La religione della Shoah
30 Giorni nella Chiesa e nel mondo
29 Luglio 2010
L’amico Copertino, che ringraziamo, ci inoltra due notizie tratte dal numero 5 anno 2010 della rivista «30 Giorni nella Chiesa e nel mondo».
«Si tratta di una esplicita sconfessione che Benedetto XVI ha fatto nei confronti dei ‘cristianisti’ e dei ‘cristiano-sionisti’ e di alcuni passaggi di un articolo del cardinale Georges Cottier sulla ‘religione dell’olocausto’ (articolo stranamente pubblicato sul filo-sionista Il Foglio del 3 aprile scorso) molto critico su tale ‘religione’ (con una punta di orgoglio, voglio credere che il cardinale abbia letto qualche mio analogo appunto sul tema!)».
Luigi Copertino
Chiesa/1
«L’impotenza della Croce e l’Onnipotenza di Dio»
Durante la recente visita a Cipro, Benedetto XVI ha reso noto l’instrumentum laboris dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, che si riunirà a Roma nel prossimo ottobre.
«C’è un punto rivelatore del documento», ha commentato Giancarlo Zizola su La Repubblica del 7 giugno, «laddove svolge una critica esplicita (e nuova in questa forma) ai gruppi fondamentalisti cristiani che arrivano a giustificare, basandosi sulla Sacra Scrittura, l’ingiustizia politica imposta ai palestinesi».
Torna in mente l’invettiva di Urs von Balthasar, un amico di Ratzinger, contro i nuclei di «mamelucchi cristiani, pronti a roteare le spade alla conquista del mondo», col rischio di «rendere sospetta e odiosa la Chiesa sia presso i cristiani sia presso i non cristiani».
«Chi fa tali cose», diceva il teologo e cardinale, «non ha esatta idea né dell’impotenza della Croce né dell’Onnipotenza di Dio».
Chiesa/2
«Il cardinal Cottier e la religione della Shoah»
Il Foglio del 3 aprile ha pubblicato un articolo in cui il cardinale Georges Cottier sviluppa una critica nei confronti della «religione della Shoah» di Emil Fackenheim
«Il pensiero di Fackennheim è un’espressione di spicco della ‘religione della Shoah’ così chiamata e analizzata da Alain Besanςon. La tragedia della Shoah, che ha colpito il popolo ebraico e che ha ferito in maniera incancellabile la sua memoria, è unica, a tal punto che il paragone con altre tragedie è rigettato come una bestemmia (…).
La ‘religione della Shoah’ fa dell’esperienza del silenzio di Dio vissuta da tante vittime innocenti una categoria metafisica. La relazione a Dio diviene estranea alla definizione dell’unicità dell’evento. Rimane soltanto la ‘fedeltà a se stesso del popolo ebraico’ (…). Se la Shoah, come l’interpreta Fackenheim, è il centro della storia, questo significa che si sostituisce a Cristo. Ma come, se Dio ne è assente, tale evento può avere un valore redentore? O non c’è redenzione o la redenzione diviene l’autoredenzione dell’uomo, dalla quale Dio è stato espulso. Siamo nella logica dell’umanesimo ateo.
Per Fackenheim, leggiamo, ‘Hegel è il pensatore cristocentrico per eccellenza’. Ma Hegel rappresenta in realtà una gnosi cristologica, nella quale la fede in Cristo non può riconoscersi».
Fonte > 30 Giorni nella Chiesa e nel mondo