La crisi d’Europa in 80 slides
Scenari Economici
27 Giugno 2013
Tra i «think-tank» fasulli e «fondazioni culturali» senza idee, che non hanno dato segno di attività intellettuale ancorché ampiamente irrorate di denaro pubblico (tipo «ItalianiEuropei» di D’Alema, o la fantomatica «FareFuturo» dello scomparso Gianfranco Fini), abbiamo il piacere di presentare il solo vero think-tank italiano: «Scenari Economici». Conosco personalmente il ristretto gruppo di lavoro che la compone, ne ammiro la competenza, l’onestà intellettuale e il realismo: sono, del resto, tutti dirigenti innovativi che operano nell’economia reale, facendo onore al nome italiano all’estero. «Scenari Economici» intende fare ciò che fanno i «serbatoi di cervelli nei paesi dominatori: elaborare pensiero originale, e fondato su dati concreti, da offrire al ceto politico e agli uomini di governo, senza distinzione di schieramento, per cambiare la situazione corrente. La situazione corrente italiana è evidente a tutti: una crisi gravissima, epocale, in cui «la politica» non sa dare risposta alcuna. La «politica» italiana è essenzialmente decerebrata, ideologicamente dipendente dal «pensiero unico» elaborato a Washington e Bruxelles, troppo occupata da interessi minimi immediati, ed esclusivamente intesa alla propria sopravvivenza. «Scenari Economici» prova ad alzare il livello della proposta politica. Per esempio, lavorando un anno intero, ha identificato con un’elaborata analisi, una per una, le voci di spesa pubblica concretamente da tagliare. Un’altra paradossale proposta del Think Tank: cassare l’intera, furbesca, mostruosamente proliferante legislazione italiana, e sostituirla integralmente con la legislazione del vicino Canton Ticino: cosa che si può fare immediatamente, dato che i testi sono già nella nostra lingua. Sarebbe il «passaggio-lampo» nel regno del diritto, da cui ci siamo del tutto allontanati in questi decenni. «Scenari Economici» ritiene necessario ed urgente recuperare la sovranità monetaria, ed è in grado di offrire il progetto per l’uscita ordinata dall’euro, e la contestuale ristrutturazione del debito. Un vero programma di governo, severo ma che fornisce prospettive reali per uscire dalla depressione economica (e mentale) e ritrovare la strada perduta. Personalmente, io sarei ben lieto se gli operatori del Think-tank diventassero ministri con l’incarico di attuare il programma di «Scenari Economici». Mi sentirei in buone mani.
(Maurizio Blondet)


Fonte > Scenari Economici
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Commenti
Mi sembra un venditore di idee usate.
Lei ha capito l'esatto contrario di quel che c'è scritto ed illustrato in chiarissime tabelle. Complimenti, continui così.
Del resto, era previsto: "Nolite mittere margaritas vestras ante porcos, ne forte conculcent eas pedibus suis, et conversi dirumpant vos" (Matteo, 7,6).
Direttore Blondet lei è un grande,grazie di esistere....sia lodato gesù cristo.
Con stima e affetto Franecsco
Questi "Signori" hanno preso qualche volta in considerazione anche solo le tabelle dei residui fiscali su base Regionale?
Si sono mai posti il problema della diversità di concetti di vita delle due metà della penisola?
L'Italia è una forzatura creata dagli interessi della massoneria e del satanismo internazionale, come sappiamo.
E' una forzatura costringere Nord e Sud, così diversi, a convivere.
Nell'interesse di entrambi, e per un concetto alto di libertà, è necessario e indispensabile dividere questo Paese e a questo scopo mai capiterà più un'occasione come la crisi attuale causata anche dalla moneta unica.
Uscire quindi dall'Euro con la contemporanea creazione di due nuovi Stati, con le loro rispettive monete e relative Banche di emissione pubbliche, per poter vivere in libertà, secondo le proprie caratteristiche .
QUESTO è lo studio serio da fare.
E subito.
Chi lo volesse fare non avrebbe successivamente che da raccoglierne l'enorme consenso.
Io in quanto meridionale ne ho le scatole piene sia della superbia tedesca che di quella lombarda, tornare all'italietta dei leghisti che borbottano contro i terroni non se ne parla proprio.. È bene che ognuno stia per i fatti suoi assumendosi tutte le responsabilitá.
Quando fummo divisi molti dei nostri territori furono occupati e spogliati della loro identità italiota: entroterra dalmato-giuliano, corsica, savoia, malta ecc..
Vi ricordo che l'Italia si fece perchè esistevano gli italici a differenze di altre costruzioni nazionali che a noi sembrano più solide.
Se poi la logica di dividerci è quella del pecunio allora, dopo un po' di tempo la Lombardia deve lamentarsi del Trentino e della Valle d'Aosta che certo non brillano.
Al sud la mia Puglia deve autoproclamarsi indipendente visto che, finocchi a parte, è una regione dinamica e destinata a crescere (euro permettendo).
Magari la provincia di Bari vorrebbe sganciarsi dall'improduttiva capitanata e dal parassitismo di Taranto...
Con questa logica dove arriviamo?
Faccio mie le parole del Direttore; dobbiamo tornare ad avere voglia di fare "qualcosa di grande insieme".
Sotto la Roma antica ci riuscimmo, nella prima metà del secolo scorso idem.
E' una forzatura costringere Nord e Sud, così diversi, a convivere.
Spiegami in cosa è diverso un Milanese da un Napoletano.
-i soliti servitori di regime muovono "truppe" aziendali inesistenti... stop
-gli italiani dopo una cura ventennale di "oppio mediatico" hanno uno spirito reattivo di un bradipo ... stop
-patrimoniale nel 2013 e prelievo forzoso nel 2014 ... stop
- si salvi chi può! ... stop
Brillante idea,Marconista ,quella di comporre dei..."Marconi+gramma"...
più semplici,chiari e sintetici di così!
Passo e chiudo.
Mi riporta al tempo in cui presentavo, come d'obbligo, nello stesso modo le mie relazioni ai convegni. Molto diverso da quello dei politici e dei buro-tecnici che imbottiscono ex cathedra di parole furbe.
Occorre però che questo gruppo si preoccupi anche di poter incidere in modo forte sulla politica. Altrimenti finiranno per giocarsela tra di loro ed il tempo stringe.
Giuliano
L'I-ta(g)lia bisogna dividerla in 3 (numero perfetto) stati federali
Saluti, Auguri e Preghiere
Marcello
Poi bisognerebbe fari molti, molti tagli: andarcene da tutte le "missioni di pace" estere; fare il Parlamento di una sola camera con 200 parlamentari con un tetto di stipendiabilità ; dare un tetto di stipendiabilità ai super dirigenti e magistrati e generali di sta ceppa; togliere una marea di imposte arbitrarie, tipo la "bolla" per i documenti che non giustifica niente; permettere di fare una dichiarazione dei redditi semplice pagando il 30% di tasse tramite bollettino postale.
Bisognerebbe ridare pieni poteri di controllo e di contravvenzione ai prefetti togliendoli a tutte le giunte e comitati provinciali e territoriali, invece di stare ad abolire le Provincie: sono nate per quello, per tenere sotto controllo l'andamento del territorio.
Ultimo e non ultimo: fare una GUERRA alla mafia, usare questi stramaledetti 400.000 e passa uomini delle Forze dell'ordine per fare tabula rasa degli adulti mafiosi che svezzano mafiosamente i giovani, in modo da tagliare le gambe a questa "cultura".
E se proprio, cacciamo fuori a calci in culo tutti i "minatori" esteri che ci ciucciano quel non poco (in realtà) petrolio che abbiamo, e ci pescano tutto il pesce pescabile nei nostri mari, soprattutto al Sud. Americani e inglesi fuori dal nostro suolo, giapponesi fuori dalle nostre acque. Altrimenti, che paghino dazio, e pesante.
Solo così, secondo me, potremo poi fare le grandi imprese, che sarebbe anche solo collegare l'Italia intera con la fibra ottica, o finire la Salerno-Reggio Calabria, mica riprenderci l'Africa!
L'Italia ha bisogno di fermare lo strangolamento dell'Euro ma deve anche risolversi a mettere finalmente in discussione le finte radici risorgimentali e valorizzare la sua vera identità: a mio parere la forma che le è più congeniale e a cui dovrebbe tendere è la monarchia cattolica costituzionale.
La separazione politica in due o più entità non è invece la soluzione ottima perché non sarebbe altro che il compimento del percorso anti-italiano cominciato nell'Ottocento, indebolendo ulteriormente la missione della Chiesa già sotto attacco e fiaccata da gravi defezioni interne.
Non esistono significative differenze antropologiche e culturali tra italiani del Nord, del Centro e del Sud, ma le "questioni" politico-economiche che si sono generate hanno penalizzato inizialmente il Sud, trattato come colonia conquistata e sottomessa, e poi il Nord, che sbaragliando troppo facilmente ogni competitività interna si è trovato a tirare da solo tutta la carretta.
Ora il Nord sarebbe tentato di dare una spallata e andare per la sua strada senza più pagare pegno, ma il destino della sua popolazione rimarrebbe inevitabilmente legato a quello delle altre genti della penisola; il Sud, d'altra parte, potrebbe sentire la separazione come una liberazione e una nuova sana responsabilizza zione, ma le mafie sono ormai talmente forti e radicate che obiettivamente non andrebbe lontano.
La potentissima dieta dimagrante della P.A. dovrebbe quindi servire a mettere il Meridione nelle condizioni di intraprendere efficacemente e produrre legalmente (combattere la criminalità organizzata come una vera e propria guerra di liberazione da uno Stato nemico e colmare il ritardo infrastruttural e, senza bluff e senza alibi) e parallelamente curare il nanismo del tessuto industriale che sfavorisce le imprese italiane nella competizione internazionale.
La via italiana dovrebbe quindi rigettare le punitive ed interessate rigidità imposte dalla Germania ma anche distinguersi dalle cure liberiste angloamericane e, letteralmente, convertire la Cina al messaggio di salvezza dell'Uomo Dio: sembra questa un'impresa disperata, visti tutti gli evidenti limiti che abbiamo individualmente e collettivamente , eppure se esiste un posto al mondo dove un tale miracolo può realizzarsi questo è senza dubbio il nostro Paese!
Infine l'attuale schiacciamento su posizioni acriticamente filoisraeliane andrebbe quantomeno temperato e riaperto il dialogo diplomatico col mondo arabo, in una tela che abbracci Russia, India e America Latina.
Chi ci sta?
questo lo dice lei.
Anche se in realtà la cialtroneria parassitaria italica si è concentrata ed espressa, con peso direttamente proporzionale al lignaggio, anche in altri ambiti.
Tra la cosiddetta libera impresa, con i grandi prenditori di soldi pubblici, rappresentati benissimo da una Confindustria che affronta l'attuale crisi di sistema perseguendo un ulteriore calo degli stipendi, tanto l'unico vero mercato in crescita è l'export.
Tra la stampa che, putacaso, senza contributi di stato potrebbe chiudere domattina, smettendo così di affogarci in una perniciosa disinformazione a nostre spese: cornuti e mazziati.
Nella scuola cosiddetta privata, così ben rappresentata dalla celeberrima Bocconi, con la sua spocchiosa pretesa di trasmettere ai pargoli italioti confindustriali la ricetta magica dei grandi padri prenditori: privatizzare gli utili collettivizzand o i costi.
la seguo da molti anni,ho notato che lei si entusiasma facilmente per certe tesi pseudo economiche.Concordo che l'EU è una grande truffa delinquenziale e l'euro ne è una riprova.
Come diceva il buon Amleto ci sono più cose in cielo e in terra che in tutta la filosofia di certi profeti odierni.
quote name="Maurizio Blondet"]Blondet
Lei ha capito l'esatto contrario di quel che c'è scritto ed illustrato in chiarissime tabelle. Complimenti, continui così.
Del resto, era previsto: "Nolite mittere margaritas vestras ante porcos, ne forte conculcent eas pedibus suis, et conversi dirumpant vos" (Matteo, 7,6).
I germanofili che intervengono sul sito avranno di che riflettere.
Che la crisi sia dovuta agli squlibri delle bilance dei pagamenti tra Paesi del centro e Paesi della periferia d'Europa, è vero.
Che la Germania e la Francia abbiano "predato" la periferia d'Europa, facendo il proprio interesse nazionale (non sto dando un giudizio morale ma solo facendo una constatazione storica, che solo Giovanni Silvano, Pietro G. e qualche altro lettore si ostinano a non voler ammettere per una mal risposta simpatia verso i tedeschi) è vero.
Che sia accaduto alla periferia d'Europa esattamente quanto accadde alla stessa Germania negli anni venti, quando gli Stati Uniti (Piani Dawes e Young) la riempirono di capitali, gonfiandone l'economia, per poi ritirarli non appena nel 1929 crollò Wall Street, è verissimo.
Che sia una assurdità la pretesa di una moneta, l'euro, senza Stato e di Stati senza moneta, verissimo.
Che è assurda qualsiasi unione monetaria che non venga soltanto dopo l'unione politica, altrettanto vero.
Che la mancanza di un unico centro di decisione politica, che sappia imporre la redistribuzione dei trasferimenti e del debito (eurobond) nonché una unica politica fiscale e del lavoro, sia la causa dell'incapacità europea di uscire dalla crisi, sicchè allora è meglio tornare alle monete nazionali, è del tutto evidente e vero.
Che il direttorio franco-tedesco nasconde dietro l'Europa i propri interessi nazionali, sicché constatato che l'Europa non esiste dovremmo noi mediterranei prenderne atto e trarne le debite conseguenze, vero pure questo.
Che quanto ci propinano ogni giorno i fautori dell'eurocrazia, in particolare a proposito delle nostre inefficienze come sola causa della crisi, sia falso è verissimo.
Che il nostro debito pubblico è esploso, causa interessi, a partire dal divorzio tra Tesoro e Banca Centrale nel 1981, è storicamente accertato, vero e innegabile.
Che il nostro debito pubblico sia quasi esclusivamente dovuto al meccanismo anatocistico degli interessi ai quali, in mancanza di una Banca Centrale prestatrice di ultima istanza, siamo sottoposti, è verissimo (e solo gente come amsicora si ostina ancora a non crederlo)
Tutto questo ed altro ancora è vero, sottoscrivibile e condivisibile.
Invece, l'autore cade nel luogo comune laddove si illude che la riduzione del peso fiscale possa ridurre il debito pubblico e far ripartire l'economia italiana (per non parlare del luogo comune circa l'eccesso di spesa corrente: l'Italia ha meno dipendenti pubblici di Germania e di Francia, ed ha un debito primario, ossia al netto degli interessi, inferiore alla Germania).
Se l'autore andasse a rileggere Keynes potrebbe far tesoro di quell'effetto che l'economista inglese chiamava "trappola della liquidità" ovvero la propensione dei cittadini e delle imprsese a non spendere i risparmi conseguiti attraverso la riduzione della leva fiscale, per il semplice fatto psicologico che in tempi di recessione e di sfiducia nel futuro chi ha a disposizione più liquidità la tesaurizza anziché spenderla in consumi ed investimenti. Allo stesso modo anche la manovra sul tasso di sconto, per ridurre il costo del denaro da parte della Banca centrale in favore delle banche ordinarie, non è risolutiva, per lo stesso effetto psicologico della "preferenza di liquidità" nei periodi di crisi.
Sia chiaro: è giusto è doveroso, ma per motivi etici, ridurre il peso fiscale ed il costo del denaro. Ma non ci si deve illudere che siano questi provvedimenti la soluzione.
Nei periodi di recessione, a fronte della contrazione dei consumi e degli investimenti privati (per contrazione della domanda, del reddito, e per la preferenza di liquidità), l'unica soluzione è ancora il vecchio, ma insuperato, "deficit spending" in investimenti pubblici (l'esatto contrario dell'austerità da "spending rewiew"). Solo lo Stato, quando i privati non investono per i motivi suddetti, può sostenere e far ripartire l'economia.
Ma per far questo bisogna innanzittutto cancellare dalla Costituzione l'obbligo, introdotto sotto il governo Monti, del pareggio di bilancio, quindi pensare ad una banca centrale, possibilmente pubblica o controllata dallo Stato, che monetizzi la spesa pubblica di investimento e torni ad essere prestatrice di ultima istanza, infine uscire dall'euro o, al contrario, costruire una federazione europea con un unico centro decisionale e redistributivo svincolato dall'egemonia franco-tedesca.
Luigi Copertino
Certo..eurobond,unione politica,unico centro decisionale,sia mo tutti europei..insomma,la solita storia...Campare sulle spalle dei tedeschi dopo aver campato sulle spalle delle classi produttive del Nord italia.
L euro non è colpevole...eravamo pieni di debiti prima come lo siamo ora,un paese con 4-5 mafie che governano metà? paese,con i politicanti che abbiamo,con la scuola che abbiamo,con le tasse ridicolmente oscene che ci strangolano per garantire le clientele politico-mafiose non ha speranza e prima tira le cuoia meglio sarà per tutti.
L europa politica non esiste per fortuna,esiste la Germania,per salvarci cè solo una strada,unificar si con germania,austri a,finlandia,i paesi sani,seri,non mafioso-cialtroneschi,e con loro formare un blocco d acciaio economico-industriale e lasciare i pigs al loro destino di nacchere,mandol ini e spaghetti e soldi di carta straccia..Poi,se un giorno saranno diventati seri...vedremo.
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