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La debolezza della Cina è il pericolo maggiore
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La Cina come “superpotenza emergente” è un buona tema per i media. Esso è rinforzato dall'immagine che la propaganda della gruppo dirigente Cinese vorrebbe che noi accettassimo. Ma la realtà è molto differente. 
Anche se i recenti eventi in Tibet e Cina occidentale e la risposta data loro dal governo, sembrano generare sentimenti patriottici ed a favore del governo stesso, essi mostrano drammaticamente i limiti pratici del potere del governo. Altre fonti di scontento del regime,che includono disparità di reddito e l'inevitabile collasso degli insostenibili controlli su carburante e cibo, potrebbero alimentare malcontenti nelle città e nelle campagne, che non hanno uno sfogo aldilà dell'opposizione illegale al governo.

Intanto , l'Occidente, fissato con le sue difficoltà economiche a differenza del “prodigio” Cinese, sta trascurando di prepararsi per i problemi che una altrettanto probabile “Cina debole” creerebbe.
Proprio come abbiamo mancato di prevedere e prepararci per l'implosione della economia Giapponese ed il collasso della Unione Sovietica, appaiamo ora impreparati alla drammatica inversione politica ed economica in Cina che potrebbe essere l'evento significativo del  21esimo secolo.

La Cina è in tutti i sensi un mondo in costruzione, con i progetti fisici, economici, tracciati e rivisti giornalmente mentre la costruzione procede. La profondità e la scala della trasformazione che sta avendo luogo in ogni dimensione della vita sociale, economica e politica cinese è difficile da comprendere anche per gli osservatori più esperti. Con un po' di fortuna questo grande esperimento potrebbe essere uno dei più riusciti sviluppi della storia umana. Se fallisce, le conseguenze per la Cina e per il resto del mondo potrebbero essere tragiche e possibilmente, catastrofiche.

Caspita! - e non Caspita!

Mentre l'economia degli USA scivola nella recessione, i media Americani sono riempite di impressionanti statistiche del progresso economico, sociale e militare Cinese. Il sottotitolo implicito od esplicito è “Caspita!”

Per esempio: Pechino ha 3 milioni di veicoli e 1000 nuove automobili si aggiungono ogni giorno alle sue strade intasate -caspita! Di fatto, Pechino ha un'area di 16000 Km quadrati, con una popolazione di quasi 13 milioni di persone (più altri 4 milioni di pendolari), ha 3 milioni di automobili. L'area metropolitana di Los Angeles, con una popolazione simile, ma un quarto dell'area ha più di 7 milioni di veicoli. La Cina ha 22 automobili per 1000 persone, mentre gli USA ne hanno 764 per 1000 persone.

L'intasamento di Pechino riflette la mancanza grave di infrastrutture di trasporto, non il gran numero di veicoli, e le tre metropolitane che apriranno questa estate difficilmente intaccheranno questa deficienza.
La Cina è la terza economia mondiale ed è cresciuta ad un regolarmente del 10% per anno per più di una decade – Caspita! Di fatto il prodotto interno lordo di $3,8 mila miliardi (3,8 trilioni), per 1.5  miliardi di persone, è meno di una quarto del $13,2 mila miliardi della economia USA, per 300 milioni di persone. L'unione Europea ha un GDP almeno cinque volte più grande con un terzo della popolazione.

Basandosi sul consumo energetico ed altri indicatori, il tasso di  crescita della Cina a lungo termine è probabilmente più sul 6% per anno, secondo l'economista Lester Thurow del MIT. Oppure se il degrado ambientale è incluso nel bilancio, la Cina non ha una crescita netta, stando ai resoconti della banca mondiale e le affermazioni degli alti ufficiali del ministero dell'ambiente cinese.

Anche assumendo che il tasso di crescita preteso del 10% continuasse indefinitamente a partire dalla piccola base economica, la nazione raggiungerebbe gli USA in PIL in circa 20 anni, ma non andrebbe vicino assolutamente al PIL per capita degli USA. Il divario tra il cittadino medio occidentale ed il cittadino medio Cinese non si colmerà nel  futuro indefinito.
Il consumo di petrolio dell Cina è responsabile di un terzo dell'incremento della domanda negli ultimi anni (ed il paese sta anche consumando un ammontare enorme di ferro, alluminio, cemento, e così via) – Caspita! Di fatto la Cina consuma circa il 9%, il che va confrontato con un consumo degli USA di circa il 25% del totale globale e circa 10 volte il per capita Cinese di consumo.

Senza dubbio, l'incremento del consumo di petrolio ed altre risorse naturali di Cina, India ed altri paesi in via di sviluppo sta facendo crescere la domanda più rapidamente dell'offerta, e probabilmente più di quanto il pianeta possa fornire a lungo termine (anche con più drammatici aumenti di prezzi). Ma la crescita di consumo mondiale sarebbe difficilmente sostenibile anche senza la crescente domanda della Cina.

Naturalmente, non tutta la copertura mediatica americana si allinea ad un puro e semplice “caspita!”. Gli articolo più lunghi spesso includono le statistiche drammatiche nella discussione dei problemi fondamentali Cinesi, che sono molti. La disparità nella distribuzione del reddito eccede addirittura quella degli USA, il governo non mette a disposizione virtualmente nulla nel senso di una rete di sicurezza sociale,  e molte persone hanno accesso minimo alla sanità.
Le sue città sono soffocate dall'inquinamento dell'aria, l'acqua non è abbondante, e non è potabile.
Ma anche gli articoli “bilanciati” spesso lasciando intendere che questi problemi siano solo questioni di social welfare, che non intaccano fondamentalmente lo status di “superpotenza” della Cina.

Più di un lavoro accademico ha anche appoggiato l'immagine “superpotenza emergente”, forse nella speranza che un titolo avvincente possa attrarre l'attenzione pubblica necessaria per vendere libri ed idee. Un libro di valore di analisi economica e statistica prodotto congiuntamente dal Centro per Studi Strategici ed Internazionali e l'istituto per l'Economia Internazionale, “Cina: il foglio di bilancio”, ha come sottotitolo:” Quello che il MONDO deve sapere a proposito della SUPERPOTENZA emergente.” Un articolo di  G John Ikenberry nel numero di gennaio/febbraio del 2008 descrive la Cina come “sulla strada di diventare una formidabile potenza globale”.
Anche la Sinologa Susan Shirk, in un libro piuttosto ponderato sulla Cina e la politica internazionale, “La Cina – una Superpotenza Fragile”, assume che la Cina sia una superpotenza e che come tale ad essa ci si debba rapportare.

Debolezza intrinseca

Non sarebbe una lettura interessante dire che la Cina stia lentamente emergendo dal feudalesimo e che spera disperatamente di usare i frutti della tecnologia Occidentale per spingere fuori la sua popolazione dai limiti della fame, almeno per qualche decade. Ed è straordinariamente difficile quantificare le reali limitazioni economiche imposte alla Cina dalla sue deficienze ambientali e di risorse naturali.
Ma a queste preoccupazioni non ricevono che raramente seria considerazione come reali vincoli allo sviluppo della Cina. Altrettanto importante, le conseguenza in politica internazionale di una Cina vacillante non sono seriamente discusse né esplorate.

La realtà è che il governo centrale Cinese “comunista” e le istituzioni economiche, sociali, politiche  e legali sono piuttosto deboli. La Cina non è governata efficacemente . Essa combatterà per decadi solo per elevarsi e mantenere livelli sopra la sussistenza.
Essa ha costruito una economia dipendente dalle esportazioni che mal si adatta alle sue necessità domestiche, e presto dovrà fare fronte ad insormontabili ostacoli ambientali e di  risorse naturali che si opporranno alla sua rapida crescita.

Il governo centrale ha avuto successo nello scatenare il motore economico imprenditoriale ed orientato al profitto, ma non è capace di frenarlo – vale a dire, di porre rimedio efficacemente ad uno qualsiasi degli effetti negativi della solo concentrazione sul profitto. La classe politica dichiara di riconoscere le conseguenze corrosive economiche e sociali della situazione corrente, e di stare prendendo provvedimenti per rimediarvi. Anche se fosse seriamente impegnati a queste politiche con una alta priorità, il governo manca dei meccanismi per imbrigliare un cavallo impazzito.

La Cina ha leggi nazionali soddisfacenti circa salario minimo ed ore, lavoro infantile, sicurezza del cibo e sul lavoro, proprietà intellettuale, inquinamento atmosferico e dell'acqua. Ma il governo centrale non ha dato efficacemente potere ai giudici ed ai pubblici ministeri per applicare tali leggi, perché esse sono controllate dai capi delle provincie e dai capi del partito locali. Questi pubblici ufficiali, che spesso beneficiano personalmente o professionalmente dal successo di aziende locali che profittino, sono raramente propensi ad applicare le leggi.

L'urbanizzazione della Cina sta creando la necessità di uno stato assistenziale amministrato dallo stato che dispenserà pensioni, pensioni di invalidità, di disoccupazione, e di aiuto all'infanzia – funzioni che precedentemente erano cura della ora diluita famiglia estesa. Questa cultura tradizionale sta rapidamente collassando nella nuova, mobile, società urbana.

L' apparentemente onnipotente governo centrale è incapace addirittura di interrompere i suoi sussidi di gasolio, elettricità ed acqua – per la stesse ragioni per cui il governo degli USA è incapace di aumentare le tasse sul gasolio, od arrestare la deduzione dell'interesse sui mutui. Entrambi temono una forte opposizione popolare. Intanto, l'incremento drammatico di ricchezza ha creato più opportunità ed incentivi di corruzione. La alta visibilità di alcune forme di questa corruzione – gli espropri di proprietà private fatti a prezzi stracciati per aiutare i costruttori – sta creando una reazione pubblica crescente.

Il conflitto corrente in Tibet non minaccia il governo a casa. Ma mostra quanto velocemente possano andare fuori controllo gli eventi un mondo collegato globalmente dai media e quando non ci sono opportunità di partecipazione democratica ad assorbire le energie degli insoddisfatti. In tale ambito è più minaccioso per il regime il malcontento pubblico a proposito di decisioni economiche. Anche se meno pubblicizzato internazionalmente, gli eventi recenti come le manifestazioni non autorizzate a Shanghai in opposizione ad una nuova linea ferroviaria in un quartiere residenziale per la classe media, organizzato tramite Internet e messaggi di telefono cellulare, e la richiesta di pubbliche audizioni a proposito dell'impianto chimico PX in Xiamen, mostra i rischi del prendere decisioni senza partecipazione pubblica.

La figura di “superpotenza emergente” nei nostri media fa affidamento sulle affermazioni del governo centrale a proposito della riuscita della sua amministrazione. Il governo si attribuisce il merito principale per “il miracolo economico” e la trasformazione drammatica di Pechino, Shanghai, ed altre città maggiori. Asserisce che tutti i problemi nazionali, siano ambientali, economici e sociali siano gestibili e che controlla qualsiasi cosa avvenga in Cina.
Il governo può senz'altro essere capace di imprigionare od uccidere qualche migliaio di dissidenti (un compito relativamente facile logisticamente,  anche se i fatti accaduti in Tibet hanno mostrato che vi sia un costo significativo nazionale, ed internazionale).
Ma è un compito assai più facile che quello di progettare ed implementare istituzioni e programmi per uno stato sociale moderno, in una società che quasi non ne ha.
Finora il governo non ha ancora dimostrato di avere successo in queste arene.
La Cina è grande in quasi ogni direzione, e la sua influenza internazionale è andata crescendo, come uno si aspetterebbe in una società che comprende un quarto della popolazione mondiale. Ma questo la rende una “superpotenza”?Od anche una “potenza”? Quale è esattamente la “potenza” di 500 milioni di contadini in stato di quasi-sussistenza, che per lo più non hanno elettricità, acqua potabile, reti idrauliche e la cui istruzione consiste in gran parte nella capacità di scrivere e leggere un piccolo numero di testi prescritti? Quanto “potere” è guadagnato aggiungendo 500 milioni di cittadini istruiti con ambizioni di consumo Occidentale che potrebbero ben vivere in Villaggi Potemkin economicamente ed ecologicamente insostenibili? Controbilanciando con le sue difficoltà reali, le capacità Cinesi non sono certamente tanto grandi quanto le si ritrae.

Ambizioni militari?

La Cina sta espandendo la sua spesa militare e le sue capacità tecniche, ma è difficilmente una minaccia globale in qualsiasi contesto razionale. Il Pentagono stima che la spesa militare Cinese del 2006 fosse meno di $90 miliardi; la maggior parte delle altre stime sono inferiori. Questo va confrontato con l'ammontare di $440 miliardi nell'anno fiscale del 2007 per gli USA, senza contare $50 miliardi di dollari per Iraq ed Afghanistan. La crescita del bilancio militare Cinese riflette più probabilmente la necessità del Partito Comunista di comprare la fedeltà delle Forze Armate, piuttosto che ambizioni militari imperialistiche.

La produttività dell'impiegato pubblico Cinese è il 4% circa di quella dell'impiegato Americano, e lo stesso rapporto è probabilmente valido per l'apparato militare. Un'avventura militare della Cina contro Taiwan, USA, Giappone sarebbe nulla di meno che una catastrofe per la Cina.

Questa disparità della Cina limita seriamente qualsiasi ambizione militare. L'opposizione adamantina della Cina all'indipendenza di Taiwan alimenta il solo interesse militare della Cina.
I risultati delle elezioni di quest'anno rendono questo anche meno rilevante.

La Cina vuole certamente avere potenza militare sufficiente per rendere credibile la sua minaccia a Taiwan, USA, Giappone. La tradizione militare Cinese ha come fulcro l'aggiramento ed il vincere in astuzia il nemico, non applicando la forza bruta in maniera formidabile.
A questo proposito, l'apparire forti è importante, ma il reale uso della forza rifletterebbe un fallimento strategico. Peggio, ogni serio impegno militare a lungo termine potrebbe facilmente creare proprio quei problemi economici e scarsità che, esaurito un primo entusiasmo patriottico, alimenterebbero un malcontento politico e sociale che il regime teme a ragione assai di più.
Le conseguenze sfavorevoli delle tempeste di neve dello scorso inverno mostrano la fragilità della struttura economica della Cina.

Potenza Economica?

La “potenza” economica cinese è significativamente meinore di quella spesso citata che le statistiche suggeriscono. Le importazioni industriali degli USA ammontano a meno del 3% del PIL degli USA del 2006 ( aumentate da meno del 0.5% del PIL del 1993). Le statistiche standard sul commercio USA-Cina esagerano grandemente il vantaggio economico della Cina.
Solo circa un terzo del valore nominale delle esportazioni Cinesi riflette bene di fatto fabbricati in Cina. La Cina è ancora largamente un assemblatore, e la maggior parte dei componenti viene dall'estero. L'industria Cinese dipende pesantemente da importazioni di componenti, materie prime, energia, proprietà intellettuale, competenze di management e finanziarie, che risultano in flussi economici in uscita.
Inoltre, una parte significativa del prezzo competitivo attuale è venuta come conseguenza dal procrastinare i costi di un'amministrazione sicura e sostenibile delle sue risorse naturali ed umane.
Ci sono indicazioni recenti che alcuni di questi costi posticipati non siano più rimandabili al futuro. Il governo sta già spendendo miliardi di yuan (direttamente e per ordini di chiusura) per smantellare  stabilimenti industriali irredimibili. Altri miliardi sono investiti per sottrarre le risorse idriche ad un uso agricolo ed utilizzarle nelle aride città del Nord della Cina.

Quindi le così tanto discusse riserve finanziarie che la Cina ha accumulato sono per lo più compensate da debiti da pagare nel benessere sociale, ed ambientali, per riparare e prendere cura di risorse umane e naturali. Ed il valore delle riserve internazionali Cinesi, per lo più investite in titoli cartacei in dollari USA, dipende quasi interamente dalla viabilità economica di USA, EU, e Giappone. Pare la Cina abbia perso significativamente nel collasso dei subprime USA, anche se l'ammontare preciso delle perdite non è stato rivelato. Questa dipendenza priva la Cina del tipo di potere indipendente economico che Arabia Saudita e Russia hanno, perché controllano risorse fisiche in quantità rilevante.

Il potere politico internazionale è largamente derivato dalla percezione del mondo dell'indipendenza di una nazione in ambito militare e di risorse economiche, e la disponibilità di tale nazione ad investirle – e rischiarle – per ottenere cambiamenti di comportamento di altre nazioni.
Quindi la influenza politica internazionale della Cina dipende significativamente da quanto dica il governo Cinese, e da quanto noi crediamo, circa le sue capacità ed intenzioni. Anche se vorrebe far credere all'Occidente altrimenti, la Cina non può permettersi di rischiare significativamente risorse economiche o militari nella competizione politica internazionale.

La vera minaccia

Alla luce di queste realtà, l'Occidente è eccessivamente concentrato sulla “superpotenza emergente” Cinese e sta dando anche troppo poca attenzione ai veri rischi e sfide di politica internazionale che seguirebbero da una compromissione delle strutture politiche, sociali ed economiche Cinesi.

Una crisi potrebbe essere scatenate da un qualsiasi numero di fattori. Un drammatico rallentamento dell'economia Cinese o mondiale potrebbe turbare le vite di milioni di operai. Un razionamento dell'acqua, dei generi alimentari, dell'energia, sia che venga per un incremento drammatico dei prezzi o qualche altro meccanismo, potrebbe essere inaccettabilmente  dolorose per larga parte della popolazione. La perdita dei risparmi individuali in borsa, od il collasso del sistema bancario potrebero alimentare il malcontento popolare nella nuova elite urbana. Anche con un progresso economico continuo, l'allargamento delle disparità di reddito potrebbe generare una crescente e determinata opposizione nelle zone rurali. Uno sciopero a larga base degli agricoltori potrebbe privare di cibo i centri urbani, lasciandoli in uno stato di caos.

Una crisi sistemica potrebbe allora portare ad una sfida aperta al regime. Ci sono due scenari da considerare. Nel primo, studenti, operai e contadini si riuniscono di nuovo in piazza Tienamen per protestare contro le condizioni economiche e la mancanza di reattività politica a ciò.
Quando i professionisti urbani cominciano ad unirsi a loro, il governo centrale chiama l'esercito.
Comincia una campagna di violente repressioni contro i dimostranti, arresti di rappresentanti dei media all'estero e domestici, purghe di membri del partito e del governo civile non cooperativi, il tutto senza riguardo verso la legalità.
Le dimostrazioni non cessano, e vari gruppi chiedono aiuto all'estero, per proteggere gli stranieri residenti, gli investimenti stranieri, e per far terminare la mancanza di rispetto dei diritti umani.
I Cinesi oltre oceano e le maggiori banche USA e corporations con investimenti e stabilimenti in gioco arrivano a pensare che la situazione sia troppo pericolosa per ignorarla.

Nel secondo scenario, l'incapacità del governo centrale di controllare l'economia, o rimediare ai porblemi nazionali diventa sempre più ovvio. I residenti di Shanghai, urbanizzati, istruiti, e le aree urbanizzate intorno ad Hong Kong incrementano il controllo sui loro sistemi di governo regionalim
forse attraverso elezioni più democratiche, ed ignorano le direttive di Pechino. Taiwan offre assistenza economica e tecnica a queste aree, con lo scopo di creare un ambiente del tipo “una Cina, molti sistemi”.
In risposta, le forze armate Cinesi minacciano di imporre il coprifuoco su Shanghai ed Hong Kong, e di riconquistare Taiwan. I nuovi leader locali chiedono aiuto da Taiwan e da altre nazioni per evitare il bagno di sangue, lo scombussolarsi dell'economia, salvare i cittadini statunitensi e stranieri, evitare danni agli investimenti stranieri.

Rispondere alla instabilità Cinese


Alcuni sostenitori incalliti degli USA potrebbero credere che gli USA dovrebbero incoraggiare la crisi ed il collasso del regime in Cina. Tuttavia, nulla della storia Cinese, o nella storia delle rivoluzioni e colpi di stato quasi dappertutto dà ragione di credere che un collasso od un cambiamento violento nella dirigenza Cinese potrebbe essere seguito da un attore internazionale più cooperativo, più stabile, più democratico del governo centrale attuale. Le tragedie della rivoluzione Francese, Russa, dei colpi di stato dopo la seconda guerra mondiale in Europa dell'Est e della Rivoluzione culturale cinese sono indicatori di gran lunga migliori di quello che potrebbe accadere  nell'eventualità di un progresso economico vacillante, od altre sollecitazioni di trasformazione divenissero ingestibili.

Nel nostro mondo economico globalizzato, l' Occidente  non potrebbe semplicemente sedersi e sorridere mentre la Cina si disintegra. Il caos in Cina è assai più minaccioso economicamente, politicamente e militarmente per gli USA dell'attuale “crescita pacifica”. Sia per la Cina sia che per noi, dobbiamo aiutare i Cinesi a riuscire nella loro transizione ad una società ed economia del 21esimo secolo.

Una componente essenziale per pianificare e realizzare questo obiettivo è di essere meglio preparati per possibili fallimenti lungo questa strada.

I dirigenti Occidentali hanno bisogno di pensare ora a come ordinare e bilanciare vari obiettivi potenzialmente conflittuali, che includono la protezione di diplomatici e stranieri, salvaguardare gli investimenti Occidentali, assicurare la stabilità della economia globale, proteggere i diritti umani, evitare azioni e reazioni militari imprevedibili, e mantenere relazioni civili con coloro che dicono di essere al potere a Pechino.

L'Occidente deve agire immediatamente e più vigorosamente per aiutare a rafforzare le istituzioni civili Cinesi, riconoscendo il dovere continuo del governo Cinese a mostrare miglioramenti nelle strutture economiche e sociali domestiche.  

Il Congresso del Partito del 2007 era pieno di retorica sulla “democrazia”. Ma la democrazia reale- la larga diffusione di potere a parte il partito ed le sue burocrazie governative, a istituzioni legali indipendenti, media ed organizzazioni non governative – sarà implementato solo se è visto come un mezzo per promuovere armonia sociale e rafforzamento delle autorità delle leggi nazionali rispetto alla corruzione locale ed all'opportunismo.

Argomenti di ordine morale per perorare la causa dei diritti umani in Cina non motiveranno il governo centrale. Piuttosto, si tratta di persuaderlo a decentralizzare il potere e creare una società diversificata dotata di una capacità di ripresa, adattabilità e senso di partecipazione che la  permetteranno di sopravvivere alle tempeste che verranno.

La controversia Tibetana attuale, è solo un'ombra di quello che potrebbe avvenire, visto che è percepita dalla maggior parte dei Cinesi come una sfida gratuita alla integrità territoriale.

Per finire, dobbiamo essere preparati al peggio. Primo, la nostra politica estera ed i pianificatori militari devono sviluppare e discutere pubblicamente dei piani di emergenza per un arresto drammatico nella crescita economica cinese, ed i conseguenti collassi all'ordine pubblico.

Secondo, abbiamo bisogno di un meccanismo più forte per evitare errori di comunicazioni dei movimenti militari, altrimenti andremmo a finire in un disastro comparabile alla prima guerra mondiale, mentre la propaganda oltranzista ed i media bloccano la Cina e gli altri governi su posizioni poco flessibili.
Terzo, se la entrata fisica di forze militari nazionali o multinazionali in qualsiasi parte della Cina si rivelasse impossibile in ogni circostanza, dobbiamo identificare altri passi che potrebbero essere presi per minimizzare la distruzione di vita, proprietà, ordine sociale, e attività economica globale.

Su cosa può far leva il mondo esterno nei confronti del governo centrale o delle Forze Armate, senza intervento militare? Può l'imposizione o la minaccia di un'imposizione di sanzioni economiche, embarghi, blocchi, od altri strumenti avere un impatto significativo ad evitare il disastro?
Possono le Nazioni Unite fare una qualche differenza o no in questo contesto? Una risposta tempestiva e bene coordinata dal mondo esterno potrebbe fare la differenza; reazioni lente ed USA, EU e Giappone mal coordinati non raggiungeranno alcun risultato.

La macchina di propaganda Cinese sta facendo del suo meglio per farci credere ( e far credere alla popolazione Cinese) che il governo abbia tutto sotto controllo e tutto si svolga secondo i piani.
Noi non dobbiamo accettare le sue pretese di potenza economica e militare superficialmente.
Noi abbiamo bisogno di una comprensione realistica e di una prospettiva sulla nature e sull'ampiezza della crescente capacità Cinese e le sue debolezze nascoste, di imparare di più sui suoi limiti che sui suoi punti di forza.
E dobbiamo pensare seriamente su come l'Occidente potrebbe procedere a curare gli interessi globali nel caso un collasso reale si verificasse in Cina.

Samuel Bleicher è direttore nella sua azienda di consulenza, The Strategic Path.
Dal  2001 to 2007 è stato capo stratega per le nuove iniziative nel Bureau delle Operazioni di Costruzione Oltreoceano del dipartimento USA. Da Agosto fino a Dicembre 2007 ha insegnato Giurisprudenza USA a Pechino, a pubblici ministeri,giudici,avvocati,e personale amministrativo pubblico in un programma congiunto Tsinghua University/Temple University con fondi dei governi cinese ed americano.

di Samuel A Bleicher
(with permission from Foreign Policy in Focus)

Tradotto per Effedieffe da Michelangelo Calatino

Source >  atimes.com

Originale >
  China's weakness the greater danger

 

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