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Parla il Mossad. A Mosca (parte I)
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L’Iran sarebbe una minaccia esistenziale per Israele? «Sono parole grosse che la nostra leadership (israeliana) usa per impressionare lopinione pubblica occidentale»: lo dice non un pacifista un po’ antisemita, bensì l’ex capo del Mossad Efraim Halevy.

E come se ciò non fosse abbastanza sensazionale, a chi Halevy confida il suo scetticismo sulla leadership israeliana, ossia su Netanyahu e Lieberman? Facendosi intervistare dalla TV russa Russia Today, che è un sito militante, sulla linea politica estera di Putin, e che ospita regolarmente giornalisti e fonti «alternative» rispetto ai media occidentalisti mainstream, e fa un prezioso controcanto al loro conformismo. (Iran poses no 'existential threat' to Israel - ex-Mossad chief)

Il fatto che un capo della centrale di spionaggio più intrusiva e segreta del mondo sia ridotto ad usare un medium «alternativo» per esprimere il dissenso della sua compagnia sulla guerra in Iran, la dice lunga sulla situazione corrente in Israele e nel mondo occidentale al servizio delle sue paranoie. Ma, come si legge nel sunto dell’intervista che Russia Today pubblica, «mentre la minaccia di azione militare (contro l’Iran) si intensifica, Halevy pensa che ci siano persone, da entrambe le parti, che vogliono la pace nella regione; gente che vuol farla finita con l’attuale conflitto, e tornare alle buone relazioni fra i due Paesi godute dal 1948 al 1978».

E aggiunge: «Iran ed Israele non hanno motivo fondamentale di contenzioso. Sarebbe sbagliato per lIran far guidare le sue politiche dallideologia, e causa di gravi rovesci».

Farsi guidare dall’ideologia sembra piuttosto un appunto da rivolgere ai paranoici che guidano Sion oggi. Compreso allo stesso Halevy, che resta il falco di sempre. Infatti la sua proposta a Teheran, se vuole «essere re-introdotta nella famiglia delle nazioni da cui è stata praticamente espulsa», è quella di rinunciare per sempre al programma nucleare e «firmando un accordo con Israele in garanzia di questo impegno»: dunque non impegnandosi davanti al mondo, ma inchinandosi ad Israele per trattato di rinuncia; è insomma la usuale posizione del suprematismo talmudico di fronte alle «nazioni» noachiche. E tuttavia, la vipera col ramoscello d’ulivo in bocca non manca di affascinare.

Ma come la mettiamo, se l’Iran è una «minaccia esistenziale» per Sion? Esagerazioni del nostro governo, replica come abbiamo visto Halevy, per far pressione sull’Occidente. E conferma l’ovvio, che i nostri media non osano dire: «Israele è abbastanza forte da proteggere se stesso. Penso che non sia in potere dellIran distruggere lo Stato di Israele».

C’è una domanda a cui la vipera sfugge: se vuole il disarmo nucleare di Teheran, Israele potrebbe impegnarsi a rinunciare alle sue 2 o 300 testate atomiche, aderendo finalmente ai trattati di non-proliferazione... Risposta di Halevy:

«È un assunto internazionale che Israele possegga armi atomiche. Se sia vero o sia un bluff, nessuno può dirlo. Qualunque sia la verità, questa ipotesi serve agli interessi di Israele. È importante in questa situazione perchè la deterrenza fa parte del gioco. Se lIran crede che Israele abbia certe capacità – sia che le abbia o no – è una carta positiva in mano ad Israele».

Ma insomma, domanda Russia Today, l’attuale missione del Mossad è di prevenire la guerra, oppure di indebolire l’Iran (per esempio con gli assassinii dei suoi scienziati?).

Risposta: la missione del Mossad è «di fare tutto quello che è nelle sue possibilità di rendere dormiente (sic) una minaccia che si oppone ad Israele... Siamo da un bel podi tempo in quella che si chiama guerra clandestina con lIran. Ciò che è interessante, a proposito di questa guerra, è che entrambe le parti abbiano preferito che i dettagli di questa guerra, i particolari dei vari eventi, non fossero esposti al pubblico».

Vale la pena di ricordare che Halevy è quello che, a novembre, denunciò in un’intervista al Jerusalem Post: «Il vero pericolo esistenziale per Israele viene dallinterno», additando gli estremisti religiosi sionisti e i loro rabbini fanatici, e la loro influenza sul governo Netanyahu e sull’esercito. ('Religious extremism is a greater threat than nuclear Iran')

Meir Dagan
  Meir Dagan
E non è il solo: fa parte di quel gruppo di dirigenti dello spionaggio israeliano, capeggiati da Meir Dagan (un altro capo del Mossad), che non hanno lesinato critiche all’avventurismo messianico di Netanyahu, specie dopo che Netanyahu li ha sbattuti fuori dalle loro poltrone. Ne fanno parte, oltre a Dagan, il generale Gaby Ashkenazi (capo dello Stato Maggiore israeliano dal 2007 al 2011, data del suo licenziamento), e Yuval Diskin, il capo dello Shin Beth (il servizio interno), a cui è stato impedito di salire al rango di capo del Mossad.


Degan e Halevy al tempo di Sharon



In varie interviste, Dagan ha denunciato questi licenziamenti come una specie putsch dei paranoici politici contro le spie con la testa sul collo: «Diskin, Ashkenazi ed io siamo riusciti a scongiurare tutte le avventure pericolose», ha detto, prima fra tutte l’attacco all’Iran; mentre «adesso non c’è più nessuno che gli si metta contro», dato che Netanyahu ha riempito le alte cariche spionistico-militari dei suoi yes men. (Former Mossad Chief Seeks to Avert Israeli Attack)

(Fine prima parte)


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