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L'allarme della Corte dei Conti "Debiti dei Comuni alle stelle"
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Il “federalismo” è già cominciato

ROMA
- Allarme della Corte dei Conti per l'indebitamento degli enti locali. "Il ricorso dell'indebitamento è in forte crescita, specie nei Comuni" avverte la magistratura contabile precisando che il debito finanziario dei Comuni supera i 62 miliardi. Aumenta inoltre il numero di amministrazioni locali che presentano "squilibri economico finanziari", dice ancora la Corte dei Conti, precisando che il debito finanziario "cresce limitatamente rispetto al precedente esercizio. Più spinta è la crescita del debito delle Province che raggiunge quasi 11,5 miliardi". Gli enti in disavanzo nel 2008 sono di numero crescente (da 63 a 82 enti) rispetto agli esercizi precedenti e "l'ammontare del disavanzo complessivo aumenta di oltre il 20% - si legge nella relazione -. La situazione non appare nel complesso incoraggiante, risultando in aumento gli enti interessati e le situazioni di alcuni di essi appaiono allarmanti".

Il debito per i cittadini. Ammonta a 1.300 euro a testa il debito che grava sulla testa dei cittadini per gli impegni contratti da Comuni e Province. Dai dati della Corte dei Conti emerge che il debito finanziario dei Comuni, che nel 2008 viene stimato in 62,202 miliardi (+0,55% sul 2007), "grava sulla popolazione residente per quasi 1.100 euro pro-capite ed incide sul Pil per il 3,97%" dice la magistratura contabile precisando che il debito finanziario delle Province pesa invece per 200 euro a testa e rappresenta lo 0,75% del Pil. "Considerate, in termini a-tecnici, le entrate correnti quali una sorta di prodotto interno lordo dell'ente, l'incidenza media del debito per i Comuni è di oltre il 120% e per le Province del 113,57%" si legge ancora nella relazione.

Rallenta aumento di spesa. "Le spese complessive (al netto di una operazione contabile tra Stato e Regioni) sono cresciute nell'anno dello 0,8% (contro il 7% dell'esercizio 2008) - spiegano i magistrati contabili -. Le spese correnti permangono in crescita (+2,6%), ma con una dinamica più contenuta rispetto al biennio precedente. Nell'ambito della spesa corrente la maggior crescita si registra nella spesa per consumi intermedi (+4,7), mentre diminuisce la spesa per interessi. Diminuisce la spesa in conto capitale, con una flessione di poco meno del 10% per il venir meno di alcune poste straordinarie. Le entrate regionali (anch'esse al netto della regolazione contabile Stato-Regioni) aumentano del 2,3%, ma il risultato è in gran parte riconducibile al significativo aumento dei trasferimenti, poiché le altre voci di entrata sono, invece, in decremento rispetto al 2008". Sono 12, infine, stando ai dati della Corte dei Conti, le Regioni a statuto ordinario che hanno rispettato i limiti del patto di stabilità: "Una sola Regione, la Puglia, non ha rispettato il patto nei due saldi, 2 regioni, la Campania e il Molise non hanno rispettato i limiti del saldo di cassa. Tutte le Regioni a Statuto speciale hanno rispettato i limiti del patto di stabilità, tranne la Sicilia con riguardo al saldo di cassa".

Sanità pubblica voce che incide di più. "La sanità pubblica è il settore che incide maggiormente sulla finanza regionale assorbendo circa il 73% delle risorse. La dinamica di crescita della spesa corrente per il Servizio Sanitario Nazionale che nel periodo 2000-2005 è risultata molto spinta, subisce un rallentamento nel 2009 (+0,4%) - proseguono i magistrati contabili -. Il patto per la salute prevede misure di contenimento della spesa per il personale e per l'assistenza ospedaliera, anche attraverso il ridimensionamento della rete ospedaliera. Nel 2009 il rapporto tra i costi complessivi del SSN e il Pil si è attestato al 7,2%, mantenendo il trend di crescita degli ultimi quattro anni. Gli incrementi dei costi sono superiori a quelli dei ricavi, per cui continuano a registrarsi disavanzi che si concentrano nell'area Centro Sud".

In 20 anni 442 enti in dissesto finanziario. Tra il 1989 e il 1 aprile 2010 sono 442 gli enti locali che hanno dichiarato il dissesto finanziario. La magistratura contabile evidenzia tuttavia che il maggior numero di dichiarazioni di dissesto è avvenuto proprio a ridosso degli anni dell'entrata in vigore della relativa legge (1989) mentre dal 1998 non si sono mai avuti più di 5 dissesti l'anno. Negli oltre 20 anni presi in considerazioni il numero nettamente preponderante di dissesti finanziari si è avuto un Calabria e Campania, con un totale di 127 e 113 dissesti in 22 anni. Nella Campania sono inclusi i dissesti di una provincia e di alcuni comuni. Nel 2010, fino ad aprile, erano 2 gli enti in dissesto nel Lazio, uno in Molise uno in Campania.

Al primo aprile 2010 sono 24 gli enti in dissesto per i quali non è stato ancora presentato un piano di estinzione delle passività.

Fonte >  La Repubblica




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