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Le bugie di Israele
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I governi occidentali - e la maggior parte dei media occidentali - hanno preso per buone una quantità di affermazioni di Israele a giustificazione dell'attacco portato a Gaza, quali : che Hamas avesse gravemente violato  la tregua di sei mesi invece osservata da Israele e poi avesse rifiutato di prolungarla; che Israele quindi non avesse altra scelta se non quella di distruggere la capacità di Hamas di lanciare missili contro le città israeliane; che Hamas fosse una organizzazione terroristica, parte della rete mondiale jiadista; e che Israele avesse agito non solo per propria difesa, ma per conto della lotta internazionale delle democrazie occidentali contro tale rete [terrorista].

Che io sappia, non c'è stato un solo quotidiano americano a grossa tiratura, una sola stazione radio o canale televisivo, la cui trattazione dell'assalto portato a Gaza metta in dubbio tale versione degli eventi. Le critiche sull'azione di Israele, se ce ne è stata una ( e non ce ne è stata nessuna da parte dell'amministrazione Bush ), si sono focalizzate invece sul "se" la carneficina causata dall'esercito israeliano fosse stata proporzionata alla minaccia che si riteneva dovesse contrastare, e "se" fossero state prese o meno adeguate misure per prevenire le morti accidentali dei civili.

Il processo di pace nel Medio Oriente è stato soffocato da una serie di ingannevoli eufemismi, perciò, permettetemi di affermare senza mezzi termini che ognuna delle succitate affermazioni è una menzogna.

E' Israele e non Hamas ad aver violato la tregua : Hamas aveva smesso di lanciare razzi contro Israele e per tutta risposta Israele ha potuto stringere mortalmente Gaza con ancor maggior facilità. Difatti, durante la tregua, la strinse ulteriormente e la cosa è stata confermata non solo da osservatori internazionali neutrali e da ONG sul campo, ma dal Generale di Brigata Shmuel Zakai (congedatosi), ex comandante della divisione Gaza dell'esercito israeliano.

In una intervista data a Ha'aretz il 22 dicembre, ha accusato il governo di Israele di aver commesso un "errore basilare " durante la tahdijeh - il periodo di relativa tregua durato sei mesi - non riuscendo a " trarre vantaggio dalla calma per migliorare, invece di peggiorare gravemente, la critica situazione economica dei Palestinesi della Striscia... Quando si da luogo ad una tahdijeh e la pressione economica sulla Striscia continua, " ha detto il Generale Zakai, "è ovvio che Hamas cercherà di ottenere una tahdiyeh migliore, e che il modo per ottenerla sarà di riprendere a sparare razzi Qassam....  Non puoi semplicemente colpire sul terreno, abbandonare i Palestinesi della Striscia di Gaza nel caos economico nel quale si trovano e poi pretendere che Hamas stia lì seduto a non far nulla."

La tregua, che iniziò nel giugno dell'anno scorso e si sarebbe dovuta rinnovare a dicembre, richiedeva che entrambi le parti si astenessero da azioni violente reciproche. Hamas doveva metter fine ai suoi attacchi con i missili ed impedire che ne venissero lanciati da altri gruppi quali la Jihad Islamica  ( anche i servizi segreti di Israele riconoscono che ciò sia stato realizzato con efficacia sorprendente ), ed Israele doveva metter fine ai suoi assassinìi  mirati ed alle incursioni militari. Questo accordo fu gravemente violato il 4 novembre, quando l'IDF [ l'esercito di Israele , ndt ], penetrò in Gaza ed uccise sei membri di Hamas. Hamas rispose con il lancio di missili Qassam e Grad. Nonostante ciò, propose di prolungare la tregua con la sola condizione che Israele mettesse fine all'embargo. Israele rifiutò. Avrebbe potuto ugualmente osservare il proprio obbligo nel mantenere la protezione dei suoi cittadini concordando di allentare l'embargo, ma neppure ci provò. Si comportò così per proteggere il proprio 'diritto' di continuare a strangolare la popolazione di Gaza.

Tutti sembrano essersi dimenticati che Hamas, quando ha deciso di partecipare al processo politico Palestinese, ha posto fine ai kamikaze ed ai lanci di missili, e vi ha tenuto fede per più di un anno tanto che Bush salutò favorevolmente e pubblicamente tale decisione, citandola quale esempio del successo della sua campagna per la democrazia nel Medio Oriente. ( Non aveva altro successo da indicare ).

Quando Hamas vinse inaspettatamente le elezioni, Israele e gli USA cercarono immediatamente di delegittimare i risultati e caldeggiarono Mahmoud Abbas, il capo di Fatah, che fino a quel momento era stato abbandonato dai leaders di Israele e considerato un "pollo spennato."

Armarono ed addestrarono le sue forze di sicurezza per rovesciare Hamas, e quando Hamas - brutalmente in verità - vanificò in anticipo questo tentativo violento di ribaltare il risultato della prima onesta elezione democratica nel moderno Medio Oriente, Israele e l'amministrazione Bush imposero l'embargo.

Israele cerca di controbattere a questi fatti indiscutibili sostenendo che con il ritiro degli insediamenti israeliani da Gaza del 2005, Ariel Sharon diede ad Hamas la possibilità di predisporsi in direzione del proprio riconoscimento quale stato, una opportunità che egli rifiutò di raccogliere; all'opposto, trasformò Gaza in una pista di lancio per i missili diretti alla popolazione di Israele.

Questa accusa è una doppia falsità : primo, nonstante tutti i suoi difetti, Hamas ha portato a Gaza un livello di legalità ed ordine sconosciuti negli anni recenti, ed è riuscito in ciò senza le immani elargizioni di denaro fatte piovere sull'Autorità Palestinese guidata da Fatah; ha eliminato le bande violente ed i signori della guerra che terrorizzavano Gaza sotto la reggenza di Fatah.

I Musulmani non osservanti, i Cristiani ed altre minoranze hanno più libertà religiosa sotto la guida di Hamas di quella che avrebbero avuto in Arabia Saudita, per esempio, o sotto molti altri regimi arabi.

La bugia più grossa è che il ritiro di Sharon da Gaza fosse concepito come preludio ad ulteriori ritiri ed all'accordo di pace. Ora leggiamo  come Dov Weisglass, consulente principe di Sharon e capo negoziatore con gli Americani, ha descritto il ritiro da Gaza, in una intervista data ad Ha'aretz, nell'agosto del 2004 :

Quello che io ho effettivamente concordato con gli Americani fu che parte degli insediamenti ( i principali gruppi di insediamenti sulla Sponda Ovest ) non ne sarebbero stati minimamente interessati, e che il resto non sarebbe stato toccato fino a che i Palestinesi non  " fossero diventati Finnici" [ "diventare Finnico " : se è un idioma, non se ne trova spiegazione; esistono invece dei possibili riferimenti storici alle vicende legate al territorio della Finlandia ed alle etnie Finniche, ma non conosco praticamente nulla della questione... ndt ])... Il significato (dell'accordo con gli USA), è di congelare il meccanismo politico, e quando tu congeli un tale meccanismo, tu blocchi la costituzione di uno stato Palestinese ed impedisci una discussione sui rifugiati e sui confini di Gerusalemme. Di fatto, questo insieme che viene indicato nel suo complesso come Stato Palestinese - con tutto ciò che implica - è stato cancellato a tempo indeterminato dai nostri programmi. E tutto questo  grazie all'autorità ed al premesso [ del Presidente Bush ]... ed alla ratifica dei due rami del Congresso.


Forse gli Israeliani e gli Americani credono che i Palestinesi non leggano i quotidiani israeliani, o che quando hanno visto cosa succedeva sulla Sponda Ovest non si potessero immaginare a cosa mirasse Sharon ?

Il governo di Israele vorrebbe un mondo convinto che Hamas abbia lanciato i suoi missili Qassam perchè questo è quanto fanno i terroristi ed Hamas è un qualunque gruppo terrorista. In verità, Hamas non è più una "organizzazione del terrore" ( definizione preferita da Israele ), almeno non più di quanto non lo fosse il movimento Sionista durante la sua lotta per una patria Giudea. Alla fine degli anni 30 e 40, elementi all'interno del movimento Sionista giunsero, per motivi strategici, a compiere atti terroristici. Secondo Benny Morris, fu l'Irgun [ o National Military Organization in the Land of Israel, ndt ], ad uccidere per primo dei civili. In Righteous Victims, Morris scrive che nel 1937 una emersione di terrorismo arabo "accese un'ondata di bombe dell'Irgun contro folle e bus arabi, inserendo nel conflitto una dimensione nuova."

Egli ha anche documentato le atrocità commesse dall'esercito israeliano [ IDF, ndt ],  nella guerra 1948-49, ed ha ammesso in una intervista del 2004, pubblicata da Ha'aretz, che del materiale messo a disposizione dal Ministero della Difesa israeliano mostrava come "ci fossero molti più massacri commessi dagli Israeliani di quanti non pensassi in precedenza... Nel mesi di aprile-maggio 1948, unità della Haganah [ Haganah = "la difesa", organizzazione paramilitare ebraica ai tempi del protettorato britannico di Palestina, che poi divenne l'IDF, ndt ], ricevettero degli ordini operativi che disponevano apertamente il doversi sradicare gli abitanti, espellerli e distruggerne gli stessi villaggi."

In numerosi villaggi e città Palestinesi, l'IDF portò a termine delle esecuzioni pianificate di civili. Alla domanda di Ha'aretz, se condannasse la pulizia etnica, Morris ha risposto di no :

"Uno stato Israeliano non avrebbe potuto diventare realtà senza lo sradicamento di 700.000 Palestinesi, quindi era necessario sradicarli, non c'era altra scelta che non l'espellere la popolazione. Era necessario ripulire la zona attorno e ripulire le zone di confine e le principali arterie. Era necessario ripulire i villaggi dai quali si era sparato contro i nostri convogli ed i nostri insediamenti."

In altre parole, quando sei bersaglio degli ebrei ed uccidono dei civili innocenti per portare avanti la propria lotta nazionale, si tratta di patrioti, quando lo fanno i loro avversari si tratta di terroristi.

E' troppo facile descrivere Hamas semplicemente come una "organizzazione terrorista". Si tratta di un movimento nazionalista religioso che è ricorso al terrorismo, come fece il movimento Sionista durante la propria lotta per uno stato, nell'errata convinzione che quella fosse l'unica strada per porre fine ad un'occupazione oppressiva ed arrivare ad uno stato Palestinese.

Mentre l'ideologia di Hamas propugna in modo formale che tale stato venga costituito sulle rovine dello stato di Israele, questo non è il riferimento delle concrete politiche odierne di Hamas, non più di quanto la medesima dichiarazione nella OLP [ Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ndt ], non determinasse le azioni di Fatah.

Queste non sono le conclusioni tirate da un difensore di Hamas, ma le opinioni di Ephraim Halevy, ex capo del Mossad [ servizio segreto israeliano, ndt ] e consigliere per la sicurezza nazionale di Sharon.

La guida di Hamas ha apportato un cambiamento "proprio davanti ai nostri occhi", ha scritto di recente Halevy, sul Yedioth Ahronoth, avendo riconosciuto che "il suo fine ideologico non è raggiungibile nè ora nè in un futuro prevedibile."

[ Hamas ] E' quindi pronto e desideroso di vedere la costituzione di uno stato Palestinese all'interno dei confini temporanei del 1967.

Halevy ha sottolineato che mentre Hamas non dice quanto "temporanei" debbano essere tali confini, "sa bene che nel momento in cui venga costituito uno stato Palestinese con la loro cooperazione, sarebbero obbligati a cambiare le regole del gioco : dovrebbero adottare una linea che li porterebbe lontano dai loro fini ideologici originari."

In un precedente articolo, Halevy aveva anche sottolineato l'assurdità del collegare Hamas ad al-Qaida.

"Agli occhi di al-Qaida, i membri di Hamas appaiono come eretici, causa il loro asserito desiderio di partecipare, anche solo indirettamente, nei meccanismi di discussione ed accordo con Israele. [ Il capo dell'ufficio politico di Hamas, Khaled ] Mashal, ha fatto una dichiarazione diametricalmente opposta all'approccio di al-Qaida, che fornisce ad Israele l'opportunità, forse storica, di sfruttarla al meglio."

Perchè allora i leaders di Israele sono così determinati nel voler distruggere Hamas ? Perchè ritengono che la sua guida, diversamente da quella di Fatah, non possa essere forzata ad accettare un accordo di pace che definisca una "nazione" Palestinese costituita da entità territoriali fra loro scollegate, sulle quali Israele sarebbe in grado di mantenere un controllo perenne.

Dalla fine della Guerra dei Sei Giorni [*] , l'obbiettivo immutabile dell'esercito, dei servizi e delle forze politiche di Israele è stato il controllo della Sponda Ovest; essi ritengono che Hamas non permetterebbe un simile sparpagliamento del territorio Palestinese, qualunque sia la durata dell'occupazione. Potrebbero aver torto su Abbas e le sue bande di ciechi seguaci, ma relativamente ad Hamas hanno completamente ragione.

Gli osservatori medio-orientali si chiedono se gli attacchi di Israele ad Hamas riusciranno a distruggerne l'organizzazione e ad espellerla da Gaza. Questo è un punto irrilevante : se Israele ha in programma il controllo di qualsivoglia futura entità Palestinese, non troverà mai un interlocutore Palestinese, ed anche se le riuscisse di smantellare Hamas, il movimento verrebbe rimpiazzato nel tempo da una opposizione Palestinese ancora più radicale.

Se Barack Obama sceglierà quale inviato in Medio-oriente una figura sperimentata che aderisca strettamente all'idea che chi è fuori dal giro non dovrebbe presentare delle proposte per un accordo di pace giusto e sostenibile ed ancor meno dovrebbe meno esercitare delle pressioni sulle parti perchè le accettino, ma al contrario si dovrebbe lasciare risolvere alle parti le reciproche divergenze, allora Obama garantirà, nel futuro, una resistenza Palestinese ben più estrema di quella di Hamas - una resistenza plausibilmente pronta ad allearsi ad al-Qaida, che sarebbe la soluzione peggiore possibile per gli USA, l'Europa e la maggioranza del resto del mondo.

Forse alcuni Israeliani, inclusi i capi dei coloni, credono che ciò farebbe il loro gioco, dato che fornirebbe al governo un inconfutabile pretesto nel continuare a tener sotto tutti i Palestinesi.  Ma questo è un delirio che porterebbe alla fine di Israele quale stato ebreo e democratico.

Anthony Cordesman, uno dei più attendibili analisti militari per il Medio Oriente, ed amico di Israele, ha obiettato - in una sua relazione del 9 gennaio per il Center for Strategic and International Studies - che i vantaggi tattici nel proseguire le operazioni a Gaza fossero superati dal costo strategico - e probabilmente non erano superiori a qualsiasi vantaggio Israele potesse conseguire fin dall'inizio di una guerra con attacchi portati a selezionate infrastrutture di Hamas.

Si chiede Cordesman : "Non è che Israele è andata ad incastrarsi in qualche modo dentro ad una guerra in continuo aggravamento senza avere un chiaro obiettivo strategico, od almeno uno che possa ragionevolmente essere conseguito ?"

Porrà fine, Israele, al potenziare politicamente un nemico che invece indebolisce tatticamente ? Le azioni di Israele potranno danneggiare seriamente la posizione  USA nell'area, le speranze di pace e le voci dei regimi Arabi moderati ? Per esser chiari, la risposta, al momento, sembra essere : sì."

Cordesman giunge alla conclusione che "qualsiasi leader può prendere una posizione dura e spacciare dei guadagni tattici per vittoria significativa. Se questo è quanto Olmert, Livni e Barak hanno in mano come risposta, allora hanno disonorato se stessi ed hanno danneggiato le loro nazioni ed i loro amici."

Henry Siegman

Source >
  London Review of Books


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