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Marcionismo e gnosticismo
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Le correnti della gnosi antica sostenevano che il mondo fosse nato per la «frammentazione» provocata da un «demiurgo» nell’unità indistinta del «pleroma» primordiale, ossia della sostanza immanente universale. Il «demiurgo» avrebbe provocato una «rottura» del divino impersonale soggiacente alla realtà in tal modo manifestatasi, ossia per opera demiurgica. Ma proprio per questo la realtà, ossia la creazione, assumerebbe un aspetto negativo, diventerebbe un disvalore, qualcosa di malvagio nata dalla perfidia di quel demiurgo. Al contrario – si noti – di quanto si afferma nel Genesi dove, a proposito della creazione, è detto «Dio vide quanto aveva fatto ed ecco era cosa molto buona». Ne consegue, nella prospettiva gnostica, che la realtà materiale, compresa la natura «carnale», ossia psico-fisica dell’uomo, sia negativa, sia l’anti-dio, sia la polarità malvagia che si oppone alla polarità divina (da qui il dualismo monista tipico, ad esempio, del manicheismo).

Nella prospettiva gnostica l’idea di un Dio che si incarna, ossia che si fa uomo, è vista con raccapricciante orrore. Nelle eresie cristologiche dei primi secoli, sia quelle che facevano di Cristo solo un uomo (arianesimo) sia quelle che ne facevano solo un Dio con un corpo solo apparente (monofisismo), appare evidente l’infiltrazione gnostica con il suo orrore di un Dio che assume la carne, ossia la natura umana.

Il primo degli gnostici è Satana, di cui un’antica tradizione, sia ebraica che cristiana, afferma essersi ribellato quando Dio mostrò agli angeli viatori, per provarne la fedeltà, il Suo progetto dell’Incarnazione del Verbo. Di fronte a ciò, Satana esclamò il suo «non serviam» proprio perché restò scandalizzato dal fatto che Dio volesse «sporcarsi» con il fango dell’umanità. Fu l’orgoglio di essere il primo degli angeli, quello più spirituale e più vicino a Dio (egli era Lucifero: portatore di Luce), a perdere Satana. Quando Cristo lo definisce «padre della menzogna ed omicida sin dall’inizio» intende proprio richiamare questa primordiale ribellione luciferina contro Dio e contro l’uomo di cui il Signore ha voluto assumere la «carne», fino alla promessa di salvarla insieme alle anime (resurrezione dei corpi).

L’odio gnostico per il creato e le pulsioni sado-omicide gnostiche le ritroviamo nel corso dei secoli in diverse manifestazioni (si pensi, solo per fare alcuni esempi, all’endura – il suicidio per inedia, al fine di liberare la scintilla spirituale dal corpo-prigione, praticato tra i catari, oppure al sadomasochismo del «divino» Marchese De Sade protagonista di primo piano dell’illuminismo, o ancora alle follie ideologiche degli sterminii di massa del XX secolo di tutti i colori).

Ora, stando allo schema gnostico relativo alla creazione come disastro primordiale, come caduta nell’essere inteso come oblio, il «vero dio» sarebbe una sorta di «super-dio» impersonale, «nirvanico», panteista, la cui unità indifferenziata è stata frantumata dal cattivo demiurgo, ossia da un «dio minore». Mentre nell’unità indifferenziata perduta stava il «vero amore», la quiete priva di sofferenza, nel mondo creato per opera del cattivo demiurgo vi è invece soltanto malvagità e sofferenza, perché la scintilla pleromatica che lo gnostico si porta dentro [e solo lui: gli altri uomini sono – ci sarebbe da dire talmudicamente – soltanto «animali parlanti» ossia privi di anima e di luce spirituale; da qui l’elitarismo «iniziatico» della gnosi] ambisce ad uscire da un siffatto mondo di oscurità per ritornare al pleroma indistinto e perduto. E per fare questo è necessario distruggere la realtà materiale che imprigiona la scintilla pleromatica, ad iniziare dal corpo per poi passare al mondo intero (da qui il nichilismo tipico della gnosi: si odia la creazione per odio del Creatore).

Ora, Marcione, in ciò gnostico, non fa altro che applicare questo schema, dualista e monista, alla questione dei rapporti tra il Dio dell’Antico Testamento ed il Dio di Gesù. Quindi per Marcione il Dio dell’Antico Testamento non può essere il Padre di Cristo perché trattasi, secondo lui, di un «dio minore e malvagio», causa dell’essere del mondo ossia della sofferenza dell’uomo nel mondo; sicché il «vero» Padre di Cristo non può che essere il «Super-Dio» impersonale e cosmico, il «dio» dell’«Amore» inteso come nullificazione dell’essere nel nulla.

La Chiesa ha subito giustamente sentito in Marcione odore di «zolfo», più che semplice eresia, ed ha rigettato il marcionismo. Infatti, spero che i lettori lo comprendano, dietro Marcione, che urla che il Dio dell’Antico Testamento è un «dio malvagio», esattamente come gli gnostici parlavano del «demiurgo» responsabile della creazione e della sofferenza, si sente chiaramente l’eco terribile del primordiale «non serviam».

Luigi Copertino


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