Il declino dei sindacati
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Il maggior fondamento della tutela sindacale rimane quello di produrre più equità e di ridurre le disuguaglianze

Con la vicenda dell'Alitalia, l'azione sindacale è sotto accusa essendo ritenuta tra i principali responsabili delle pessime condizioni della compagnia. La responsabilità dei sindacati non è tanto riscontrabile negli ultimi giorni (nei quali si sono trovati di fronte a scelte comunque difficili), quanto nei loro comportamenti dagli anni Novanta in avanti, avendo spesso opposto forti resistenze agli interventi dovuti in termini di costi, di tutela normativa, di mobilità; con l'aggiunta di un uso frequentissimo dello sciopero (dichiarato o attuato).

L'iniziativa sindacale in Alitalia non è un modello positivo. Altre modalità, come vedremo, hanno caratteristiche collaborative o almeno non incompatibili con le esigenze del sistema economico e degli interessi generali. L'azione sindacale conta molto in alcuni Paesi, come Italia e Germania, meno in numerosi altri e, complessivamente, nei Paesi di capitalismo maturo, ha visto ridursi la sua presenza e la sua incisività. Questa tendenza non è solo dovuta a processi di globalizzazione, ma anche al fatto che i problemi del lavoro dipendente stanno diventando meno visibili e rilevanti rispetto ai gravi problemi sociali; come la povertà, la salute, l'immigrazione.

Ciò avviene da almeno due decenni e le difficoltà non sono minori in prospettiva. Tuttavia, non siamo di fronte ad un declino, non siamo vicino al tramonto. Per tre ragioni principali: la tutela sindacale (assieme alla legge) svolge funzioni ancora utili per gran parte del mondo del lavoro, non solamente nelle situazioni di sottosalario e di sottoccupazione; l'esperienza sindacale mantiene punti forti in molte imprese e in settori produttivi dell'Europa e degli Stati Uniti; essa sta diventando una realtà viva e crescente nelle nuove potenze economiche, da tempo in Brasile, più recentemente in India e in Cina.

Il maggior fondamento della tutela sindacale rimane quello di produrre più equità (valore lontano dall'antagonismo) e di ridurre le disuguaglianze sociali (senza tentazioni o illusioni egualitarie). Queste sono accresciute per cause oggettive ma, non meno, per l'acutizzarsi delle contese distributive all' esterno e all'interno delle imprese. In queste l'iniziativa collettiva del sindacato rappresenta un correttivo difficilmente sostituibile; in particolare, per l'impiego del lavoro nell'universo dei servizi. Altre dimensioni  vanno richiamate. La complessità strutturale e la composizione sociale della forza lavoro (come l'evento saliente della sua femminilizzazione) pongono in primo piano gli aspetti normativi nell'impiego del lavoro. Si pensi ai temi dell'orario, della salute, della sicurezza, nonché dell'inquadramento (professionale e salariale); temi spesso poco regolati quantomeno nelle diffusissime piccole imprese.

Nei rapporti con la controparte e con le istituzioni, per iniziative di contenzioso (ossia le vertenze individuali) o nella fruizione di diritti e di vantaggi, l'impianto sindacale fornisce in molti Paesi (con il primato di quelli scandinavi) una vasta gamma di servizi, con sue strutture specifiche o con prerogative istituzionali. La riduzione non congiunturale della tutela sindacale è stata decisamente accompagnata da notevoli cambiamenti.   In primis, dalla accresciuta varietà delle sue forme di espressione.

La modalità progressiva (miglioramento effettivo delle condizioni economiche e normative) ha spazi spesso ristretti ed è normalmente legata ai risultati ed alla produttività della impresa. La modalità   difensiva (posto di lavoro e potere d'acquisto del salario) appare prevalente e sovente giustificata. Essa, però, si manifesta anche mediante azióni particolaristiche  o «corporative», che non tengono conto degli equilibri economici e finanziari e degli effetti negativi sugli altri lavoratori   e sui cittadini (specie nell'utilizzo dello sciopero). E questo è il caso dell'Alitalia.

La modalità adattiva (la regolazione dei rapporti di lavoro non standard o la revisione di precedenti acquisizioni salariali e normative in funzione della capacità competitiva delle imprese e della salvaguardia dei livelli occupazionali) è già presente ed è destinata ad espandersi; come avviene con le proposte e le esperienze di «flexicurity».

Oltre queste modalità di tutela diretta, abbiamo la tutela indiretta, che si occupa degli interessi extracontrattuali dei lavoratori. Essa riguarda principalmente la previdenza, l'imposizione fiscale e la regolamentazione del mercato del lavoro. E' una modalità che implica interazione delle parti sociali con gli attori politici e pubblici; può essere differente nelle intenzioni, nell'intensità, negli esiti; si è espressa soprattutto nei patti di concertazione, che oggi risultano più difficili di ieri in Italia e nell'insieme del contesto europeo.

Guido Baglioni

Fonte >
  Corriere Economia


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