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Nel nuovo diritto USA, la pace è illegale
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Sia o no vero che Israele bombarderà l’Iran (diversi osservatori ne dubitano) negli Stati Uniti la lobby spinge perchè alla guerra ci vada l’America. Non solo come capo-corista intona i cori dei senatori sempre avidi di fondi sul ben noto motivo («Bomb, bomb, bomb Iran») non solo dà il là ai media perchè risaltino il nuovo rapporto della AIEA che finalmente reca le prove di una supposta intenzione iraniana di fornirsi di un’atomica.

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Il centro principale della lobby israeliana, l’AIPAC (American-Israeli Political Committee) ha messo in azione le sue leve per prevenire il potenziale ostacolo alla guerra: la mediazione diplomatica.

Fareed Zakarias
  Fareed Zakarias
Qualche giorno fa, Fareed Zakarias, grande firma di Newsweek e della CNN, esprimeva preoccupazione per i tamburi di guerra e sosteneva che il pericolo iraniano poteva essere piegato con le trattative; ciò è parso echeggiare l’ansia della Casa Bianca, dove Obama è disperato, sotto elezioni, di dover vendere agli americani un’altra guerra (la quarta negli ultimi dieci anni) dalle pesanti conseguenze.

Sicchè sotto dettatura dell’AIPAC, la Commissione Affari Esteri della Camera ha elaborato un disegno di legge che proibisce ogni contatto diplomatico con Teheran. Ecco il testo della legge:

c) RESTRICTION ON CONTACTNo person employed with the United States Government may contact in an official or unofficial capacity any person that

1
) is an agent, instrumentality, or official of, is affiliated with, or is serving as a representative of the Government of Iran; and
2) presents a threat to the United States or is affiliated with terrorist organisations.

d) WAIVERThe president may waive the requirements of subsection (c) if the president determines and so reports to the appropriate congressional committees 15 days prior to the exercise of waiver authority that failure to exercise such waiver authority would pose an unusual and extraordinary threat to the vital national security interests of the United States
.
Traduzione:

c) RESTRIZIONE DI CONTATTINessun funzionario del governo degli Stati Uniti può contattare, in veste ufficiale o non-ufficale, nessuna persona che

1) sia un agente, o uno strumento, o un funzionario di o affiliato, e delegato del governo dellIran; e
2) presenti una minaccia agli Stati Uniti o sia affiliato ad organizzazioni terroristiche.

d) DEROGAIl presidente può derogare alle prescrizioni del comma suddetto se il presidente decide e sottoponga in tal senso alle commissioni competenti del Congresso 15 giorni prima di esercitare la deroga, comprovando che il mancato esercizio della deroga pone una minaccia insolita e straordinaria agli interessi vitali degli Stati Uniti.

Un simile divieto è senza precedenti nella storia degli USA. Se fosse stato in vigore durante la crisi di Cuba, il presidente Kennedy non avrebbe avuto il permesso di contattare Kruscev; Nixon non avrebbe potuto avviare rapporti con la Cina maoista; Ronald Reagan non avrebbe mai dovuto incontrare Gorbaciov. Incontri che hanno scongiurato conflitti nucleari, o aperto fasi di distensione, e che sono stati preparati da mediatori non-ufficiali e strumentali, in pre-colloqui segreti di cui i presidenti non avevano da informare previamente il Congresso.

Ora il disegno di legge restringe la libertà politica del presidente in modo inaudito e umiliante. Deve provare il pericolo imminente e straordinario ad una Commissione del Congresso, che è totalmente in mano alla lobbby. Basti dire che i presidenti di tale Commissione, e promotori della legge, sono la repubblicana della Florida Ileana Ros-Lehtinen e Howard Berman, due ebrei sfegatati sostenitori di Netanyahu. ('Attack Iran' and AIPAC's infamous chutzpah)

Costoro stanno vietando la diplomazia – che esiste appunto per congiurare la guerra. In altre parole, il disegno di legge (che verrà sicuramente approvato) dichiara la pace illegale.

Per quanto esulcerante, questa legge s’inserisce perfettamente in quello che si può chiamare il nuovo diritto americano, che distrugge lo Stato di diritto precedente il quale, più o meno, proclamava la «libertà e giustizia per tutti».

Glenn Greenwald
  Glenn Greenwald
L’avvocato e celebre columnist di Salon.com, Glenn Greenwald, ha descritto questo jus condendum nel suo ultimo saggio dal titolo With Liberty and Justice for Some: How the Law is Used to Destroy Equality and Protect the Powerful, ossia Libertà e giustizia per alcuni, come il diritto è usato per proteggere i potenti e distruggere luguaglianza.

Alcuni degli esempi portati da Greenwald.

INTERCETTAZIONI telefoniche di cittadini americani senza mandato giudiziario, reato fino a ieri punito con 5 anni di carcere e 10 mila dollari d’ammenda, sono state ampiamente usate da Bush, e lo sono tuttora. Quando alcuni cittadini intercettati hanno cominciato a chiamare in giudizio le società di telecomunicazioni – che tecnicamente compivano le intercettazioni illegali – e sono cominciate le prime condanne di dette società, il Congresso è intervenuto emamando una legge che dà a dette agenzie l’immunità, e per di più retroattiva.

ESECUZIONI EXTRA-GIUDIZIALI In ottobre un drone americano della CIA nello Yemen ha ucciso Anwar al-Awlaki, un imam musulmano, cittadino americano, inseguito da accuse (senza prove) di aver istigato vari attentatori islamici e di essere un capo di Al Qaeda. Due setttimane dopo, un altro drone americano ha ucciso il figlio, Abdulrahman al-Awlaki, di 16 anni, cittadino americano anche lui, anzi americano di nascita, e mai formalmente accusato di nulla. Il presidente Obama s’è vantato di questi omicidi come «una tappa importante nel vasto sforzo che mira a combattere Al Qaeda».

Greenwald giudica intollerabile che il presidente degli USA si arroghi il diritto di abbattere cittadini americani, lontano dai campi di battaglia e in spregio al diritto a un regolare processo. È estattamente ciò che la Costituzione cerca di proibire: mettere a morte degli americani senza giusto processo per le loro attività politiche, o in base ad accuse segrete.

Sì, perchè Al Awlaki avrebbe potuto essere accusato formalmente, visto che gli USA hanno una legge penale durissima, che considera delitto già il fatto di aver contatti con un terrorista. Potevano ordinare allo Yemen che lo arrestasse, e farlo estradare in USA per processarlo. Se non l’hanno fatto, ragiona Greenwald, è perchè non avevano prove convincenti contro Al-Awlaki. In più, il governo ha rifiutato di rispondere ad alcune questioni sulla faccenda. Greenwald: «Non soltanto abbiamo un governo che assassina i cittadini su semplice domanda del presidente, ma lo fa nel segreto più totale».

LIBERTÀ DINFORMAZIONE Wikileaks non può essere chiamata in giudizio in base al diritto vigente: la sua libertà è protetta nientemeno che dal Primo Emendamento della Costizione americana. Poichè disturba il governo americano, questo ha usato mezzi extra-giudiziali e illegali, ossia senza alcuna procedura legale, e senza elevare alcuna accusa formale, ordinando a Visa, MasterCard, Paypal, Western Union e Bank of America di non inoltrare a Wikileaks i fondi degli abbonati e di donatori. Wikileaks ha dovuto sospendere le attività.

FINANZA CRIMINALE E IMPUNITA Un capitolo nel libro di Greenwald è intitolato Too big to jail, ossia Troppo grandi per metterli in galera, gioco di parole basato con l’assonanza di ciò che si dice delle grandi banche d’affari, too big to fail (Troppo grandi per lasciarle fallire).

Dice Greenwald: è noto all’opinione pubblica che la crisi finanziaria attuale non è stata solo innescata da errate decisioni economiche da parte della grandi banche, bensì da vere e proprie truffe e frodi gigantesche, su scala sistematica, che coinvolgono l’intera attività bancaria. Eppure, non ci sono state nè inchieste penali, e tanto meno incriminazioni o sanzioni. Anzi, siccome nel caso della bolla dei sub-prime sono emerse vere e proprie frodi (mutui concessi a insolventi, che poi, cartoralizzati, venivano rifilati ad ignari investitori come titoli buoni) la Casa Bianca fa pressione sui procuratori generali per far passare un accordo che renda immuni in aeterno gli esponenti di Wall Street colpevoli di questa truffa.

Le elites finanziarie, e i miliardari in genere, si sono viste accordare l’immunità legale dallo stesso Stato che, invece, incarcera i cittadini qualunque più di quanto faccia la Cina, più di ogni altro Stato nel mondo: il tasso di incarcerazioni in America è quintuplicato dal 1972 al 2007, passando da 93 a 491 su centomila abitanti. (Glenn Greenwald on Two-Tiered U.S. Justice System, Obama’s Assassination Program e the Arab Spring)

«Lo Stato di diritto aveva la vocazione di essere la base delluguaglianza delle possibilità e luguaglianza di trattamento di fronte alla legge, le due sole cose che legittimavano lineguaglianza dei redditi. Evidentemente non è più questo il caso», conclude Greenwald.

Ciò si chiama plutocrazia. Nemmeno più mascherata da democrazia formale.

Il compimento del regime americano in plutocrazia perfetta è stato consacrato da una sentenza recente (gennaio 2010) della Corte Suprema USA, che non è stata notata all’estero. La sentenza autorizza le imprese private, banche e multinazionali a finanziare i loro candidati preferiti in campagna elettorale in forma anonima e illimitata. Fino a ieri, la tendenza giuridica era quella di limitare, anche se debolmente, tali finanziamenti da parte di potenti gruppi d’interesse privato.

Adesso la Corte ha stabilito il diritto delle corporation a pagare quanto vogliono campagne per i loro candidati, in nome del Primo Emendamento della costituzione, quello che protegge e garantisce... la libertà d’opinione. Quella libertà che viene negata con mezzi illegali a Wikileaks, e con la morte ad Al-Awlaki padre e figlio. Anzi, di più: la Corte Suprema ha espressamente sancito che le grandi imprese e le banche vanno considerate «individui», con gli stessi diritti degli esseri umani. (High court shows it might be willing to act boldly)

Il cittadino di nome Goldman Sachs, che ha distribuito nel 2009 ai suoi dirigenti 16 miliardi di dollari in gratifiche, potrà esercitare la sua libertà di coscienza comprandosi direttamente presidenti e senatori. Tanto più se si pensa che oggi la campagna presidenziale costa sui 2 miliardi di dollari, che i candidati devono disperatamente raccogliere.

Commenta il grande giornalista William Pfaff:

«La Corte Suprema ha sancito che sotto il sistema americano di pubblicità pagata, spendere milioni in spot e inserzioni è libertà di parola’, sicchè il miliardario ha un miliardo di volte più libertà di parola del cittadino. Ora la cittadinanza è stata conferita alle imprese daffari, che possono spendere quanto vogliono per far eleggere un candidato politico – che di fatto sarà nel libro-paga aziendale».



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