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Premio Darwin
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Fra le scarse notizie di questi giorni, abbiamo tutti visto questa: un padre separato, a Piacenza, ottiene che le sia affidata la figlia di cinque anni per Natale.

E' probabile che abbia voluto fortemente e attivamente avere sua figlia a casa strappandola alla ex-moglie, è suo «diritto».

Questo padre amorevole e sollecito che fa?

La vigilia di Natale, abbandona la bambina piccolissima a casa - tanto dorme - e va a passare la notte con amici.

Alle 5 del mattino la povera bambina si sveglia, sola in una casa che forse non conosce.

Il padre non c'è (era un suo «diritto», passare tutta intera la notte fuori).

Spaventata, è andata alla finestra, forse nel tentativo di scappare di casa.

E' precipitata giù; solo una sollecita magnolia ha attutito la caduta che poteva essere mortale

(i vegetali sono più attenti dei padri, di questi tempi).

Con grave trauma cranico, la bambina è ricoverata a Parma.

Il padre tornato dalla bisboccia viene denunciato per abbandono di minore.

Probabilmente, il brav'uomo si dispera.

«Per rimorso», dicono le cronache, tenta di uccidersi.

Buttandosi anche lui dal balcone?

No, troppo semplice.

L'uomo sigilla le finestre del suo appartamento e apre il gas, sperando di morire respirando metano. Passa del tempo, il metano non è così tossico come crede il papà piacentino.

Probabilmente si accende una sigaretta, chissà.

Tutto esplode, ovviamente.

L'uomo è ricoverato con gravissime ustioni.

Non solo il suo appartamento è squarciato, ma l'immobile stesso è pericolante.

Nella casa del papà sono state trovate piccole dosi di coca e di ero: un «diritto» per uso personale. Un «diritto» che spiega l'abbandono della bambina per le uscite notturne con gli «amici» e tutto il resto.

Nel web americano circolava mesi fa un sarcastico «Premio Darwin», dove fatti come questi venivano ironicamente premiati come prove che i loro protagonisti erano palesemente «inadatti alla lotta per l'esistenza» nel mondo d'oggi.

Il sarcasmo è fuori luogo.

C'è invece lo sgomento, l'esasperata domanda: come un individuo del genere, così palesemente inadatto alla vita, così irresponsabile e totalmente imprevidente, così egocentricamente infantile, per giunta ignorante delle leggi basilari della fisica dei gas, abbia potuto sopravvivere fino ai 40 anni nel mondo complesso del ventunesimo secolo.

E non solo sopravvivere, ma avere un appartamentino e certamente un lavoro.

Come ha potuto?

In altri tempi, un essere così sprovveduto avrebbe mendicato davanti alle chiese e vissuto sotto i ponti.

Non avrebbe avuto soldi per coca ed eroina, e nemmeno per un fiasco di vino.

Forse questa è una tragedia dell'eccesso di «diritti» illuministi.

Forse è la bambagia di «diritti» che ci avvolge - apice della civiltà occidentale, prodotto delle sicurezze sociali moderne - ad allevare esseri così mentalmente informi, così privi di senso del dovere e così schiavi dei loro primi impulsi.

L'apice della civiltà occidentale produce esseri primordiali cresciuti nella coscienza acuta dei loro «diritti» e che non si ritengono obbligati ad alcuna responsabilità.

Sarebbe la prova che la civiltà illuminista e secolarizzata, «progressista» per definizione, non è capace di trasmettere il progresso: sforna neanderthaliani ancor più elementari di quelli paleolitici, che almeno conoscevano le durezze della vita (e vivevano in media 45 anni).

Nessuna ironia.

Solo sgomento e sconforto: quanti sono così, quanti di questi darwiniani inadatti all'esistenza circolano fra noi, forniti di tutti i diritti e i documenti a posto, come fossero cittadini?

Queste anime informi sono palesemente pericolose per gli altri.

Tra le poche notizie dei giorni natalizi, risaltano delitti assurdi compiuti per «obbedienza al primo impulso» da questi neanderthaliani.

Un marito separato vuol passare il Natale con l'ex moglie e i tre figli, litiga con lei (come sempre); la donna chiama in soccorso per telefono il padre, che arriva con il cognato.

Il separato spara, uccide la moglie, uccide il suocero, si suicida.

Per fortuna i figli, visto l'inizio del litigio, erano andati via di casa, sennò avrebbe ammazzato anche loro.

I motivi dell'alterco erano, ci si dice, «futili».

Il primo impulso ha vinto, come vuole la pubblicità.

Per primo impulso un falegname, descritto come gran lavoratore, sequestra una quarantenne per chiedere il riscatto, ma non sapendo come fare la ammazza immediatamente (più comodo, meno responsabilità) e la fa a pezzi.

Per obbedire al suo primo impulso, al suo «diritto» di vivere la sua vita, l'ennesimo ubriaco alla guida ha annichilito una famiglia intera, massacrato un padre, una madre e una delle due figlie, l'altra di 11 anni è in pericolo di vita.

E' accaduto nella Bergamasca.

Illeso invece il conducente pluri-omicida (le leggi del darwinismo non funzionano sempre). Trattasi di un individuo di 32 anni, alla guida di un SUV.

E' stato denunciato a piede libero, come suo «diritto».

Naturalmente c'è Satana ad animare queste entità sub-umane, elementari, che credono di «vivere la propria vita» e invece sono vissuti da qualcun altro.

Attraverso di loro il demonio è riuscito a lordare di sangue e follia la Natività, anche quest'anno.

Perché non è vero che la stoltezza rende innocenti.

Un vecchio proverbio diceva: «Lo stupido è la cavalcatura del demonio».

E' un detto medievale, tempo di minori «diritti», e di maggior sapienza, civiltà e giustizia.