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Vampiri
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Sul fenomeno del vampirismo è possibile imbattersi in letture di origine diversa, ove il mondo della scienza e della storia ceda di frequente il passo a quello dell’esoterismo e dell’occultismo. La letteratura prima ed il cinema poi hanno resa nota all’Occidente secolarizzato una figura appartenente all’immaginario collettivo dell’umanità che maggiormente origina nelle convinzioni di una certa sopravvivenza oltre la morte.

Le testimonianze documentali sono varie e distribuite in tutto il globo. Il testo più antico sembra essere una tavoletta babilonese, riportante una formula magica, un sortilegio utile per difendersi dai demoni succhia sangue, demoni conosciuti anche nella tradizione ebraica antica, e denominati aluka cioè «succhiasangue». La medesima Lilith, demone assiro lilìtu di genere succubus, avido di seme umano di notte prosciuga gli uomini della loro forza vitale. Esiste anche una «mitologia vampirica» greco-romana, per lo più rappresentata da vampiri di sesso femminile, quali possano essere la lamia, l’empusa, splendida fanciulla, dalla celate mostruose e ripugnanti fattezze; ma non si tratta di un unicum: in Cina e nell’Europa dell’Est le attestazioni sono molteplici.

Dalla fine del medioevo si registrano, oltre ai racconti popolari, numerosi fatti eclatanti in materia. I più noti sono tutti collocabili nell’Europa orientale.

Nel 1679 a Lipsia viene pubblicato la Dissertatio historico-philosophica de masticatione mortuorum, opera di Philip Rohr, teologo protestante; l’argomento trattato concerne i nachzehrer, cadaveri rianimatisi dentro la tomba che masticano tutto ciò che trovano alla loro portata comprese le proprie parti del corpo al fine di assorbire la circostante energia vitale sufficiente per uscire dalla tomba e cominciare ad attaccare i viventi fisicamente. Si tratta più precisamente di un vampiro dalle fattezze psicologiche elementari: si identifica meglio con un animale predatore, piuttosto che con la figura letteraria di Stoker. Individuo solitario, vocato alla sola sopravvivenza, incapace di dialogo o di qualsivoglia relazione umana, malconcio nel vestire e di status sociale inesistente.

L’opera di Rohr è una sorta di resoconto di avvenimenti storici realmente accaduti. La spiegazione fornita all’evento è di origine soprannaturale, demoniaco.

L’annessione delle terre serbe e valacche da parte dell’Impero Asburgico porterà le cronache dell’Est a conoscenza delle corti d’Occidente. La propagazione mediatica giungerà fino agli strati sociali più bassi.

vampyre.jpgNoto fu il caso, all’inizio del ‘700, del vampiro Peter Plogojowitz a Kisilova, narrato dal provveditore imperiale Fromann, il quale assistette personalmente all’esumazione, constatando i segni attribuiti ai vampiri: corpo non decomposto, sangue fresco nel cuore, nell’apparato circolatorio e ovviamente in bocca, mancanza dell’odore tipico dei cadaveri. Nel rapporto riferisce che fu costretto ad assecondare le richieste del popolo per mantenere l’ordine pubblico.

Occorre attendere tuttavia il 1732, per annotare, a causa del rapporto della commissione medico-militare diretta dal chirurgo Johann Flückinger circa l’epidemia di vampirismo dilagata a Medwegya (dove diciassette persone erano morte in tre mesi e alcune di queste erano giovani e sane prima di ammalarsi inspiegabilmente e morire in pochi giorni) la diffusione di una vera e propria mania.

L’epidemia del ‘32 secondo gli abitanti fu conseguenza diretta del caso di vampirismo di circa cinque anni prima, quando morì Arnold Paole dopo aver contratto in campagne militari il vampirismo; l’autorità locale, pur provvedendo alla distruzione del non-morto, non potette evitare che alcuni abitanti, dopo essersi cibati di bovini precedentemente succhiati da Paole, diventassero anch’essi vampiri. Flückinger, scrupoloso nella sua indagine, procede con l’autopsia dei cadaveri accusati dal popolo di vampirismo, riscontrando i segni già riportati da Fromann.

Le spiegazioni fornite all’epoca sono riconducibili a tre categorie: teologiche, mediche, esoteriche e all’interno di queste vi erano credenti e scettici sull’esistenza del vampiro.

Il vampiro giunge in Roma nel 1738, nel corso di un colloquio nel quale il cardinale austriaco Schrattembach confidò all’arcivescovo di Trani Giuseppe Davanzati (Bari 1665 - Trani 1755) notizie circa una relazione riservata sul morbo dei vampiri che infestava le regioni dell’Impero. Il Davanzati approfondì l’argomento e ne trasse, nel 1740, la «Dissertazione sopra i vampiri»; opera che si presenta come un buon affresco della mentalità popolare e illuminata dell’epoca, e che risolve il problema, non dando alcuna attendibilità alle voci sul fenomeno del «vampirismo», ma affrontandolo da un punto di vista estremamente razionale. L’opera porterà i suoi frutti, tanto da essere sostanzialmente recepita da Papa Benedetto XIV, nel 1749, nella «De servorum dei beatificatione et beatorum canonizatione», ove si confuteranno le credenze nei «maghi postumi» e si condannerà come «barbara» la pratica di disseppellire i corpi dei «vampiri», di smembrare, trafiggere, bruciare, disperdere il cuore, la testa, le membra dei poveri defunti.

Ma la figura fin qui delineata è quella del vampiro cosiddetto «storico»; una sorta di irrazionale animale da preda, in cerca del necessario per vivere.

Occorre precisare, tuttavia che in Europa Occidentale non si è mai avuto un riscontro paragonabile alle manifestazioni del folklore dell’est e sud/est del continente; nessuna epidemia di vampirismo ha sconvolto le città dei grandi Stati europei e i pochi casi registrati sono da sempre visti come eccezioni. Questo però non ha impedito al mito del vampiro di radicarsi in questa parte dell’Europa, benché diversamente agghindato da una nuova moda letteraria. E’ il momento nel quale inizia a sorgere una nuova e più complessa figura, quella a noi tutti nota: il vampiro «classico».

Gli elementi portanti del mostro restano invariati: vita/morte/sangue/notte; ma ad essi si aggiunge la fredda consapevolezza della deliberazione. Il vampiro è un soggetto pensante, nobile di stirpe, ricco, con facoltà mentali nettamente superiori alla media, sensuale ed ipnotico. E’ un cattivo che si determina di essere tale. Il collegamento con il mondo dell’occulto si fa più pressante sia per la volontarietà del cannibalismo e degli omicidi sia per il sottile insistere sull’elemento sessuale; la magia erotica fornirà argomenti e diletti di esoteristi e satanisti di ogni epoca. Celebre e triste il noto caso verificatosi alla corte di Luigi XIV, in Francia, ove un sacerdote cattolico e diverse dame di corte (anche di elevato rango) usavano trascorrere le loro serate in oscene celebrazioni orgiastiche e profanatrici, alle quali fu appunto dato il nome di «messe nere».

Precursore del celeberrimo «Dracula» di Stoker, sarà The Vampyre di John William Polidori del 1819.

L’epoca postmoderna darà tuttavia la sua versione del vampiro. La visione materialista e disillusa porterà ad un appiattimento della figura del mostro. Questi si identificherà maggiormente con un problematico soggetto umano piuttosto che demoniaco, nei confronti del quale i «rimedi sacri» avranno scarso successo o nullo. Gli esempi cinematografici si potrebbero moltiplicare a dismisura: da «Blade» ad «Undervwold», ad «Intervista col vampiro». La sfera del soprannaturale viene relegata nell’oblio, fino a sparire e ad identificarsi con una mutazione genetica di origine patologica. La versione ultima sarà quella di un vampiro «comune»; l’uomo della porta accanto che si svela essere affetto da letali infezioni, che lo obbligano a nutrirsi di sangue.

Il vampiro perde comunque quasi completamente l’alone di negatività che lo aveva condannato nel timore e nel ribrezzo: si ciba di sangue umano, ma lo ottiene da sacche e donatori. La sua brutale e sadica bestialità è sostituita da una sorta di malinconica presenza in cerca di senso profondo.

Forse il mito del vampirismo trae origine da due archetipi primitivi: la paura delle madri di perdere i figli infanti (la mortalità infantile era ancora altissima sino alla metà del secolo scorso e le cosiddette morti bianche dei bambini, decessi apparentemente inspiegabili ancora oggi presenti); e la paura del ritorno dei morti sulla terra.

Non sappiamo dare una spiegazione certa agli episodi storici registrati dalle cronache, alcuni meticolosamente. Ipotesi legate alla diffusione di malattie contagiose di diversa specie hanno preso piede nei salotti della scienza medica. Epidemie, che, dai moribondi si sarebbero diffuse in primo luogo ai famigliari e parenti, per poi contagiare intere comunità.

Un esempio tipico possiamo rivenirlo nell’uso dell’aglio intorno al collo per allontanare i vampiri; questa consuetudine nascerebbe dal costume di farne ghirlande da porre al capezzale (o al collo, appunto) di bambini insonni probabilmente per la presenza di vermi nell’intestino, parassiti che, all’odore forte dell’aglio, si dileguavano, lasciando così il bimbo in quiete. Il collegamento tra incubi notturni e spiriti maligni che disturbano il riposo fu immediato.

Senza arrivare quindi a sposare tesi razionaliste, per definizione limitate, lasciamo tuttavia spazio ad un beneficio del dubbio, che non può danneggiare in questo caso.

La peste, come altre malattie (1), sono da sempre un generatore continuo di leggende popolari create appositamente per spiegare certi fenomeni, all’epoca considerati come completamente privi di razionalità (gonfiore del corpo, sangue che fuoriesce dai corpi e sudari, fenomeni ormai noti e ben documentati di decomposizione, interpretati come segni di ritorno alla vita da parte di alcuni cadaveri).

Attualmente il «vampirismo» è anche una moda esoterica sempre più diffusa tra le giovani leve. Il ritratto del «mostro» viene abbellito dalle lusinghe dell’occulto, che, come sempre, promettendo benessere ed immortalità, finisce soltanto col generare tristezza e depressione; ma è una trappola allettante per chi, giovane e spaesato, senza seri punti di riferimento certi, sia in cerca di senso.

Un ulteriore richiamo alla nostra responsabilità di cristiani a vivere davvero secondo coerenza, consapevoli che il male mai potrà prevalere, perché tutto ci è possibile in Colui che ci dà la forza.

Stefano Maria Chiari




1) la forma clinica di Sindrome di Renfield è una possibile spiegazione del vampirismo. Si tratta di una malattia descritta per la prima volta dallo psicologo Richard Noll; essa si sviluppa nella maggior parte dei casi attraverso tre fasi: dall’infanzia alla pubertà fino all’età matura, vi è un progressivo aumento della necessità di bere sangue, ed in particolare, sangue umano.
   



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