Giovani cinesi cresciuti nelle scuole di Partito educati alla violenza e al disprezzo per la vita
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In un mese decine di casi di aggressioni, accoltellamenti e perfino decapitazioni per futili motivi. Ricercatore dell'Università di Hong Kong punta il dito contro il sistema scolastico improntato su direttive del Partito comunista e non sull'educazione morale dei giovani. Dalla società fondata da Mao i giovani hanno imparato che l'uomo non vale nulla.

I casi di violenza, pestaggi, omicidi per futili motivi sono sempre più frequenti fra i giovani studenti cinesi. Essi imparano dalla scuola improntata sulle direttive del Partito Comunista che la competitività e il successo sono valori più importanti del rispetto della vita umana. Gli atti disumani sono tollerati e commessi dagli stessi adulti che vengono emulati dai giovani. In questi mesi sono decine le storie di brutali casi di omicidi avvenuti nelle scuole, fra cui quello di una tredicenne che ha decapitato una compagna perché più bella di lei.

Eric Chui Wing-hong, ricercatore ed esperto di criminalità giovanile dell'Università di Hong Kong,  afferma che "è preoccupante che gli adolescenti considerino la violenza come un mezzo per risolvere le questioni, anche i piccoli conflitti". Per lo studioso "le violenze anche cruente sono un riflesso di un disprezzo per la vita umana che ha ormai pervaso la società tradizionale". Chui sostiene dal 1949 in Cina il valore della vita umana è sceso fino a non avere alcuna importanza, raggiungendo il suo culmine con la Rivoluzione Culturale iniziata a metà degli anni '60. "Ciò - spiega - ha formato un clima in cui l'uomo vale molto poco".

Secondo il ricercatore i casi di bullismo fra adolescenti che si tramutano in veri e propri omicidi sono all'ordine del giorno e stanno aumentando in modo preoccupante. Il 21 aprile, un ragazzo di 19 anni, studente di una scuola professionale della contea di Fuping (Shaanxi), è stato accoltellato sette volte alla schiena e alle gambe da tre compagni di scuola perché era spavaldo. Il giovane è sopravvissuto, ma sono stati necessari ben 25 punti di sutura per curare le ferite. Quattro giorni più tardi, un gruppo di alunni di una scuola superiore della contea di Guangfeng (Jiangxi) ha accoltellato a morte un compagno. Il 7 maggio, altri due attacchi sono avvenuti in due istituti del distretto di Yan'an, (Shaanxi). Nella contea di Fu, uno studente del terzo anno scolastico è stato sgozzato a morte da un altro alunno, mentre nella contea di Yanchuan un giovane di scuola superiore ha accoltellato un coetaneo. Il caso più drammatico si è verificato invece nel Guagxi, dove una ragazza si soli 12 anni ha decapitato un'amica di 13 perché gelosa della suo aspetto fisico. L'8 maggio scorso il tribunale ha condannato la giovane a tre anni di riabilitazione.

La frequenza e la brutalità degli omicidi, sono per Chui una conferma che i giovani sono spinti a sfidare la morale della società e qualcuno potrebbe anche avere un senso di soddisfazione o sentirsi un eroe dopo aver attaccato i compagni di classe. "I casi avvenuti in questi mesi - spiega - potrebbero essere collegati ad un sistema educativo orientato alla performance, con poco riguardo per lo sviluppo della persona".

"Gli amministratori scolastici - spiega - seguono le direttive dei funzionari di partito e lavorano per aumentare le loro credenziali e la reputazione che può dare lustro alla scuola o dare loro le credenziali per insegnare all'università". Tale attitudine si traduce in programmi concentrati solo sull'apprendimento e sul lavoro degli alunni e non sullo sviluppo e l'educazione della loro personalità.  "In Cina - conclude - non vi sono le strutture educative e i servizi sociali efficaci come ad Hong Kong e ciò renderà ancora più frequenti i conflitti e i casi di omicidio fra gli studenti".

Fonte >  Asia News

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