>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
Siamo in mano a deficienti: morali e intellettuali
Stampa
  Text size
Sinistra e destra, cosiddette: mesi e mesi a litigare sull’IMU. Togliere l’IMU; no, «modulare» l’IMU. Mesi e mesi. Fino ad esaurire ogni briciolo di pazienza, tutte le sere sui tg: IMU sì, IMU no. Intanto tutti gli indicatori economici mostravano che l’Italia precipitava in una crisi peggiore e più inestricabile del ’29, ma i due partiti: IMU sì, IMU no, come se tutto dipendesse da lì. Alla fine, felici, i due capetti Alfano e Letta si presentano al popolo: abbiamo tolto l’IMU. Esulta il PDL: «Vittoria nostra».

Risultato? Hanno sostituito una tassa con un’altra. Per brevità, mi limito a riportare i commenti di alcuni blog. «Meno tasse? Falso: stangata da mille euro [per gli inquilini]» (Wall Street Italia). «IMU, tutta una presa per il culo. Italiani pecore tosate e ridenti» (Indipendenza). «Un regalone a banche e palazzinari» (Rischio Calcolato).

E subito, i due campi riprendono a litigare. Scontenti i comunisti di aver dato «una vittoria» al Cav, si vendicano. Fassina: «Inevitabile aumento dell’IVA», quel famoso punto in più decretato da Monti. Brunetta: «Straparla, non ci sarà aumento dell’Iva». E così, ci aspettano altri mesi di «scontro» (come dice Repubblica): punto sì, punto no, Iva sì Iva no, come se tutto il problema fosse lì. Intanto l’Italia precipita ancor più: la spesa delle famiglie si contrae per 56 miliardi di euro, collassa ulteriormente il credito alle imprese, chiude una impresa storica (con più di 50 anni di vita) su 4, falliscono sempre più aziende a ritmo crescente (+5,9 nel 2013), le insolvenze bancarie delle imprese salgono a 84 miliardi, il potere d’acquisto è calato di 4 mila euro per ogni famiglia dall’inizi della crisi, il crollo del Pil è senza precedenti nella storia, -8,8% moderna. Crolla il gettito Iva (-7,8% tra gennaio ed aprile 2013), le ore di cassa integrazione superano in sei mesi il mezzo miliardo, l’Inps è dissanguata da 80 miliardi di esborsi per ammortizzatori sociali, indennità di disoccupazione e cassa integrazione. Siamo vicini al tragico capolinea, al disperato tracollo nella miseria totale.

E soprattutto: il debito pubblico aumenta invece di diminuire: sale di un miliardo al mese, supera di gran lunga il 130% del Pil (era il 123,8 nel primo trimestre 2012).

Tutti gli indicatori gridano l’allarme: stiamo precipitando a vite, in picchiata. È una crisi terminale. Rispetto a cui, IMU o un punto di IVA non significano nulla. Sono provvedimenti non solo illusorii (o truffaldini), ma in ogni caso «puntuali»: puntolini decisionali nel mezzo di un ciclone storico, che richiederebbe provvedimenti complessivi enormi, coraggiosi, eroici. Eppure, anche per mettere a segno un puntolino, per accordarsi su una briciola, i due partiti di governo hanno litigato per mesi.

È questo a far paura. Non è solo furberia disonesta, è anche incapacità intellettuale: non sono capaci di concepire un progetto complessivo che dia speranza al Paese. Né Alfano né Fassina, men che meno Berlusconi, Santanché, Brunetta o Bersani, non parliamo di Monti e Letta, sono capaci di elaborare una prospettiva strategica e politica d’uscita dalla crisi e prospettarla all’Italia. Al massimo, mettono una pezza qua e una là, nella vacua attesa che la tempesta storica passi da sola , sperando che la nave Italia senza motore né timone, non coli a picco prima.

Che cosa ha fatto il governo Letta di Larghe Intese? Hanno prolungato gli ammortizzatori in deroga, che è solo una pezza: prolungare la cassa integrazione di lavoratori di aziende fallite e che non riapriranno mai più, che senso ha? Hanno messo un po’ di soldi per gli esodati, vittime dell’insipienza dei «tecnici» bocconian-torinesi. Quanto al provvedimento più «grosso», mi limito a citare Scenari Economici: «Pagamento di 30 miliardi di crediti arretrati che le imprese vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione. Tale provvedimento (straordinario) è integralmente finanziatoaumentando il Debito Pubblico, senza nessuna copertura né ordinaria, né straordinaria (es. dismissioni). Nel 2013 tale provvedimento da’ un temporaneo incremento delle entrate per circa 3,5 miliardi (IVA) abbellendo i conti del 2013. Nel 2014 invece, vi saranno impatti negativi per 1,2-1,5 miliardi (maggiori interessi sul Debito)

Il giudizio complessivo, che condivido in pieno:

«Letta ha iniettato in modo temporaneo circa 40 miliardi nell’economia italiana nel 2013. L’operazione è fatta essenzialmente aumentando il Debito Pubblico o su provvedimenti temporanei (circa 5 miliardi vengono da aumento acconti fiscali e da IVA sui pagamenti pregressi della PA) o su provvedimenti ancora da individuare. Poco e niente viene da riduzioni strutturali della Spesa Pubblica».

«Il Governo sostanzialmente non ha avviato alcun provvedimento strutturale o temporaneo per contenere la crescita del Debito Pubblico, ed analogamente non ha agito in modo strutturale su Entrate ed Uscite, cercando di ridurre strutturalmente e stabilmentela pressione fiscale per lavoratori ed imprese, con coperture legate a quella parte di Spesa Pubblica inefficiente. Sostanzialmente nulla anche sul fronte di un alleggerimento Burocratico, e sul tema del ridare competitività al sistema produttivo del Paese». (I provvedimenti dei primi mesi del Governo Letta al microscopio: “Molto rumore per nulla”)

E per ottenere questi risultati ridicoli, hanno litigato per mesi. Come bambini dell’asilo, come matti nel manicomio, intrecciando l’altra questione urgentissima e importantissima: la candidabilità del Banana o il salvacondotto da dargli. O non dargli. Nella plancia di comando della nave sballottata dall’uragano forza 12, che minaccia di colare a picco ad ogni nuova ondata, ci hanno messo mesi per decidere se togliere le sedie a sdraio dal ponte prendisole, e se svuotare la piscina.

Lo fanno perché sono immoralmente furbi, ovviamente: non cambiar niente, perché cambiare veramente significa, per loro e le loro lobbies, perdere privilegi e grassi profitti. Ma secondo me, lo fanno anche come alibi, perché non sono capaci di concepire una via d’uscita; men che meno ancora, ovviamente, trovare un accordo comune sulla via d’uscita. Come spesso succede, la deficienza morale è una conseguenza delle deficienza mentale. Non hanno l’acutezza intellettuale, non hanno la cultura per capire cosa sta succedendo, per diagnosticare il male, e ancor meno per proporre un New Deal qualunque alla società che, nelle stive già allagate, sta affogando.

Si limitano a applicare ricette dettate da fuori e dall’alto, dalla Germania e da Bruxelles: la ricetta dell’austerity, il cui fallimento salta all’occhio. Ormai in tutta Europa, i Paesi sottoposti all’austerity tedesca, vedono aumentare il debito pubblico, anziché diminuire come l’austerity doveva ottenere. Il che è ovvio, più tasse e meno credito, meno salari e più disoccupazione riducono il gettito e fanno aumentare le spese.

«In Grecia il debito, nonostante le tasse insostenibili e la svalutazione del debito del 53%, si attesta a 321 miliardi di euro, un valore più elevato rispetto ai livelli precedenti l’inizio della crisi economica. (...) Ci si chiede se ha senso che la Grecia riceva periodicamente aiuti e poi arrivino gli ispettori della Troika a togliere ossigeno all’economia, rendendola agonizzante e impedendo al debiti di scendere» (WSI). (L’austerity è fallita. Cresce il debito nella Zona euro)

Olli Rehn
  Olli Rehn
Contro questi circolo vizioso, dei politici non deficienti devono andare a combattere in Europa, a Bruxelles, contro la Merkel. Ma chi ha il coraggio? Loro no. Sanno solo aspettare le elezioni tedesche, per vedere da chi ricevere gli ordini. Si fanno persino dare consigli minuziosi da Olli Rehn, il commissario europeo: «L’Italia deve continuare sulla strada delle riforme», ha detto, ed ha specificamente indicato la «riforma del catasto italiano come necessaria per allineare il valore degli immobili a quelli di mercato».

E nessuno che gli risponda: non sai, cretino, che il valore catastale qui già stato rivalutato (da Monti) anche del 60%, e già supera il valore commerciale degli immobili, ormai invendibili per il credit crunch? Con che faccia tosta tu, che finlandese, di un paesetto disabitato che vende polpa di legno e Nokia, osi comandarci atti di governo a noi, potenza industriale dieci volte più grande? Com’è che i nostri politici si lasciano trattare così? Da un coglione incompetente straniero, da un cagnolino che abbaia per i padroni tedeschi?

Ormai è troppo chiaro che Berlino sta nell’euro finché gli serve; e gli serve per depauperare i suoi concorrenti europei, anzitutto noi italiani; finché le politiche di austerità danno i loro effetti, ossia ridurre il Sud Europa alla condizione di «soprattutto consumatore, con poche o nessuna industria pesante, contribuendo di fatto a mantenere elevato il livello di vita dei Paesi del nord Europa». (L’IMU Italiana, l’UE e la sua Doppia Morale)

Ci obbligano ad applicare le loro ricette perché paghiamo i debiti alle banche loro. Poi, quando ci avranno ridotti ad un guscio vuoto come la Grecia, a cui continuano a fare la lezione («Avete vissuto sopra e vostri mezzi! Non dovevate entrare nell’euro!», ha avuto la faccia tosta di dire ai greci la Merkel: come se non fossero state le sue banche ad indebitarli...), sapete cosa faranno? Usciranno dall’euro. «La Grecia è un pozzo senza fondo», e dunque «la Germania non può salvare da sola la zona euro».

Lo dicono apertamente. L’ha detto, in una intervista a Die Welt il 17 agosto, Kai A. Konrad – un grand commis, consigliere-capo del ministro delle finanze tedesco, uno di quelli che comandano, e di cui noi non conosciamo nemmeno il nome (i nostri media sono troppo occupati a parlare di IMU e incandidabilità del Banana). ("L’Allemagne ne peut pas sauver la zone euro")

Kai A. Konrad
  Kai A. Konrad
Piuttosto che pagare senza fine il «pozzo senza fondo» greco (che la Germania ha reso senza fondo), dice Doktor Konrad, «la Germania deve lasciare l’euro». E precisa come: «È vero che per ragioni politiche la Germania non è in posizione di uscire dall’euro per prima. Ma altri Paesi potrebbero costringervela. Se la Germania con altre economie forti lascerà l’eurozona, allora il valore di questa moneta calerà permettendo alle economie del Sud di recuperare la salute».

Certo, ormai senza industrie e piena di disoccupati al sole, l’Italia tornerà una sede di vacanze tedesche. Insomma, loro precipiteranno la crisi – la nostra – e quando dovranno pagarne il conto loro, diranno: ci rincresce, ma adesso usciamo e così vi salviamo. Intanto, ormai la Germania realizza il 90% dei suoi eccedenti al difuori della zona euro. Ha rifatto l’Anschluss senza che Parigi, Roma e Madrid muovessero un dito. L’integrazione bilaterale con la Russia è saldissima. Il dominio sugli europei è comunque assicurato, visto che ci designano i ministri (Saccomanni, Monti, Letta) e si fanno pagare gli interessi in ogni caso.

Guardate che Konrad non ha lasciato una simile intervista a Die Welt senza l’accordo con il suo ministro: è un gran commis, ma mica un grand commis italiano, mica uno delle caste scandalosamente inadempienti che stanno dissanguando l’Italia come fosse un paese nemico, e loro gli occupanti. In Germania come in ogni altro Paese civile, i grand commis sono patriottici e leali. Se un Konrad parla, è perché quel che dice è in programma di governo.

E quello che dice è perfino giusto. Dimostra che dall’euro dobbiamo uscire noi. Anzi, che dovevamo uscirne prima: prima che migliaia di nostre imprese potenzialmente concorrenti delle tedesche chiudessero (strangolate per metà dall’euro, per metà dalle Caste inadempienti e nemiche), prima che il debito pubblico aumentasse ancora. Dovevamo uscirne, cessare di pagare l’enorme debito se non per un terzo, col default sovrano far pagare alle banche tedesche una parte della nostra rovina; e liberati dal peso dei 90 miliardi annui d’interessi, ridotti a 30-40, con la lira svalutata, dare lavoro alla nostra gioventù e rilanciare la nostra economia.

Dovevamo farlo. Ma con questi politici idioti, è impossibile. Non sono capaci a concepirlo intellettualmente; i grand commis che li assistono non hanno competenza né cultura per lo stato d’eccezione, fuori dalle procedure non sanno andare; i «tecnici» si sono rivelati prodotti delle nostre università, ossia di una legnosa, presuntuosa e quasi inimmaginabile ignoranza; e tutti insieme non hanno il coraggio di concepire la disobbedienza al padrone tedesco.

La loro insufficienza mentale prima che morale (le due cose vano assieme) risalta più vivida in questi giorni, per via dell’unico ministro che dimostra efficienza, acutezza ed energia: Emma Bonino. Bisogna riconoscerlo, s’è opposta al padrone (declinante) americano, s’è opposta a Parigi contro l’intervento militare in Siria. L’ho sentita ricordare ad alta voce, in conferenza stampa a Parigi, la boccetta di borotalco agitata all’Onu da Colin Powell come prova delle armi di distruzione di massa di Saddam: che mancanza di delicatezza! Kerry non la vuol più vedere, gli americani che sono cattivi gliela faranno pagare. Ma è ammirabile, ha coraggio per le cause in cui crede. È competente, è piena di abnegazione. Sa le lingue, ha imparato l’arabo perfino, da adulta. È intelligente e non corrotta dal denaro.

Ed è questo il problema, nell’Italia d’oggi. Mi tocca citare l’amico Massimo Fini, perché non potrei mai dir meglio di lui: «Ciò che inquieta in Emma Bonino è l’indiscutibile buona fede. La malafede è meno pericolosa, perché ha la debolezza della cattiva coscienza, mentre la buona fede è inossidabile, incrollabile, invincibile, marcia con la Verità in tasca e la spietatezza che solo i Giusti possono pensare di potersi permettere. Irrisolta come tutte le persone che si sono vocate a un Assoluto, e che amano il mondo senza amare gli uomini, Emma Bonino (...) crede di essere democratica ed è totalitaria, perché non concepisce “l’altro da sé”. Ha «la bontà sanguinaria di una Santa Caterina da Siena. È una fanatica dei “diritti umani”. Un po’ meno degli esseri umani».

Una Caterina da Siena radicale, con tutto quel che ne consegue per l’Italia cattolica o quel che ne resta, o semplicemente per gli esseri umani fra noi, nati e nascituri. Questa è la perfezione della tragedia italiana: la nostra situazione è disperata, e il solo ministro intelligente che abbiamo è lei.



L'associazione culturale editoriale EFFEDIEFFE, diffida dal copiare su altri siti, blog, forum e mailing list i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright.


 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità