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Chiesa, Sinagoga, Ratzinger e Dialogo
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Il filosofare moderno avendo aperto al soggettivismo e chiuso alla teleologia come dottrina della finalità (1), ha rovinato il pensiero diretto alla ragione delle cose, alle cause e perciò alla «ragione» dello stesso pensare; ragione che è per la Chiesa: guidare il pensiero umano alla sua Causa; al Pensiero e al Verbo di Dio. In questo senso la Religione è essenzialmente derivata dal Pensiero che deve guidare le volontà, a immagine e somiglianza della Volontà di Cristo. Perciò sarebbe insensato dire che tale filosofare moderno sia solo dura risposta alla Scolastica; è contro la Scolastica perché contrario alla sua ragione e pensiero sul reale e immutabile Pensiero di Dio. E poiché questo pensiero costituisce la dottrina della Chiesa, quel filosofare è in verità intrinsecamente contrario alla Dottrina cattolica. La Chiesa, non segue l’opinione di nessun dottore, per Santo che sia. «Onora Tommaso e Agostino, ma riconosce come infallibili soltanto gli autori divinamente ispirati delle Sacre Scritture» (2). Dunque, il senso del pensiero della Chiesa, al contrario di quello mondano, gregario di pensatori celebrati, è verso l’Alto. Se onora e anche segue quello di Tommaso, lo fa in quanto questo è il più chiaro aderente al senso cristiano, alla pedagogia derivata dalla «paternità di Dio» (3). Chi ha letto la Summa sa che la sua esposizione riprende di continuo le Scritture. Anche il cattolico quando segue il Pontefice Romano, non lo fa per la sua persona, ma in quanto questa deve confermare la Parola evangelica senza cambiarla in niente.

Da queste prime righe si può già stabilire un criterio di discernimento cattolico.

- La salvezza umana dipende pure dall’intelletto e volontà, quindi dal retto pensiero;
- L’imperfezione atavica del pensiero umano è una certezza; ragion per cui Dio volle il Suo Verbo incarnato e poi la Legge della Sua Volontà perfetta insegnata dalla Chiesa e confermata dall’autorità continua e infallibile del Suo Vicario in terra.
- Le Sacre Scritture insegnano il Pensiero divino anche riguardante i fatti certi della storia umana, che va dall’alienazione del Peccato Originale a quella finale;
- In questo senso la Sinagoga era scuola di vero pensiero divino fino alla sua deriva «negazionista» del Verbo Incarnato e la sua adesione alla fede nel regno terreno;
- Il discernimento cattolico su questi temi è valido nella misura in cui distingue i due sensi opposti del pensiero umano: quell’oggettivo verso il Pensiero universale del Padre e quello soggettivo che ha solo per oggetto il fenomeno e l’idea personale.

Siccome è complicato per l’uomo comune addentrarsi negli infiniti meandri del millenario pensiero umano, ma poiché in questo si può distinguere il vero e il buono da cui dipende la salvezza, il Signore istituì la Chiesa e il Papato per tale distinzione. E la Sposa di Cristo è maestra, non solo di preghiera e sacramenti, ma di saggezza. Ora saggezza è onorare e difendere il vero e il bene, quindi mai rifiutare, ma disporsi ad affrontare per carità di Dio tutto quanto vi si oppone nel mondo.
E qui comincia il discorso che segue il titolo, Chiesa, Sinagoga, Ratzinger e dialogo.

Chiesa e Sinagoga

Se è vero, come crede ogni cattolico, che l’insegnamento della Chiesa è quel pane indispensabile per la vita dello spirito del quale dipendono il bene in questo mondo e la salvezza di tutti gli uomini, quello che lo deturpa o colpisce è fattore di male. Ora, se l’arma di demolizione dell’insegnamento del Pensiero cristiano è il filosofare moderno o modernista, liberale o massonico, questi sono i nemici di tutti gli uomini e la Chiesa non può evitare di dirlo, così come il Papa cattolico non può tacere sul fatto che quanti si oppongono alla Dottrina di Cristo sono nemici dell’umanità. Perciò Gesù ha suscitato l’ardore apostolico e San Paolo lo dice e descrive a tempo e controtempo il suo stesso popolo che Lo rifiuta come nemici di tutti gli uomini. Non ci siano dubbi, l’idea religiosa o filosofica che vuole annullare o traviare il Cristianesimo, che rappresenta il Vero e il Buono, con un'altra fede, è male assoluto. Certo, l’assoluto si applica all’idea e non agli uomini che possono convertirsi rifiutandola prima o poi. Perciò la Chiesa non si era mai sottratta a condannare la perfidia d’idee e dottrine, ciò proprio per salvare quanti subiscono i loro effetti deteriori.

Ora, questo sito è uno dei pochi che nei nostri tempi di cupo abbandono religioso, lascia spazio perché si affronti il gran male di quanto è qui chiamata «la sola religione rimasta», quella della Shoah, del sacrificio di un popolo messianico, che è il superamento del vero Sacrificio redentore di Cristo per tutti gli uomini, per i giudei come per i gentili, per gli abitanti del mondo antico, come per i contemporanei. E questo male si riflette in un evidente comportamento politico di dominio internazionale. Eppure, le voci conciliari, non affrontano questo grande male, ma lo assecondano, per la perdita degli stessi ebrei. Ecco uno di quelli àdulteri che, però, non andrebbero accusati secondo alcuni, perché, dal tempo di Giovanni XXIII ad oggi, sono commessi sotto la copertura degli orpelli dei sommi pulpiti.

Ratzinger e il dialogo conciliare

I documentati articoli di Sì sì no no, qui pubblicati, sollevano la questione di un ormai storico enigma vaticano, concernente un suo perito influente: Ratzinger, che poi divenne arcivescovo di Monaco, prefetto della Congregazione della Fede e finalmente Benedetto XVI. Si tratta di sapere da che parte è il suo pensiero, perché se veramente pensava e pensa, come ha detto, che la Chiesa di Cristo aveva bisogno d’incorporare i migliori valori della Rivoluzione francese, dell’illuminismo e del liberalismo, c´è un grave problema. Quali valori mancavano al perfetto pensiero cristiano? I diritti umani? L’emancipazione femminile? La libertà religiosa, e in specie quella di discutere la storicità di Gesù? O la libertà degli ebrei di accusare la Chiesa d’aver suscitato l’odio a causa del deicidio, odio che ha avviato l’olocausto? Da che parte sono questi pensieri se non da quelli della Massoneria, che da sempre li ha sponsorizzati? Allora, è giusto ricordare la lettera con cui la Congregazione sotto Ratzinger la condannava come l’ha fatto Sì sì no no a suo tempo e qui lo
ricorda un lettore. Ma la condanna non era nella legge della Chiesa? Come mai non c’è più?

«E’ stato chiesto se sia mutato il giudizio della Chiesa nei confronti della massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto Canonico essa non viene espressamente menzionata come nel Codice anteriore. Questa Congregazione è in grado di rispondere che tale circostanza - dovuta a un criterio redazionale (?) seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzionate in quanto comprese in categorie più ampie. Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione».
 
Quale ritorno al Vaticano II «vero»… quale continuità e non rottura nella legge della Chiesa, se con un intervento fugace ricorda un grave giudizio costante sulla causa della perdita di anime, della rovina della Cristianità e dell’erezione di una falsa chiesa? Era poi sincera la perplessità di Ratzinger per alcune iniziative come le parate sincretiste di Assisi, l’inflazione di beatificazioni e canonizzazioni per la spettacolarizzazione di momenti religiosi, e altro, che il suo gusto artistico rifiuta, se ignora la matrice di tale apertura al mondo che dichiaratamente è nello «spirito del concilio»? La sua «rivoluzione tranquilla», è vero, è cominciata riconoscendo il diritto della Tradizione, ma per farla convivere con quanto la contrasta e vuole invertirla al punto di una volta: «Siamo ormai a un punto in cui io stesso mi sorprendo di chi continua a credere, non di chi non crede». Constatazione drammatica, ma che sì rifà piuttosto al «fenomeno», al caso presente e non alle cause che rimangono ignorate.

Quest’articolo di Sì sí no no è cattolico in quanto non le vuole ignorare. Pera, Ferrara e tanti altri «atei devoti» possono pensare come vogliono, ma Benedetto XVI non deve gradire i loro «pretesti cristiani», ma accusare tali forzature teistiche. E’ prudente rimanere avvolti in errori liberali perché patrocinati da Benedetto XVI? O non sarà il caso di considerare la domanda: ciò che dicono, è vero o non è vero; siamo davanti a qualcuno che abbraccia tesi e modi di pensare e di credere contrari a quelli della Chiesa di sempre? Con la messa in dubbio della verità sul Limbo, non ha forse fatto un immenso favore alla lobby abortista internazionale? Quando Chesterton dice: «L’eresia è quella verità che trascura le altre verità. Solo la Chiesa cattolica è il luogo dove tutte le verità si danno appuntamento e riescono a convivere, pur se minacciate di squilibrio», non aveva forse in mente quel retto pensiero insegnato dalla Chiesa che esclude proprio ogni squilibrio ereticale?

Ora l’articolo in questione, afferma la netta separazione tra liberalismo e cattolicesimo, mentre la politica modernistica del «filosofismo» conciliare li confonde. Certo, la Scolastica non va identificata come il pensiero della Chiesa, ma la sua logica aiuta a distinguere quanto è retto da quanto è fallace riguardo alla natura umana. L’insofferenza per la Scolastica e un rinnovato interesse per Sant’Agostino sono apparsi nel tempo dell’Illuminismo. Ma ciò non riguardava proprio il suo pensiero cattolico quanto le sue simpatie platoniche, quello straordinario laboratorio di idee, che fu anche la gran palestra dei contorsionismi ed errori moderni. Ciò è rinnovato con questo «personalismo» che innalza l’esperienza personale a conoscenza di Dio. Sì perché per il soggettivismo rampante anche il dogma e l’idea di Chiesa vanno rinnovati per essere capiti e graditi al mondo della comunicazione di massa, che vuole un «essere umano» di natura variabile come il suo pensiero tutt’altro che centrato in un blocco di verità monolitiche. Non era questa la variabilità ecumenista cercata come ricchezza dell’antropologia umana dal Vaticano II?

Ecco il nuovo regno futuro del caso, che rifiuta il pensiero centrato sui princìpi di causa e di fine, sposando la critica kantiana. Nel dialogo tra Pera e Ratzinger esposto in «Senza Radici» pubblicato nel 2004, può sembrare che l’apertura «liberale» di Ratzinger sia proprio la disposizione a considerare le idee dell’altro libera di prevenzioni. Quindi un liberalismo usato già in passato come metodo di dialogo, ma non di ideologia. In verità come ricorda un lettore l’allora cardinale Ratzinger concedeva al non credente Habermas l’idea della «congenerità» tra cattolicesimo e liberalismo come possibilità che al liberalismo può essere concessa perché chi lo pratica vada verso la sfida più grande: della fede. Sì, ma sarà allora la fede che parte proprio dal diritto al libero esame: quella luterana. Pera trascura più o meno volutamente la frattura protestante. Ma e Ratzinger? La risposta l’abbiamo con le iniziative ecumeniste a tutto spiano. Se poi condanna il relativismo, cade in un’enorme contraddizione poiché l’operazione ecumenista è il relativismo praticato a più alto livello; quello per cui Dio avrebbe dato tante diverse rivelazioni di verità religiose assolute; agli uomini riuniti competerebbe sbrogliarle nel loro valore relativo a ciascuna religione, per non litigare più! arimenti il Catechismo di era ratzingeriana è aperto alla conciliazione con i «fratelli maggiori» non solo neutralizzando la dottrina della sostituzione, per la quale l’Antica Alleanza é integrata e superata dalla venuta di Cristo, che estende l’elezione a figli di Dio a tutti gli uomini che credono in Lui e sono battezzati nel Suo Nome, ma col confermare questa fratellanza con un’attesa comune!

Il 24 giugno 1985 i capi conciliari approvarono il documento ufficiale del Vaticano col quale s’invitavano i cristiani affinché, insieme con gli ebrei, «preparino il mondo alla venuta del Messia». Giovanni Paolo II continuava a preparare l’«unione delle religioni» e l’invito è stato inserito nel «nuovo catechismo» (numero 840): «Quando si considera il futuro, il popolo di Dio dell’Antica Alleanza e il nuovo popolo di Dio tendono a fini analoghi: l’attesa della venuta (o del ritorno) del Messia». La Fede nella venuta di Cristo o il «negazionismo» del Suo rifiuto, avrebbero fini analoghi! Quale pensiero sofistico, gnostico o modernista è stato capace di tale sproposito per cui la necessità di conversione degli ebrei al Vangelo di Cristo, prima missione degli Apostoli, di San Pietro e della Chiesa, sarebbe, secondo i nuovi profeti, confusione del passato da correggere con le luci «analogiche» conciliari! Tali confusioni servono solo a umiliare la Chiesa, mai a nessun dialogo razionale. Eppure, davanti a tutto questo scempio della logica e della sacra Dottrina per la salvezza delle anime, vi è quel piccolo mondo cattolico pronto a difendere a spada tratta, non la Fede della Chiesa, ma chi la degrada in questo modo avvilente. Credono forse che l’anima si salvi forzando la propria intelligenza a identificare la fedeltà a Cristo Signore agli strepiti dei papa boys?

Arai Daniele




1) Vedi David Hume «Dialoghi sulla religione naturale» e Immanuel Kant, «Dialettica della Critica della ragion pura».
2) Pio XII, Discorso «Animos Noster», 17 ottobre 1953.
3) Pio XII, Discorso «Particolarmente gradito», 6 settembre 1949.


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