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Determinismo sessuale
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Riporto di seguito all’attenzione dei lettori alcune notizie apparse nello spazio degli ultimi due mesi. Notizie che, da sole, sono in grado già di dare suggestioni importanti, ma che nel cocktail estivo di esasperato pansessualismo, possono sperare di ottenere un convincimento totale circa l’imperatività delle pulsioni sessuali sulla natura umana. Il quadro che emerge è quello di una resa totale dell’uomo – nelle fattispecie soprattutto «maschio» – di fronte alle esigenze della propria sessualità; esigenze non soltanto di origine ormonale, ma addirittura di derivazione organica. Il «chiodo fisso» dell’uomo-maschio sorgerebbe, non tanto da un processo di depravazione o dal bombardato di una devastante pioggia di impulsi chimici, ma perché egli è così cerebralmente strutturato.

Leggiamo su internet: «Il calo della libido maschile non dipende dall’aspetto dell’altro sesso, per aumentare i livelli di testosterone basta la presenza di una donna, bella o brutta che sia. Questa è la conclusione di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università olandese di Groningen. I dettagli sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Hormones and Behaviour (Luglio 2008). I ricercatori olandesi, dopo aver analizzato 63 ragazzi con un’età compresa tra 21 e 25 anni, sono arrivati alla conclusione che la libido maschile è cieca in quanto per far alzare il livello di testosterone basta la vicinanza di una donna. I giovani assoldati per l’esperimento erano ignari dello studio che si stava per compiere, questo per evitare che i dati potessero essere falsati. A turno, i volontari dovevano aspettare in una stanza dove oltre a loro c’era solo una donna che non avevano mai visto prima. Successivamente, i giovani venivano chiamati in una seconda stanza dove i ricercatori prelevavano un campione di saliva dei volontari. Grazie all’analisi della saliva, che consente di misurare i livelli degli ormoni maschili, i ricercatori hanno potuto constatare che già dopo cinque minuti i livelli di testosterone aumentavano mediamente dell’8%. Oltre alle analisi chimiche i ricercatori ponevano alcune domande ai volontari, per esempio se ritenevano attraente la donna che si trovava nell’altra stanza. Incrociando le informazioni ottenute tramite le domande con i dati ricavati dalle analisi chimiche, si è costatato che il loro giudizio estetico non era direttamente legato all’aumento del testosterone. Gli esperti spiegano che questa reazione dell’uomo è inconscia, reagisce istintivamente predisponendo l’organismo ad una possibile opportunità di accoppiamento. Per verificare un’eventuale crescita ormonale non c’è bisogno dell’analisi della saliva, ci sono alcuni cambiamenti nell’atteggiamento che si innescano nell’uomo in presenza di una donna: raddrizza le spalle, assume una posizione eretta e gesticola molto con la mani» (1).

Proseguiamo con un’altra notizia: «Ancora una volta la scienza giustifica la visione “sessocentrica” tipica dell’uomo. È tutta colpa del cervello. I cervelli femminili e maschili sono diversi, e questo si sa: se quello della donna è incline alle decisioni e alle emozioni, quello dell’uomo lo è al sesso, perchè la parte di materia grigia preposta ai pensieri impuri e all’erotismo è più sviluppata. E questo gap non si ferma qua: fra maschi e femmine è diversa persino la percezione delle sensazioni legate all’assunzione di droghe. Tra i due generi emergono differenze di tipo anatomico: il lobo frontale, ad esempio, che governa la capacità decisionale e della risoluzione dei problemi, nelle donne è più grande; più spazio inoltre è dedicato alla memoria a breve termine e al movimento nello spazio. Mentre gli uomini, invece, prediligono la parte sinistra del cervello, preposta all’elaborazione delle emozioni e che li porta a cogliere sempre il lato “sessuale” della vita. La ricerca, condotta dagli esperti della Harvard Medical  School, non soddisfa soltanto le curiosità legate alle differenze, ormai note, tra uomini e donne. Dal punto di vista scientifico, infatti, potrebbe in futuro spiegare perchè, ad esempio, le donne diventano più facilmente dipendenti dalla cocaina rispetto agli uomini, mentre non risentono dell’effetto antidolorifico se viene somministrata loro della morfina» (2).

Ed in ultimo, apprendiamo che: «Una ricerca svedese ha evidenziato che vi sono alcune somiglianze strutturali tra l’organo cerebrale degli omosessuali e quello delle persone del sesso opposto. La studiosa Ivanka Savic del Karolinska Institute di Stoccolma è riuscita ad identificare tali somiglianze attraverso la tomografia Pet e la risonanza magnetica effettuate su 90 persone etero e omosessuali. L’importante scoperta costituisce un’ulteriore prova a sostegno dell’esistenza di una “condizione innata” dell’orientamento sessuale» (3).

Dal che possiamo dedurre questo: il maschio è fondamentalmente un ossessionato del sesso, ma non se ne può fare un discorso meramente morale; la verità risiede nelle pieghe dei «neuroni». Il testosterone ed il brutale istinto di riproduzione fanno il resto. A conferma di ciò, anche l’omosessualità è da vedersi come una deformazione cerebrale di inevitabile esito. Conseguenza non dichiarata, ma implicita: non esiste un’etica sessuale, ognuno la governa da sé (ammesso e non concesso che si possa governare); in fin dei conti, ogni comportamento di natura sessuale è assolutamente lecito, perché «determinato a priori» da un imput strutturale.

Questo è quanto non espressamente dichiarato, ma velatamente supposto. Permettiamoci alcune considerazioni. Sappiamo che l’uomo utilizza soltanto un quinto del cervello; domandiamoci, come sceglie quel che utilizza? Il punto è questo. In prima battuta potremmo sostenere che se fossimo davvero degli essere robotici e programmati, non rileveremmo molte differenze comportamentali gli uni dagli altri, eppure il dato esperienziale nega questo; si dice infatti: «il mondo è bello perché è vario»; che sia bello per questo, chissà, ma che sia «vario», non c’è dubbio. Quindi sostenere un’ipotesi determinista è quantomeno azzardato, non foss’altro per le evidenze che nascono dall’osservazione. Ma, anche a voler assumere un approccio positivo in tal senso (ossia di vero latente determinismo), resta una verità profonda ed applicabile alla vita dell’uomo (maschio o femmina che sia).

Insegna San Paolo: «Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è legge. Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri» (Galati 5, 13-26).

Lo Spirito è sempre in grado di dominare la carne e la prova di questa verità non è soltanto attestata dalla Sacra Scrittura, ma ribadita dalla vita di grandi santi, tra i quali non è infrequente annoverare molti convertiti da «depravazioni sessuali»; un esempio tra tutti, Sant’Agostino, la cui sofferenza atroce di privazione più grande fu proprio abbandonare la sua concubina (anche una volta che si decise ad abbracciare il cristianesimo).

Qualunque male viene dal peccato, quindi anche eventuali limitazioni nelle modalità di utilizzare il cervello sono certamente conseguenza delle inclinazioni della concupiscenza. Eliminare la visione spirituale per avere soltanto un approccio scientista (che riduce l’esame del comportamento ai soli meccanismi organici) è precludersi di comprendere la verità nella sua portata «olistica».

L’uomo che vive dello Spirito sa superare anche le contingenze del corpo; lo spirito infatti è superiore alla materia e la include come il «più» comprende il «meno». Chi conosce le vie dello Spirito e le vive nel cuore, è in grado certamente di dominare ogni distorsione della materia: certamente la misura di tale autocontrollo dipende dalla misura della propria purificazione interiore.

Il percorso di conversione, del resto, non è forse un capovolgimento del proprio modo di vedere e pensare, un aprirsi al Mistero, per esserne completamente «catturato» e divenirne in certo modo partecipe?

Stefano Maria Chiari



1) www.universonline.it/_sessoesalute/sesso/08_07_21_a.php
2) www.julienews.it/notizia/9937_il-sesso-per-gli-uomini-un-pensiero-fisso-per-le-donne.html
3) www.julienews.it/notizia/7849_il-cervello-dei-gay-somiglia-a-quello-del-sesso-opposto.html


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