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La Dottrina Medvedev e la Strategia Americana
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Gli Stati Uniti stanno combattendo una Guerra islamica sin dal 2001. I principali teatri delle operazioni sono Afghanistan e Iraq, ma il suo obiettivo politico-militare si stende lungo tutto il mondo islamico, dal Mindanao al Marocco. La situazione, al 7 agosto 2008, era la seguente:

1. La guerra in Iraq si stava assestando su una situazione accettabile, anche se non ottimale. Il governo di Baghdad non era filo-americano, ma nemmeno un pupazzetto in mani iraniane, ed era la migliore situazione auspicabile. Gli USA avevano anticipato il ritiro delle truppe, ma non in maniera disordinata.
2. La guerra in Afghanistan era deteriorante per le forze degli USA e della NATO. I talebani colpivano sempre più, e larghe porzioni del territorio stavano cadendo sotto il loro controllo. Le forze in Afghanistan erano insufficienti, e tutte le truppe ritirate dall’Iraq dovevano essere reimpiegate in Afghanistan per stabilizzare la situazione. Le condizioni politiche nel vicino Pakistan stavano deteriorandosi, in una maniera che avrebbe inevitabilmente toccato anche l’Afghanistan.
3. Gli Stati Uniti erano impegnati in un confronto serrato con l’Iran sul programma nucleare di quest’ultimo, richiedendo all’Iran di fermare l’arricchimento dell’uranio, pena l’intervento americano. Gli Stati Uniti avevano formato un gruppo di sei nazioni (il consiglio permanente di sicurezza dell’ONU, più la Germania) che condividevano l’obiettivo americano, i quali ingaggiarono negoziati con l’Iran concordando, ad un certo punto, di imporre sanzioni all’Iran se avesse fallito nell’adempimento delle richieste. Dagli USA trapelavano informazioni su un imminente attacco aereo sull’Iran da parte di Israele o da parte americana se l’Iran non avesse abbandonato il suo programma di arricchimento. Gli americani ebbero l’implicito accordo dei sei membri del gruppo a non vendere armi all’Iran, creando un vero senso di isolamento in Iran.

Per farla breve, gli Stati Uniti sono rimasti pesantemente impegnati in una regione che si stende dall’Iraq al Pakistan, con molte forze dislocate in Iraq e Afghanistan, più la possibilità, ancora fresca sul tavolo, di inviarne in Pakistan (e soprattutto in Iran). Le forze  di terra USA erano [e sono] allo stremo, mentre le forze aeree, navali e quelle stanziali di terra erano rimaste in allerta per la possibilità di una campagna aerea in Iran – senza sapere se il governo USA aveva pianificato un attacco oppure no, visto che la credibilità di un bluff dipendeva dalla disponibilità di forze.
La situazione in questa regione stava, in realtà, migliorando ,ma gli Stati Uniti, han dovuto restarvi impegnati. Non c’era stato quindi alcun incidente finchè i russi, sul più bello, hanno invaso la Georgia l’8 agosto 2008 come risposta all’attacco georgiano in sud-Ossezia. Tralasciando i dettagli di chi ha fatto cosa a chi, gli Stati Uniti hanno creato una gigantesca marea di opportunità per i russi: per quanto possa essere prevedibile il futuro, gli USA non hanno comunque forze sufficienti per rimpiazzi e dispiegamenti ovunque, e nemmeno la capacità di sostenerle in attacchi estesi e duraturi. Inoltre, gli stati uniti contavano sulla cooperazione russa sia contro l’Afghanistan sia, potenzialmente, contro l’Iran , ove l’influenza di Mosca su alcune fazioni rimane solida. Gli USA avevano bisogno dei Russi e non potevano quindi bloccarli. Perciò, i russi hanno inevitabilmente scelto questo momento per colpire.
Domenica, il presidente russo Dmitri Medvedev ha, in effetti, issato il Jolly Roger . Qualunque cosa gli Stati Uniti avessero pensato di fare con la Russia, Medvedev chiarì immediatamente la posizione russa. Definì la politica estera russa in cinque semplici punti, che possiamo supporre siano la “Dottrina Medvedev” ( i quali vengono di seguito citati):

* Primo – la Russia riconosce il primato dei principi fondamentali del diritto internazionale, che definisce le relazioni tra popoli civili. Costruiremo le nostre relazioni con le altre nazioni sulla base di questi principi e di questo concetto di diritto internazionale.
* Secondo – il  mondo dovrebbe essere multipolare. Un mondo unipolare è inaccettabile. La dominazione è una cosa che non possiamo consentire. Non possiamo accettare un ordine mondiale in cui una nazione prende tutte le decisioni, indipendentemente dall’influenza e dalla serietà di tale nazione.
* Terzo – la Russia non vuole litigare con nessun’altra nazione, senza implicare per questo la minima intenzione di isolarsi. Svilupperemo amichevoli relazioni con l’Europa, gli Stati Uniti e le altre nazioni, il più possibile.
* Quarto – proteggere le vite e la dignità dei nostri cittadini, ovunque essi siano, è una priorità inderogabile ed indiscutibile per la nostra nazione. La nostra politica estera sarà basata su questa nostra necessità. Proteggeremo anche gli interessi dei nostri investitori all’estero. Dovrebbe essere chiaro a tutti che noi reagiremo ad ogni atto AGGRESSIVO contro di noi.
* Per finire, Quinto -  così come capita ad altre nazioni, ci sono regioni in cui la Russia ha interessi privilegiati. Queste regioni ospitano nazioni con le quali condividiamo relazioni storiche e speciali, oltre al fatto che ad esse siamo legate come amici e buoni vicini. Riserveremo estrema attenzione al nostro lavoro in tali regioni e costruiremo legami amichevoli con tali nazioni, nostre strette vicine.

Medvedev conclude, “Questi sono i principi che seguirò per adempiere alla nostra politica estera. Per quanto riguarda il futuro, esso non dipende solo da noi, ma anche dai nostri amici e colleghi nella politica internazionale. A loro la scelta”.
Il secondo punto in questa dottrina afferma che la Russia non accetta la supremazia Americana nel sistema internazionale. In base al terzo punto, mentre la Russia vuole buone relazioni con gli Stati Uniti e l’Europa, si afferma che tale buon esito dipende dal loro comportamento verso la Russia e non solo dal comportamento russo verso di loro. Il quarto punto asserisce che la Russia proteggerà gli interessi dei russi ovunque siano – anche se vivono negli stati baltici o in Georgia, per esempio. Questo fornisce una base dottrinale per l’intervento in tali paesi se la Russia lo ritenesse necessario.

Il quinto punto è quello critico: “Così come le altre nazioni, ci sono regioni in cui la Russia ha interessi rilevanti”. In altre parole, I russi hanno speciali interessi nell’ex-Unione Sovietica e sono in sinceri buoni rapporti con gli stati che ne fecero parte. Intrusioni di altri in queste regioni che minino i regimi pro-Russi saranno considerati come un pericolo agli “interessi speciali” della Russia. Così, il conflitto Georgiano non era un evento isolato – piuttosto, Medvedev sta dicendo che la Russia è coinvolta [Ndt: volente o nolente] in una generale ridefinizione del sistema sia a livello regionale, sia a livello globale. Localmente, non sarebbe corretto dire che la Russia sta tentando di resuscitare l’Unione Sovietica o l’Impero Russo. Sarebbe corretto, invece, dire che la Russia sta creando una nuova struttura di relazioni nell’area geografica dei suoi due predecessori , con una nuovo struttura istituzionale centrata a Mosca. Globalmente, i russi vogliono usare questo nuovo potere regionale – e le sue sostanziose risorse nucleari – per essere parte di un sistema globale in cui gli USA perdono sempre più il primato.

Sono obiettivi ambiziosi, a dir poco. Ma i russi credono che gli americani siano disequilibrati  nel mondo islamico e si riveli un’opportunità, se fanno in fretta, di creare una nuova realtà prima che gli USA siano pronti a rispondere. L’Europa non ha nè il peso militare nè la volontà di resistere attivamente alla Russia. Inoltre, gli europei hanno una forte dipendenza dal gas naturale russo per i prossimi anni, e la Russia può sopravvivere senza venderglielo, peraltro meglio di come gli europei possono sopravvivere senza comprarlo. Gli europei non sono un fattore rilevante nell’equazione, e non sono destinati a diventarlo.

Questo lascia gli Stati Uniti in una posizione strategica estremamente difficile. Essi si sono opposti all’Unione Sovietica dopo il 1945 non solo per motive ideologici, ma anche geopolitici. Se l’URSS avesse rotto l’accerchiamento attorno a sé ed avesse dominato su tutta l’Europa, con tutto il potenziale economico europeo a sua disposizione, insieme alla sua popolazione, sarebbe riuscita a dotare i Soviet di una marina che avrebbe potuto affrontare apertamente l’egemonia marittima Americana e mettere gli Stati Uniti continentali in pericolo. E’ stata la politica Americana nelle due guerre mondiali e durante la guerra fredda a prevenire militarmente che ogni potenza dominasse l’area Eurasiatica. Per gli USA, questo è stato il compito più importante lungo tutto il ventesimo secolo.

La guerra Americana contro il terrore fu dichiarata su una struttura strategica che presupponeva il fatto che la partita dell’egemonia sull’Eurasia fosse “bell’e finita”. La sconfitta dei tedeschi nella seconda guerra mondiale e la sconfitta dell’URSS nella guerra fredda lasciava intendere che non ci fosse più alcun pretendente all’Eurasia, e gli stati uniti si consideravano liberi di mirare su ciò che fosse apparso come priorità corrente – la sconfitta del radicalismo Islamico. E’ sembrato che la principale minaccia a questa strategia fosse la pazienza del pubblico americano, non un tentativo di resuscitare di una forte Potenza eurasiatica.

Gli USA ora di trovano di fronte ad un massivo dilemma strategico, ed hanno una limitata schiera di opzioni militari contro i russi. Possono scegliere una opzione navale, con la quale potrebbero bloccare i quattro sbocchi marittimi russi nel mare del Giappone, nel mar Nero, nel mar Baltico e nel mar di Barents. Gli USA hanno ampie forze militari con le quali fare ciò e possono potenzialmente farlo senza aiuto di alleati, che potrebbero mancare. E’ estremamente improbabile che il Consiglio NATO possa approvare ad unanimità un blocco alla Russia, che costituirebbe atto di guerra.

Ma mentre un simile blocco ferirebbe certamente i russi, resta il fatto che la Russia è fondamentalmente una potenza di terra. E’ anche capace di spedire ed importare tramite terze parti; significa che potrebbe potenzialmente acquisire e spedire prodotti indispensabili attraverso porti europei o turchi (o porti Iraniani, per restare in tema). L’opzione dell’embargo navale è più attraente di primo acchito rispetto ad una analisi più approfondita.

Più importante, ogni palese azione anti-russa da parte Americana genererebbe dei contrattacchi. Durante la Guerra fredda, I sovietici attaccarono gli interessi globali americani NON mandando le truppe, MA supportando regimi e fazioni con armi ed aiuti economici. Il Vietnam fu un classico esempio: I russi batterono MEZZO MILIONE di soldati americani senza mettere altre forze russe a rischio. In tutto il mondo, i sovietici implementarono programmi di sovversione ed aiuto a regimi amici, forzando gli USA a scegliere se accettare regimi pro-URSS, come Cuba, o combatterli con dei costi sproporzionati.

Nella situazione attuale, la risposta russa [ad una azione americana anti-russa, NdT] sarebbe colpire al cuore la strategia Americana nel mondo islamico – ma per il momento, i russi hanno poco interesse nel rafforzamento del mondo islamico e nel minare le forze USA. I russi hanno una lunga storia di supporto ai regimi mediorientali con rifornimenti di armi, ed è risaputo che il primo leader mondiale che hanno incontrato dopo l’invasione della Georgia fosse il presidente della Siria, Bashar Al Assad. Fu un chiaro segnale che se gli Stati Uniti avessero risposto aggressivamente alle operazioni russe in Georgia, Mosca avrebbe inviato una quantità di armi alla Siria – e, molto peggio, all’Iran. Infatti, la Russia avrebbe plausibilmente potuto mandare armi alle fazioni in Iraq che non supportano l’attuale regime, così come ai gruppi tipo Hezbollah. Mosca avrebbe potuto anche incoraggiare gli iraniani a ritirare il loro supporto all’attuale governo iracheno, facendo ripiombare l’Iraq nella guerra. Per ultimo, la Russia avrebbe potuto inviare armi ai talebani e lavorare all’ulteriore destabilizzazione del Pakistan.

Al momento, gli USA devono, quindi, affrontare il problema strategico più importante: cioè quello che i russi hanno varie opzioni tra le quali scegliere, mentre gli Stati Uniti non le hanno. L’impegno USA di forze militari nel mondo islamico, non solo lascia gli Sati Uniti senza riserve strategiche, ma l’accordo politico sotto il quale queste truppe operano le rende molto vulnerabili alla manipolazione russa – con poche soddisfacenti contromosse americane. [NdT: significa che gli Stati Uniti hanno le mani legate con le quali, quindi, non possono facilmente risolvere il pasticcio in cui si sono cacciati]
Il governo Americano sta cercando di pensare al modo col quale mantenere l’impegno nel mondo islamico e resistere, allo stesso tempo,alla riaffermazione dell’egemonia russa nell’ex Unione Sovietica. Se gli stati Uniti potessero vincere con estrema rapidità le loro guerre nella regione mediorientale, questo sarebbe possibile. Ma i russi sono nella posizione in cui possono riuscire a prolungare queste guerre e, anche senza alcuna agitazione [in quelle zone, NdT], la capacità americana di terminare i conflitti è estremamente risicata. Gli USA possono notevolmente incrementare la dimensione del loro esercito e dislocarsi nei paesi Baltici, in Ucraina e Asia Centrale per ostacolare i piani russi, ma ciò richiederebbe anni per mettere in piedi le forze necessarie e l’altrettanto necessaria cooperazione europea per avviare il tutto. Logisticamente, il supporto europeo sarebbe essenziale – ma gli europei in generale, e i tedeschi in particolare, non hanno appetito per questa guerra. L’espansione dell’esercito Americano è necessaria, ma non ha effetti sull’attuale situazione strategica.

Questa problematica logistica potrebbe essere gestibile, ma il vero cuore del problema non è semplicemente il dispiegamento di forze americane nel mondo islamico – bensì è l’abilità dei russi di usare la vendita e il trasporto occulto di armi, a deteriorare spaventosamente la situazione. Con l’attiva ostilità russa che si aggiunge alla realtà attuale, la situazione strategica nel mondo islamico potrebbe facilmente sfuggire di mano.

Gli USA sono perciò intrappolati dal loro impegno nel mondo islamico. Non hanno forze a sufficienza per bloccare l’egemonia russa nell’ex Unione Sovietica, e se provano a bloccare i russi con forze aeree o navali, si troveranno ad affrontare una controffensiva decisamente pericolosa da parte russa nel mondo islamico. Se non fanno nulla, creano un pericolo strategico potenzialmente dominante sul pericolo nel mondo islamico. [NdT: è ovvio che il pericolo molto maggiore di cui si parla sono i russi]

Gli Stati Uniti ora devono prendere una decisione strategica fondamentale. Se restano impegnati nell’attuale strategia, non possono rispondere ai russi. Se non rispondono ai russi per cinque o dieci anni, il mondo assomiglierà molto a quello visto tra il 1945 e il 1992. Ci sarà un’altra guerra fredda perlomeno, con una potenza alla pari molto più povera degli USA ma preparata ad affrontare importanti spese nella difesa nazionale.

Ci sono quattro ampie opzioni americane:

1. Tentare un accordo con l’Iran che possa garantire la stabilità neutrale dell’Iraq e permetta il rapido disimpegno delle forze americane di stanza laggiù. L’Iran, lì, è chiave. Gli iraniani potrebbero anche sfiduciare la riemergente Russia, e mentre Teheran potrebbe essere tentata di lavorare coi russi contro gli USA, l’Iran stesso potrebbe considerare un accordo con gli Stati Uniti – particolarmente se gli USA puntassero la loro attenzione altrove. Dal lato positivo, questo libererebbe gli americani dal pantano iracheno. Dal lato negativo, gli Iraniani potrebbero non volere – od onorare – tale patto.
2. Avviare negoziati coi russi, garantendo loro la sfera di influenza volute nell’ex Unione Sovietica, in cambio della garanzia di non proiettare il potere russo in maniera adeguata sull’Europa. I russi sarebbero molto impegnati a consolidare la loro posizione per anni, dando agli USA il tempo di ridare linfa vitale alla NATO. Dal lato positivo questo libererebbe gli Stati Uniti dal vincolo di continuare la propria guerra nel mondo islamico. Dal lato negativo, creerebbe una struttura per la riemersione di un potente impero russo che sarebbe ancora più difficile da contenere e bilanciare rispetto all’Unione Sovietica.
3. Rifiutare di ingaggiare i russi in trattative e lasciare il problema agli europei. Dal lato positivo, questo consentirebbe agli Stati Uniti di continuare la guerra nel mondo islamico e di spingere gli europei ad agire. Dal lato negativo, gli europei son troppo divisi, dipendenti dalla Russia e senza il coraggio di resisterle. Questa strategia potrebbe accelerare la riemersione della Russia.
4. Rapido disimpegno dall’Iraq, lasciandovi forze residue ed agendo identicamente in Afghanistan. Il lato buono sta nel fatto che ciò crea una forza di riserva per rinforzare i paesi baltici e l’Ucraina che potrebbero trattenere la Russia nell’ex Unione sovietica [Ndt: nei confini della URSS]. Il lato cattivo dell’opzione è che ciò creerebbe il caos nel Mondo Islamico, minacciando i regimi che hanno parteggiato sinora con gli Stati Uniti e potenzialmente rivitalizzare il terrorismo intercontinentale in maniera seria. Il compromesso è tra un pericolo egemonico dall’Eurasia e l’instabilità e il pericolo terroristico dal mondo islamico.
Stiamo andando a fare scelte strategiche molto austere. Continuare la guerra nel mondo islamico ha un costo molto più alto ora rispetto a quando cominciò, e la Russia potenzialmente costituisce un pericolo molto, ma molto più grande per gli USA rispetto a quello prospettato del mondo islamico. Quella che era sembrata una politica razionale nel 2001 o nel 2003 è diventata ora una impresa molto pericolosa, perché una potenza più evidente ed ostile ora ha l’opzione di rendere la posizione americana nel medio oriente ENORMEMENTE PIU’ DIFFICILE.

Se un accordo con l’Iran da parte USA è impossibile, ed una soluzione diplomatica coi russi tale da evitare che essi assumano una posizione egemonica nell’ex Unione Sovietica sia irraggiungibile, allora gli USA devono considerare rapidamente l’ipotesi di abbandonare le loro guerre in Iraq e Afghanistan e dispiegare allora le loro forze per bloccare l’espansionismo russo. Il pericolo costituito dall’Unione Sovietica durante la guerra fredda era molto più grave rispetto al pericolo posto in atto ora dal frammentato mondo islamico. Alla fine, le nazioni si cancelleranno a vicenda, e le organizzazioni dei militanti saranno qualcosa che gli Stati Uniti potrebbero gestire facilmente con accordi vari. Questa non è la soluzione ideale in ogni senso, ma il tempo sembra essersi esaurito per la guerra americana nel mondo islamico.

Non ci aspettiamo che gli USA scelgano questa opzione. E’ difficile abbandonare un conflitto che è perdurato così tanto quando non è ancora limpidamente chiaro se i russi diventeranno a breve una minaccia. (E’ facile per un analista fare simili suggerimenti e ipotesi rispetto ad un presidente che invece deve agire su tali ipotesi). Invece, gli USA cercheranno di colmare la situazione russa con cenni e mezze misure.

Tuttavia, la strategia nazionale Americana è in crisi. Gli USA hanno insufficiente potenza per farcela con due minacce e devono scegliere tra le due. Continuando l’attuale strategia, vuol dire scegliere di confrontarsi col mondo islamico piuttosto che con la Russia, è ciò è ragionevole solo se il mondo islamico rappresenta un pericolo maggiore per gli interessi americani piuttosto che il pericolo russo. E’ difficile vedere come il caos del mondo islamico possa coagularsi a formare una minaccia globale. Ma non è difficile immaginare una Russia guidata dalla dottrina Medvedev diventare una minaccia globale e un pericolo diretto agli interessi americani.

Non ci aspettiamo, nell’immediato, cambiamenti negli schieramenti strategici americani – e ci aspettiamo di restarne [e che gli americani ne restino] rammaricati a breve. Comunque, visto il viaggio del Vicepresidente USA Dick Cheney nel Caucaso, sarebbe ora di vedere un po’ di movimento nella politica estera USA. Se Cheney non sta andando a parlare coi russi, ha bisogno assoluto di parlare con gli Iraniani. Altrimenti, starà firmando assegni nelle regioni in cui gli USA non possono pagare coi contanti.

George Friedman

Tradotto da un collaboratore di EFFEDIEFFE.com

Fonte >  Stratfor.com | 04 settembre 2008


Originale >
  The Medvedev Doctrine and American Strategy



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