri del racket dell’*olocausto* non li accusano di ciò. Horst, per esempio, aveva 9 anni alla fine della seconda guerra mondiale. A questo punto avrete capito dove voglio arrivare.

(Fine della prima parte)

Alan Stang

Tradotto da Arrigo de Angeli per EFFEDIEFFE.com


Fonte >
  Republic Broadcasting | 05 Marzo


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