09 Settembre 2010
In questo periodo in alcune nazioni del mondo si celebra la festa dell’albero. La ricorrenza sfugge ancora alle notizie del nostro Paese, come anche alla precettività della relativa osservanza, anche se, a dire il vero, Legambiente (1) promuove l’iniziativa già da un po’.- alla protezione e conservazione di questa vita (assicurandogli il dovuto ecosistema circostante) contro il possibile danno altrui;
- al diritto di compiere tutto il ciclo della propria esistenza senza essere abbattuto (salvo eccezioni disciplinate).
Senza ipocrisie, chiediamoci per quale motivo l’infante debba avere meno tutela di un albero da parte degli ordinamenti moderni e laicamente ispirati. Infatti il nascituro, pur essendo certamente vivo (se non vogliamo discutere del momento della fecondazione, parliamo delle settimane successive: avete mai visto un’ecografia di un bambino a due mesi e mezzo, ancora abortibile ovunque?! Non gli manca nulla: testa, gambe e braccia; cuore e movimento!) non è protetto né conservato nel suo ecosistema (il ventre materno) né tanto meno destinato ad ultimare tutto il suo ciclo vitale! Non ce l’abbiamo con l’albero (meravigliosa creazione!), si intende; ma a ciascuno il suo.
La festa dell’albero in realtà affonda le sue origini in alcune ricorrenze pagane, culti arborei, soprattutto diffusi nell’area celtica, collegati alla persistenza degli antichi culti della fertilità di antiche popolazioni agricole. Le celebrazioni ricorrono di solito in prossimità del solstizio d’estate.Tanto è così che in talune popolazioni indigene della Lettonia la ricorrenza si coniuga con la festa di San Giovanni, 24 giugno, sovrapponendo superstizioni pagane e commemorazione cristiana.
Si parla del cosiddetto Albero di Maggio (forse connesso al più noto albero della cuccagna utilizzato nelle feste popolari di tutto il mondo, allegoria di abbondanza e fertilità), simbolo della nuova stagione e delle sue promesse di abbondanza. Ritualità che richiama un archetipo lontano, al fine di muovere il circolo cosmico delle energie vitali, per propiziarne la partecipazione nel processo rigenerativo e ri-creativo scaturente dal continuo fluire di morte/vita, inevitabile scontro di realtà, che culmina (nel periodo estivo) con la vittoria della seconda. L’albero rappresenta il cosmo intero. La pianta è il microcosmico, canale rappresentativo dell’intero distretto vitale dell’universo.
Gli uomini e le donne partecipanti al rito si vestono di piante e di ghirlande proprio per immedesimarsi nell’evento e terminano, di solito, i festeggiamenti, con una danza intorno all’albero. Paganesimo puro.
Il cristiano ha un unico albero da cui prende la vita: l’albero della Croce. In questo legno, abbracciato per amore dal Figlio di Dio, egli trova le sue risorse energetiche e vitali e la sua capacità rigenerativa, per fruire, lui, peccatore, della divina misericordia e comprendere ed amare l’uomo suo simile ed il creato intero, secondo le modalità e l’ordine necessario, che non lascerà perire nessun vivente né pretenderà diritti inesistenti per voluttà lussuriose.
Stefano Maria Chiari
1) da Il grande week-end dell'albero
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