Terzo sesso?
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Il gayvillage, sponsorizzato tra gli altri dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazioni del «cattolico» (1) Comune di Roma, ove le persone definite LGBT (Lesbian Gay Bisexual Transgender) e relativi LGBT Friendly possono esternare le loro convinzioni in fatto di «gusti sessuali», pretende di essere icona della tolleranza e della fraternità.

«Il Gay Village – ha sottolineato (…) Imma Battaglia , presidente di dì Gay Project – è un luogo che accoglie tutti, appartiene a tutta la città di Roma e non solo alla comunità omosessuale. Eun luogo pacifico dove si sta serenamente insieme. Noi siamo qui uniti e compatti contro ogni forma di violenza». «Siamo in un percorso di grandi cambiamenti – ha aggiunto Battaglia – e si sa che i cambiamenti sono difficili da digerire» (2).

Grandi cambiamenti? Quali?

In realtà l’omosessualità è una «disfunzione pisco-spirituale» assai antica: ne abbiamo notizia sin dall’epoca di Sodoma; forse per i più sopra sospirati «cambiamenti» occorre intendere quel tentativo estremo di poter mutare i tempi e le stagioni, come predisse il profeta Daniele, cioè di far credere al genere umano che l’essere «invertito» sia un evento «normale»: si può essere maschio, femmina o «altro». Questo è il messaggio sempre più martellante dei media [riporta in nota uno studio della «Treccani» destinato alle scuole (3)]. E se non sei d’accordo, sei omofobo!

Che sarebbe? Una specie di malattia mentale pericolosissima che si manifesta sollevando obiezioni ed argomenti razionali supportati da evidenze scientifiche ormai dimenticate o anche soltanto dal buon senso che nasce dall’osservazione. Gli esempi che citerò vengono tratti da usanze pagane, utilizzate nello specifico dalla cultura dominante per contestare l’idea di una morale oggettiva ed invariabile. Nella cultura del subcontinente indiano, per esempio, esistono le cosiddette hiras, delle quali riscontriamo analoghe figure in Polinesia (le cosiddette faafafine) e nei Balcani (anche se qui le cosiddette «vergini giurate» dei Balcani sono figure un po’ differenti).  In tutti questi casi si parla del «terzo sesso» (o terzo genere). Solitamente si tratta di uomini, biologicamente parlando, che «decidono» di vivere in maniera differente la loro sessualità.

Le Hiras in particolare celebrano, nel piccolo villaggio di Koovagam, il loro matrimonio mistico con il dio Aravan, del quale poi restano (il giorno dopo) vedove.

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Secondo un mito hindu, Aravan era un principe coraggioso ma vergine che acconsentì di essere sacrificato in guerra per salvare lonore della sua famiglia. La sua sola richiesta, prima di andare in battaglia, fu quella di provare per una sola notte i piaceri coniugali. I suoi fratelli cercarono dappertutto, ma non riuscirono a trovare una donna disposta ad accettare di diventare immediatamente vedova. Infine Krishna, assumendo la forma di una donna, aiutò Aravan a soddisfare il suo desiderio. Ogni anno a Koovagam gli hijra fanno rivivere questo mito diventando spose, mogli e vedove nellarco di una sola notte. Durante questo spazio di tempo sono considerati esseri divini per i quali il sesso è un atto di adorazione. Lanno passato osservando i festeggiamenti dal tetto del tempio, vidi un sonnolento villaggio trasformarsi in un vivo e pulsante teatro di fantasia. Per tutta la notte, sotto la luna piena, la gente canta, balla e chiacchiera sotto gli alberi mentre altoparlanti, fuochi dartificio, trombe e tamburi riempiono laria di musica e luci. Poi le spose adornate cominciano ad affluire nel tempio per essere sposate da un sacerdote hindu che lega intorno al loro collo i lacci sacri del matrimonio mentre fuori le coppie appena sposate spariscono nei campi di canna da zucchero. Allalba gli hijra si trasformano nuovamente in vedove. Lamentandosi e battendosi il petto strappano i lacci del matrimonio, spezzano i braccialetti e tolgono i fiori dalle finte trecce. Dopo, gli hijra fanno il bagno in un serbatoio dacqua per purificarsi, indossano un sari bianco e promettono di tornare lanno seguente per ripetere il medesimo sacrificio» (4).

A vederla, la cerimonia muove sentimenti ed emozioni forti tanto da sfiorare la farsa. Il paganesimo è anche questo. Ma, attenzione! Lungi dal voler leggere l’episodio alla luce del comune sentire, diamo ad essi il significato che probabilmente hanno.

L’idea di un «terzo genere» va inquadrata nell’ottica del monismo orientale e non come pretesto per soddisfare il disordine delle proprie passioni. In questa visione, il riferimento implicito all’androgino è evidente. L’omosessuale è quindi proiettato in una dimensione atemporale, coincidentia oppositorum, archetipo di una vita al di là del sesso. Siamo alle antipodi di un libertinaggio totale alla gay-pride.

Ad Alfred Kinsey (noto sessuologo, pioniere degli studi sulla sessualità umana), che ci vuole convincere sul fatto che

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il mondo non è diviso in pecore o capre, non tutte le cose sono bianche o nere. E fondamentale sapere che in natura raramente esistono categorie discrete. Solo la mente umana sinventa categorie in cui cerca poi dingabbiare i fatti. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima ce ne convinceremo a proposito della sessualità e prima arriveremo a una conoscenza più profonda del comportamento sessuale umano»

rispondiamo che sappiamo benissimo che l’uomo è un essere in divenire, e sappiamo pure che il cancro è una malattia in divenire e che non esiste patologia seria che non sia «in divenire»; sappiamo però fondamentalmente che tutto quel che «diviene» non sempre è il risultato di un «benessere», di uno «stare bene». Il peccato, come il cancro, è diffusivo e si inoltra nell’anima, ottenebrandola fin dalle midolla. Il fatto cioè che un fenomeno esista da sempre non significa che in sè sia una cosa buona o da perseguire. Il peccato originale ha sconquassato completamente l’ordine del creato, quindi non è il comportamento che deve insegnare il fare, ma il sostrato deontologico naturale, che vive in ognuno.

In ogni cultura, ferme le devianze, ipotesi eccezionali alcune perfino istituzionalizzate, esiste l’intuizione profonda di questa verità: il sesso deve essere tra maschio e femmina, il resto è perversione. Il peccato di lussuria, sia esso commesso secondo natura o contro natura, è un peccato che acceca il cuore, perché porta confusione all’intelletto, il quale, schiavizzato dai sensi, non riesce più a deliberare con equilibrio e secondo verità.

L’omosessualità, qualunque sia la causa che la determina, è comunque un male radicale per l’uomo, proprio perché è un disordine esistenziale che porta all’autodistruzione, non soltanto fisiologica (la stirpe umana si sarebbe già estinta, se tutti fossero omosessuali; non si obietti il sofisma fondato sull’argomento che «la natura» decide quanti omosex «debbano nascere», perché in sé l’omosessualità non è mai feconda!), ma essenzialmente spirituale: chi vive la propria vita sessuale fuori dalle sue potenzialità totali e conseguenti (amore e procreazione) che le sono proprie è un dislessico spirituale. La donazione di sé per essere autentica deve essere totale e senza riserve.

Un omosessuale potrà donarsi in mille modi, ma non sessualmente, perché il suo appagamento interiore non sarà mai un incontro di esseri e di volontà: l’omosessuale, se vuole essere felice, deve scoprire la dimensione casta dell’esistenza. In questa sfida consisterà la scoperta della sua autentica felicità.

Questo discorso non vale soltanto per l’omosessuale; vale per chiunque non possa vivere la sessualità nella pienezza del suo dono, chiamando le cose per il loro nome. Anche il monaco o la suora consacrata a Dio non hanno diritto di «fare sesso» e se lo facessero, sarebbero degli «infelici distonici».

Può vivere una dimensione sessuale serena solo chi vive il sesso secondo natura, nell’ottica responsabile di una donazione spirituale completa; perché il consacrato a Dio non può farlo?

Semplice: perché spiritualmente sta tradendo la sua vocazione, l’amore della sua vita, il suo modo di donarsi a Dio e all’altro. In realtà non esiste un terzo o quarto genere sessuale, esiste un modo di donarsi a Cristo, donarsi che sarà sempre supportato dalla sua Grazia; tale modo – pur passando per rinunce più o meno grandi – è l’unico in grado di rendere davvero felici.

Stefano Maria Chari




1) Visto che Alemanno è stato addirittura oggetto di cronaca per un suo svenimento durante una santa Messa.
2)
Petardi contro il Gay Village: due feriti. Sfila il Roma Pride: ''No a intimidazioni''
3)
«Luomo non è un essere naturale, è un essere naturale umano», Karl Marx, «Manoscritti economico - filosofici del 1844», Torino, 1970.
La determinazione del sesso non è un fenomeno semplice né per gli animali né per le piante. Tanto meno lo è nella specie umana, condizionata fortemente oltre che dalla biologia anche dalla cultura che essa stessa produce. Parafrasando la frase di Dobzhansky, si potrebbe dire «Non esiste nulla in Homo sapiens che non sia anche culturale» e non è certo il sesso a fare eccezione.

Identità sessuale e identità di genere

Alla nascita la sessualità del neonato ha già fatto un lungo cammino, regolato dagli eterocromosomi XY e dagli ormoni che le sue gonadi cominciano precocemente a produrre e che ne determinano l’identità sessuale propriamente detta. Il bambino/a nasce con un apparato genitale esterno che ne permette l’immediata classificazione, anche se già dagli anni Settanta medici e psicologi insistevano su una distinzione importante: quella tra il sesso della persona, risultato dell’aspetto fisico e della fisiologia (compresa la produzione, in età adulta, di spermatozoi o di uova) e la sua identità di genere (maschile o femminile), data da tutti quegli attributi - fisici, psichici, culturali - che una società, nei diversi periodi storici, ritiene necessari e appropriati per definire il genere sessuale a cui un individuo appartiene. E’ vero che nel comune sentire i termini sesso e genere sessuale spesso coincidono; tuttavia sarebbe opportuno cominciare a considerarli due fenomeni distinti, soprattutto da parte di quanti, come per esempio gli insegnanti, lavorano a contatto con giovani in età adolescenziale, quella in cui l’identità di genere e l’orientamento sessuale si vanno decisamente configurando, per lo più attraverso l’alternarsi di crisi e periodi di quiete. Mai come in questa età, infatti, risulta pertinente l’idea di Michel Foucault che considerava il genere come una variabile fluida che si modifica a seconda dell’epoca storica e dei diversi contesti sociali. La sessuologia, disciplina relativamente giovane (nasce tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento), non fa parte di solito del bagaglio culturale degli educatori, anche se ormai è considerata una scienza a pieno titolo, di cui esistono molti nuovi settori che con gli studi strettamente medici o psicologici dell’origine hanno poco a che fare. Tali sono per esempio l’etica della differenza sessuale, o la pedagogia delle differenze di genere, o gli importanti e rivoluzionari studi sul pensiero maschile e femminile. Come molte scienze, anche la sessuologia ha una storia che, pur affondando nel passato, ha ricevuto un impulso particolare nel Novecento grazie agli studi di Ellis, di Freud, di Maranòn (medico spagnolo che ha coniato per primo il termine intersessualità a indicare quei casi in cui l’individuo presenta componenti sessuali sia maschili che femminili), di Kinsey, di Masters e Johnson.

La scala Kinsey

Per esempio, molta importanza nello studio della sessualità umana ha avuto la cosiddetta scala Kinsey, ideata nel 1948 da Alfred Kinsey, zoologo ed entomologo passato poi agli studi di sessuologia della quale rimane un pioniere. Questa scala è formata da sei livelli che vanno dallo 0, per il comportamento esclusivamente eterosessuale, al 6, per quello esclusivamente omosessuale. Secondo Kinsey però, l’orientamento sessuale di una persona (e quindi la sua identità di genere) può variare nel corso della vita anche in modo significativo. Se le valutazioni dello studioso americano sono state ampiamente criticate e modificate nel corso degli anni, le sue idee di fondo risultano essere ancora valide. Dice Kinsey: «Il mondo non è diviso in pecore o capre, non tutte le cose sono bianche o nere. E fondamentale sapere che in natura raramente esistono categorie discrete. Solo la mente umana sinventa categorie in cui cerca poi dingabbiare i fatti. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima ce ne convinceremo a proposito della sessualità e prima arriveremo a una conoscenza più profonda del comportamento sessuale umano».
In altre parole: se il sesso è un fenomeno strettamente legato alla biologia (cromosomi, ormoni, tipo di cervello…), l’identità di genere è invece una parte del sistema del Sé che comincia a costituirsi sin dalla nascita e che è formata da molte variabili, alcune dipendenti dalle esperienze affettive e cognitive precoci, altre dall’educazione ricevuta, altre legate all’idea di 'uomo' e di 'donna' che in un dato momento storico viene considerata la 'migliore' da parte della società in cui si vive, altre ancora influenzate dallo schema corporeo introiettato, dalle abitudini motorie, dagli ideali estetici, dal modo di elaborare le informazioni e via dicendo. E’ ovvio: sarebbe molto più semplice, meno faticoso, pensare che il mondo sia «diviso in pecore e capre, che è bianco o nero» e comportarsi di conseguenza, ma non è possibile.

Le influenze socio-culturali sull'orientamento sessuale

Se la scala Kinsey fosse stata applicata a un cittadino greco di buon livello sociale e culturale dell’antica Atene o di Tebe, questo si sarebbe preso probabilmente un bel 3 (individuo egualmente eterosessuale e omosessuale) senza essere considerato anormale né dal comportamento disdicevole. Oggi invece, in una società omofoba e sessuofoba quale è la nostra, casi identici solleverebbero grande scalpore. Senza arrivare infatti a un relativismo estremo, è innegabile tuttavia che molti valori nella società umana siano soggetti a profondi mutamenti nell’arco del tempo e la storia, insieme alle trasformazioni della cultura, è lì a testimoniarlo. Nell’antica Grecia, per esempio, in molte cerimonie si usava il travestimento. A Sparta le spose, col capo rasato, vestivano abiti maschili e a Samo, durante le feste in onore di Era, gli uomini indossavano abiti femminili e si ornavano con gioielli. Anche gli dei e gli eroi della mitologia greca non disdegnavano il crossdressing (inglese «travestimento»). Esemplare è il caso di Ercole che, per essersi macchiato d’omicidio, venne condannato dall’oracolo di Delfi a vivere per tre anni come schiavo. Fu Onfale, la bella regina della Lidia, a comprarlo per costringerlo poi a vestirsi da donna e a svolgere i lavori domestici. Saltando secoli e continenti, oggi in tutta l’India vivono gli hijra che ogni anno si riuniscono in diverse località per festeggiare le nozze del dio Shiva con Parvati. Considerati un «terzo genere», si tratta di individui transgender, che una volta si eviravano volontariamente non considerandosi né uomini, né donne, pur cercando di comportarsi al «femminile». Un altro caso è quello degli Zuni, indiani del Colorado, che non stabiliscono il sesso del neonato in base ai genitali esterni ma, attraverso rituali complessi, cercano di scoprire il vero orientamento sessuale del piccolo, in modo da educarlo verso il genere che effettivamente possiede, anatomia a parte.

La difficile questione della
«devianza» sessuale

Ma i numerosissimi esempi - presi dall’antropologia culturale, dall’etnologia, dalla storia, dall’arte stessa - di un diverso modo di vivere la sessualità e di sentirsi a suo agio nel proprio genere, in fondo, quale richiesta pressante sembrano voler esaudire? Forse in parte servono per rendere conto di un problema-chiave che sembra assillare la nostra società (e tanto più i giovani puberi e adolescenti): quando il comportamento sessuale si può dire normale e quando anormale? Domanda spinosa in effetti, a cui gli studiosi tentano oggi di rispondere con maggiore cautela di una volta, considerando la cosiddetta «devianza» (sul cui significato e sul cui limite esiste ormai una vastissima letteratura) non tanto la causa di comportamenti abnormi, quanto l’effetto di difficoltà nella strutturazione della propria identità di genere dovuta a svariati e molteplici fattori. (da 62.77.55.137/site/Scuola/nellascuola/.../magistrelli.htm).

4) L’India e i mille matrimoni del dio Arvan

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