L'invenzione del guerriero
Avvenire
23 Ottobre 2009
IL CASO. Il film «Barbarossa» si vende come pellicola storica; in realtà gli esperti hanno smentito da tempo l'esistenza di Alberto da Giussano
Uno:
Alberto da Giussano non è mai esistito. Due: il «giuramento di Pontida»
probabilmente pure. Adesso che nelle sale d’Italia imperversa (pare
comunque con successo inferiore alle aspettative) il kolossal di Renzo Martinelli Barbarossa,
chi glielo dice alla Lega Nord che il film sul quale ha puntato per far
risalire le sue radici sino al Medioevo è in realtà un polpettone che
non rispetta affatto la storia? Eppure è così, praticamente tutti gli
studiosi sono d’accordo; e davvero non si sa dove Federico Rossi di Marignano
(consulente storico della pellicola) abbia – sono parole del regista –
«trovato traccia del carroccio, oltre che naturalmente di un certo
Alberto da Giuxano». Beh, forse Martinelli doveva scegliersi meglio il
supporto scientifico (il settantenne Rossi di Marignano, del quale in
concomitanza col film è uscito anche un libro sullo stesso argomento,
risulta laureato in economia, diplomato in pittura e licenziato in
scienze religiose: tutto fuorché storia...), visto che è stato subito
massacrato da parecchi studiosi con le carte accademiche in regola.
Uno su tutti: Franco Cardini. Il quale – avendo già scritto nel 1991 La vera storia della Lega Lombarda
(Mondadori), dove Alberto da Giussano non è citato nemmeno una volta –
ha evitato di far da consulente alla pellicola, poi si è affrettato a
pubblicare sul suo sito un lungo articolo: «La storia raccontata dal
film è profondamente falsa.
A parte il giuramento di Pontida
che forse non ci fu mai e Alberto da Giussano che fu inventato nel
Trecento, il mostrare il Barbarossa come una specie di “dittatore
centralista”, per giunta “straniero”, che spietatamente impone il suo
tallone di ferro e le sue ruberie fiscali a un popolo oppresso il quale
alla fine giustamente si ribella, è semplicemente ridicolo». Il
medievista fiorentino sfida poi a produrre i nuovi documenti su Alberto
da Giussano e la sua presunta «Compagnia della morte». Ma non
altrimenti la pensava uno dei primi studiosi della materia, l’erudito
brianzolo don Rinaldo Beretta che – essendo, guarda
caso, in cura d’anime proprio in una frazione di Giussano – indagò fin
dal 1914 (la ristampa riveduta del suo lavoro è però del 1970) Il Giuramento di Pontida e la Società della Morte nella battaglia di Legnano,
con il significativo sottotitolo: «Storia o leggenda?». In quel saggio
il sacerdote dimostrava tra l’altro che «di un giuramento o congresso,
tenuto in Pontida al tempo della Lega Lombarda, non vi è cenno in
nessuna fonte scritta e nemmeno nella tradizione orale» prima del 1503
(ovvero 350 anni dopo il presunto evento!) e che «la Lega Lombarda
trasse le sue origini a Bergamo l’8 marzo 1167, non a Pontida il 7
aprile...
È ben difficile sostenere l’esistenza del giuramento
di Pontida». Quanto ad Alberto da Giussano, al di fuori di una cronaca
del domenicano milanese Galvano Fiamma (1340 circa), il suo «nome è
completamente ignorato in tutti gli avvenimenti politici e guerreschi
di prima e dopo la battaglia di Legnano... A meno che si voglia
romanzare, la sua figura rimane nel dominio dell’oscurità e della
leggenda». Sempre alla «fonte mal sicura e tardiva» di fra Galvano si
deve pure la notizia dell’esistenza a difesa del carroccio di due
società militari scelte, tra cui la famosa «Compagnia della morte»
capitanata appunto dal valoroso Alberto; ma «la loro esistenza
difficilmente si può dimostrare», anzi «sorge il sospetto che questa
leggenda sia stata messa in campo dallo stesso partito dei nobili, al
quale apparteneva il Fiamma, coll’intento di attribuirsi la vittoria di
Legnano».
Che – detto tra parentesi usando le parole di
Cardini – «non fu una gran battaglia. Nessuna delle due parti aveva
neppure gran voglia di combatterla». Comunque sia, la linea tracciata
da don Beretta è oggi la medesima di tutti gli storici accreditati.
Anche la giovane giornalista – ma laureata in storia medievale – Elena Percivaldi, autrice del recente I Lombardi che fecero l’impresa (Àncora, pp. 230, euro 16), pur essendo collaboratrice de La Padania,
non nega certo la realtà storica: «Un guerriero di nome Alberto da
Giussano, così come lo vuole la tradizione e l’iconografia, purtroppo
non è mai esistito... Di pura invenzione a questo punto bisogna
parlare». Non solo: per il famoso giuramento, delle fonti coeve
«nessuna nomina neanche in modo indiretto il monastero di Pontida... e
neanche la data del patto corrisponde a quella tradizionale: non il 7,
ma il 27 aprile 1167».
Insomma, come si vede, il Barbarossa
trasposto su grande schermo non sembra proprio adatto a diradare le
nebbie che circondano l’effettiva storia della Lega lombarda. Esso anzi
non fa che riprenderne il mito, lo stesso risorgimentale tanto caro a
Pellico, Berchet, Gioberti e ovviamente Carducci: con i Comuni italiani
alleati per cacciare lo straniero e costruire l’unità della nazione...
Toh: proprio ciò che oggi la Lega di Bossi depreca massimamente. Che
Alberto da Giussano non fosse un buon leghista?
Roberto Beretta
Fonte > Avvenire | 22 ottobre