Morte cerebrale
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Riprendiamo una triste e recente notizia di cronaca:

«(ANSA) La Spezia, 9 settembre E morto Ivan Maggi, il detenuto di 22 anni che domenica mattina aveva cercato di impiccarsi con un lenzuolo nella sua cella, nel carcere della Spezia. I suoi organi sono stati donati. Il giovane era stato salvato dalla polizia penitenziaria, ma allospedale era arrivato in coma. Nella notte è stata accertata la morte cerebrale e la famiglia ha autorizzato lespianto degli organi, avvenuto stamani. Il giovane, originario di Sarzana, era stato arrestato a fine giugno. Era accusato di aver plagiato una ragazza costringendola a vivere come una nomade, estorcendo denaro alla sua famiglia. Il processo si sarebbe tenuto il 4 ottobre».

Dichiarare morta una persona che abbia subito dei danni, forse irreversibili, al cervello è prassi universalmente diffusa. Parliamo di morte cerebrale. Ricordiamo alcuni passaggi fondamentali della questione.

Le origini risalgono all’Università americana di Harward, che nel 1968 fissò alcuni parametri (Harvard Medical Report) destinati a divenire dogma ideologicamente incontrastato della comunità scientifica. La morte - separazione dell’anima dal corpo - viene ritenuta essere coincidente con la cessazione delle attività del cervello. Leggiamo la legge di riferimento emanata nel nostro Paese.

All’articolo 1 sono evidenziate le finalità della normativa: «La presente legge disciplina il prelievo di organi e di tessuti da soggetto di cui sia stata accertata la morte ai sensi della legge 29 dicembre 1993, numero 578, e regolamenta le attività di prelievo e di trapianto di tessuti e di espianto e di trapianto di organi».

Bene, ora per capire meglio, cerchiamo di vedere cosa dice questa citata disposizione del 1993.

All’articolo 1 della suddetta, vi leggiamo la definizione di morte:

«La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dellencefalo».

Questo significa che il nostro ordinamento ha adottato in pieno il criterio universalmente accettato dalla scienza ufficiale così come propugnato da Harward. Chi scrive non è medico, tuttavia resta davvero perplesso di fronte alla perentorietà di tale declaratoria. La morte, avvenimento trascendente la vita dell’uomo, viene identificata con la cessazione di impulsi biochimici; sillogisticamente, a ben vedere, l’assunto postula una reductio della vita a mero meccanicismo, escludendo un qualunque elemento spirituale che travalichi la mera corporeità. Di fatto, se morire significa non essere più elettricamente attivi nel cervello, vivere, al contrario, e necessariamente, coincide con la presenza di tale fluire sinaptico e tanti saluti all’anima immortale!

Questa premessa dovrebbe già far seriamente dubitare le coscienze a favore di una tale semplicistica risoluzione della questione; anzi, il credente dovrebbe diffidare seriamente di ogni pretesa scientista, prima di ritenerla conforme a verità. In realtà, il progressismo conciliare ha liberato i prelati, di ogni specie e rango, da ogni rispetto di concetti assolutamente indubitabili, come l’affermazione, tradizionale, di morte come separazione dell’anima dal corpo.

La formulazione tomista risiede nel convincimento che lo spirito sia la forma del corpo, il suo centro unificatore e dante vita, conformemente a quanto insegnato in Genesi 2,7: «Allora il Signore Dio plasmò luomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e luomo divenne un essere vivente».

Pensare ad un uomo come morto, quando, benché inattivo cerebralmente, il suo cuore batte ancora, ed è quindi un cuore vivo (cioè è in esso la presenza dello spirito che lo anima) è segno di miscredenza in questo assioma semplicissimo. Scientismo. Ma, dal punto di vista scientifico, cosa c’è di vero? La morte dell’uomo coincide con lo spegnersi dell’attività dell’encefalo?

Ugo Tozzini, ingegnere napoletano, poi oblato benedettino, diede alle stampe un interessante testo: Mors tua vita mea, saggio, frutto di un lungo lavoro di ricerca, che portò l’autore a confutare, dal punto di vista scientifico, le conclusioni imposte dalla scienza medica ufficiale:

«Le norme medico legali e gli accertamenti diagnostici, come si deduce dalla letteratura specialistica prodotta da una parte qualitativamente importante e autorevole della comunità scientifica internazionale, dimostrano che il concetto-criterio di morte cerebrale é ambiguo e controverso», al punto da definire il concetto di morte cerebrale come «una mostruosità scientifica, giuridica ed etica».

Del resto basterebbe ricordare un fatto importante: sul paziente (dichiarato morto, solo perché morto cerebralmente) durante il prelievo degli organi, viene effettuata anestesia, al fine di frenare le inevitabili reazioni corporee, che vanno dalla sudorazione all’aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna, fino al movimento inconsulto degli arti (cosiddetto segno di Lazzaro).

Un morto non reagisce così. Vogliamo poi aggiungere i casi di donne puerpere, che hanno partorito appunto benché morte cerebralmente!?!?!? Quindi l’espianto a cuore battente cosa sarebbe? Un omicidio?

Forse si. Ma nel dubbio, non si può procedere in tal senso. Si obietta, i trapianti aiutano altre persone che hanno necessità di sopravvivenza! D’accordo; tuttavia è lecito uccidere un uomo malato per salvarne un altro ugualmente malato? Non ha senso. Già, perché se il morto cerebrale non è davvero morto, allora è malato; magari di un’infermità che lo condurrà senz’altro alla morte; ma in quel momento è vivo. Quindi con tutti il diritto di restarvi.

Forse la questione della morte cerebrale è una questione di business? Di trapianto di organi? (1)

La declaratoria dell’articolo 16 legge 91/1999 (Strutture per i trapianti) sembrerebbe tradire questi intendimenti:

«Le regioni provvedono ogni due anni alla verifica della qualità e dei risultati delle attività di trapianto di organi e di tessuti svolte dalle strutture di cui al presente articolo, revocando lidoneità a quelle che abbiano svolto nellarco di un biennio meno del 50% dellattività».

Giovanni Paolo II il 29 agosto 2000, dinanzi al Congresso internazionale della Società dei Trapianti, disse che:

«Gli organi vitali non possono essere prelevati che ex cadavere - aveva detto il Papa - cioè da un individuo certamente morto. Comportarsi diversamente significherebbe causare intenzionalmente la morte del donatore, prelevando i suoi organi».

Questa presa di posizione diede origine ad una dichiarazione firmata sostenuta da 19 Stati, nella quale 120 esperti affermarono:

«Nessuno dei mutevoli protocolli del cosiddettocriterio neurologicoper determinare la morte - si legge nel documento - soddisfa le condizioni descritte dal Papa per unarigorosa applicazionedellaccertamento della completa e irreversibile cessazione di tutte le funzioni dellencefalo’». «In sintesi - continuano i firmatari - la morte cerebrale non é la morte e la morte non dovrebbe essere mai dichiarata se non in presenza della distruzione dellintero cervello e contemporaneamente dei sistemi respiratorio e circolatorio».

Ancora: «Affinché gli organi vitali siano adatti al trapianto devono essere organi viventi rimossi da esseri umani viventi (...). Le persone condannate a morte con la dichiarazione di morte cerebrale non sono veramente morte» ma, al contrario, sono «certamente vive».

Ci sembra di poter seriamente dubitare, ancora una volta e nuovamente, del verbo comune di blasonati cattedratici che vogliono convincerci di verità assolutamente opinabili, ma per le quali si esporrebbero (almeno danno così a vedere) la mano alla prova del fuoco. I casi sono molti: dall’evoluzionismo alla morte cerebrale, fino all’inutilità della vitamina C oltre le dosi raccomandate… ecc…

Cristiano significa anche prudente come serpente.

Stefano Maria Chiari




1)
Riporto quanto scritto sul sito (www.antipredazione.org/quelche.htm) della lega nazionale antipredazione: «Ormai è palese che è in atto un piano istituzionale per lo sfruttamento della persona in coma, programmaticamente sacrificata agli interessi della sperimentazione in vivo e soprattutto allo sviluppo del BUSINESS della chirurgia sostitutiva degli organi, ultima macabra espressione della cosiddetta scienza ufficiale. E lo Stato che diventa azienda di macellazione e distribuzione di organi promotore dei trapianti e distributore di profitti. E lo Stato che fa leggi ad uso e consumo della sua Azienda’: Consiglio Superiore di Sanità, Istituto Superiore di Sanità, Centro Nazionale Trapianti, Centri Regionali e Interregionali di trapianto e di smistamento di organi e tessuti, ASL/USL, Ospedali, Cliniche, Banche di tessuti, ecc. Un indotto gigantesco con giri multimiliardari. Allo scopo sono state approvate nel 93 la legge 578 che equipara il coma alla morte, nel 94 il decreto ministeriale 582 che accorcia i tempi di cosiddetto accertamento da 12 a 6 ore e dà al ministro della Sanità la facoltà di modificare i protocolli per la dichiarazione di morte cerebrale senza passare dal Parlamento, nel 99 la legge 91 che tratta del silenzio-assenso/organizzazione/promozione dei trapianti/import-export. La legge 91/99, promulgata il 1° aprile 99, prevede lemanazione di decreti attuativi da parte del ministro, in particolare del decreto che attiene ai modi e ai tempi della manifestazione di volontà’. Tale decreto ministeriale non è stato emesso, per cui vigono le disposizioni transitorie. In sintesi: ‘diritto di opposizione della persona o, per chi non si è espresso, ‘diritto di opposizione dei familiari (di non donazione)’. Attualmente il potere sanitario tace le disposizioni transitorie e sollecita forme ingannevoli, come il fasullo tesserino blu dellex ministro Bindi e le registrazioni arbitrarie e contro legge presso le ASL, promosse senza le direttive del Decreto. Dei 28 articoli, 6 sono disposizioni generali per lattuazione del silenzio-assenso e il condizionamento di massa. Infatti, ‘dopo il Decreto’, chi non presenterà unopposizione allASL sarà considerato donatore. La famiglia perderà lattuale diritto di opposizione. La schedatura dei cittadini in donatori e NON-donatori, pericolosissima, comunque non garantirà i NON-donatori, per cui anche dopo sarà necessario tenere in tasca la propria opposizione allespianto. Gli altri 22 articoli servono ad impostare la struttura e le gerarchie del business e la destinazione dei finanziamenti. Da non sottovalutare le nuove figure stipendiate e i cosiddetti ‘volontari’ di associazioni trapiantistiche sguinzagliati nelle scuole, ASL, caserme, carceri... per condizionare all’accettazione della ‘morte cerebrale’ dichiarata sui vivi (…)».


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