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Il piccolo Berlusconi attende la mamma
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Constatatiamo, purtroppo, che la seminfermità mentale di Silvio Berlusconi s’è finalmente appalesata in piena luce.

«La crisi non esiste, i ristoranti sono pieni, non si trova posto sugli aerei»: davanti all’opinione pubblica, è stata la prova che il poveretto è uscito dalla realtà.

«Nessuno può sostituirmi a questi tavoli», ha anche riflettuto di ritorno dal tavolo dei G20, dov’è riuscito nell’impresa per la quale il suo elettorato certamente non l’ha votato: consegnare il Paese all’amministrazione controllata di tutti i poteri forti. Ben deciso ad ignorare che dei 460 punti di spread che rendono il nostro debito pubblico sempre più vicino all’insolvenza, un 200 buoni sono dovuti alla sua semplice presenza – che dunque ci costa 6 mila miliardi.

Arriveranno gli ispettori del Fondo Monetario, arriveranno gli ispettori dell’Unione Europea a controllare trimestralmente che il governo imponga a noi le austerità e i tagli che ha promesso alla finanza internazionale. E il povero Silvio: no, non è un commissariamento, è solo sorveglianza, l’abbiamo chiesta noi... Sì, su caldo consiglio di Merkel, Sarkozy, Barroso e Van Rompuy. E Draghi, il gran venditore dei gioielli pubblici italiani dai tempi del Britannia, quello che è stato messo lì da Goldman Sachs... ma con l’aiuto decisivo di Berlusconi. Incredibile il numero di bugie smentibili che è riuscito a dire in poche ore.

«Abbiamo rifiutato un aiuto di 43 miliardi dal Fondo Monetario». «Mai offerti», ha replicato il Fondo Monetario a stretto giro di mail.

Il commissariamento è dovuto al fatto che l’Italia ha un problema di credibilità, ha detto la Lagarde; i «dubbi dei mercati dellItalia sono un fatto oggettivo, perciò deve dimostrare determinazione assoluta sugli impegni assunti», ha rincarato Barroso.

Come lo conoscono bene! È quello che dice e non fa, che non sa fare quello che promette. E le sue bugie, bisogna notarlo, sono quelle di un bambino di cinque anni. Tutti i politici mentono, ma nessuno in quel modo. Solo i bambini di cinque anni, colti con la fionda in mano davanti a un vetro rotto, dicono: Non sono stato io... . Solo gli infanti mentono senza curarsi che la loro bugia venga immediatamente smentita dagli adulti circostanti. Perchè per i piccoli frugoletti, a quell’età, una menzogna è ritenuta un buon modo di togliersi d’impiccio, di negare il confronto con la realtà, quella brutta realtà che mi fala bua, che mina il suo narcisistico senso di onnipotenza, di infallibilità. La realtà non mi obbedisce, ma io dico che sì, e allora è sì.

Ma i bambini crescono, bene o male. Berlusconi è rimasto, mentalmene, a quell’età.

Poche settimane fa assicurò «ho parlato al telefono con la Merkel» per essere immediatamente smentito da Berlino. Qualche anno fa, telefonò alla Questura di Milano per salvare dall’arresto una prostituta marocchina minorenne che aveva il suo numero diretto di cellulare, e intimò: «Rilasciatela, è la nipote di Mubarak». La prima bugia che gli saltò in mente, e la ritenne buona, un buon modo di risolvere il problema. Chissà quante volte lo ha fatto nella sua vita e nei suoi affari. Purtroppo per lui, gli piacciono le puttane con facce professionali da puttana, e che Ruby fosse del mestiere si vedeva ad occhio nudo. I magistrati di Milano che al povero Silvio gliel’hanno giurata, non gliel’hanno fatta passare: accusato di abuso d’ufficio e utilizzo sessuale di minorenne. Il Silvio s’è messo da solo nelle loro mani. Ma non contento, ha costretto il suo intero governo e i suoi parlamentari a sostenere che l’eventuale reato andava giudicato a Roma, perchè era un reato di Stato, e lui davvero credeva che quella era la nipote di Mubarak... In pratica, s’è dato da solo dello sprovveduto. Del resto, che cosa può essere un uomo importante, il quale dà alle puttanelle eventuali ricattatrici il suo numero privato di cellulare? Uno sprovveduto, un immane sprovveduto.

Si vede che non lo fa perchè è cattivo. Lo fa perchè ha la psicologia di un bambino, l’egocentrismo e il narcisismo fantastico di un infante. Accusarlo di immoralità, di pelo sullo stomaco negli affari, è ingiusto, come accusare un frugolo: la loro età mentale non è ancora arrivata al livello del giudizio morale, non c’è ancora stato l’adeguato sviluppo della coscienza.

Il bambino Berlusconi attende la mamma al reparto oggetti smarriti.

Ora chi andrà al suo posto ce lo farà perfino rimpiangere. Si noti che il giro di consultazioni fatto nei giorni scorsi da Napolitano, preludio a qualche forma di golpe sotto il nome di governo di larghe intese o dei tecnici, è fallito perchè la cosiddette sinistre non sono state in grado di assicurare che voteranno le misure atroci richieste dai creditori internazionali dell’Italia, senza spaccarsi e frantumarsi. Del resto, chi andrà al governo dopo il bambino è ininfluente: a governare saranno gli ispettori internazionali, nell’interesse esclusivo dei creditori e delle banche. Svenderanno gli ultimi gioielli pubblici, ci obbligheranno a comprare quote del nostro debito (da chi? Dalle banche franco-tedesche che ne sono piene), eccetera, eccetera. Il saccheggio.

Ma del resto, saranno persino applauditi dal popolo italiano, e con una parvenza di ragione: se i nostri governanti sono così, meglio i duri metodi dello straniero. Non è forse un evento ricorrente in Italia?

Secoli di occupazioni militari, di regni con sede a Madrid, aVienna, a Parigi, sono nella nostra storia e nel nostro DNA. Perchè siamo l’unico popolo della storia europea che non abbia la formazione del carattere e della volontà come requisito essenziale del carattere nazionale; non chiediamo queste doti ai nostri governanti, anzi ci piace che siano flessibili, creativamente pieghevoli, moralmente di cartapesta o di plastilina.

Draghi alla BCE è un nostro nemico? È oltretutto un complice di Goldman Sachs? Certo che lo è. Ma mettetevi anche nei suoi panni, nei panni dell’italiano ambizioso che vuole far carriera al più alto livello: deve forse mettersi al servizio di interessi italiani, gestiti e rappresentanti da partiti e politicanti senza spina dorsale, pronti ad abbandonarti appena opportuno? Quello, lo facciano gli Scilipoti, i Verdini. I veri grandi ambiziosi italiani si mettono al servizio di poteri più forti, e soprattutto più costanti, che sanno mantenere ciò che promettono, che sono a loro modo leali verso chi serve bene, che apprezzano il merito.

È sempre stato così in Italia: abbiamo dato grandi condottieri agli Absburgo, a Madrid, alla Francia, grandi navigatori alla Spagna e al Portogallo. Ancora a Rommel, l’esercito che sotto i generali italiani era scappato per 800 chilometri, in Africa seppe resistere fino all’estermo sacrificio della Folgore, della Ariete, della Littorio.

Da noi, quei migliori sarebbero stati dei portaborse di gente che valeva infinitamente meno di loro. Oppure dei Giovanni dalle Bande Nere, il solo che tentò di fermare i lanzi avventati contro Roma e il Papa, e che fu tradito dai connazionali, e lasciato morire come un cane dalle ferite senza gloria.

È il nostro perenne 8 settembre.

Assai indicativo, scusate se insisto, è che nei giorni dell’attacco al nostro debito pubblico, Tremonti e Bossi (mica male, quanto a semi-infermità) abbiano presenziato alla Sagra della Zucca. Se avessi voglia di ridere, direi che forse intendevano sottoporsi a un trapianto di zucca. E delle 19 Maserati che il ministro della Difesa ha comprato per i generali italiani, potrei dire che l’acquisto è perfettamente giustificato sul piano tattico: i nostri generali devono avere i mezzi per sopravanzare in velocità i loro corpi d’armata nelle storiche ritirate, nelle fughe che caratterizzano la storia militare di un popolo senza carattere e senza unità patria.

Accadde effettivamente nell’ottobre del 1917, a Caporetto. Il generale Badoglio, nel cui settore era avvenuto lo sfondamento, fu irreperibile per molte ore; poi si vide che era arretrato fino a Padova, dove aveva posto il suo comando in una bella villa veneta appositamente requisita. Aveva superato nella fuga i suoi soldati, e di molti chilometri. Badoglio avrebbe dovuto essere fucilato quel giorno. Fu lasciato sopravvivere per l’altra fuga: «La guerra continua, e lItalia resta fedele alla parola data» disse la sua voce quella sera del 25 luglio ‘43; ma era un disco, lui e il re Sciaboletta erano già scappati a Brindisi, in mano agli Alleati. Se la vedessero gli italiani, senza capi e senza ordini.

È l’8 settembre permanente, signori. E non basta punteggiare la nostra inesistenza di volontà con qualche occasionale piazzale Loreto. Non è un segno di dignità, ma della sua assenza. Come tutti sappiamo.



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