In memoria del Prof Luigi Di Bella
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Nessuno può essere veramente amico dell'uomo se non è innanzi tutto amico della verità” — Sant’Agostino

E’ molto difficile che un medico, un ricercatore, uno scienziato, abbia fatta propria, compresa applicata, vissuta, questa massima di un Padre della Chiesa, S. Agostino, come il Prof Luigi Di Bella.

Domenica 2 luglio abbiamo commemorato a Modena, nella Chiesa della Madonna Pellegrina, la sua grande figura di uomo, medico, scienziato. Un eminente medico e ricercatore, Sergio Stagnaro, scienziato noto a livello internazionale, autorevole membro New York Academy of Sciences, definì il Prof Di Bella “l’ultimo grande clinico, un gigante in un mondo di nani”.

Mio padre oltre alla scienza, alla ricerca, alla cultura, amava profondamente e appassionatamente l’arte, la bellezza, la musica, e avrebbe apprezzato commosso il concerto lirico a lui dedicato, dalla mezzo soprano Mirella Caponetti, dal tenore Alessandro Moccia, dal baritono Felice di Santo, dal pianista Matteo Cavicchini, che gli hanno regalato melodie particolarmente a lui care, unendosi a quanti con affetto lo hanno ricordato e che ringrazio con grande e profonda riconoscenza.

Il concerto mi ha ricordato l’ottantesimo compleanno di mio padre i n quella ricorrenza mio figlio Luigi gli dedicò in una chiesa di Modena un concerto per organo, eseguendo solo per lui la Passacaglia e Fuga in Do minore e la Toccata e Fuga in Re minore di Bach. Era presente solo la nostra famiglia. Rimase assorto, immobile, attento, in piedi fino alla fine. Espressioni così alte dell’arte e della musica coinvolgevano totalmente, profondamente la sua anima, il suo spirito di artista, di “poeta della scienza”, come mio fratello Adolfo con perfetta e felice intuizione lo definì nella sua stupenda biografia. Insieme agli artisti che hanno dato vita al concerto del 2 luglio sono profondamente grato e riconoscente agli organizzatori dell’evento, Davide Baratta, le signore Tosi, Rossi, Lignini, Bevilacqua e a quanti hanno collaborato e sono intervenuti.

 


Per oltre cinquant’ anni ho seguito le ricerche di mio padre, l’evoluzione del suo pensiero scientifico, la sua esperienza clinico-diagnostica, gli effetti terapeutici, le vessazioni, i contrasti, le umiliazioni che hanno contraddistinto la sua lunga attività di docente universitario, di medico e di scienziato. La totale incapacità di ingraziarsi i potenti e procacciarsi protettori eccellenti, d’inserirsi nelle mafie di potere, la sua repulsione istintiva al servilismo, al compromesso, all’adulazione, alla disonestà, unitamente ad un carattere schivo e al vizio imperdonabile di usare la parola per esprimere il proprio pensiero e non per dissimularlo, hanno penalizzato la sua carriera.

Così come le meschinità e le invidie per i risultati clinici e scientifici conseguiti. Come tanti tra quelli che lo conobbero e frequentarono, ho avuto netta la percezione che la vastità e la profondità delle sue conoscenze nelle scienze matematiche e nella chimica, farmacia, medicina, biologia, fisica, fossero totalmente al di sopra delle comuni capacità e inarrivabili per chi non fosse dotato d’intelletto e volontà superiori. Per questi motivi non ho partecipato direttamente alle sue ricerche, ma le ho attentamente, entusiasticamente e costantemente seguite, cercando di fissare e ricordare ogni sua confidenza, ogni congresso, relazione, comunicazione o pubblicazione. Ho cercato soprattutto di cogliere il senso autentico, il significato profondo, le possibilità insperate, aperte dalla continua evoluzione delle sue ricerche sperimentali, dell’esperienza terapeutica, dei criteri e strategie d’impiego, della sua mentalità medica, tesa a trasferire nella pratica clinica una mole unica di conoscenze teoriche, sperimentali e di esperienze.

Ho appreso come la diagnosi, punto d’arrivo, traguardo e compendio delle capacità del medico, derivi da un raro equilibrio che è esatta valutazione d’ogni dato semiologico, e anamnestico, clinico e strumentale, da un’intuizione affinata dall’esperienza, sostenuta dalle capacità, rafforzata dalle conoscenze, vivificata dal buon senso. In questi cinquanta anni ho constatato che puntualmente intuizioni che si potrebbero definire storiche per il progresso scientifico e le scienze mediche, come le possibilità terapeutiche e il razionale d’impiego di Retinoidi, Melatonina, Somatostatina,Vitamine E, D,C, sono state accolte con scettica indifferenza dal mondo scientifico e puntualmente confermate in media dopo decenni dalla letteratura scientifica, anche se ancora non valorizzate in oncologia per ovvi e inconfessabili motivi.

Ho cercato di raccogliere e sintetizzare analizzare da conferenze, pubblicazioni, relazioni a congressi, lezioni magistrali di mio padre, quanto si riferisce alla prevenzione e cura dei tumori e delle malattie degenerative e di integrarlo e confermarlo con la rassegna aggiornata delle banche dati medico scientifiche mondiali. Ricordo, in questa ricorrenza, che il 31 dicembre del 2002 ricevetti una delle rarissime telefonate da mio padre (difficilmente chiamava qualcuno al telefono) mi preoccupai per le sue già precarie condizioni di salute, mi chiese se potevo andare a Modena. Corsi immediatamente, mi fissò e mi chiese se ero disponibile a raccogliere in un libro le basi scientifiche, i componenti, i meccanismi d’azione biochimici e molecolari, i riscontri clinici del suo metodo. In quel preciso istante mi affidò, mi passò la consegna della sua eredità scientifica, morale spirituale, mi diede fiducia nelle mie possibilità di potere comprendere, documentare, spiegare, divulgare il suo metodo. Fu il momento più felice, più grave, più significativo della mia esistenza.

Il fatto stesso che mio padre ritenesse che io fossi in grado di raccogliere e proseguire, realizzare tutto questo mi diede una grande fiducia, entusiasmo, volontà, perseveranza. Dovetti penalizzare gravemente la mia attività professionale, studiare, creare un’organizzazione e cercare collaboratori per raccogliere elaborare ordinare l’immensa mole si studi scientifici sull’argomento. Dopo 2 anni pubblicai il libro Il Metodo Di Bella, presentandolo al primo congresso nazionale sul Metodo Di Bella, che coincise con il riconoscimento istituzionale della Fondazione Di Bella.

Si fa ormai lentamente sera nella mia vita, ma il crepuscolo è schiarito dalle luci degli affetti di quanti ci sostengono e ci circondano, da mio padre e dai pochi veri grandi medici e scienziati come Lucien Israel, Peter G. Fedor-Freybergh, Antonio Costa, luci sul nostro difficile cammino.

Loro mi hanno passato il codice d’onore e la consegna, fissato l’obiettivo, indicato la strada. E’ l’eredità morale, scientifica, spirituale di mio padre a dare nuove energie, a ricordarmi che la vera, grande, immutabile felicità è la coscienza del dovere compiuto.

Non ho il benché minimo merito né parte nelle ricerche e nelle scoperte di mio padre, mia unica ambizione è diffondere il suo Metodo, la sua concezione terapeutica, proseguire nella realizzazione del Suo obiettivo primario: sollevare dalla disperazione e dalla sofferenza, possibilmente dalla morte, ridare fiducia e sorriso a tanti sofferenti disperati, riportando la medicina dall’attuale deriva commerciale e speculativa all’antica dignità di arte etica, ippocratica, spirituale, unica Via che attraverso la Verità porta alla Vita.

Giuseppe Di Bella