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I pani del 7Q5
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Dalle grotte di Qumran il documento più esplosivo dal punto di vista archeologico per gli effetti che possa produrre sulla datazione del Nuovo Testamento è certamente quello rinvenuto nella grotta 7 frammento 5.

Già parlammo di quanto attestato a proposito del 7Q4 dell’identificazione del frammento papiraceo con la prima epistola di San Paolo a Timoteo, già dicemmo del fatto che questo rinvenimento provi senza dubbio la redazione, la circolazione e la paternità delle Lettere di San Paolo, il cui pensiero teologico risulta essere già pienamente sviluppato intorno, se non prima, del 60 dopo Cristo, in piena armonia con l’'insegnamento della Chiesa che negli stessi anni credeva e predicava le medesime verità come appunto facilmente si può dimostrare proprio alla luce del 7Q5, il cui testo proprio queste tesi viene a supportare e provare.

La corrispondenza è certa: Marco 6,52-53. Nonostante le furibonde e non argomentate reazioni dei modernisti da sempre sostenitori della tarda datazione dei Santi Vangeli e malgrado le scomposte gaffe tra gli altri di Ravasi, Martini e Bianchi, l’accertamento è unanimemente accettato.

7Q5
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La datazione del frammento di papiro non può essere posteriore al 50 dopo Cristo (massimo scostamento: 5 anni). Questo significa semplicemente che il Vangelo di san Marco è stato redatto tra il 40 ed il 50 dopo Cristo. Data che inchioda l’affidabilità documentale del testo ad un altissimo livello.

Oggi gli esegeti, ignorando volutamente la valanga di testimonianze antiche attestanti l’ordine cronologico della stesura dei Vangeli, ordine per il quale Marco è stato scritto dopo Matteo, non considerano neppure l’ipotesi che San Matteo risalga addirittura agli anni 30… ma la luce gettata dal frammento 7… non può che confermare questi antichi convincimenti.

Sant’Ireneo afferma di un testo di Matteo in lingua semitica… la scelta di quest’idioma impone necessariamente una retrodatazione conforme all’itinerario apostolico dopo la Pentecoste; in primo luogo le pecorelle di Israele… a che pro altrimenti utilizzare una lingua non compresa?

La datazione alta del Nuovo Testamento implica un’altissima attendibilità storica: i testi erano indirizzati a testimoni oculari e pertanto facili da smentire in ipotesi di mendacia o truffa… dovevano assolutamente attestare fatti veri e comprovati pena il non essere presi per nulla in considerazione.

Con questo cadono tutte le fantasiose ipotesi dei negatori dell’Autorità dei Sacri Testi e le possibili manomissioni che sarebbero state apportate dalla Chiesa nel corso dei secoli. Quindi risulta assolutamente provato non soltanto il fatto dell’esistenza storica di Gesù, ma il suo insegnamento e i suoi miracoli… compreso il sepolcro trovato vuoto dopo la morte per crocifissione. Non esiste nulla di più infallibilmente provato e documentato in tutta l’antichità.

Ma vorrei soffermare l’attenzione sul significato dei passi della sacra Scrittura emersa finora da Qumran. Uno dei passi del 7Q4 credo debba leggersi insieme al frammento di San Marco; credo infatti che Dio guidi e permetta il corso degli eventi mai a caso, ma insegnando e conducendo con amore chi a Lui si affida. Del resto l’idea stessa della storia nasce col cristianesimo che del tempo dà un inizio, una meta e pertanto un senso! Proiettando l’uomo fuori dall’immanenza.

Da una lettura sistematica dei testi di Qumran nella grotta 7, per i quali, come abbiamo detto, è stata ottenuta certa identificazione, possiamo, tra gli altri possibili significati, dedurre quanto segue.

1 Timoteo 4,1: «Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche».

San Marco 6, 52-53: «Perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito. Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret».

L’uomo seguendo spiriti ingannatori precipita nella confusione totale non avendo prestato fede alle parole di Gesù riguardo l’Eucaristia… è una fotografia della società odierna… il cuore si indurisce e non reputa possibile un cristianesimo così «carnale» da doverlo per forza a volte inconsapevolmente «gnosticizzare». Troppo è lo scandalo di un Dio fattosi cibo e bevanda, troppo al punto da dover ridicolizzare la Santa Messa con preghiere ambigue, musiche disco e balli in maschera, troppo credere in un cristianesimo «fatto storico» documentato da una scrittura infallibile, meglio collocarlo nel mito del dio sole o nella critica dell’impossibile.

Da ciò deriva un cristianesimo che non conosce più la propria corporeità e per questo non digiuna e non fa ascesi, e per questo non adora la santissima Eucaristia o la divina Croce; non si inginocchia né si prostra in terra (come invece obbligatorio per il buon senso e ragionevolezza se non per fede) neppure al momento della Consacrazione e non pensa di doversi bagnare con acqua santa o dover dire i propri peccati per ricevere il perdono; che ritiene possibile scherzare col sacro fino a dimenticare di Comunicarsi in bocca e mai sulle mani, o di celebrare di spalle al Santissimo senza giudicare nessuno ma rilevando l’oggettiva enormità di non senso.

Qumran viene proprio ad attestare la perentoria e frangente verità del fatto: Gesù vero Dio davvero uomo e davvero pane, messaggio troppo dirompente in questa società lasciva e pigra di evanescenze e di ipocrisie in cui l’obiettivo primario sostenuto da molti complottisti su web è niente meno quello di tiranneggiare le anime, le coscienze e la mente attraverso perfino l’impiego di specifiche onde elettromagnetiche (teorie tutte che ci interessa relativamente appurare) perché comunque l’unico vero ostacolo a tale dominio è la conoscenza della verità che rende liberi se ad essa si aderisce con amore coerenza e gioia in adorazione perenne della santa Croce che salva chi ad essa si stringe ed invoca.

Stefano Maria Chiari



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