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Tanto rumore per nulla
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La conclusione del caso Williamson

- La Corte d’Appello di Norimberga, il 22 febbraio 2012,  ha annullato la condanna inflitta a monsignor Richard Williamson dal Tribunale Regionale di Ratisbona, l’11 luglio 2011, per «incitamento allodio razziale». La Corte d’Appello ha anche deciso che lo Stato di Baviera deve pagare le spese processuali sinora sostenute da monsignor Williamson. Tuttavia non è detta l’ultima parola, il processo contro Gesù docet.

- Nel novembre 2008 il Vescovo britannico aveva rilasciato dalla Germania un’intervista alla televisione svedese in cui, secondo i patti stabiliti, avrebbe dovuto rispondere ad alcune domande sulla Tradizione cattolica. L’intervista, sempre secondo i patti, sarebbe stata trasmessa in Svezia e non in Germania.

- Invece i patti furono violati dalla televisione svedese, che tese una domanda trabocchetto a monsignor Williamson sulla shoah e poi la trasmise, scorrettamente, in Germania. Il vescovo aveva semplicemente risposto alla domanda che per quanto aveva letto circa venti anni prima nel «Rapporto Leuchter», pubblicato dall’editore canadese Zundel, non vi erano prove sufficienti per affermare con certezza l’esistenza di un piano di eliminazione totale del popolo ebraico da parte del III Reich germanico, tramite camere a gas. «Comunque, aveva concluso, se mi portate prove ulteriori, che sono state addotte in questi ultimi venti anni, sono pronto studiarle e a prenderne atto».

- Nessuna prova gli fu data e tuttavia fu condannato da quasi tutti senza attenuanti generiche e specifiche. Egli era il mostro negazionista, nazista, ignorante, retrogrado che andava «eliminato» geograficamente poiché aveva mantenuto il mondo della Tradizione nel «ghetto». Nessun addebito fu mosso agli svedesi, che, in realtà, furono i veri colpevoli del caso montato ad arte ai danni di monsignor Williamson.

- A parte il numero CCXLII del 3 marzo 2012 di «Commenti Eleison» (la «Lettera circolare» di monsignor Richard Williamson) ed un «Comunicato stampa» di padre Paul Morgan di Londra, quasi nessuno ha dato al caso di oggi lo stesso risalto che gli fu dato nel 2008 o addirittura lo ha ignorato o «minimizzato» (il «negazionismo» all’incontrario).

- Anche questo non mi pare corretto. Normalmente va restituita la buona fama a colui al quale è stata rubata e sotto pena di peccato mortale. Eppure quali accuse e calunnie furono vomitate contro monsignor Williamson, ma nessuno sembra ricordarsene. «Guai ai vinti!» anche se sono riabilitati. L’importante è stare al passo coi tempi, non mettersi a cavillare su questioni imbarazzanti e scottanti, che potrebbero nuocere all’avanzamento, al riconoscimento da parte del mondo.

- Monsignor Williamson, anche da riabilitato, resta un personaggio scomodo perché ama la verità e la dice. Ora «veritas parit odium». Quindi, per non essere odiati, bisogna sorvolare su certe questioni politicamente e teologicamente scorrette.  Perciò bisogna mantenere il silenzio stampa (o un «profilo basso», come si dice in ambiente «curiale») sul caso Williamson, che da tre anni si trova praticamente agli «arresti domiciliari».

- Dal punto di vista umano la vicenda è stata e continua ad essere squallida, tranne per monsignor Williamson, che è stato uno dei pochi ad esserne uscito a testa alta. Ma questo è normale: le vicende umane sono quasi sempre molto poco edificanti. Tuttavia non si dovrebbe sorpassare un limite, che, in tal caso, è stato abbondantemente scavalcato in maniera «disumana» come solo certi «preti» sanno fare.

- Resta, per fortuna, la Giustizia divina alla quale tutti dovremo rispondere. Ora Gesù nel Vangelo ci ha insegnato: «Beati i perseguitati a causa della giustizia, poiché di essi è il Regno dei Cieli» e nello stesso tempo ci ha ammoniti: «Con il metro con cui  misurerete sarete misurati» e «Via lontano da Me! Poiché ero carcerato e non mi siete venuti a trovare, ero perseguitato e non mi avete soccorso». Se oggi il posto di monsignor Williamson è ancora scomodo – non bisogna farsi illusioni la «Sinagoga di satana» (Apocalisse, II, 9) non perdona – domani non vorrei stare al posto dei suoi «carnefici» al cospetto del Giudice divino. Tuttavia sino a che c’è vita c’è modo di riparare il mal fatto e di ottenere il perdono da Dio, il quale è l’unico Giudice che dobbiamo temere. «Il tempo passa, leternità si avvicina». Basta riconoscere pubblicamente di essersi sbagliati se, pubblicamente, si è linciato monsignor Williamson; se lo si è fatto privatamente lo si faccia privatamente. «Chi ha orecchie per intendere ascolti! ».

Don Curzio Nitoglia

Fonte > 
doncurzionitoglia.com


 
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