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Dissenteria spirituale
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L’articolo di Maurizio Blondet «Il pedagogo sessuale», verissimo nei contenuti e brillante nell’esposizione, lascia aperto un orizzonte di approfondimenti notevoli.

L’operazione diabolica insita nel modus vivendi dell’odierna società, narcotizzata dal piacere effimero (ottenuto come sia: attraverso sesso, droghe, alcol, divertimenti sfrenati, consumismo), esasperatamente ricercato, attenzione!, per una evidente carenza di felicità e di appagamento personale, proietta l’uomo contemporaneo in una dimensione di permanente dissenteria amebica (1) dalla quale difficilmente è possibile liberarsi.

Utilizzo l’immagine della dissenteria amebica, perchè ritengo che il processo spirituale di reazione a certi comportamenti conduca proprio, nella vita dell’anima, allo sviluppo di una patologia analoga; l’uomo si lascia invadere da parassiti, che, dentro di lui, fanno e disfano come vogliono fino a logorarne le viscere. L’incapacità di nutrirsi in modo sano (attraverso la preghiera) provoca deperimento e scarsità di energie. La dissenteria dello spirito è un massacro per il cuore dell’uomo, che perde ogni capacità di vivere e di conoscere la felicità e la gioia per cui è stato creato: Dio stesso.

I meccanismi strutturali e culturali che riescono ad ottenere questo risultato sono annidati proprio in quello che Blondet individuava essere la radice dei mali: la concettuale eliminazione del sacrificio.

Occorre necessariamente puntualizzare che purtroppo una corresponsabilità dell’estrema diffusione di questa mortifera mentalità risiede proprio nella predicazione degli ecclesiastici coevi. L’inganno è duplice, ed è presto realizzato. Entrambi appartengono alla visione modernista di molti alti prelati; visione non cattolica.

Da un lato esiste un’eccessiva enfasi conferita all’azione (vestita coi panni della carità), che volge il credente verso tematica sociali (seppur legittime e giuste), quali la povertà, l’uguaglianza, ecc., in un contesto, però, de-spiritualizzato: l’opera di carità è vista non soltanto come autenticamente cristiana (cosa vera), ma (cosa falsa) in alternativa preferibile alla vita di preghiera: tutto è preghiera, si sostiene. Da quest’ottica il Vangelo è letto come vademecum della carità, che strizza l’occhio al progressismo evoluzionista e comunista: «Gesù è stato il primo comunista», luogo comune usuale in ambienti di sinistra anticlericali, ma, ahimè!, sposato da schiere di francescani ballerini e di suore dalle gonne corte e senza velo (o col velo che però non è più funzionale a nascondere i capelli – motivo di vanità per la donna e naturale richiamo sessuale nei confronti dell’uomo – ma serve soltanto a sorreggerli «a mo’ di cerchietto»).

Il passo ad una retrocessione della vita di preghiera è presto fatto: meglio agire che pregare. Peccato, però, che il Vangelo sia innanzi tutto incontro con Cristo che si rivela e rivela il Padre. La preghiera è essenziale. La carità non è mai autentica senza preghiera. Chiedetelo a Madre Teresa.

Ma il parassita si è introdotto come un tarlo: il giovane, seppur praticante, ma potenzialmente destrutturato e smidollato (vuoi per la società di una De Filippi, di un Grande Fratello o di un’isola dei famosi; vuoi per l’assenza cronica dei genitori, costretti a lavorare di più e male per pagare un mutuo usuraio di un sistema inventato ad hoc per penalizzare le famiglie e togliere proprio risorse al nucleo familiare), che vede ballare il frate con la suora, durante un Capodanno (2), anziché prostrato in ginocchio davanti alla santa croce o al Santissimo, capisce subito quel che gli si vuole far comprendere, frodandolo!, e cioè che la vita è una gioia senza costi, senza rinunce.

Si cerca di privare l’uomo del contatto con Dio. La preghiera perde la solennità e la sacralità di cui si deve comporre, per banalizzarla all’interno di chiese-palestre-centro-commerciali (brutte, orribili esteticamente ed avvilenti, assolutamente incapaci di portare al Trascendente) al suono di musica rock. Ormai il prete quando celebra (chi scrive partecipa alla Santa Messa del Novus Ordo) dà le spalle al Santissimo (semmai Gli avessero riservato l’altare centrale e non Lo avessero «parcheggiato», di lato, in un oscuro anonimo sito, inidoneo anche a suscitare curiosità), abituando – ancora una volta! – all’idea che l’uomo è misura di tutto. Dio conta, ma è centellinato ad uso e consumo della persona, con la sua «dignità» assoluta (sempre più sbandierata e predicata), al centro anche del Mistero della Croce. Se l’uomo costruisce l’uomo? A che pro pregare?

Si dimentica che non l’uomo, ma Dio è il protagonista della vita spirituale di ognuno: la carità che si compie nel corso della propria esistenza è frutto dell’amore di Dio riversato nei nostri cuori. Non altro e non in misura differente. Dalla preghiera, seria, profonda, autentica, prostrata, non si può prescindere. Pena la morte dell’anima.

Ma la preghiera che non conosca binomio col sacrificio, serve a poco. Una preghiera autentica e devota porterà l’uomo a trovare Dio e questo incontro, ineluttabilmente, gli farà cercare la via del sacrificio e della croce.

In cosa consiste, nel mettere il cilicio? No! (Almeno non per me, non per tutti). Consiste nel prendere sul serio le parole di Cristo: «Chi mi vuol seguire, rinneghi se stesso!». Ecco il fulcro portante dello spirito di sacrificio. Ogni abnegazione, ogni rinnegare se stesso, sarà uno sforzo ascetico di uccidere il proprio «io».

Ma anche qui gli ecclesiastici non ci aiutano. Non soltanto le Quaresime sono state svuotate dal concetto di digiuno. Ma anche la Sacra Scrittura è stata letta in modo da delegittimarlo, rendendolo superfluo.

Il passo di San Matteo, capitolo 17, versetto 21 «(Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno)», è volutamente messo tra parentesi – nella versione CEI, precedente a quella nuovissima 2008 – perché, si spiega, in nota!, il testo non è riportato in tutti i manoscritti… spiegazione, oltre che ipocrita scientificamente carente; prescinde infatti – e con superbia – dalla lettura ed interpretazione bi-millenaria della Chiesa cattolica e della sua Tradizione (santi Padri, dottori), nonché dal contesto in cui viene pronunciata.

Ma non finisce qui: nella nuova versione 2008, cosa fanno? Lo eliminano del tutto! E lo riportano soltanto in nota, per screditarne l’attendibilità. Ecco la prova (3):

«19Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: ‘Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?’. 20Ed egli rispose loro: ‘Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: Spòstati da qui a là, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile’» (21).

17,21 Il versetto (Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno) manca nei manoscritti più importanti. Una frase simile si trova in Marco 9,29. E’ probabilmente un’aggiunta tardiva al testo di Matteo.

Quindi, di cosa dobbiamo meravigliarci? Del pedagogo sessuale, freudiano al parossismo! O della totale inadeguatezza critica dei nostri giovani, del tutto esausti, per dissenteria spirituali, incapaci di pensare davvero, al punto di arrivare a scriverlo anche nei loro «messaggi d’amore», che imbrattano i pubblici parchi delle città: «ti penzo sempre. Sei nella mia mente». Già!, penzare e non pensare è l’esito catastrofico di una vita di fede assente e sempre più annacquata nell’abisso del qualunquismo.

Riprendiamoci la nostra Fede. Preghiamo ed imploriamo la Santissima Vergine; sacrifichiamoci per cambiare noi e cambiare gli altri; solo un miracolo può salvarci.

Ma ai miracoli, ci crediamo.

Stefano Maria Chiari



1) Da http://medicinasalute.com/curare/malattia/dissenteria-amebica/: «Questa forma di dissenteria è provocata da un parassita (Entamoeba hystolitica), che si può trovare in due forme: una cistica (resistente, attraverso la quale si trasmette l’infezione) ed una forma chiamata trofozoite che corrisponde al parassita mobile e vitale. Le cisti vengono ingerite con il cibo e, giunte nel tubo digerente, si trasformano nel parassita adulto che si nutre dei batteri che formano la flora intestinale e può anche invadere la parete dell’intestino provocando ulcerazioni, di solito piuttosto profonde ed estese. I sintomi. La malattia provoca da una a quattro scariche di diarrea acquosa al giorno, che può associarsi a muco e sangue. A volte ci possono essere attacchi fulminanti di dissenteria con febbre alta (oltre 40° C), diarrea abbondante con sangue, intensi dolori addominali. L’infezione amebica dà spesso dolenzia epatica e può provocare, in alcuni casi, un ascesso epatico. La terapia della dissenteria amebica è basata sulla somministrazione di metronidazolo. Un’altra grave complicazione della colite amebica è costituita dalla perforazione dell’intestino, che si può verificare sia nelle forme ad evoluzione acuta che nelle forme croniche, ormai di lunga durata, e si manifesta con i sintomi di una peritonite diffusa o localizzata. Questa complicazione è provocata dall’invasione dei vasi sanguigni che circondano le ulcere, che si occludono e determinano, una morte del tessuto intestinale. In alcuni casi, le pareti dell’intestino reagiscono all’invasione da parte delle amebe formando delle masse di tessuto cicatriziale, i cosiddetti amebomi, che possono essere confusi, anche da un medico esperto, con una massa neoplastica dell’intestino. La diagnosi della colite amebica è basata sull’esame delle feci, che rivela la presenza di numerose amebe, ed eventualmente sulla biopsia dell’intestino».
2) Esistono video peggiori, ora, mi risulta, rimossi, ma da me visionati l’anno scorso; a titolo esemplificativo: http://www.youtube.com/watch?v=IDzycjsIuDU&feature=PlayList&p=2C269975131D1E66&playnext=1&playnext_from=PL&index=13
3) Da www.bibbiaedu.it/pls/labibbia/GestBibbia09.Ricerca?Libro=Matteo&capitolo=17#VER_21


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