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Una speranza dall'Ungheria?
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È quasi un giovane – è del 1963 – (se paragonato ai politici nostrani dove gli sbarbati sono Casini, 1955 e Fini, 1952) e sta facendo sbavare la Commissione Europea per la campagna contro l’aborto lanciata dal partito di centro-destra Fidesz, che governa l’Ungheria e di cui Viktor Orbàn è leader. Budapest è infatti tappezzata di manifesti che ritraggono l’ecografia di un feto che esprime questo pensiero: «Potrei pure capire che non sei pronta per me, ma pensaci due volte e fammi adottare, lasciami vivere!». Particolarmente attive sul fronte delle proteste sono il commissario europeo alla Giustizia, la lussemburghese Viviane Reding (1): «La campagna non è conforme al progetto sottoposto dalle autorità ungheresi e la Commissione Europea chiede di conseguenza alle autorità ungheresi di porre fine a questa parte della campagna e di ritirare senza indugio i cartelloni», ha dichiarato durante un dibattito all’Europarlamento. In caso contrario «avvieremo procedure per porre fine allaccordo e trarremo le dovute conclusioni, anche in termini finanziari» (2) e l’eurodeputata socialista francese Sylvie Guillaume: «La Commissione è molto chiara: utilizzare denaro del programma Progresso o di altra fonte UE per una campagna anti-aborto è un abuso ed è incompatibile con i valori dellUE» (abbiamo la conferma che una campagna antiaborto è incompatibile con i valori UE).

È la seconda legislatura di Orbàn (dall’aprile 2010; è stato primo ministro anche dal 1998 al 2002); tra i provvedimenti significativi emanati c’è la legge sulla cittadinanza ungherese, concessa anche a coloro che vivono al di fuori del Paese (criticata dalla Slovacchia, dove c’è una forte minoranza ungherese), ma soprattutto il varo della nuova Costituzione, votata solo dal Fidesz, che ha una maggioranza dei 2/3 in Parlamento. L’opposizione (i socialisti, i liberali di LMP e i verdi) ha lasciato l’aula e boicottato il voto. Jobbik, partito dell’ultradestra, che alle elezioni del 2010 si è confermato terza forza, con il 16,67% dei consensi e 47 seggi, ha votato contro la Costituzione.

Questa Costituzione, firmata dal presidente della repubblica Pál Schmitt il 25 aprile 2011, e che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2012, è stata definita da più fonti un esempio di intolleranza nazionalista e dal leader dell’opposizione socialista Attila Mesterhazy (nomen omen?) «un tentativo di istituzionalizzare un regime dittatoriale».

David Saltuari, di Sky.it, così commenta:

«Tra le proteste dei partiti di opposizione lUngheria ha deciso di dotarsi di una nuova costituzione. Lunico partito che lha votata, però, è stato Fidesz, del premier conservatore Victor Orbàn, che gode della maggioranza di due terzi necessaria ad approvarla da solo… La nuova legge fondamentale ridisegna lassetto istituzionale magiaro, riducendo le possibilità di intervento degli organi di controllo come la Corte Costituzionale e aumentando i poteri dintervento dellesecutivo. Secondo molti analisti viene così messo in discussione il normale bilanciamento tra poteri… Tra i punti più controversi cè il preambolo in cui si rivendicano le parti del territorio magiaro che alla fine della Prima Guerra Mondiale vennero assegnati a Romania, Austria e Slovacchia (una  formulazione che ha parecchio innervosito i Paesi vicini) (3). Nellintroduzione della nuova legge, inoltre, è scritto che viene onorata la sacra corona di Re Stefano, che da più di mille anni rappresenta lunità della nazione e si fa riferimento al cristianesimo come elemento fondante della nazione. Viene inoltre ribadito che il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna (orrore, ndr) e si sostiene che la vita del feto va protetta fin dal suo concepimento’. A preoccupare però i partiti di opposizione sono soprattutto le limitazioni imposte alla Corte Costituzionale, che dal 1° gennaio non potrà più decidere su alcune leggi, prime fra tutte quelle di naturale fiscale. Viene inoltre introdotto lobbligo di una maggioranza qualificata su diversi temi: per introdurre nuove tasse sarà necessario approvarle con una maggioranza di due terzi, rendendo quasi intoccabili le riforme create dallattuale governo. Sulla legge finanziaria, inoltre, viene introdotta la possibilità di veto da parte del Consiglio di Bilancio, una sorte di Corte dei Conti, i cui membri, in carica per i prossimi sette anni, verranno nominati proprio da Fidesz. Viene creata, inoltre, la norma secondo cui, se il parlamento non è in grado di approvare una legge finanziaria entro il 31 marzo di ogni anno, il presidente della repubblica (per i prossimi anni Pál Schmitt, proprio del Fidesz) lo può sciogliere e indire nuove elezioni. Soprattutto queste due ultime norme rischiano, secondo molti osservatori, di garantire al partito del premier un controllo su parlamento e governo anche nel caso di una sconfitta elettorale alle prossime elezioni del 2014Ho come limpressione di un salto indietro nel tempo, un salto ottocentesco che risorge dalle macerie della globalizzazione e di quelle spinte alle identità locali che sono laltra, a volte oscura, faccia di concentramenti che tendono a scavalcare lo Stato nazione. Questa è la tendenza politica in un momento di forte crisi economica e di identità. Un protezionismo ideologico teso a rassicurare su questioni che, di contro, allarmano. Il riconoscimento del concetto di nazione etnica, con il coinvolgimento delle minoranze magiare presenti negli Stati confinanti (Slovenia, Romania, Austria, Ucraina, ecc.) ha un forte valore simbolico e di seguito politico e politologico. LUngheria è un caso da osservare attentamente perchè può rappresentare un triste paradigma di un nuovo oscurantismo».

La Costituzione inizia con un preambolo dove si enuncia l’appartenenza all’Europa cristiana. Il preambolo afferma la centralità della cristianità, fondamento della nazione, e cancella il passato comunista dell’Ungheria, dichiarando nulle le leggi emanate tra il 1944 e il 1989. «O Signore, benedetta sia la nazione ungherese», e subito dopo viene reso omaggio alla «corona di Re Stefano, che da più di mille anni rappresenta la Nazione ungherese».

La Costituzione è organizzata in tre parti: principi fondamentali, diritti e doveri e lo Stato; enucleando gli aspetti più significativi, l’articolo D della sezione principi fondamentali, a proposito dell’identità nazionale ungherese, precisa il dovere da parte dello Stato ungherese di preoccuparsi della vita dei suoi cittadini che vivono all’estero, contribuendo alla loro sopravvivenza e benessere, con particolari riferimenti alla preservazione della loro identità nazionale ungherese e della lingua ungherese.

Basando la nazione la sua identità su una tradizione cristiana che individua nella famiglia il presupposto della sua unità e civiltà, l’articolo K inserisce la famiglia, intesa come legittima unione tra uomo e donna, tra i principi fondamentali dello Stato, definendola addirittura «basilare per la sopravvivenza della nazione». Di fatto, attraverso questo articolo, situato nella parte più importante della Carta, l’intero mondo dei pervertiti è fuori dalla tutela della legge ungherese, costituendo per di più la base giuridica per una eventuale messa fuorilegge dell’omosessualità.

Con l’articolo E l’Ungheria tenta di mettersi al riparo dagli enti internazionali come la UE o la NATO, potenzialmente in grado di interferire nella la politica locale su temi economici, militari o relativi ai cosiddetti diritti civili: il recepimento dei trattati internazionali richiederà infatti la maggioranza qualificata dei due terzi del Parlamento.

Nella seconda parte della Costituzione, all’articolo II, viene sbarrata per via costituzionale la porta all’aborto ed all’eutanasia, esplicitando l’inviolabilità del diritto alla vita e specificando come il feto debba essere protetto dal momento del concepimento e non da quello della nascita.

Negli articoli V e VIII vengono poi poste le basi per il controllo dei media, attraverso l’istituzione di apposite commissioni - nominate dal potere politico - destinate alla valutazione della protezione della privacy e dell’operato generale dei media.

Se la seconda parte della Costituzione, incentrata sui cittadini, può dare l’impressione di uno Stato etico, la terza parte, dedicata all’ordinamento dello Stato, mostra come in Ungheria sia rigettata la dottrina illuminista della separazione dei poteri a favore di un controllo del potere politico su quello giudiziario, su quello economico e sul mondo dell’informazione. È infatti, già nell’articolo 1, tra i poteri del Parlamento figurano l’elezione diretta, tra gli altri, del presidente della Corte Costituzionale, del presidente della Curia – l’equivalente della Corte di Cassazione italiana - e del Procuratore Capo, sia pure con la maggioranza qualificata dei due terzi. Nell’articolo 41 si precisa poi il controllo politico sul sistema economico, attraverso le limitazioni imposte all’attività operativa del presidente della Banca Nazionale d’Ungheria, le verifiche parlamentari a cui è sottoposto il suo operato e la semplicità per la rimozione di chiunque eserciti tale ruolo.

Decisamente curiosa, e unica al mondo, è la previsione che i genitori potranno votare alle elezioni anche per conto dei loro figli minorenni. E, come ciliegina sulla torta, ovviamente viene riconosciuto il diritto a possedere armi da fuoco per ogni privato cittadino.

Fidesz ha un concorrente a destra, il partito Jobbik (Movimento per un’Ungheria Migliore, Jobbik Magyarországért Mozgalom) di cui abbiamo accennato sopra e che ha votato contro la Costituzione; il suo leader è Gábor Vona; la Guardia Nazionale Ungherese, composta da miliziani in uniforme nera, che fa riferimento allo Jobbik, pattuglia le strade chiedendo i documenti alle persone; sono contro i rom, la UE, «una società creata da ebrei», l’alta società e le città corrotte (4). Oltre ai 47 deputati nel Parlamento ungherese ha 3 deputati europei. Sono dei provocatori? È
Fidesz un movimento che frena, pilotandola verso lidi più moderati, una rivolta sociale sempre più estesa? Sono i due movimenti d’accordo, facendo una sorta di gioco delle parti per cui Fidesz è il partito serio e Jobbik sostiene quello che Fidesz non può sostenere? Non lo sappiamo. Si vedrà quale dei leader avra l’incidente. Di sicuro l’Ungheria è più importante della Carinzia…

Fabio de Fina





1
) Il curriculum di costei è doc: dottorato in Scienze Umane (?) alla Sorbona, deputato dal 1979 in Lussemburgo, dal 1989 deputato europeo, dove rimane fino alla nomina nella Commissione Prodi del 1999, con l’incarico di Commissario per l’Educazione, la cultura, i giovani, i media e lo sport. Poi sempre nella Commissione Europea, fino all’attuale incarico di commissario europeo per Giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza; fa parte del Partito Cristiano Sociale (centro destra)!
2
) Con il logo Progress (il programma comunitario per l’impiego e la solidarietà dell’Unione Europea) la campagna anti-aborto è costata 416.000 euro, pare, in gran parte, tratti da fondi europei, finanziatori a loro insaputa.
3
) Nelle menti degli ungheresi, resta il ricordo traumatico ancora oggi, pur essendo passati 90 anni, del trattato di pace del Trianon, con cui le potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale stabilirono le sorti del Regno d’Ungheria; la popolazione dell’Ungheria post-Trianon venne ridotta da 19 milioni a 7 milioni, mentre la superficie territoriale venne ridotta di due terzi.
4
) Budapest, dall’inizio degli anni ’90, era diventata in effetti un enorme bordello.

 

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