20 Luglio 2010
A fine giugno e fino al 4 luglio, soldati francesi inquadrati nell’Unifil (Forze ONU in Libano) hanno condotto un’esercitazione in due villaggi sciiti del Sud Libano, senza mandato. Hanno perquisito abitazioni, interrogato abitanti per identificare i membri dello Hezbollah, preso fotografie. Lo scenario (o il pretesto) era: un lancio di razzi dall’interno degli insediamenti civili verso Israele, con la Unifil impegnata a difendere Israele.
La popolazione dei due villaggi, Khirbit Silm e Tulin, ha reagito con lanci di pietre e bastonate. L’esercito regolare libanese ha protestato ufficialmente: l’iniziativa dei reparti francesi era avvenuta senza concertazione con l’armata libanese, come definito dal mandato dell’Unifil. Apparentemente, i francesi hanno agito in modo autonomo anche rispetto al comando Unifil.
Il capo di Stato Maggiore libanese ha rivelato che i francesi avevano ricevuto una richiesta dei comandi israeliani perchè perquisissero abitazioni e identificassero i membri di Hezbollah; ed ha ribadito che «la difesa del Libano passa attraverso il coordinamento dell’armata regolare e della resistenza», ossia che l’autodifesa Hezbollah è legittima, data la situazione.
Hervé Morin
|
Dal canto suo il ministro francese della Difesa, Hervé Morin (ebreo) ha dichiarato di voler modificare le regole d’ingaggio dell’Unifil, aggiungendoci un reparto speciale adatto a compiere perquisizione e confisce di armi della resistenza sciita nelle case private.
I comandi israeliani hano dato manforte ai francesi con una scelta improvvisa: il 7 luglio, hanno mostrato alla stampa foto aeree, mappe e «simulazioni in 3D» che secondo loro dimostrano come Hezbollah abbia trasformato «case, scuole, moschee» in «depositi d’armi, centri missilistici, caserme». Ciò allo scopo proclamato, come ha scritto il Jerusalem Post, di «educare la comunità internazionale sul rafforzamento di Hezbollah prima della prossima guerra e sulle conseguenze che tale strategia implica».
Che cosa significa «educare la comunità internazionale alle conseguenze»?
Chiaro: con l’accusa ad Hezbollah di aver ammassato armi in scuole, moschee, case e ospedali, Israele vuol giustificare preventivamente gli attacchi aerei contro obbiettivi civili e i massacri indiscriminati della popolazione nella «prossima guerra».
Il punto è che Tsahal ha compreso che i massacri compiuti a Gaza hanno dato ad Israele un’immagine pessima, e portato al documentato atto di accusa del rapporto Goldstone, seppellito a fatica dalle lobby e dai suoi servitori; in vista della «prossima» guerra in Libano, Israele si prepara l’alibi per i suoi prossimi sterminii di civili: è colpa di Hezbollah, che costringe gli abitanti dei villaggi a fare da scudi umani. Israele vuole colpire solo depositi d’armi e centro missilistici; è per la malvagita di Hezbollah che questi sono situati in scuole, ospedali, case e moschee.
La comunità internazionale, opportunamente «educata» dalle foto aeree e simulazioni 3D, viene preparata ad accettare i massacri israeliani prossimi, e stavolta non si azzardi a protestare.
E’ una tattica che ha funzionato bene già con la sparatoria sulla Mavi Marmara, dove i pacifisti turchi sono diventati in pochi giorni, grazie all’educazione della comunità internazionale, dei terroristi islamici: ammazzabili, anzi ammazzabilissimi.
Lo Stato Maggiore israeliano ha già del resto annunciato che attaccherà «in modo sporoporzionato» i 160 villaggi del sud-Libano dove sostiene che Hezbollah si è fortificata. Non si dica che non ci avevano avvertiti.
Il fatto è che Hezbollah non ha alcuna intenzione di provocare lo scontro con il nemico mille volte superiore in armamenti. Da che cosa nascerà dunque la «prossima guerra» data per certa dai giudei? Ci vuole un pretesto: quale?
Qui soccorre un lancio dell’agenzia cinese Xinhua: «Il capo dei cristiani libanesi e parlamentare, Michel Aoun, ha informato Bashar al-Assad (il capo siriano) e il capo di Hezbollah Nasrallah che una imminente incriminazione del Tribunale Speciale per il Libano sarà seguita da un attacco israeliano».
Il Tribunale Speciale per il Libano è quello creato dall’ONU nel marzo 2009 per processare esecutori e mandanti del mega-attentato che uccise nel 2005 il presidente Rafik Hariri e 22 altre persone. Esso segue ad una corte internazionale che in tutti questi anni ha cercato di incolpare dell’omicidio Hariri i servizi siriani e alcuni militari libanesi che si presumevano al suo servizio; inchiesta finita nella vergogna, quando il procuratrore internazionale Detlev Mehlis (ebreo tedesco) ha dovuto dimettersi sotto l’accusa di aver subornato e intimidito testimoni per ottenere il risultato voluto. (La commission Mehlis discréditée)
Adesso si cambia: il 23 maggio 2009 il settimanale tedesco Der Spiegel ha rivelato le indagini condotte dal Tribunale Internazionale nuovo e rinnovato (lo presiede l’italiano Antonio Cassese) indicano in Hezbollah il colpevole dell'omicidio di Rafiq al-Hariri.
Ecco il Casus Belli: subito il ministro degli Esteri giudeo, Avigdor Lieberman, ha auspicato un mandato di arresto internazionale contro Hassan Nasrallah, leader degli Hezbollah.
«Queste informazioni - ha detto Lieberman - ci confermano con chi abbiamo a che fare; se le conclusioni degli investigatori sono queste, un mandato di arresto internazionale (contro Nasrallah) deve essere emesso immediatamente», ha proseguito, aggiungendo che se le autorità di Beirut non dovessero muoversi «l’arresto andrebbe eseguito con la forza».
Israele si occuperà di catturare il colpevole con la forza: perchè si sa, quando è in ballo il diritto internazionale, Israele non transige.
Michel Naim Aoun
|
E’ per questo che Aoun, che ha le sue fonti in Francia, è andato ad avvertire il capo siriano e il capo di Hezbollah di quel che succederà: «Il tribunale speciale accuserà elementi Hezbollah dell’assassinio di Hariri, e questo provocherà una crisi interna libanese (il figlio di Hariri, filo-americano, è al governo di coalizione), nonchè una guerra di Israele contro il Libano».
A Nasrallah direttamente, il generale Aoun ha detto: «Ti vogliono ammazzare ancora una volta ed esiste in Libano un gruppo libanese che scommette su una nuova guerra israeliana. Dovresti cambiare le regole del gioco».
Probabilmente per questo Nasrallah ha appena rivelato che alcune delle numerose spie pro-israeliane arrestate in Libano lavoravano «per una ditta di telecomunicazioni legata al Tribunale Speciale... le reti di comunicazione del Tribunale sono infiltrate e manipolate da spie che hanno la possibilità di ‘gestire’ i dati (intercettazioni) e manipolarli», aggiungendo che il gruppo che punta allo sfascio «si basa su analisi israeliane che giungono al Tribunale Speciale, con incriminazione di testimoni alcuni dei quali risultati falsi».
Da quando Hezbollah partecipa al governo libanese, infatti, numerose spie sono state segnalate ed arrestate debitamente dalla Polizia: uno degli ultimi è un tecnico di telecomunicazioni, Charbel Qazzi, formalmente incriminato di spionaggio per Israele insieme al suo complice, Tarik Rabaa.
Fatto significativo che Aoun, il capo del partito cristiano-maronita alleato politicamente ad Hezbollah, abbia lanciato l’allarme. Anche più significativo è il fatto che tale allarme sia preso per buono e diramato dall’agenzia Xinhua. Pechino sta osservando con crescente allarme l’aggressività israeliana. E teme evidentemente la volontà israeliana di approfittare della «prossima» guerra in Libano per estendere l’attacco all’Iran, suo notevole fornitore energetico. Lebanese Christian leader warns Hezbollah chief of Israeli attack)
Un recente incontro tra Nasrallah, Assad e Ahmadinejad
Dall’attacco preventivo alla lacrima preventiva.
|