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L'invenzione del guerriero
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IL CASO. Il film «Barbarossa» si vende come pellicola storica; in realtà gli esperti hanno smentito da tempo l'esistenza di Alberto da Giussano

Uno: Alberto da Giussano non è mai esistito. Due: il «giuramento di Pontida» probabilmente pure. Adesso che nelle sale d’Italia imperversa (pare comunque con successo inferiore alle aspettative) il kolossal di Renzo Martinelli Barbarossa, chi glielo dice alla Lega Nord che il film sul quale ha puntato per far risalire le sue radici sino al Medioevo è in realtà un polpettone che non rispetta affatto la storia? Eppure è così, praticamente tutti gli studiosi sono d’accordo; e davvero non si sa dove Federico Rossi di Marignano (consulente storico della pellicola) abbia – sono parole del regista – «trovato traccia del carroccio, oltre che naturalmente di un certo Alberto da Giuxano». Beh, forse Martinelli doveva scegliersi meglio il supporto scientifico (il settantenne Rossi di Marignano, del quale in concomitanza col film è uscito anche un libro sullo stesso argomento, risulta laureato in economia, diplomato in pittura e licenziato in scienze religiose: tutto fuorché storia...), visto che è stato subito massacrato da parecchi studiosi con le carte accademiche in regola.

Uno su tutti: Franco Cardini. Il quale – avendo già scritto nel 1991 La vera storia della Lega Lombarda (Mondadori), dove Alberto da Giussano non è citato nemmeno una volta – ha evitato di far da consulente alla pellicola, poi si è affrettato a pubblicare sul suo sito un lungo articolo: «La storia raccontata dal film è profondamente falsa.

A parte il giuramento di Pontida che forse non ci fu mai e Alberto da Giussano che fu inventato nel Trecento, il mostrare il Barbarossa come una specie di “dittatore centralista”, per giunta “straniero”, che spietatamente impone il suo tallone di ferro e le sue ruberie fiscali a un popolo oppresso il quale alla fine giustamente si ribella, è semplicemente ridicolo». Il medievista fiorentino sfida poi a produrre i nuovi documenti su Alberto da Giussano e la sua presunta «Compagnia della morte». Ma non altrimenti la pensava uno dei primi studiosi della materia, l’erudito brianzolo don Rinaldo Beretta che – essendo, guarda caso, in cura d’anime proprio in una frazione di Giussano – indagò fin dal 1914 (la ristampa riveduta del suo lavoro è però del 1970) Il Giuramento di Pontida e la Società della Morte nella battaglia di Legnano, con il significativo sottotitolo: «Storia o leggenda?». In quel saggio il sacerdote dimostrava tra l’altro che «di un giuramento o congresso, tenuto in Pontida al tempo della Lega Lombarda, non vi è cenno in nessuna fonte scritta e nemmeno nella tradizione orale» prima del 1503 (ovvero 350 anni dopo il presunto evento!) e che «la Lega Lombarda trasse le sue origini a Bergamo l’8 marzo 1167, non a Pontida il 7 aprile...

È ben difficile sostenere l’esistenza del giuramento di Pontida». Quanto ad Alberto da Giussano, al di fuori di una cronaca del domenicano milanese Galvano Fiamma (1340 circa), il suo «nome è completamente ignorato in tutti gli avvenimenti politici e guerreschi di prima e dopo la battaglia di Legnano... A meno che si voglia romanzare, la sua figura rimane nel dominio dell’oscurità e della leggenda». Sempre alla «fonte mal sicura e tardiva» di fra Galvano si deve pure la notizia dell’esistenza a difesa del carroccio di due società militari scelte, tra cui la famosa «Compagnia della morte» capitanata appunto dal valoroso Alberto; ma «la loro esistenza difficilmente si può dimostrare», anzi «sorge il sospetto che questa leggenda sia stata messa in campo dallo stesso partito dei nobili, al quale apparteneva il Fiamma, coll’intento di attribuirsi la vittoria di Legnano».

Che – detto tra parentesi usando le parole di Cardini – «non fu una gran battaglia. Nessuna delle due parti aveva neppure gran voglia di combatterla». Comunque sia, la linea tracciata da don Beretta è oggi la medesima di tutti gli storici accreditati. Anche la giovane giornalista – ma laureata in storia medievale – Elena Percivaldi, autrice del recente I Lombardi che fecero l’impresa (Àncora, pp. 230, euro 16), pur essendo collaboratrice de La Padania, non nega certo la realtà storica: «Un guerriero di nome Alberto da Giussano, così come lo vuole la tradizione e l’iconografia, purtroppo non è mai esistito... Di pura invenzione a questo punto bisogna parlare». Non solo: per il famoso giuramento, delle fonti coeve «nessuna nomina neanche in modo indiretto il monastero di Pontida... e neanche la data del patto corrisponde a quella tradizionale: non il 7, ma il 27 aprile 1167».

Insomma, come si vede, il Barbarossa trasposto su grande schermo non sembra proprio adatto a diradare le nebbie che circondano l’effettiva storia della Lega lombarda. Esso anzi non fa che riprenderne il mito, lo stesso risorgimentale tanto caro a Pellico, Berchet, Gioberti e ovviamente Carducci: con i Comuni italiani alleati per cacciare lo straniero e costruire l’unità della nazione... Toh: proprio ciò che oggi la Lega di Bossi depreca massimamente. Che Alberto da Giussano non fosse un buon leghista?

Roberto Beretta

Fonte >
  Avvenire | 22 ottobre


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