>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
false_flop_new_550.jpg
False Flop: aggiornamenti
Stampa
  Text size
Si chiama Robert Fuller l’agente dell’FBI che ha contattato i quattro piccoli delinquenti del Bronx e li ha indotti a diventare «terroristi islamici», fornendoli di una bomba da piazzare in una sinagoga - bomba falsa, inerte, fabbricata nei laboratori FBI.

L’agente Robert Fuller ha un passato molto sospetto.

Il 23 agosto 2001 l’FBI ricevette dalla CIA l’indicazione che due persone sospette, Khalid al-Mindhar e Nawaf al-Hamzi, erano entrati negli Stati Uniti e che bisognava rintracciarli e fermarli. Buona idea: solo 19 giorni dopo, i due sarebbero apparsi nel gruppo dei presunti dirottatori dell’11 settembre.

Fuller fu incaricato di rintracciare i due individui e di arrestarli. La pratica fu etichettata dall’FBI come «routine»,  il che significa che Fuller aveva 30 giorni per adempiere alla sua missione. Fuller  consultò un database locale degli alberghi, e non trovò i due nomi. Lasciò perdere. Persino la Commissione sull’11 settembre, nel suo «Report», ha segnalato questa strana incuria del poliziotto federale.

Novembre 2004:  un uomo chiamato Mohamed Alanssi si dà fuoco sul marciapiede davanti alla Casa Bianca. Ha lasciato una lettera di addio, rivolta a Robert Fuller, che lo ha indotto a diventare informatore già da tre anni. E’ una lettera confusa: Alanssi dice che vuole tornare nello Yemen per vedere la sua famiglia prima di testimoniare in un tribunale americano - come lo obbliga a fare Fuller - perchè «quando avrò deposto la mia famiglia sarà uccisa, e anch’io sarò un uomo morto».

Alanssi sopravvive, anche se con ustioni sul 30% del corpo. Viene intervistato dal Washington Post e dice: «Ho fatto un grande errore a collaborare con l’FBI. L’FBI ha distrutto la mia vita e quella della mia famiglia, con la promessa di farmi ottenere la cittadinanza e il pagamento di 100 mila dollari». I 100 mila dollari li ha effettivamente ricevuti nel 2003 dall’FBI, ma la cittadinanza no. In cambio, Alanssi doveva testimoniare contro una ventina di imputati islamici.

false_flop_new.jpgTerzo episodio discutibile: Fuller si trova a Bagram, l’aerporto USA a Kabul, ed è incaricato di interrogare (diciamo così) tale Omar Khadr, un afghano di 14 anni catturato in combattimento e ferito (Khadr ha perso un occhio). Il ferito deve indicare dei guerriglieri da foto che gli vengono presentate. Sotto «l’intensa pressione» (sic) di Fuller, dirà poi il tribunale che si occuperà del caso, il ragazzo riconosce un cittadino canadese di radici islamiche, chiamato Maher Arar, come uno che ha visto in Afghanistan fra i guerriglieri.

Questo Arar viene arrestato in Canada, e trasportato in Siria («extraordinary rendition») dove viene torturato per un anno. Khadr, il suo accusatore, viene rinchiuso a Guantanamo; qui, nel gennaio 2009, viene processato, e Fuller, sentito come testimone, conferma che il ragazzo ha identificato Arar in una foto. Ma, sotto «cross examination» (ossia contro-interrogato), l’agente dell’FBI  ammette che Khadr non ha propriamente identificato Arar, ma all’inizio ha detto che la persona nella foto «gli sembrava familiare», e solo «col tempo» l’ha riconosciuto. Grazie alla «intensa pressione» dell’interrogatorio.

Intanto la polizia canadese comprova che Arar si trovava in Canada nel periodo in cui Khadr dice di averlo visto in Afghanistan. Il Canada chiede che gli venga restituito il suo cittadino, palesemente innocente: lo rimandano dalla Siria, e in patria il poveretto racconta la storia delle torture subite per un’accusa del tutto infondata. La cosa fa clamore in Canada. Una giornalista, Kerry Pither, ha scritto un libro su questo e simili episodi: «Dark Days: the story of four canadians tortured in the name of fighting terrorism». Chi vuole documentazione, può acquistare il libro su Amazon a prezzo scontato.

E veniamo ai quattro «terroristi islamici» che Robert Fuller ha fatto arrestare mentre (o prima che)  mettessero una bomba (inerte e fornita dall’FBI) in una sinagoga di New York.

James Cromtie, il presunto capo, 44 anni, ha trascorso per questo 12 anni in prigione come spacciatore, l’ultima volta per aver offerto coca ad... agenti dell’FBI. Nel formulario del carcere da riempire al momento dell’arresto, Cromtie si è costantemente dichiarato di religione battista; solo nei suoi due ultimi arresti si è dichiarato musulmano.

Onta Williams, 32 anni, è stato spesso incarcerato, ed è un cocainomane abituale fin dall’adolescenza. Anche lui, in carcere, si è sempre dichiarato battista.

David Williams, 28  anni (non sembra essere  parente di Onta) è un altro pregiudicato, incarcerato per droga ed atti di violenza. Da ultimo s’è fatto crescere la barba e ha cominciato a leggere il Corano. Ha comprato una pistola da un malavitoso, con 700 dollari fornitigli dal suo contatto dell’FBI, ossia dall’agente Robert Fuller.

L’ultimo arrestato si chiama Laguerre Payen, 27 anni. L’ultimo suo arresto, nel 2002, è stato per atti di violenza inconsulta (ha sparato con una pistola di piccolo calibro dal finestrino dell’auto mentre correva per  Monsey, un paesino di Rockland County, ferendo due persone). Risulta sotto cura con psicofarmaci. Diagnosi: schizofrenia. Sul formulario che ha dovuto riempire al momento di entrare in galera (15 mesi), alla voce «religione», ha scritto: «Cattolica». Cosa non strana, visto che è di lontana origine francese.

I quattro si sono conosciuti in prigione. Nella moschea che hanno frequentato, il vice-imam Hamin Rashada dice di aver visto Cromtie e Payen, ma di rado. L’ultima volta a giugno, in compagnia «di uno straniero». Si trattava, come risulta ora, di Shahed Hussein, un ristoratore incriminato dall’FBI per delitti minori, e indotto da Fuller sotto ricatto a diventare informatore, per infiltrarsi nella moschea di Newburg. Cosa che Hussein - informatore dal 2002 - ha cominciato a fare nel 2007.

Hussein è stato allontanato dalla moschea perchè invitava i frequentatori a pranzo, e parlava loro di violenza e jihad. Ad alcuni aveva offerto denaro, dice l’imam-capo, Salahuddin Mustafa Muhammad al New York Times.

Il primo a cadere nella rete è stato Cromtie, il pregiudicato neo-musulmano ed ex-battista. Hussein (l’informatore provocatore manovrato dall’FBI) gli disse di essere un membro dell’organizzazione terroristica pakistana «Jaish-e-Mohammed» e di cercare gente capace di fare attentati in USA.

Nell’ottobre scorso, l’informatore comincia a incontrare Cromtie in un appartamento di Newburgh «pieno di microfoni e telecamere nascoste», scrive sempre il New York Times. Arrivano anche Davi ed Onta William e Payen. E cominciano a parlare di far saltare una sinagoga a Riversdale. Nelle registrazioni risulta che, su suggerimento di David Williams, i congiurati si accordarono per non pronunciare la parola «sinagoga», ma di usare al posto di quella la parola «joints». Ossia «spinelli»: è nostalgia del vecchio mestiere, oppure davvero trattavano erba?
Ce lo dirà, forse, il processo.
Capisco che non è un soggetto molto interessante: molto più interessante sarebbe parlare dell’abito nuovo «politico»  di Kippà Fini, e di come si prepari a farsi eleggere dalle sinistre presidente della repubblichetta. Ma di questo, in seguito.
Poichè qualche lettore  mi accusa di falso dato che nell’articolo precedente sul «false flop»di New York non avevo indicato le fonti in nota per dinenticanza (il Corriere e Repubblica non lo fanno mai), dò qui le fonti.

Sul passato discutibile dell’agente provocatore Fuller: leggere Graham Rayman, «FBI Agent on Synagogue Case Has Questionable Record», sul Village Voice, 21 maggio 2009. Il «Village Voice» non è un foglio della jihad islamica, ma la pubblicazione di lusso dei newyorkesi chic.

Sulla biografia dei quattro arrestati, poco islamici ma molto criminali di mezza tacca, leggere Michael Wilson, «In Bronx Bomb Case, Missteps Caught on Tape». New York Times, 21 maggio 2009. Inoltre: Al Baker, «Suspects in terror bombing plot: drug arrests and prison conversions», sempre sul Nel York Times, stesso giorno.

I lettori-provocatori di mezza tacca (probabilmente «sayanim» alquanto goffi) dovrebbero dimostrare che il New York Times è diventato un organo dei Talebani. Aspetto con ansia le loro informazioni.

Frattanto, può essere interessante visitare il sito di Kerry Pither, la giornalista canadese che ha recuperato la triste storia di Arar, il giovane musulmano canadese  che Fuller (FBI) ha fatto spedire in Siria per esservi torturato, sulla base di un’accusa falsa estorta a un 14enne ferito. Lettura illuminante: vi si racconta come i servizi britannici, MI5, hanno recentemente ricattato dei musulmani inglesi per costringerli a diventare informatori, «altrimenti vi accusiamo di essere terroristi» (e quindi, implicitamente, di farvi fare un viaggettto in Siria, ospiti del locale mukhabarat). Strano che poi la Siria, nonostante i servizi resi, continui ad essere colpita da embargo da parte di Obama; immagino per far contenti gli israeliani (le informazioni vengono dall’Independent, noto giornale jihadista di Londra).

Dev’essere questa la democrazia tanto amata da alcuni lettori.



Home  >  Americhe                                                                                          Back to top

 
La casa editrice EFFEDIEFFE, diffida dal riportare attraverso attività di spamming e mailing su altri siti, blog, forum i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright ed i diritti d’autore.



 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità