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Il profetismo mariano di Radio Maria: una visione politicamente viziata
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L’articolo «Brevi puntualizzazioni su Radio Maria» ed i commenti che ne sono seguiti mi inducono  a scrivere ulteriori precisazioni su questi temi.

Se nel mondo ribollono focolai di guerre non credo che cristianamente si possa parteggiare per quella o questa parte, neanche quando, si badi, sono coinvolti gruppi cristiani. Se ho ben compreso, la Pace è per tutti e tra tutti. Questo non è certo irenismo o ecumenismo teologico. Anzi, la Verità è solo Cristo. Ma questa Verità, come anche di recente ci ha ricordato Benedetto XVI, si accompagna sempre alla Carità. Se non è accompagnata dalla Carità rimane come dimezzata. Ed è questa la grande responsabilità di noi cristiani.

A mio giudizio, e lo ho anche scritto in una nota di un mio testo, padre Livio è rimasto, in qualche modo, «intellettualmente prigioniero» di alcuni che gli girano attorno. Si tratta di gente «dura di cuore», che mostra di avere una sorta di «disprezzo di classe» verso le persone di umili condizioni sociali. Questo per una sorta di malinteso anticomunismo che li porta a difendere come sacro l’ordine occidentale basato sul libero mercato. Oggi che il comunismo, grazie a Dio, è finito, al suo posto questi gruppi hanno messo l’islam inteso, al modo di Huntington, come il «nemico metafisico» della civiltà occidentale.

E’ gente, questa, che si riempie la bocca di invocazioni al Signore ma poi disdegnerebbe persino di uno sguardo chi tende ad essa la mano. Gente che, giustamente, aborre l’aborto ma poi della ragazza madre di povere condizioni non si interessa. Perché, in qualche modo, a forza di civettare con gli Stati Uniti e la mentalità calvinista, pur non ammettendolo apertamente, tale tipologia di cattolici ha finito per accettare l’idea, appunto calvinista, per la quale se il povero è tale lo è per colpa sua, per una sorta di damnatio divina.

Ora, in certe posizioni espresse da padre Livio e dalla sua emittente mi sembra di riscontrare questo influsso, che finisce per danneggiare anche i grandi meriti pastorali della Radio. Anche le giustificazioni teologiche per la guerra bushista all’Iraq sono, a mio giudizio, l’esito di questo influsso culturale assolutamente errato.

Sant’Agostino, che ben sapeva come molto facilmente la dottrina cattolica sulla «guerra giusta» possa essere strumentalizzata da ciascuna delle parti in conflitto, avvertiva che la guerra, anche nel caso che esista per essa una base di giustizia – attenzione: il santo si riferiva alla «giustizia legale» e non a quella etica –, mai può rimanere «giusta» o del tutto «giusta», in tutto il suo corso fino alla conclusione. Ecco perché, raccomandava il santo, bisogna fare di tutto per evitarla anche quando si fosse nel giusto.

Ora mi sembra che da Radio Maria, e ciò in contraddizione con i messaggi della Regina della Pace, non ci sia stato, in occasione degli eventi ricordati, un atteggiamento consono all’insegnamento di Agostino e, soprattutto, all’azione che Papa Wojtila portava avanti per evitare la guerra a tutti i costi. Invece ho avvertito nell’emittente un triste allineamento alle sirene huntigtoniane dello «scontro di civiltà» alimentato da un malinteso «millenarismo» che con gli eventi mariani bosniaci nulla ha a che fare, e che anzi portano sospetti su di esso. Quando poi si tratta di mistica e di soprannaturale, gli strumenti della scienza sono utili ma fino a un certo punto.

A parte il fatto che, onde fugare ogni discussione, basterebbe una commisisone mista tra esperti alla Frigerio e contestatori alla Corvaglia e ripetere le misurazioni. Ma il punto è proprio questo: le «misurazioni». Fino a che punto è «misurabile» ciò che trascende il «misurabile»? E per questo motivo che Santa Romana Chiesa, quando deve vagliare le guarigioni inspiegabili per la canonizzazione dei candidati alla santità, procede su due livelli, entrambi importanti ma distinti: Prima il livello scientifico e poi quello teologico, o mistico.

Ora, se si va un po’ più a fondo alla fenomenologia mistica (esistono in proposito notevoli studi) si può constatare che in essa possono riscontrarsi alcune costanti, anche se non si tratta mai di costanti rigide (lo Spirito è libero anche nelle modalità delle sue manifestazioni e se sovente preferisce mostrarsi in modi – diciamo così – consolidati, non è detto che non possa all’occasione derogarvi).

Ebbene, non voglio qui sostenere nulla di definitivo ma semplicemente ricordare che lo stato di estasi, come dimostrato proprio anche dalla storia della mistica, può avere, anche durante una stessa manifestazione, diversi gradi di intensità e variare nello stesso soggetto. Il medico di Lourdes, Dozous, inizialmente scettico, si convinse della soprannaturalità degli eventi quando osservò la fiamma della candela, che Bernadette aveva in mano durante l’apparizione, scottarle la mano senza alcuna reazione, né segni di scottatura, da parte della piccola veggente. Segno che Bernadette era, durante l’estasi, fuori dal tempo e dallo spazio. Tuttavia, lo stesso Dozous dovette constatare che in altri momenti, durante le apparizioni, pur perdurando un minimo stato di estasi, Bernadette, che continuava dunque a vedere estaticamente la Vergine, era cosciente del mondo che la circondava, parlando con gli astanti. Come, ad esempio, quando iniziò a scavare, su comando della Vergine, alla ricerca della sorgente.

Questo significa, appunto, che durante uno stesso fenomeno mistico di estasi, il grado di intensità della sublimazione della coscienza può variare, a seconda di come lo Spirito vuole. Quando dico che Corvaglia è un razionalista non intendo dire che egli non porti dati scientifici (ma bisogna anche sempre ricordare, soprattutto in questo campo, lo statuto soltanto probabilistico che oggi, dopo la scoperta del principio di indeterminazione di Heisenberg, la stessa scienza assume per sé) ma che egli crede che l’orizzonte della conoscenza umana sia limitato ai soli dati scientifici (che nella fattispecie sono poi in contraddizione tra loro: per quale motivo quelli di Corvaglia sarebbero giusti e quelli di Frigerio o Marinelli errati? Solo perché Corvaglia, e/o Odifreddi, dixit?!).

Soprattutto in questo campo, quello della mistica, ma anche in ogni altro ambito, la conoscenza deve essere interdisciplinare, non potendo nessuno presumere di poter affermare di avere la spiegazione di tutto. E’ necessario mettere insieme dati psichiatrici, dati storici, dati teologici, dati mistico-fenomenologici, ed anche altro. Dopodiché, sulla scorta di quel che diceva Pascal «C’è abbastanza luce per chi vuol credere ed abbastanza ombra per chi vuol dubitare» (Pascal diceva questo per sottolineare lo stile del Dio cristiano che, per rispetto della nostra libertà, non si impone mai in tutta la Sua Somma, e «schiacciante», Maestà Divina, lasciando sempre qualche margine di dubbio affinché noi facciamo liberamente la nostra scelta), lasciamo che le cose facciano il loro corso.

Del resto, è stato promesso un segno. Tutto dipende da quello, se vi sarà o meno. Tenendo, però, anche conto che la libertà che la Chiesa assicura ai fedeli è tale che se da un lato non impone di credere neanche alle apparizioni da Essa riconosciute (un cattolico potrebbe anche non credere a Lourdes e a Fatima senza per questo «peccare»), dall’altro lato non impedisce di credere alle apparizioni da Essa non riconosciute.

Ci sono stati persino casi di ripensamento, come quello di Ghiaie di Bonate, nel bergamasco, dove nel 1944 un’apparizione della Madonna (con tanto di fenomeno solare eguale a quello di Fatima) non fu riconosciuta, a causa dei metodi da inquisitore che un prelato della curia usò nei confronti della, allora, piccola veggente, terrorizzandola con la paura delle pene dell’inferno e costringendola a ritrattare. Orbene, nel 1999 in America Latina (Argentina, se non ricordo male), durante un’altra apparizione, questa volta riconosciuta ufficilamente dal vescovo locale, anche per un segno promesso e realizzato, la Madonna rivelò al veggente che non sarebbe in quel luogo successo quanto era successo a Ghiaie di Bonate dove Ella fu «cacciata» dalla durezza di cuore degli uomini.
Nessuno lì sapeva cosa fosse e dove fosse Ghiaie di Bonate. La curia locale si informò e si venne a sapere del triste caso del 1944.

Questo evento ha indotto il vescovo attuale della diocesi di Bergamo, nel cui territorio ecclesiastico ricade Ghiaie di Bonate, a riaprire il caso, iniziando dall’audizione della veggente dell’epoca nel frattempo cresciuta, diventata infermiera e madre, con una vita semplice e nascosta e che mai aveva ripreso pubblicamente la vicenda della quale era stata, da piccola, protagonista. Ora sembra che la via del riconoscimento sia aperta. Ciò per dire che in questo ambito non ci si può limitare ai dati di Corvaglia, tra l’altro discutibili come tutti i dati scientifici che variano a seconda delle condizioni dell’esperimento, della strumentazione usata, dell’interpretazione sulla base delle conoscenze del momento. Insomma quando si tratta di mistica e soprannaturale benché il supporto scientifico sia importante ed innegabile non può essere determinante proprio per la fallibilità della scienza. Fallibilità che essa stessa oggi riconosce.

Siamo, per fortuna, lontani dalla sicumera positivista e scientista che ammorbò la scienza del XIX secolo. Gli scienziati questo lo sanno, nonostante i «saltimbanchi mediatici», come Odifreddi. Purtroppo non lo sa la gran massa del pubblico che pensa che quando un Corvaglia parla, stia parlando una scienza «infallibile». Per il resto, come detto, non ci resta che aspettare. Come fa saggiamente Santa Romana Chiesa.

Non è detto che tutto quel che «profetizzano» i santi (mi riferisco a quanto hanno scritto lettori su don Bosco) sia davvero farina del sacco di Dio e non invece loro personali interpretazioni. San Paolo aspettava la Parusia durante la sua vita, interpretando con un metro di giudizio personale quanto aveva detto in proposito il Signore. Il vero metro di giudizio, sebbene possa sembrare un giudizio post eventum, sta nel realizzarsi o meno della profezia. Ed è proprio questo il bello del gioco perché implica una nostra preventiva capacità, illuminata dalla Grazia, di discernimento. Capacità non solo individuale, perché sarebbe soggettivismo, ma mediata dalla Chiesa. Ossia dall’essere in comunione, di preghiera e sacramentale, con la Chiesa. Il che significa non presumere di andare oltre quanto Essa afferma su un certo fenomeno quando è in corso (sbagliano pertanto coloro che, pur legittimamente convinti nel loro cuore della verità di Medjugorie, ne fanno una propaganda troppo infuocata che sfocia nel millenarismo: e torniamo alle responsabilità di padre Livio!).

Ora, il sogno delle due colonne, pubblicamente attestato con anticipo sui fatti, si è in gran parte realizzato. Altre profezie, come la presunta nuova vittoria di Lepanto, attribuite a don Bosco sono o, appunto, solo attribuzioni indebite o personali interpretazioni del santo, dunque fallibili. Leggevo, tempo fa, una pagina del libro di storia che don Bosco faceva usare ai suoi ragazzi. Trattava del periodo delle crociate. Il tono era edificante, trionfalistico, manicheo, apologetico (in modo banale, perché esiste anche un’apologia intelligente). Nessuno storico oggi scriverebbe un testo di tal fatta.

Ora, la domanda: un testo come quello è significativo per giudicare della Verità della Fede cristiana, anche nel suo percorso storico, o non rispecchia, piuttosto, soltanto il modo in cui, per la mentalità dell’epoca, si insegnava la storia delle crociate? Un modo trionfalistico che accomunava sia i cattolici che i laici del tempo. Dunque, sotto questo profilo nessuno potrebbe oggi ritenere che l’insegnamento della storia che metteva in atto don Bosco fosse inappuntabile, ma non per questo si negherà la santità dell’uomo.

Ecco spiegata la presunta «profezia» della nuova Lepanto: essa, propria o meno che fosse di don Bosco, esprimeva soltanto la convinzione, dell’epoca, circa la «satanicità» dell’islam. Mi pare, però, che per certuni che straparlano dall’emittente di padre Livio, si sia rimasti, storiograficamente parlando, ai tempi di don Bosco.

Al contrario, l’altra profezia al santo torinese attribuita, circa la fine della dinastia Savoia, se essa non avesse smesso di perseguitare la Chiesa, si è invece avverata. Il che non significa che don Bosco difendesse lo status quo politico dell’epoca e non avesse a cuore anche i giusti sentimenti patrii di molti cattolici del suo tempo. Forse lui non sapeva come mettere insieme capra e cavoli, a ciò ha poi pensato la Provvidenza, ma ammoniva il re, di cui pure era suddito rispettoso, che sbagliava pensando ad un’Italia fatta contro il Cattolicesimo e contro la Chiesa.

A proposito poi di profezie realizzate e di saccenteria alla Odifreddi, cito un episodio. In una trasmissione televisiva di qualche anno fa, condotta da Augias, l’Odifreddi osservò, credendo di stupire, che la profezia relativa alla Seconda Guerra Mondiale, contenuta nella parte allora già nota del Segreto di Fatima, non poteva essere ritenuta tale perché messa per iscritto da suor Lucia solo nel 1941, ovvero a cose già realizzate. L’Odifreddi però non teneva in debito conto un piccolo particolare. Suor Lucia, è vero, obbedendo al suo vescovo, mise per iscritto il segreto, che tra le altre cose annunciava anche la fine della Prima Guerra Mondiale ed il pericolo di una nuova e peggiore guerra, solo nel 1941 ma citando come Papa sotto il cui pontificato sarebbe scoppiata la futura guerra Pio XI.

Ora, la Seconda Guerra Mondiale è ufficialmente iniziata il 1° settembre 1939, sotto Pio XII. Tuttavia gli storici sono oggi tutti concordi nel ritenere che in realtà il primo vero atto bellico della Seconda Guerra Mondiale non fu l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista ma l’annessione dei Sudeti con il conseguente smembramento, deciso nella conferenza di Monaco, della Cecoslovacchia. L’annessione dei Sudeti e lo smembramento della Cecoslovacchia avvennero nel 1938, ancora vivente e regnante Pio XI.

Orbene, se suor Lucia fosse stata una mentitrice, nel mettere per iscritto nel 1941 la profezia di cui era latrice, avrebbe indicato il Pontefice il cui regno avrebbe visto la guerra non in Pio XI ma in Pio XII. Ed invece citò Pio XI. Questo attesta che Papa Ratti fu il Pontefice effettivamente indicato dalla Madonna a Fatima come quello il cui pontificato avrebbe visto, se gli uomini non si fossero riavvicinati a Dio, l’inizio di una ancor più tremenda guerra.

Tutto questo, per dire che quando si tratta di mistica e profezia non sono sufficienti solo i dati strumentali alla Corvaglia per valutare seriamente un evento e farsene una idea. Il Cristianesimo è religione storica e la sua Verità si prova soprattutto nella storia. Pertanto è necessaria sempre, nel valutare la fenomenologia profetica e mistica, un’ampia apertura interdisciplinare che coinvolga non solo la psichiatria ma anche la storia, la teologia, gli studi di mistica. Come nelle cause per la canonizzazione, dove gli aspetti medico-scientifici sono solo una parte dell’iter di valutazione. Una parte certo importante ma solo una parte.

Luigi Copertino


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