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Una spia israeliana. Ed una italiana. Uccisi da chi?
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Di solito, notizie del genere non appaiono sui «grandi media» italiani. Invece di questa ha parlato sul Corriere Guido Olimpio, personaggio che riceve, e volentieri diffonde, informazioni di prima mano dall’intelligence israeliana. Ciò vuol dire che quella è la versione autorizzata? Ma quale è quella vera?

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È la storia del «Prigioniero X», un individuo che Israele aveva incarcerato senza processo, e senza nemmeno identità, nel suo carcere di massima sicurezza di Ayalon: ai (pochissimi) giornalisti che facevano qualche domanda, «fonti» di quelle che si dicono «vicine al governo» facevano capire che si trattava di un generale iraniano... dunque zitti, per il bene della patria. E tutti zitti: siamo o no ebrei? Tanto più che le «fonti», come si sa ora, minacciavano vie legali (e pene illegali); un «ordine di censura» era stato steso sul caso.

L’individuo era stato messo in una cella d’isolamento, la stessa creata per Ygal Amir, l’assassino di Ytzak Rabin, munita di apparecchi sofisticati di tele-sorveglianza. Eppure alla fine del 2010, il Prigioniero X fu trovato dai secondini impiccato – suicidato – in quella cella. A quel punto, una importante e ricchissima famiglia di ebrei di Melbourne si rivolge all’ambasciata australiana a Tel Aviv di far le pratiche per rimpatriare il cadavere: cosa che vien fatta nel massimo silenzio. Ssst ssst, tutti tacciono. Tacciono i diplomatici australioti (ma probabilmente giudei) in Sion, tace il governo australiota, si cuce la bocca la famiglia del morto (che ha sepolto il suo caro nel cimitero ebraico di Melbourne, lasciandone la cura all’organizzazione ebraica, Chevra Kadisha, addetta a certe bisogne) – e tace perfino oggi che la vicenda è grosso modo stata rivelata.

Grazie alla rete televisiva australiana ABC: a cui la famiglia ha rifiutato di parlare della vicenda, e con cui si sono rifiutati di parlare numerosi giornalisti israeliani a cui è stato chiesto un commento...



Ben Zygier
  Ben Zygier
Il suicidato sarebbe Ben Zygier (almeno questo è uno dei suoi nomi), 34 anni, doppia cittadinanza australiana e israeliana, abitante per lo più in Israele con moglie e due figli piccoli. Ma tornava periodicamente in Australia per chiedere un nuovo passaporto, dando un nuovo nome: ciò che – apprendiamo – si può fare legalmente in Australia una volta l’anno. Figuratevi che pacchia per i mossadiani. L’ultima volta, Zygier chiese non solo il passaporto falso-vero nuovo, ma anche «un visto di lavoro per l’Italia al consolato di Melbourne».

Ssst, ssst, zitti zitti tutti. Non siamo tutti ebrei? O almeno noachici, servi e lecchini degli Eletti? Il giovane Ben, dunque , stava per lavorare – o forse già lavorava – nel nostro noachico Paese. Nella zona di Milano, «Per una azienda di facciata, creata dal Mossad in Europa, che vendeva materiale elettronico all’Iran».

Capito? Poi magari un giorno il Mossad accuserà le aziende italiote di violare l’embargo contro Teheran... Ed avrà pure le prove. Le nostre Procure sono lì per questo.

Ma torniamo a Ben Zygier, o Alon, o Allen, o comesichiamava. Qualcosa gli va storto. Non si sa esattamente cosa. Forse è un giornalista australiano, Jason Katsoukis, corrispondente a Gerusalemme, che gli sta alle costole. Nell’autunno 2009, Katsoukis (lo racconta lui) ha ricevuto una soffiata «dal mondo dell’intelligence» a proposito di tre ebrei con doppia cittadinanza australiana infiltrati in un’azienda europea per infiltrarsi in Iran. Il giornalista cerca e trova i riscontri. Identifica Ben Zygier ed un altro dei nominati (non ce ne fa il nome), mentre del terzo sospetto gli resta ignoto.


La tomba al cimitero ebraico di Melbourne


Per mesi, Katsoukis ha il freno a mano innestato, il suo editore non vuole un articolo su una faccenda così delicata. Le cose cambiano nel gennaio 2010, quando una squadra di assassini professionisti del Mossad (kidonim) trucida a Dubai l’alto esponente di Hamas Mahmoud al-Mabhou: dalle indagini risulta immediatamente che i kidonim sono entrati in Dubai esibendo passaporti australiani (ed anche tedeschi, irlandesi, britannici: ma non siamo tutti noachici? Ssst Ssst, è in pericolo l’esistenza stessa di Israele...). Siccome non è la prima volta che gli assassini giudei usano passaporti australiani per i loro delitti, e ciò ha portato già a qualche (debole) protesta diplomatica e ad una certa (forte) irritazione dell’opinione pubblica australiana – non è bello venire in vacanza a Firenze con un passaporto che può indicarti come assassino – Katsoukis ha finalmente il via libera.

E arriva al punto di incontrare Zygier ed apostrofarlo: «Sei una spia del Mossad, ed usi documenti del mio Paese…». «Ridicolo, tutto falso», gli risponde Ben. La cosa strana, ricorda ora l’ingenuo (?) giornalista, è che Zygier «non mi ha attaccato subito il telefono in faccia. Mi ascoltava, forse voleva sapere cosa sapevo». Stessa cosa quando Katsoukis telefona al direttore generale della impresa europea (italiana?) presso cui la spia lavorava: «Strano. Ha negato ogni conoscenza di quel che dicevo, ma voleva continuare a parlarmi, anzi mi ha chiesto un appuntamento per vederci di persona». Magari una visitina dai kidonim, se l’australiota gli dava l’indirizzo.

Insomma, la cosa era diventata così notoria, che persino i cosiddetti servizi segreti di Australia (ASI e ASIO) hanno cominciato a mettersi «alla caccia della spia». Ma piano piano zitti zitti.

Fatto sta che Ben Zygier scompare. Viene «ritirato» dal governo giudeo, e questo è comprensibile, viste le tracce che quell’agente aveva lasciato. Ma perché l’ha messo sotto chiave nel carcere di massima sicurezza – il carcere di Ayalon è cancellato persino dalle immagini satellitari – , in isolamento assoluto, ovviamente senza processo né accusa formale, senza poter vedere un avvocato o avvisare i parenti (i quali zitti zitti, comunque) e sotto falsa identità al punto che nemmeno i secondini giudei dello Stato più poliziesco della storia (dunque adusi al ssts sst) ne sapevano l’identità, né quella vera e nemmeno una falsa qualunque?

Il regime israeliano ha trattato la questione del Prigioniero X come il più delicato e pericoloso affare segreto che abbia mai coinvolto lo spionaggio giudeo, che di cose ne ha fatte. Perché? Perché il governo Netanyahu ha fatto pressioni inaudite sui propri stessi media per insabbiare la faccenda?

Che Zygier potesse essere implicato nell’assassinio di Dubai è probabile. Ma il trattamento speciale che gli è stato riservato fa pensare che egli abbia in qualche modo «tradito», o minacciato di tradire: passando informazioni al «nemico»? Minacciando di rivolgersi all’ambasciata australiota per salvarsi?

Bob Carr
  Bob Carr
«In nessun momento il Governo australiano ha ricevuto alcuna richiesta di aiuto consolare da mister Zygier», ha spergiurato Bob Carr, il ministro degli esteri australiota, travolto nella bufera mediatica dopo il servizio della televisione ABC. Per dovere, poche ore dopo, rimangiarsi la noachica lingua: sì, ha ammesso Carr, il governo australiano sapeva che Zygier era detenuto in Israele dal febbraio 2010: e lo sapeva dal Governo israeliano, che l’aveva assicurato «che avrebbe trattato (il detenuto) in accordo ai suoi diritti in quanto cittadino israeliano».

Come no. Israele detiene illegalmente, tortura segretamente e lasciando nella totale oscurità le famiglie una quantità imprecisabile di nemici di razza inferiore, palestinesi o altri. Quello che è un po’ strano è che il trattamento riservato a non giudei sia stato applicato ad un giudeo.

Marcus Klingberg
  Marcus Klingberg
Il Guardian ricorda un precedente: Marcus Klingberg, un tecnico israeliano esperto in armi chimiche, che fu sospettato nel 1983 di spiare per l’URSS. A Klingberg fu detto che doveva volare a Singapore per spegnere un incendio in un impianto chimico, invece fu portato in un località sconosciuta, torturato, giudicato colpevole in un processo segreto e poi incarcerato sotto una falsa identità. Ma persino lui poi è sopravvissuto, è stato rilasciato ed è andato a vivere in Francia (sempre zitto zitto, ça va sans dire). Invece Zygier è stato (pardon, si è) suicidato: come mai? (Prisoner X throws spotlight on Israel's treatment of those it regards as enemies)

Per questo motivo, l’affare del Prigioniero X sta suscitando un’ondata di critiche in Israele, da parte dell’opposizione e Netanyahu. Il presidente del partito di sinistra Meretz, Zahava Gal-on, fatto un’interrogazione al ministro della Giustiazia Neeman, di questo tenore: «Può succedere che per ragioni di sicurezza il Paese approvi degli arresti clandestini?».

Il che rivela la permanenza del famoso umorismo ebraico... Gal On aveva rivelato nel 2003 l’esistenza di un centro segreto di detenzione e tortura, il Campo 1391, ed aveva fatto una simile interrogazione: tre anni dopo, nel 2006, il Governo israeliano gli aveva risposto: no, non teniamo più dei carcerati in prigioni segrete al difuori delle norme legali internazionali. Tre anni ci avevano messo, a liquidare i prigionieri del Camp 1391, si ritiene per lo più palestinesi di cui le famiglie non hanno mai saputo più nulla. Quando nel 2009 la Commissione Onu contro la Tortura aveva richiesto ad Israele di fare un’ispezione nel campo, e il governo aveva risposto che «già dal 2006 non teniamo più carcerati in prigioni segrete ecc. ecc.», ad aveva rifiutato l’ispezione. Sdegno: siamo la sola democrazia del Medio Oriente, poffarre!

Ora, a scandalo scoppiato sui media internazionali, Haaretz pubblica in prima pagina la seguente notizia: «L’ufficio del Primo Ministro indice una riunione urgente dei direttori dei media. Scopo: esigere azione comune per scongiurare la pubblicazione della storia imbarazzante». Pensate solo a quello che accadrebbe se in Italia il primo ministro convocasse i direttori ordinando loro dei tener la bocca chiusa... ma là siamo nel solo Paese mediorentale dove la stampa è libera e indipendente. Ssst sst, che i sayanim non sappiano che noi ebrei uccidiamo degli ebrei... crimine supremo di antisemitismo.

Secondo le ultime notizie, Ben Zygier avrebbe preso parte all’assassinio a Dubai del capo di Hams Mahmoud al-Mabhoud, nel 2010, e poi però avrebbe rivelato al regime di Dubai i dettagli dell’operazione del Mossad in cambio della sua protezione. Purtroppo per lui vecchi colleghi hanno scoperto il suo nascondiglio e lo hanno catturato, portato in Israele e chiuso in galera, buttando via la chiave. Si apprende persino che Zygier ha subito un processo segreto, con tanto di avvocati difensori che sono rimasti zitti e muti.... Il «procuratore» dell’accusa si chiama Avigdor Feldman ed ha spiegato a Ynet (sito talmudico) che l’accusato gli pareva «razionale, e soppesava diverse opzioni legali per suo favore, che non posso rivelare». Il giorno seguente, chiesto un nuovo colloquio, Feldman si sente rispondere: «La persona che lei cerca non esiste più e il procedimento è terminato». Zitto zitto, il procuratore se ne torna a casa. Senza far domande.

Fin qui il racconto dei media australiani. Ma a questo punto Guido Olimpio introduce un altro personaggio: italiano stavolta. Il tenente dei carabinieri Riccardo Barba, un uomo dell’AISE (il servizio segreto italiano) trovato cadavere sulla ferrovia vicino alle Capannelle (Roma) il 7 novembre 2010: «coincidenza puramente temporale» (l’israeliano-australiano è stato trovato impiccato a novembre 2010) che Olimpio vuol richiamare all’attenzione.

«Le indagini dei magistrati accertano un elemento importante: nei polmoni di Barba ci sono tracce di gas di scarico, una quantità tale che non avrebbe permesso all’agente di camminare fino ai binari». È stato «suicidato»?», si domanda il giornalista del Corriere: anche «Barba era appena rientrato da una complessa azione a Milano per bloccare un traffico di tecnologia in favore dell’Iran. Insieme ai nostri 007 c’erano, si dice, israeliani e americani. Un intervento durante il quale – secondo il quotidiano Libero del novembre 2012 – gli agenti “perdono” un computer. O forse è stato sottratto da uno dei loro mezzi. Ombre, silenzi, interrogativi. Una storia che si specchia in quella dello 007 israeliano».

Si specchia?! Hanno un modo strano di scrivere i giornalisti del Corriere quando ricevono buone informazioni dal Mossad.

Nel 2012, Libero aveva raccontato la vicenda in un altro modo. Pochi giorni prima di morire, il nostro Barba, con il supporto operativo di agenti «della Cia e del Mossad», aveva sorvegliato una ditta di export-import «gestita da medio-orientali» nella zona industriale di Milano, sospettata di trasferire apparecchiature proibite all’Iran. Operazione riuscita: irruzione armi in pugno e arresto dei proprietari. «Alla loro uscita però, gli agenti (italiani) si accorgono che uno dei loro automezzi è stato forzato. Mancano un iPad e una pistola d’ordinanza. L’iPad, secondo informazioni attendibili in nostro possesso, conteneva informazioni sull’intera operazione e su alcune società gestite da pasdaran iraniani, oltre ai nomi degli agenti operativi impegnati in quella missione». (Lo strano suicidio dello 007 italiano anti-Iran)

Ma non basta. Unno strano sito molto ben informato delle nostre cose militari, ha scritto che c’era qualcosa di imbarazzante nel telefonino scomparso: « Le voci che sono circolate nell’ambiente degli 007 italiano raccontano che Barba vi avesse, pochi giorni prima, ripreso di nascosto una riunione operativa nella quale venivano impartite istruzioni su modalità poco ortodosse per portare avanti una operazione anti-proliferazione. Sempre secondo voci, non confermate ufficialmente, quel video rubato sarebbe stato visto all’interno di Forte Braschi, quartier generale dei servizi segreti militari».

Quanto allo smartphone scomparso, secondo il sito non ci sono versioni concordi sul momento della scomparsa: «Qualcuno però sostiene che il furto sia accaduto nel corso di un’irruzione nel capannone. Chi ha ragione? Chi mente? Meglio: almeno uno dice la verità su questo dettaglio? Al ritorno, comunque, qualcuno s’era intrufolato rubando la pistola e il tablet di uno degli agenti segreti e che molto probabilmente contiene appunti riservati sull’operazione in corso ad esempio i nomi degli agenti e la lista delle società gestite in giro per il mondo dai pasdaran». (http://popoff.globalist.it)

Da chi è stato ucciso veramente il tenente Barba? Ci si vuol far credere, dagli iraniani. Ma Zygier certamente no, nel carcere di massima sicurezza israeliano gli iraniani non possono arrivare. Allora, da Kidonim? Un avvertimento ai nostri servizi? Che se ne stiano zitti e mosca?

Ah, avere un Governo! Ma invece Sst ssst. Tutti zitti.



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