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La fine di un sogno
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Fanno un po’ sorridere le parole di un sempre meno credibile Zapatero qualche mese fa quando vantava il sorpasso del suo paese ai danni dell’Italia, come reddito procapite, “e ora supereremo la Francia”diceva convinto il premier spagnolo. E si perché la Spagna ora è forse il paese in Europa in cui maggiori sono le conseguenze di una crisi, che sono state colpevolmente nascoste da un governo che si è rivelato purtroppo inadeguato a misurarsi di fronte alle difficoltà, siano esse il terrorismo, siano esse la crisi economica, siano le autonomie regionali.

Il buon Zapatero ha provato in tutti i modi a nascondere la portata della crisi, distogliendo la pubblica opinione con decisioni piuttosto cervellotiche come quella dei simboli franchisti da togliere dalle piazze spagnole, ma quando ormai la nave stava affondando con i primi colossi delle costruzioni che alzavano bandiera bianca, sotto il peso del crollo del marcato immobiliare, ha tentato la carta disperata con una grossa iniezione di denaro pubblico, circa 10 miliardi di euro, di arginare le prime falle, ma senza grande fortuna, considerando che già a Settembre la disoccupazione era schizzata al 10,5% e c’è chi pronostica per il 2009 un tasso vicino al 12%.

Eppure proprio questo esempio della Spagna avrebbe dovuto indurre i governanti europei, troppo miopi e inadeguati che il rischio della crisi era già altissimo e che bisognava cercare misure comuni per arginare il crollo. Invece nulla di tutto ciò è accaduto. Ma perché la Spagna rappresenta meglio di altri in Europa la parabola di questa crisi pazzesca? Perché in Spagna è nata un boom economico drogato e falsificato dalla crescita esponenziale del settore immobiliare, che nei dieci anni dal 1997 al 2007 è cresciuto a livelli mai visti.

La Funcas ( fondazione delle casse di risparmio) ha calcolato che in dieci anni dal 1997 al 2007 il valore delle nuove case in Spagna è balzato da 1,4 miliardi di euro a 5,3 miliardi di euro. Più di 4,5 milioni di nuove unita costruite, ad un ritmo di 457.000 all’anno, con un aumento del 2,1% all’anno e del 23% in dieci anni. Gli incrementi di prezzi sono stati a due cifre e hanno raggiunto in città come Madrid e Barcellona anche il 25%.

Moltissimi in Spagna, che non è mai stato un paese di grandi proprietari di case, al contrario del nostro, si sono sentiti quasi in dovere di comprare case e le banche un po’ come in usa hanno visto bene di cercare di cavalcare l’onda elargendo mutui anche a chi probabilmente non aveva le possibilità di contarlo. E il 95% di questi mutui sono a tasso variabile. Se si analizzano alcuni dati dell’indebitamento delle famiglie e delle imprese spagnole c’è da essere davvero preoccupati.

Secondo gli ultimi dati del bollettino statistico della Banca di Spagna, infatti, sono circa 1,8 miliardi i crediti verso le famiglie e le imprese spagnole e di questo ben il 63% ha attinenza in qualche modo con il settore immobiliare. Ecco perché una caduta dei prezzi dell’ordine del 20-30% come si stanno verificando in Spagna potrebbero provocare un rischio altissimo per tutto il sistema finanziario spagnolo. Ed è per questo che le banche spagnole sono forse quelle maggiormente esposte, anche se tutti continuano a sostenere che cosi non è e che invece sarebbero le più sane.

Questa è l’ennesima beffa di Zapatero, che appare sempre più come un fuscello guidato nei marosi della tempesta finanziaria proprio dai suoi potenti amici banchieri. Secondo i dati statistici dell’istituto di ricerca spagnola a fine 2008 le case nuove invendute saranno circa 1.200.000, con un prezzo di circa 160.000 milioni di euro, considerando che il debito del settore immobiliare in Spagna si aggira intorno ai 350 milioni di euro, la situazione delle banche spagnole rischia davvero presto di diventare esplosiva, malgrado le rassicurazioni di Botin, che continua con il suo banco Santander ha fare shopping all’estero. Se poi a questo si aggiunga che il tasso di crescita che era del 3-4% negli anni passati, scenderà ad un misero 0,4% nel 2008 e per il 2009 si stima al massimo uno 0,6%, ecco che anche gli altri settori dell’economia rischiano di aumentare le difficoltà del settore creditizio iberico.

Secondo l’associazione dei costruttori i licenziamenti nel solo settore immobiliare saranno oltre 800.000 nel 2008. La Spagna a detta di molti esperti e scorrendo questi semplici dati, potrebbe essere addirittura sull’orlo di una crisi come quella che ha colpito l’economia giapponese all’inizio degli anni 90. Il presidente della Banca spagnola Miguel Ángel Fernández Ordóñez ha affermato recentemente che il sistema finanziario spagnolo va rifondato e invita alla prudenza Zapatero, che dopo essere entrato in rotta di collisione con il suo ministro dell’Economia Solbes, accusato di eccessivo pessimismo, solo perché aveva affermato un mese fa che c’era un rischio recessione in Spagna, e a cui proprio per questo è stata tolta la gestione mediatica della crisi finanziaria, rischia di inimicarsi anche la massima autorità finanziaria del paese.

Ma a lui si sa non piace fare prigionieri o si è con lui o si è contro di lui, la sua attenzione per l’aspetto mediatico è fondamentale e le sue ripetute battaglie contro i media considerati a lui ostili, come Antena 3 e Telecinco sono ormai pane quotidiano, e per questo ha permesso ad un gruppo di imprenditori suoi fedeli amici di avere con la riforma televisiva una frequenza per trasmetter in chiaro con il canale la Sexta, che non a caso quasi mai ha polemizzato o fatte critiche verso l’operato del Governo.

Secondo i primi calcoli il debito della Spagna nei confronti del Pil aumenta era di circa 3%, passando dall’attuale 38,8% al 41,9% del 2009, proprio per far fronte al piano di sostegno alle banche e al sistema finanziario. Considerando che l’indebitamento della Spagna verso l’estero è ben più alto che in altri paesi d’Europa Forse la salvezza pere la Spagna potrà essere la filantropia.

E’ notizia di oggi, infatti, che Martin Jove, il multimiliardario ex proprietario del gruppo Fadesa, ceduto, con grande lungimiranza, per 4 miliardi di euro l’anno scorso, affitterà 420 appartamenti a giovani ed anziani a prezzi di favore fra i 290 e i 420 euro al mese. Fa sorridere che questa pregevole iniziativa, anche se di portata ovviamente limitata, appaia più come una sorta di foglia di fico, considerando che proprio Fadesa, che ora versa in una crisi terribile, è stato uno dei grandi protagonisti di questa follia immobiliare in salsa spagnola dell’ultimo decennio.

Ma si sa ora il terzo settore è l’ultima moda dei grandi speculatori, se si pensa che il primo filantropo al mondo è anche l’uomo più ricco e il più grande finanziere della storia.

Vincenzo Caccioppoli

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