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Intervista a don Fortunato di Noto che denuncia da anni alla polizia oltre 600 siti per pedofili al mese
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Eppure tutti hanno dimenticato il documento del Partito Radicale che nel 1998 voleva depenalizzare la pedofilia...

«Questi sacerdoti che si sono macchiati del gravissimo reato di pedofilia hanno reso vergogna a se stessi e alla Chiesa tutta». Non prova a giustificare, don Fortunato Di Noto, parroco in Sicilia, da vent’anni 'cacciatore' di pedofili e sostegno per le vittime con la sua associazione Meter. «Qualcuno ha provato a minimizzare, ha parlato di 'scivoloni' o di 'debolezze': no, sono fatti gravissimi. Chi ha sbagliato deve prendersi le sue responsabilità e pagare, prima di tutto davanti a Dio e alla propria coscienza, poi davanti alla giustizia, ai bambini e alle loro famiglie, ma infine anche davanti alla Chiesa, che ­non dimentichiamolo - è parte lesa».

Lo si dimentica spesso, invece: la Chiesa, l’istituzione che nel Dna porta scritta la difesa dei più piccoli e dei fragili, fondata sui severi dettami d’amore di Gesù ( Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina..., Matteo 18,6), «è preoccupata del danno ai bambini, prima che ai preti - sottolinea don Di Noto - , ovviamente a maggior ragione quando l’abuso avviene da parte di un sacerdote. Il concetto che oggi si fatica a far passare è proprio questo: la Chiesa sta rispondendo con energia non per il fatto che esistono i sacerdoti pedofili, ma perché ha sempre lottato per proteggere l’infanzia e in generale i bisognosi».

Quando il reato avviene al suo interno, dunque, la ferita sanguina più copiosa. Facile immaginare, ad esempio, quanto una comunità parrocchiale soffra quando il suo parroco viene accusato di un crimine così orrendo, nel caso risulti davvero colpevole.

«Per questo non chiedo sconti, anzi, penso che, come ha detto il Papa, i vescovi debbano essere fermissimi nel portare alla luce con verità e coraggio questi casi e reagire con decisione nella loro azione pastorale ­continua Di Noto - , però pretendo che lo stesso sforzo, urgentissimo e necessario, riguardi tutto l’orrore della pedofilia, non solo la minima percentuale che coinvolge i preti ». Invece quale Stato ha fatto altrettanto e con la forza del Papa? Quale altra confessione religiosa? Tenuto conto che in Italia si registrano circa 21mila casi di pedofilia ogni anno e che nell’ultimo decennio i casi di abusi da parte di preti italiani sono un centinaio, è chiaro che la piaga è dilagante altrove.

Premesso che per la Chiesa anche un solo prete colpevole è un abisso di sconforto e grida giustizia, lo strazio delle vittime non guarda da dove venga l’abuso: sarebbe ora che la tolleranza zero imposta con forza straordinaria dal Papa trovasse pari vigore nelle istituzioni laiche e nei governi. «Ogni mese Meter denuncia alle procure italiane e straniere in media seicento siti che, alla luce del sole, svendono un vero inferno senza che nessuno faccia niente - dice don Di Noto - . Vi si vedono adulti che stuprano e seviziano a volto scoperto anche neonati, persino padri che violentano le proprie figlie. Abbiamo chiesto che vengano ufficialmente divulgati i volti degli aguzzini con la scritta 'wanted', ma nessuno si muove». E i media?

Nessuno scandalo, nemmeno una 'breve' sui giornali, come se dei bambini in realtà non interessasse poi tanto. Quello che interessa è l’abusatore, sempre che sia prete. Anche se, da recenti approfondimenti basati sui fatti, nel grande gorgo della pedofilia mondiale i religiosi sarebbero responsabili al 3%. L’altro 97% è 'derubricato', non si ne parla affatto. «È grave perché quando nella lotta alla pedofilia subentra una lotta ideologica, la prima è sconfitta. E meno male che è venuto fuori questo scandalo tra noi preti ­sorride Di Noto - così chi fino a oggi legittimava la pedofilia come un diritto ora invece grida a gran voce...». Non occorre andare lontano, basta sfogliare i giornali di dieci anni fa per leggere ad esempio che 'in uno Stato di diritto essere pedofili o sostenerne la legittimità non può essere considerato reato' e la pedofilia è solo 'una preferenza sessuale' (1998, documento del Partito Radicale contro la legge 269). O per ritrovare politici e intellettuali di spicco, oggi giustamente severissimi, ma che pochi anni or sono parlavano della pedofilia come del 'diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti'.

E a proposito di leggi, «aspettiamo ancora la ratifica delle norme che puniscono l’istigazione e l’apologia della violenza sui bambini », ricorda Di Noto. C’è una proposta di legge firmata da 160 deputati bipartisan che giace dimenticata, così come la Convenzione di Lanzarote, che chiede pene più aspre: «Nell’attesa la Polizia delle Comunicazioni ha già le indagini impacchettate ma non può agire».

Lucia Bellaspiga

Fonte >
  Avvenire



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