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Sulle tracce dell’Anticristo: Il segreto pauroso
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«Dal 1878 credo di sapere che occorre che io sia testimone» (Biographie, t. I, pagina 423)

Léon Bloy riteneva di essere depositario di un segreto, a cui attribuiva una importanza straordinaria. Il 1 luglio 1889 confidò alla moglie di Louis Montchal:

«Mia cara amica, mia sorella tenerissima, io ho sempre creduto, fin dall’infanzia, che m’era riservato qualcosa di grande. I miei occhi, i miei tristi occhi innocenti di trent’anni or sono, inabili a percepire le realtà circostanti, erano solitamente affogati nelle lacrime che nessuno poteva capire, si dilatavano sotto gli sguardi dei pedoni imbecilli, nell’estasi dei paradisi del dolore. Vedevo cose assai imprecise, certo; ma quanto grandi, quanto eroiche; esse mi facevano spirare di desideri d’amore. Voi sapete quella cara vita lamentabile, quell’amato passato di torture che suona talora nel mio cervello le fanfare della demenza. Ma voi non sapete che, dopo tante miserie, tanti desideri divoranti, tante rabbie d’amore, tante lacrime di fuoco, tanti clamori di preghiera, tante bestemmie per adorazione, dopo tanto trascinare le mie membra nello sterco dei maiali e nel vomito dei cani ai piedi di tutti i simulacri impassibili della Redenzione - voi non sapete, e non potreste comprendere, quello che mi fu detto, spiegato, provato; di quale segreto inaudito, pauroso, da sconvolgere l’equilibrio delle costellazioni e l’intelligenza dei cieli, io fui il depositario indigente e spaventato. Dopo, silenzio e tenebre. Ho voluto fuggire, ho voluto rifugiarmi negli affetti carnali, nei baci della bocca umana; e voi sapete con quali colpi di martello mi è stata fracassata la bocca
»
(1).

Il 24 settembre 1889 ammetteva a Jeanne Molbech:

«Ma ci sono cose di cui sono sicurissimo: la prima, che ho ricevuto il dono dell’‘intelligenza’ delle realtà profonde; la seconda, che mi è stato imposto per giunta di essere il depositario e il confidente di un segreto inaudito che non posso comunicare ad alcuno - fardello schiacciante, spaventoso, che mi ha spesso gettato a terra ebbro di dolore e col sudore della morte»(2).

E il 28 giugno 1911 scriveva all’amico René Martineau:

«Dal 1878 al 1882 la mia vita è stata veramente straordinaria. Ma è quella la mia vita ben nascosta di cui non devo rendere conto a nessuno e che non ho il diritto di divulgare. Tutto ciò che posso dirvi, è che io vivevo in contatto permanente con un essere assolutamente eccezionale, che è improvvisamente e tragicamente scomparso e mi ha lasciato nell’orrore di questo mondo. Orrore che per me è prodigiosamente accresciuto da quattro anni di esistenza luminosa, in cui credevo di camminare ogni giorno in un incendio. E’ da questo che è uscito più tardi ‘La Salvezza dagli Ebrei’ e tante altre cose. Tutto quello che accadeva attorno a quel focolare non m’appare oggi che come una nebbia, e non ci penso volentieri. Io non speravo né desideravo essere compreso; egli amici d’allora, Barbey d’Aurevilly, Févale lo stesso Hello mi hanno perfettamente ignorato» (3).

Il destinatario commentò:

«Notate l’importanza di questa lettera del 28 giugno... Si tratta della Veronica del ‘Désespéré’, il cui vero nome era Anne-Marie Roullet (in realtà Roulé, ndr). Non ne parlo volentieri - scrive Bloy. No, non ne parlava mai. Dio non vuole che affronti questo tema, diceva..., e a questo punto che la mia lingua s’imbroglia e le mie idee sono come arruffate, mentre insisto a rispondere alle domande che mi vengon poste.... E’ naturale che ricercatori ed esegeti indaghino su questa avventura straordinaria; ma devono persuadersi che resterà per sempre estremamente oscura» (4).

Dunque sappiamo ora che La Salvezza dagli Ebrei ha come base le rivelazioni di questa Anne-Marie Roulé. Chi era?

«Questa splendida e miserabile creatura dai capelli rossi», scrive padre Ferdinando Castelli (5), «era una prostituta che Bloy aveva raccolto sui marciapiedi parigini. Volle convertirla; cadde invece con lei in ‘une abominable aventure’, fatta d’esaltazione carnale e di disperazione, tanto che il loro appartamento sembrava fosse così sensibilmente invaso dal demonio da morire di terrore». Dopo alterne vicende, fra cui due disperate fughe di Leon alla Trappa di Soligny, Anne-Marie si converti (l’Amour de Dieu fondit sur elle comme la foudré) nel settembre 1878, nella Cappella del Sacro Cuore a Montmartre.

Da quel giorno, Leon e la «convertita» Anne-Marie vivono insieme, in un’atmosfera di ardente erotismo insoddisfatto (lui parlerà di «legami fraterni») e di esaltazione religiosa; pregando senza interruzione, «soffrendo» insieme, ascoltando «comunicazioni sovrannaturali», in un miscuglio ambiguo e torbidissimo, sessuale e «mistico», tale da far vacillare la ragione dei due attori.

Sappiamo che Bloy le leggeva, traducendo dal latino, la Bibbia a lei era quasi analfabeta; che parlavano continuamente degli «avvenimenti degli ultimi tempi»; che discutevano «le ansie di Hello per l’imminenza della parousia». Anne-Marie, temperamento isteroide, fu ovviamente la prima a vacillare. Credette presto di ascoltare delle voci: cominciò a parlare di visioni, del segreto di La Salette, delle attese folli e messianiche che evidentemente già abitavano la mente di Bloy, e la cui ossessione Bloy aveva comunicato (lui dice di no) alla povera sciagurata. In questo clima Anne-Marie - scrive ancora padre Castelli - «Confidò a Bloy un segreto: il regno dello Spirito Santo sarebbe presto cominciato, anzi si sarebbe incarnato in lei, e Bloy sarebbe diventato l’Elia di questa seconda discesa». Bloy scriveva allora: «Crede che siamo prossimi ai più prodigiosi avvenimenti, che Gesù crocifisso dopo tanti secoli non può più attendere e che Elia, suo liberatore, sta per venire per schiodarlo dalla croce e per essere il precursore dello Spirito Santo».

Hello dal canto suo non fa che ripetere che occorre un segno. Il giorno di San Giuseppe, secondo la profezia di Anne-Marie, avrebbero dovuto aver luogo gli eventi soprannaturali. Nulla. Bloy crede d’impazzire.

«Sono un disgraziato, più di quanto questo nome possa esprimere e capire. Sono ferito nella mia fede, nella mia speranza, nel mio amore. Oggi per la prima volta dopo tanto tempo non mi sono comunicato e non ho articolato una preghiera. Non ho potuto trovare in me che l’astio più amaro e più feroce contro un Dio cosi duro e cosi ingrato».

Ingrato Dio, s’intende, perché non aveva fatto di Bloy - a cui tanto doveva - il secondo Elia. Anne-Marie insulta il Volto Santo, singhiozza, ode una voce che bestemmia il Venerdì Santo, proibisce al suo amante di rivelare i segreti da lei ricevuti; gli grida che il mancato avvenimento è dovuto alla passione carnale... insomma, l’invasamento, la follia. Bloy è spaventato fino al parossismo, passa le notti accanto alla folle che urla, insieme pregano e bestemmiano, leggono nella Bibbia la conferma delle loro attese apocalittiche. Anche Hello, con cui Bloy ha una fitta corrispondenza, delira: «Ho bisogno di fatti, di fatti evidenti, sensibili, madornali e attuali... di segni... non ne posso più».

Il fatto avviene nel giugno del 1882, ma non è quello previsto: Anne-Marie giunge al fondo della sua «avventura mistica» sfociando nella psicopatia conclamata. Deve essere internata: trascorrerà in manicomio i 25 anni che la separano dalla morte.

L’attesa del Paracleto

Che cosa è avvenuto nello spirito di Leon Bloy durante gli anni 1879-1880?

«Ho fatto il più grande sogno del mondo, ho creduto di realizzarlo, che dico?, ne sono stato sicuro; ne ho avuto la prova assoluta, evidente. E tutto è svanito in una catastrofe che per poco non mi è costata la ragione, e poi la vita» (6).

Ernest Hello, dal 1876, aveva provocato in Bloy un desiderio ardente di vedere la Parousia, di assistere alla fine del mondo, di essere testimone di un Evento terribile e abbagliante. Tardif de Moidrey, che affidò a Bloy le «chiavi» per decifrare esotericamente la Scrittura, credeva da parte sua che l’apparizione di La Salette avesse una parte imminente nei cataclismi prossimi.

Queste idee gli venivano da un amico che aveva conosciuto a Courtray verso il 1872, Dominique Vercruysse: costui sosteneva che la fine del mondo sarebbe avvenuta il 19 settembre 1879 (7). Vercruysse era convinto che il «segreto» di La Salette avesse annunciato la nascita di Satana per il 19 settembre 1846 (di fatto la veggente Mélanie Calvet aveva annunciato la comparsa di Lucifero per l’anno 1864). Poiché Satana è la contraffazione del Cristo, ragionava Vercruysse, egli doveva morire come il Cristo trentatré anni più tardi, appunto nel 1879. La morte di Satana avrebbe avuto come conseguenza immediata la «rinnovazione» della terra per fuoco e per sangue; subito dopo, sarebbe avvenuta l’irruzione del Paracleto. Vercruysse aderiva ad ogni sorta di idee gnostiche: sui Tre Regni (del Padre, del Figlio, dello Spirito), sulla conversione dei giudei, sulla quasi-identità della Vergine con lo Spirito Santo, sul Regno dello Spirito che sarebbe successo al Regno del Figlio e cosi via.

Queste idee hanno influenzato Tardif de Moidrey e, di conseguenza, Leon Bloy, che le ha sparse nelle sue opere.

Ma un’altra ragione dello stesso ordine deve aver influito su Bloy. Benché non si trovi nelle sue opere nessuna allusione esplicita o implicita a Eliphas Levi, e il suo nome non sia mai menzionato, chi scrive s’è convinto che la maggior parte dei temi trattati da Bloy, e in particolare la sua esegesi su Lucifero, siano da lui prese dai libri del guru occultista-ermetista del XIX secolo. Vedremo che certe frasi riprese di peso da Bloy appartengono in realtà ad Eliphas Levi, ossia all’ex abate Alphonse-Louis Constant. E’ probabile che, tra il 1878 e il 1880, Bloy abbia meditato e ripensato in funzione del suo cristianesimo esoterico le grandi linee del pensiero di Levi: certo è che le loro conclusioni sono per l’essenziale molto vicine.

Ecco un primo testo di Eliphas Levi che spiegherebbe in qualche modo le frenesie e i calcoli di Bloy:

«I calcoli rigorosi (di Tritemio il Mago, ndr) lo conducono al mese di novembre dell’anno 1879, epoca del regno di Michele e della fondazione di un nuovo regno universale. Questo regno sarà preparato da tre secoli e mezzo di angosce e da tre secoli e mezzo di speranze: epoche che coincidono precisamente con il XVI, XVII, XVIII e la prima metà del XIX secolo come il periodo delle speranze; e col XIV, XIII, XII e la metà dell’XI secolo come il periodo delle prove, dell’ignoranza, le angosce, i flagelli d’ogni genere. Vediamo da questi calcoli che nel 1879, ossia tra 24 anni, sarà fondato un impero universale che darà la pace al mondo. Questo impero sarà politico e religioso; darà soluzione a tutti i problemi che s’agitano ai nostri giorni e durerà 354 anni e 4 mesi; poi verrà il regno di Oriefiel, ossia un’era di silenzio e di notte. Il prossimo impero universale, posto sotto il segno del sole, apparterrà a colui che terrà le chiavi dell’Oriente, disputate oggi dai principi delle quattro parti del mondo. Ma l’intelligenza e l’azione sono, nei regni superiori, le forze che governano il sole, e la nazione che ha oggi l’iniziativa dell’intelligenza e della vita avrà anche le chiavi dell’Oriente e fonderà il regno universale. Forse per questo tale nazione dovrà subire una croce e un martirio analoghi a quelli dell’uomo-Dio; ma, morta o viva  fra le nazioni, il suo spirito trionferà, e tutti ipopoli del mondo riconosceranno e seguiranno entro 24 anni lo stendardo della Francia, sempre vittoriosa o miracolosamente resuscitata»
(8).

Per Levi delle creature angeliche regnano sul mondo: Orifiel, Anael, Zachariel, Raphael, Samael, Gabriel e infine Michael si succedono in questa funzione. Samael, si noti, è un altro nome di Lucifero o Satana; v’è qui un motivo per indovinare come mai Bloy abbia profetizzato che il suo Regno, il Terzo Regno del Paracleto, si sarebbe instaurato nel settembre 1879. E’ per questo che Tardif de Moidrey e Leon Bloy si recano alla Salette in questo mese; ma l’abate morì improvvisamente, e il suo discepolo dovette tornarsene a Parigi solo e sconsolato di non aver visto delle catastrofi. Non vinto, però. Il suo amico Ernest Hello, nelle sue Physiognomies de Saints, aveva consacrato varie pagine ai «Privilegi del mese di marzo», sostenendo fra l’altro che il mondo sarebbe stato giudicato nel giorno in cui era stato creato; Bloy fissa dunque un’altra data per l’Evento prodigioso che aspetta, il 19 marzo 1880. Era la festa di San Giuseppe, e questo santo aveva per Bloy un rapporto misterioso con Giuseppe figlio di Giacobbe, venduto dai fratelli, che sarebbe stata figura (come vedremo) del Paracleto-Satana che Bloy attendeva.

Poiché anche quel giorno passa senza che nulla accada, Anne-Marie Roulé e Leon Bloy risituano la data fatale al 28 di marzo, giorno di Pasqua; data di certo più importante di ogni altra dato che, nell’ufficio liturgico del Sabato Santo, l’Exultet parla del Lucifer che, sceso agli inferi per tre giorni, ne sorgerà resuscitato per portare la luce al mondo: è una metafora per indicare il Cristo, vero «portatore di Luce», ma per Bloy è l’annuncio del trionfo dell’Angelo caduto, che si rivelerà come nuovo Cristo.

Per la terza volta i suoi calcoli risultano imprecisi. I nostri due visionari rimandano la venuta del Paracleto al 18 aprile, festa della solennità di San Giuseppe. Ancora niente. Nuova data: il 19 settembre. Quando Bloy torna a La Salette per andare a vedere, come dirà lui stesso, la «caduta di Lucifero nell’azzurro».

Passa anche quella data. La catastrofe si avvera, ma è la catastrofe di Leon Bloy: nessuna delle sue profezie s’è verificata. Per tutta la vita attenderà invano il «prossimo» Evento, soprattutto dopo il 1900, che doveva essere l’ultimo anno del mondo. Avrà la sincerità di esprimere la sua delusione in un articolo, Le Fiasco de 1900, pubblicato in Quatre ans de Captivitè, pagine 59-62.

Le «rivelazioni» di Anne-Marie Roulè

Il 24 marzo 1880 Bloy scriveva ad Ernest Hello:

«Sono davvero malato nell’anima e nel corpo, specie da alcuni giorni. Leggo il Vangelo senza capirne una sillaba ed ho la febbre quasi di continuo. Ho fatto con Anne-Marie quattro pellegrinaggi a Anthony, a due passi da Parigi, dove si trova un santuario privilegiato: è consacrato a San Giuseppe. L’idea di questo pellegrinaggio non è venuta a me, ma a lei. Dalla prima visita, ossia dal 10, io sono quasi pazzo. Le mie idee sono fuori posto ed io mi vedo trascinato nella corrente dei vostri desideri con una tale violenza che mi è divenuto del tutto impossibile pensare ad altro. Ho una fame e una sete cosi furiose della gloria di Dio sulla terra che conto i giorni come un insensato. Perché? Se potessi scrivere delle grida, esprimerei forse una parte di ciò che provo in questo momento. Tutto ciò che non è questa rivincita della Giustizia divina o almeno la speranza di questa rivincita vicinissima mi esaspera fino al delirio. Nel frattempo, vedo il mondo andare avanti al solito ritmo e non appare alcun segno. Mi trascino ai piedi di tutti i santi per chiedere loro soccorso, per supplicarli nel nome di Gesù crocifisso di liberarmi, se sono preda di illusione. A malapena riesco a formulare qualche preghiera; presto un grande sfinimento fisico s’impadronisce di me e m’addormento. Ecco tutta la mia vita. Occorre che vi dica che Anne-Marie è in parte la causa di questo stato? Da quel pellegrinaggio, ella m’ha detto tante cose, inintelligibili per lo più, che non so come ripetervele. Tuttavia voglio provare. Anzitutto San Giuseppe che la accresce. Pare che l’avvenire che attendiamo sia nelle mani di San Giuseppe. A questo proposito, questa fanciulla che è un prodigio di ignoranza e di semplicità mi ha dato la spiegazione più stranamente oscura di quella parte della benedizione di Giacobbe che riguarda Giuseppe. Essa parte dal fatto che i nomi di Abramo, di Isacco e di Giacobbe corrispondono ai tre regni, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Afferma che è impossibile capire una parola della Scrittura se il nome dello Spirito Santo non viene continuamente sostituito a quello d’Israele. ‘Filiae discurrerunt super murum’: queste figlie sono le anime chiamate a vedere il regno dello Spirito e che guardano arrivare il suo pastore e la sua pietra angolare sopra le muraglie dei secoli. ‘Pastor egressus est lapis Israel’. Le parole ‘habentes jacula’ riguardano i demoni che avrebbero odiato, dice lei, San Giuseppe più che alcun altro uomo e che, specie in questo secolo, hanno coperto il suo nome di derisioni e di oltraggi. Ma gli resta il suo arco e le catene misteriose del suo braccio e delle sue mani saranno infine spezzate, ‘dissoluta sunt per manus potentis Jacob’, e le stupefacenti benedizioni dell’Onnipotente stanno per esplodere su di lui perché il regno della Terza Persona divina, che è il desiderio delle colline eterne, sta per arrivare. Questo è ciò che tra enormi oscurità ho potuto trarre dalle parole di questa strana ragazza che passa il tempo a chiamare San Giuseppe; io posso dire che secondo le vedute ordinarie ella è completamente folle. Ella crede che siamo prossimi ai più prodigiosi avvenimenti; che Gesù crocifisso da tanti secoli non può più attendere, e che Elia suo liberatore stia per venire per staccarlo dalla Croce e per essere il Precursore dello Spirito Santo. Dice che questa volta Elia verrà nello spirito e nella virtù di Giovanni. Avantieri, domenica delle Palme, ella m’ha detto con più forza che mai che non credeva che la Settimana Santa sarebbe trascorsa senza qualche cosa di straordinario, o altrimenti che ella era ingannata come mai una creatura di Dio ha potuto essere» (9).

Questa lettera ci mostra Anne-Marie mentre sprofonda nell’alienazione mentale; quanto alle sue prodezze esegetiche, è evidente che sono farina del sacco di Bloy, dato che lei sapeva a malapena leggere e scrivere. Vediamo San Giuseppe assimilato a Giueppe figlio di Giacobbe, che ricordava in modo abbastanza chiaro la sorte del Paracleto: in «esilio» in un Paese lontano, dove diverrà potente e ricco, poi sarà riconosciuto da suo padre; giustappunto come il Paracleto-Satana tornerà al Cielo come il Figliol Prodigo, e sarà ricevuto in trionfo dopo gli anni di oscurità e decadenza, come fosse la Terza Ipostasi.

La divisione dei tre regni si ritrova testualmente nell’eresia gioachimita. Ecco un estratto da Gioachino da Fiore che lo prova:

«Abramo generò Isacco; Isacco, Giacobbe; Giacobbe, Giuseppe; Giuseppe, Efraim. Tutti e cinque furono uomini giusti e buoni davanti a Dio, e sono quelli che egli ha scelto per serbare ed insegnare il segreto della sua Saggezza; non a tutto il popolo in verità, ma solo a quegli Israeliti che sono stati chiamati allo Spirito. Qui, Abramo significa il Padre; Isacco, il Figlio; Giacobbe, lo Spirito Santo. Ma, come qualcuno avrebbe potuto pensare che il Figlio non è nel Padre e il Padre nel Figlio, è occorso fornire un altro mistero in cui la qualificazione di paternità  fosse attribuita a Isacco, che era stato sopra identificato al Figlio. In questo caso, Giacobbe diviene il Figlio e Giuseppe lo Spirito Santo. I misteri sacri, che sono diversi e multipli, ci forzano talora ad adottare questa comprensione. Se, di nuovo, la fragilità umana trova che lo Spirito Santo non è nel Padre e nel Figlio, né il Padre e il Figlio nello Spirito Santo, Giacobbe significherà il Padre; Giuseppe il Figlio, ed Efraim lo Spirito Santo. Giacobbe, che al principio era l’ultimo nella Trinità, diverrà il primo».

In tutta l’opera di Leon Bloy simili nozioni ricorrono sotto diverse forme. Per esempio:

Il regno del Padre pentitosi di aver fatto gli uomini, il regno del Figlio incaricato di questa penitenza divina e il regno universale dell’Amore per cui tutto dev’essere rinnovato (10).

«Il Talento, da tutti amato, appartiene al Padre e al Figlio. Il Genio, da tutti odiato, è esclusivo dello Spirito Santo (11)». E’ possibile che quando parli del «Genio» dello Spirito Santo, Bloy pensi a se stesso.

In un altro passo infatti scrive:

«Una religiosa idiota a cui mia moglie parlava, a Lagny-Cochons, le ha domandato se i miei libri erano approvati. Io so oggi e vedo che lo sono, non da un vescovo, ma dallo Spirito Santo» (12).

Altrove si compiace di citare il passaggio di una lettera di una sua ammiratrice:

«Leggo e rileggo Leon Bloy, ella dice, perché è il solo che scrive sotto l’ispirazione diretta dello Spirito Santo» (13).

Del resto esistono per lui due specie di Santi: quelli di Gesù, soggetti all’errore, e quelli del Paracleto:

«San Bernardo aveva armato contro l’Oriente la Francia e la Germania; gli fu chiesto di mettersi a capo della spedizione. Rifiutò ricordandosi di Pietro Eremita, ed ebbe torto, vergognosamente torto... San Bernardo è un santo di Gesù, un santo del  Verbo insufflato, un santo del Povero e del Crocifisso. In questo senso, ebbe ragione di rifiutare, e il suo posto è a diritto sull’altare dell’Uomo di dolori. Ma un santo dello Spirito avrebbe agito in altra maniera» (14).

E a proposito della sua figlia Veronica, scrive:

«E’ una figlia dello Spirito Santo. La purezza, la rettitudine di quest’anima artistica scandalizzerebbe molte greggi» (15). «La Volontà umana significa senza dubbio lo Spirito Santo, come l’Essere ha relazione col Padre e la Conoscenza col Figlio» (16).

«A qualcuno che ci abbandona pietosamente: tu ci hai lasciato per andare da quelli che non vivono che per Gesù e che, di conseguenza, possiedono il Denaro. Noi restiamo con lo Spirito Santo e la Miseria»
(17).

Bisognerà tornare sul significato occulto che Bloy attribuisce alla parola «denaro» (argent), e perché non abbia mai voluto guadagnare lavorando. S’è visto che per Gioachino da Fiore le Persone della Trinità sono intercambiabili; Bloy, per parte sua, porrà il Paracleto al primo posto, poi il Padre, e infine Gesù:

«Pentecoste. ‘Pater major est’, dice Gesù nel vangelo del giorno. ‘Il minimus vocabitur’ del giuramento sulla montagna s’applica misteriosamente a Lui stesso, e San Paolo dice ai Corinti che la carità è la più grande dei Tre, dunque Gesù è molto realmente minimus» (18).

Ancor più rivelatore, per l’indagine che stiamo compiendo, il seguente passo:

«Oggi, X domenica dopo la Pentecoste, visto questo: il Fariseo rappresenta Gesù e il Pubblicano lo Spirito Santo. Notato che il primo dice ciò che non è, NON SUM, mentre il secondo afferma di essere un peccatore. Una strana luce su questo vangelo è data dall’avvicinamento dei due testi seguenti: ‘Omnis qui se EXALTAT humiliabitur’ (Luca, XVIII, 14); ‘Oportet EXALTARI Filium hominis’ (Giovanni, XII, 34)» (19).

Ci si può domandare come lo Spirito Santo possa essere il peccatore che deve chiedere il perdono? Perché, come vedremo, ha già peccato contro Dio, come Lucifero. Una volta che Lucifero sarà umiliato, Dio lo esalterà sino a farne una persona della Trinità.

Gesù è dunque rappresentato da Esaù, il fratello che Giacobbe inganna; come lui, sarà detronizzato dal Paracleto che prenderà il suo posto. Gesù è il Figlio rimasto savio, ma ha un Fratello che si è abbandonato agli stravizi: il Figliol Prodigo, figura, per Bloy, del Paracleto-Satana:

«Sabato, dopo la seconda domenica di Quaresima. Ravvicinamento liturgico del povero Esaù cosi crudelmente ingannato da Giacobbe con il Figlio maggiore nella parabola del Figliol Prodigo. A quest’ultimo vien detto: ‘Fili, tu semper mecum es et omnia mea tua sunt’, e all’altro: ‘In pinguedine terrae et in rore coeli desuper erit benedictio tua’. Considerare che queste due parole sono strappate alla misericordia paterna dalle grida di dolore di questi due disperati» (20).

Quando, come abbiamo detto, la Manifestazione profetizzata per il 28 marzo 1880 non ebbe luogo, Bloy crudelmente deluso gridò:

«Non ho potuto trovare in me altro che il risentimento più amaro e più feroce contro un Dio cosi duro e ingrato... Avrei vergogna di trattare un cane rognoso come Dio tratta me» (21).

Ma poi rimandò la data dell’Evento al 18 aprile 1880, sotto l’egida di San Giuseppe, e spiegò il suo insuccesso con un «mistero d’impotenza divina», perché era necessario che le sue previsioni si adempissero, altrimenti «il pianeta sarebbe scoppiato». Nella stessa lettera (ad Hello), Bloy si abbandona a confidenze sul suo segreto:

«Chiedete che vi scriva tutto quello che Anne-Marie dice. E’ impossibile. Anzitutto capisco appena quello che dice. Poi, ella mi vieta di comunicamelo. Pare che io sia destinato a questo privilegio e a questo supplizio di intendere io solo fino al momento in cui tutto il mondo dovrà intendere. Del resto alcune delle sue parole sono tanto forti che voi stesso non potreste intenderle. Una volta mi ha dato a proposito del vangelo del ricco cattivo e di diversi altri testi che questa ignorante mi citava con un agio miracoloso, una spiegazione tanto profonda e folgorante quanto all’espressione, che ne restai confuso. Mi sembrò di sentir passare l’ala della Colomba. Non durò che un istante, ma vi assicuro che fu prodigioso. Purtroppo, nello stato d’animo in cui mi trovo sarei incapace di ripetervi questa spiegazione. Tutto ciò che so è che l’inferno era visto in modo del tutto diverso da quello che i teologi hanno mostrato finora. Ecco la conclusione: gli uomini saranno giudicati solo sul peccato contro lo Spirito Santo, ossia sul peccato di omissione. Sarà il solo peccato che non potrà essere perdonato perché è il solo che non potrà mai essere volto a gloria di Dio» (22).





1) Lettres aux Montchal, Typographie Bernouard, Parigi, 1947, pagina 450.
2) Lettres à sa Fiancee, Stock, Parigi, 1922. Utilizzo qui la prima edizione, perché le successive sono state amputate di diversi passi essenziali da Jacques Maritain.
3) Lettres à Martineau, pagina 277.
4) Ibidem, pagina 279.
5) Profili di scrittori, Letture, Milano, 1961.
6) Lettres aux Montchal, 15 settembre 1884.
7) M. A. Frank-Duquesne, sulla Revue Sincère (Bruxelles, 1 novembre 1925) ha stabilito un parallelo interessante tra certe espressioni de La Salvezza dagli Ebrei ed un libro di Vercruysse
(alias Joseph de Félicité), La Régénération du Monde par les douzes tribus d’Israel (Editions
E. Beyaert, Courtray, 19 marzo 1860). La data del 19 marzo, come s’è detto, era significativa per l’autore, e lo fu anche per Bloy, come data della fine del mondo. Altre opere di Dominique J. Vercruysse-Bruneel (con lo pseudonimo di Joseph de Félicité) sono reperibili alla Biblioteca Nazionale di Parigi: La Résurrection dans le système de la Régénération du Monde (Imprimerie Terneau, Bruxelles, 1869), e Les Dix-huit apparitions et la Dame de Lourdes (Terneau, Bruxelles, 1872). Quest’ultimo opuscolo è un attacco alle apparizioni di Lourdes, tacciate di «contraffazione satanica». Questa è indubbiamente una delle fonti di Bloy.
8) Eliphas Levi, Dogme et Rituel de HauteMagie (la edizione 1856), Edition Nicolaus, Parigi 1952, pagina 335.
9) J. Bollery, Biographie, t I, pagina 424.
10) Vie de Melanie, Mercure, 1912, pagina XXX.
11) Le Mendiant Ingrat, 10 maggio 1892.
12) Lettres à Pierre Termier, Stock, 1927, pagina 22, 6 aprile l906.
13) La Porte des Humbles, 30 dicembre 1916.
14) Le Mendiant Ingrat, 20 agosto 1895.
15) Lettres à P. Termier, 1 febbraio 1906.
16) Le Mendiant Ingrat, 26 novembre 1893.
17) Ibidem, 1 giugno 1892.
18) Ibidem, 10 ottobre 1892. Il riferimento è alla I Corinti (XIII, 13): Nunc autem manent fides, spes, charitas, tria hoc; major autem horum est charitas.
19) Ibidem, 14 agosto 1892.
20) L’Invendable, 17 marzo 1906.
21) Bio., t. I, pagine 428-429.
22) Ibidem, pagina 430.



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