Papa Francesco testimone della Fede di sempre
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Senza motivo gongolano i progressisti

Per attingere la verità sulle due anime in conflitto nella Chiesa cattolica nell’età contemporanea occorre rammentare che la teologia ortodossa afferma, nel Credo niceno, che Cristo verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti, laddove il progressismo afferma l’inesistenza dell’inferno (o la paradossale, grottesca esistenza di un inferno vuoto) e in ultima analisi nega l’eventualità del giudizio finale.

A ben vedere, l’inferno vuoto (teorizzato da Karl Rahner e da Urs von Balthasar, due comete in volo devastante sul Vaticano II e ultimamente teorizzato dal post-cristiano Vito Mancuso) nasconde, sotto l’untuosa e subdola cappa del buonismo, la temeraria opinione dei modernisti intorno al paradiso vuoto.

Contagiati e frastornati dalle rovinose suggestioni propalate dalla smaccata/estinta modernità, i teologi progressisti rilanciano la dottrina modernista, versione rovente del millenarismo. Dottrina in cui si contempla una beatitudine in terra, il paradiso orizzontale annunciato dagli utopisti, dai visionari e dagli autori delle inutili e sanguinarie rivoluzioni moderne.

La verità ultima del modernismo strisciante fra le righe della mitologia progressista è il capovolgimento gnostico della vera fede, ad esempio la sentenza di Sergio Quinzio secondo cui la promessa della beatitudine eterna sarebbe addirittura cadaverica e pertanto dovrebbe essere respinta sdegnosamente.

Il Paradiso celeste, nell’ottica dei progressisti, si rovescia sulla terra delle sinistre bufale, ieri promesse dai giacobini e dai comunisti oggi da economisti in marcia delirante/devastante sotto la cialtronesca bandiera dei cravattari.

L’essenza del progressismo, in ultima analisi, consiste nella negazione del giudizio finale e nel trasferimento del paradiso cristiano nelle terre immaginarie propriamente dette utopie, cioè regni dell’illusione e degli orrendi olocausti.

Ora nella biografia di Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, si legge la chiara affermazione di due verità che allontano da lui il qualunque sospetto di appartenenza alla triste e vuota comunella dei teologi progressisti. La prima verità affermata dall’arcivescovo di Buenos Ayres contempla l’azione distruttiva di satana nelle campagne per la diffusione del matrimonio pederastico, oggetto di culto di tutte le scuole progressiste. La seconda verità, la trascendenza del fine ultimo promesso da Gesù Cristo all’umanità redenta, riguarda la fallacia delle tesi millenaristiche in corsa nella teologia della liberazione, tesi che il cardinale Bergoglio confutò magistralmente.

Francesco papa dei poveri, dunque, significa l’esatto contrario di papa degli allucinati e degli empi al seguito dei vessilli delle rivoluzioni disgraziate e sanguinarie.

La scelta d’intitolare il suo pontificato a San Francesco, il Santo della restaurazione cristiana e il testimone di una virtù indirizzata unicamente al Regno celeste, infine, conferma la perfetta lontananza di Jorge Mario Bergoglio dalle delizie terrestri vanamente annunciate dai progressisti iniziati all’ateismo eleusino (massonico) e/o al cadaverico modernismo.

L’esultanza televisiva dei banditori progressisti, ad esempio il gongolante professore Alberto Melloni, in definitiva, manifesta soltanto il conformismo e la pochezza intellettuale dei conduttori di trasmissioni che promuovo/emettono trasparenti errori, sciocche illusioni e turgide banalità.

Piero Vassallo