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Lunedì 02 Giugno 2008
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Il LUNGIALMIRANTE |
Caro Direttore, Il neosindaco Alemanno ha stabilito che sarà la comunità ebraica a decidere se Roma, urbanizzata dai Cesari, Togliatti, Santi, Martiri ed Eroi, potrà intitolare una strada a Giorgio Almirante, "uomo di destra" particolarmente stimato anche dalla sinistra. In onore di democrazia e considerata la minoranza ebraica dell'Urbe, forse, sarebbe stato più opportuno indire un referendum tra le municipalità romane, anche per evitare che i facinorosi di ogni fazione pensino che il bagaglio storico e culturale d'Italia ed anche (purtroppo) della Chiesa Cattolica siano sempre prerogativa della più antica Sion, megalopoli morale dell'Occidente. Con tutto il rispetto per le povere vittime dell'Olocausto più celebre della storia del mondo, non bisogna dimenticarsi di altri olocausti, di milioni e milioni di altre vittime sacrificate sull'altare della follia e dell'ingordigia di dittatorelli e satanisti che hanno reso il globo una palla di groviera, laddove interi stati e popoli sono stati ingoiati nei buchi neri dell'oblio. In particolare, noi meridionali, avremmo il diritto di insorgere contro l'imposizione delle migliaia di "cippi lapidei" - tra monumenti equestri e targhe civiche - dedicati ai nostri aguzzini, da Garibaldi a Farini a Cadorna a Vittorio Emanuele. autori della più vasta operazione di pulizia etnica continentale ed artefici della più imponente diaspora tuttora in atto, che da un secolo e mezzo si para il volto dietro il vessillo della retorica risorgimentale che ha letteralmente cancellato la millenaria storia di un pezzo di mondo la cui origine si vorrebbe far risalire al primo novecento. Come si può pretendere, nell'invocato clima di pacificazione globalizzante più simile ad un'anestesia totale che allo scampanìo pasquale (attuato, spesso, con iniziative che di pacifico nulla hanno) di cancellare capitoli di storia dalla Storia dei Popoli idealmente inglobati sotto le insegne di Squadra e Compasso? Globalizzata soprattutto la politica, sotto il vessilo del dio Danaro e senza la scomoda presenza dei partiti politici, espressione della passione, dei sentimenti, delle storie della gente comune di qualsiasi estrazione. I partiti politici erano espressione di Cultura, da sinistra a destra, checchè se ne pensi. Ora, tornando a Giorgio Almirante, che non fu vigliacco transfuga, allo scioglimento del partito fascista, come tanti altri che poi, negli anni postumi della "democrazia", ci siamo ritrovati ai vertici dello Stato. angelicati, travestiti, rigenerati, "appecorùti" eppure "mariuoli" e "istigatori all'odio", che nascondevano in una mano lo scettro e con l'altra aspergevano d'acqua santa la massa, mai critici verso il proprio passato, mai facendo ammenda. totalmente dimentichi dei propri trascorsi affogati nel cloroformio, Almirante, come fece più tardi Karol Wojtyla per conto ed in nome della Chiesa, rielaborò criticamente i suoi trascorsi giovanili, ammise pubblicamente insopprimibili errori del ventennio, riconducibili peraltro ad un'epoca storica che, per quanti sforzi si facciano, le generazioni successive non riescono neppure ad immaginare, benché si crogiolino nelle immonde schiere avversarie senza costrutto e valori di neo-fascisti e sfascisti. Almirante divenne l'uomo che la sinistra invidiava alla destra; quella destra sociale che sulla linea dell'orizzonte italico finiva spesso, come il mare, a collimare con il cielo rosso tramonto della sinistra, in nome non di uno Stato di Diritto, popolato da uomini in corsa per il potere ma di uno Stato Etico, guidato da luminari, esperti, tecnici delle varie impellenze e tematiche nazionali. Una Nazione non una Fazione!. laddove il Governo servisse la Patria senza servirsene, laddove i cittadini applicassero alla propria esistenza civile prima della teoria del Diritto, quella del Dovere! Ancora oggi, ascoltando certi suoi vecchi interventi, il lungi(al)mirante risulta quantomai attuale. Non a caso è stato definito quale "Uomo che immaginò il Futuro". Giorgio Almirante rappresenta, oggi più che mai, un monumento alla rara onestà intellettuale, l'altare di Valori, Ideali, Statisti di ogni "colore" per i quali proviamo immensa nostalgia, mortificati come siamo in questa plastificazione collettiva che ancora ci spacciano per "società civile", affollata di ragionieri e mercanti! Nonostante i suoi discenti finiti nel gregge anonimo della più remunerativa ed irresponsabile massificazione politica continuino viscidamente a celebrarlo a vent'anni dalla sua scomparsa, con la grinta di un imberbe Giotto al cospetto del maestro Cimabue, forse temendone superstiziosamente il giudizio, noi dell'età di mezzo, ignari del ventennio e della resistenza, non ancora nati all'epoca della fondazione del MSI, infanti nel '68. noi che andavamo a scuola e all'università solo per studiare, noi vissuti a cavallo tra la minzione diuretica di Fiuggi ed i neo- mausolei del PD e del PDL partoriti dalla feconda inventiva del sempiterno architetto Hiram Habif, rispettivamente, sui numeri simbolici della Cabalà di "Massoneria e Banche" e di "Massoneria e Industria", ci chiediamo cosa ne penserebbero, oggi, Almirante. ma non solo. De Gasperi, Berlinguer, Totò e Peppino del mezzogiorno... Camillo e Peppone della Bassa di Guareschi circa lo squallore odierno del moderno schiavismo, l'invisibile incolore ed insapore regime dittatoriale che ha fatto strage di uomini, idee, sentimenti, passioni.... calorici e coloriti più che alcolici "Negroni" e "bianchetti" post-biliardo al banco di un'oste di provincia. Dell'umanità medesima!. Di questa Italietta meretrice che continua a svendersi capitoli dolci, amari e piccanti della sua Storia sui banchi frigorifero dell'ipermercato globalizzato, inaccessibile agli affamati "terzomondisti" dei quali abbiamo riempito le fila anche noi. Come giudicherebbe, Almirante, l'arma letale della carta di credito e delle finanziarie studiate per impoverire i già poveri e sottrargli il tavolo, le sedie, il giaciglio, per "far girare l'economia", dell'emergenza rifiuti nella sua Napoli che adorava, del troiaio di un'unica, monocorde Fazione Italia. che ancora non ripresasi dal trauma della sua menzognera fondazione risorgimentale, accampa ipocriti pudori, accumula sotto i suoi piedi d'argilla verità e civiltà, occultate nell'italico stivale munito di sperone che non conosce l'onore di una cavalcatura ma che affonda il passo nelle sabbie mobili della consapevole vergogna e che, al cospetto delle Nazioni più antiche, non ha il coraggio di fare autocritica, di esprimere le luci ed ombre della sua vita sballata di adolescente disturbata. perchè disonorata. Povera Italia! Almirante? Avrà anche ragione lei, mah. Mi chiedo perchè Alemanno, dopo aver dichiarato il fascismo "male assoluto", voglia dargli una strada. E' quel che gli resta del fascismo: un rigurgito, un residuo di digestione?? E poi, prima, chiede il permesso agli ebrei. Che personaggio ridicolo! Maurizio Blondet |
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Lunedì 02 Giugno 2008
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In merito alla lettera del lettore "Alberto" sulle donne |
In merito alla lettera scritta dal lettore Alberto ("Questione di donna"), mi unisco anch'io alla richiesta che lei scriva qualche articolo anche su questa questione, che negli ultimi anni sta diventando letteralmente insostenibile. Lei ha scritto che ci deve riflettere, allora spero di farle cosa gradita segnalandole questo sito, ricco di spunti e di cose interessanti su questo argomento: http://antifeminist.altervista.org/ Cordiali Saluti e Buon Lavoro. Ah, ma allora c’è già tutto! Non c’è bisogno di miei ritratti di donne liberate! Maurizio Blondet |
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Lunedì 02 Giugno 2008
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La Lega e il trattato di Lisbona |
Egregio Direttore, sentendo le notizie ANSA riguardo le dichiarazioni del ministro Calderoli, è una delle poche volte in cui mi trovo d'accordo con la Lega Nord; se proporranno un referendum popolare, anche solo consultivo, gli darò la mia firma. Alla faccia della Eurodemocrazia di cui lei ha parlato in un precedente articolo in cui confrontava le elezioni in Russia, Stati Uniti ed Europa. Mi auguro che scriverà presto un articolo su questo argomento. Cordiali saluti. Roberto Murgia Non proporranno un referendum, vedrà. Ma sono d'accordo con lei. Maurizio Blondet |
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Lunedì 02 Giugno 2008
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Scuola maestra di vita |
Carissimo Direttore, le scrivo d'impulso, mi perdonerà la possibile mancanza di equilibrio... Leggo con assiduità i suoi articoli che non sempre condivido, come non condivido pienamente la sua Fede; condivido e apprezzo appieno invece la libertà della parola, direi, dello spirito. Lavoro come psicoterapeuta e alla sera se posso cerco di informarmi su Internet dei fatti della giornata, come questa sera. Rimango inorridito dalla notizia che i due quotidiani principali d'Italia riportano in prima pagina, che pressappoco fa così: "Muore bimba di due anni, la madre, INSEGNANTE, la DIMENTICA in auto"... Ecco sono inorridito come essere umano ma soprattutto non posso non pensare, quasi automaticamente, per deformazione professionale, a ciò che Freud, che per altro apprezzo molto poco, chiama "atto mancato". In altre parole un segnale, un affiorare di un disagio oscuro, incontrollabile, che dalle profondità sale a perturbare l'apparenza lineare della vita di tutti i giorni... Non è mio compito, per fortuna, giudicare gli esseri umani, semmai tentare di comprenderli per quanto sia possibile, però mi chiedo come questa mamma svolgesse il suo difficilissimo e preziosissimo compito di insegnante, o come preferirei leggere e scrivere, di educatore. Come la rabbia che traspare dalla realtà di questa "dimenticanza" non potesse influenzare, inquinare, corrodere la quotidiana routine scolastica... Come, mi permetta l'ipotesi, ogni cosa sia in fondo annodata all'altra: frustrazione, rabbia, superficialità, inconsapevolezza, fallimento (nei fatti) personale e professionale non parlino di un malessere che ha trovato il modo peggiore di mostrare a tutti noi il suo orribile volto che altrimenti sarebbe rimasto acquattato nel rassicurante ruolo di impartire nozioni, di impartire "lezioni"... Non mi risulta che oltre alle conoscenze didattiche, ai cosiddetti "programmi ministeriali" (e qui il nome è già un programma) i nostri insegnanti siano arruolati o scelti anche in base alle caratteristiche attitudinali, temperamentali, comportamentali o ad assessment psicopatologici, e questo mi turba; sì perché essi, più di tutti gestiscono il futuro di quest'Italia, che, condivido, si avvia stancamente ed inesorabilmente all'autodistruzione, cui, mi permetta ancora, tante patologie psichiatriche sono il corrispettivo personale, la "denuncia" nel corpo vivo delle persone... Non voglio abusare ulteriormente dello spazio che graziosamente mi concede ma vorrà scusarmi un'ultima volta se accenno al fatto che, più di tutti, gli insegnanti, come corpo, come casta, si sono opposti, e con "ottimi" risultati, all'inserimento di un esperto in psicologia e psicopatologia all'interno dei plessi scolastici: tirerà, chi vorrà, le dovute conclusioni. Diceva qualche giorno fa Diliberto che gli insegnanti valgono e sono considerati poco perché poco sono pagati: ebbene oltre ad essere, se ci soffermiamo, una deduzione altamente squalificante ed insultante, mentre il nostro (massima ironia) voleva difenderli, questo ragionamento vetero-marxista come al solito scambia la causa con l'effetto: infatti quale persona con un po' di cultura, curiosa, educata, interessata alla propria crescita e all'altrui insegnerebbe mai in una scuola pubblica italiana, ricettacolo di raccomandati, di "60 politici", di inettitudine che si rivale sul più debole in tracotante ignoranza? La saluto cordialissimamente con la preghiera di non pubblicare il mio nome, che lascio per correttezza in calce: so che saprà comprendere le esigenze di discrezione professionale che mi impongono questa richiesta. Nell'impossibilità di soddisfarla la prego di cestinare queste righe che rimarranno l'occasione preziosa di uno "sfogo" sentito quanto, temo, velleitario. Dott. Francesco Altei Psicologo Clinico - Psicoterapeuta |
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Domenica 01 Giugno 2008
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Nucleare: il meno peggio |
Egregio dottor Blondet, la seguo sul sito EFFEDIEFFE.com da qualche mese ormai, sempre con estremo interesse. Non sapevo nulla di lei fino a quando, mentre facevo ricerche di tutt'altra natura su internet, mi sono imbattuto nella copia cache di un suo vecchio articolo pubblicato sulla rivista on-line "Il Timone", quello riguardante il Katechon e l'intervista a Cacciari. Per me è stato come un fulmine a ciel sereno (o quasi). Come prendere coscienza di ciò che sapevo da sempre ma che non sapevo di sapere. Un risveglio, insomma, non proprio indolore. Un ritorno alla realtà. Ho girato quasi tutte le librerie di Roma per acquistare il suo libro "Gli Adelphi della dissoluzione". Quando l'ho trovato l'ho divorato all'istante. Oggi mi rivolgo a lei per sollecitarla sul problema del nucleare in Italia. A mio avviso su questo si giocano le sorti del nostro paese, in un modo o nell'altro. So che fino a qualche tempo fa Lei era abbstanza favorevole (mi corregga se sbaglio) e forse lo è ancora. Oggi penso sia legittimo porsi alcune domande fondamentali sula reale necessità ed utilità del nucleare nel nostro paese. Non mancano opinioni ed acuti commenti dei Suoi lettori sull'argomento. La invito a proseguire nell'indagine giornalistica per scoprire i veri motivi per cui oggi, improvvisamente, sembra che un italiano non possa vivere senza centrali nucleari in casa. Io sono dell'avviso che l'Italia abbia il dovere di impegnarsi nella ricerca di tecniche nuove per la produzione di energia, ma che siano realmente innovative; crearsi una competenza specifica in cui eccellere a livello internazionale e tornare ad esportare tecnologia, risollevando così anche l'economia. Come lei ben sa non siamo in grado di gestire l'emergenza dei rifiuti convenzionali, figurarsi quelli radioattivi. Ma soprattutto visto che non abbiamo assolutamente competenza tecnologica, per realizzare e manutenere le centrali avremo bisogno di spendere somme abnormi (sottratte dal denaro pubblico ovviamente) per importare know-how tecnologico, nuove tasse insomma., per i superconsulenti franco-tedeschi. Costi altissimi per mantenere una tecnologia discutibile e, diciamolo, anche obsoleta, considerando che a Ginevra, nei laboratori del CERN, stanno già riproducendo micro buchi neri controllati per estrarne energia. Questa è la tecnologia del futuro, alterare la forza di gravità deformando lo spazio-tempo. I prodromi per la costruzione di motori gravitazionali, antenne capaci di deviare le testate nucleari (che sarebbero così rispedite al mittente), il vero scudo stellare. Nella peggiore delle ipotesi, rischiamo di fare la fine del Congo, dove il petrolio estratto va ad esclusivo vantaggio del paese colonizzatore e a discapito del paese, legittimo proprietario della risorsa. Non vorrei che questa del nucleare fosse l'ennesima trovata degli oligarchi europeisti per ridurci sempre più a colonia, da sfruttare come zona franca dove poter contaminare liberamente, senza problemi per i paesi dominanti. Per altro il debito verso i fornitori di tecnologia (che saranno sempre loro) dovremo compensarlo fornendogli energia gratis per non so quanti secoli. Risultato: saremo la pattumiera d'Europa con tutti gli svantaggi e pochi vantaggi. Una vera e propria colonia per la produzione di energia. Le auto continueranno ad andare a benzina e le cucine a gas e questi non faranno altro che aumentare nei costi. Ci sono molte altre considerazioni che si possono fare sull'argomento, io mi fermo qui anche per i limiti della mia competenza. La saluto cordialmente Francesco Roma Discussione inutile, il nucleare in Italia non si farà mai. Anche perchè molti come lei – non intendo offenderla - aspettano l’imminente soluzione-miracolo, come i buchi neri del Cern (o l’eolico, o il fotovoltaico, o le biomasse). D’accordo, ma intanto con che cosa accendiamo la luce, quando il petrlio andrà a 200 dollari e davvero comincerà a scarseggiare perchè se lo compra la Cina? Il meglio è il nemico del bene, come dicevano i nonni. Ovvio che ci sono rischi nel nucleare: purtroppola realtà non è fatta solo di “pro”, ma anche di “contro”. Ci sono rischi ben più concreti a guidare l’auto, ma chissà perchè nessuno ci rinuncia. Infine, non è vero che non abbiamo tecnici ad hoc: le competenze sono state mantenute, da eroici ingegneri e fisici che si sono tenuti al corrente andando a rimodernare le centrali dell’Est ex-comunista. Infine: la pattumiera d’Europa lo siamo già. Per la monnezza nostra, non per l’uranio altrui. Maurizio Blondet |
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