Sarkozy legge Blondet?
Stampa
  Text size
La notizia ha avuto risonanza mondiale (1). Blondet s’era già occupato della faccenda, tempo fa, chiamando in causa il mondo sottomarino sommerso da una valanga di speculazioni.

Cosa è la FTT (Financial Transaction Tax)? Si tratta di un’imposta, a tasso molto ridotto (tra lo 0,01% e lo 0,1%), da applicare su ogni compravendita di titoli e strumenti finanziari, una specie di tassazione utile allo scoraggiamento delle speculazioni finanziarie a breve termine, sufficientemente piccola da sconfortare soltanto le operazioni finanziarie di natura speculativa, finalizzate al guadagno sulle piccole oscillazioni di un prodotto (strumento finanziario) compravenduto più volte (centinaia o migliaia) nell’arco di un solo giorno.

Imporre una FTT per ogni operazione effettuata potrebbe consentire di arginare il flusso di finanza virtuale, dannosissimo all’economica reale; non dimentichiamoci: prima o poi, qualcuno i soldi li deve cacciare. Si potrebbe in certo modo pertanto arginare il problema delle vendite allo scoperto, contratti che negano il principio elementare di qualsiasi scambio: nemo dat quod non habet: nella fattispecie infatti si vende ciò che non si possiede davvero, ma l’incasso controprestazionale, al contrario, è reale. D’altra parte le operazioni di investimento non speculative, realizzate sui mercati finanziari, non dovrebbero risentirne molto, e questo perché, in un’ottica di medio/lungo periodo, il tasso ipotizzato risulta nettamente inferiore alle commissioni annuali che i gestori di fondi di investimento (o fondi pensione) richiedono.

«Non si riesce ad immaginare il numero di azioni, obbligazioni e derivati che vengono comprati e venduti ogni giorno. Operazioni finanziarie in larghissima parte speculativa. Come un grande gioco dazzardo dove enormi masse di denaro si spostano continuamente solo alla ricerca di un guadagno immediato. Soldi che non arrivano alle aziende intenzionate a produrre e creare occupazione. Non sembra ci sia la possibilità di porre un freno a questo meccanismo, né tanto meno esistono strumenti per poterlo impedire. Da tempo esiste lidea di raccogliere, con lapplicazione di una minuscola tassa (spesso si parla di Tobin tax dal nome del premio Nobel che la propose per prima) le briciole che cadono da questo enorme banco dei nuovi Epuloni, per rifarsi ad unimmagine evangelica, ma lapplicazione pratica è stata finora contrastata più con battute e paternali sullimpossibilità di una dimensione etica nelleconomia che con risposte tecniche serie e affidabili. Lintervento di Nicolas Sarkozy allassemblea dellONU ha messo in evidenza lesistenza di un asse politico franco-tedesco fortemente determinato ad introdurre una tassazione globale sulle transazioni finanziarie» (2).

Ogni transazione viene registrata e tracciata in via telematica, dunque potrebbe essere tassata in automatico: tutte le operazioni in euro potrebbero essere tassate (anche quelle estero su estero).

Ma chiaramente non tutti la pensano allo stesso modo:

Lorenzo Bini Smaghi
   Lorenzo Bini Smaghi
«Vietato tassare le banche. Non è questo il momento giusto. A sostenere questa teoria è Lorenzo Bini Smaghi, membro del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, nel corso della sua audizione presso la commissione economica del Parlamento Europeo. Il membro del board, riferendosi allipotesi di una tassa sulle transazioni finanziarie e alla proposta di un prelievo sulle banche per creare un fondo di risoluzione delle crisi, ha affermato che se tassiamo le banche in questo momento togliamo loro risorse che dovrebbero andare in ricapitalizzazione, e così le indeboliamo. Non è quindi il momento giusto. Questa - ha aggiunto - è una cosa che va fatta in tempi di vacche grasse, non di vacche magre. Le banche adesso devono ristrutturarsi e ricapitalizzarsi’. In merito, invece, al sistema finanziario delleurozona, Bini Smaghi ha affermato che sarebbe un errore pensare che i rischi della scorsa primavera non possano ripresentarsi’, soprattutto se non verranno sistemate le debolezzedel sistema. Bini Smaghi ha ricordato quindi limportanza dellintervento dei leader europei per risollevare il sistema finanziario che allinizio del primo weekend di maggio stava per crollare’. Bini Smaghi si è poi espresso in merito alla task force sulla riforma del Patto di Stabilità e di Crescita presieduta da Herman Van Rumpuy, presidente della UE. A riguardo il membro del consiglio della BCE ritiene che la task force sostiene proposte che non modificano la natura fondamentale dellEurozona: le responsabilità di bilancio restano in mano nazionale, non dobbiamo avere una politica di bilancio unica’. Naturalmente le varie politiche nazionali dovranno essere portate avantiallinterno di una certa struttura legata a una moneta unica’. Infine Bini Smaghi ha auspicato una maggiore indipendenza nella verifica dei dati economiciinvitando la commissione ad essere più coraggiosa’. Dobbiamo imparare dall'esperienza del Fondo Monetario Internazionalecome dimostra la proposta della BCE che segue la stessa direzione con lobiettivo di creare un sistema di gestione delle crisi efficace, che eviti attacchi speculativi’ » (3).

Quello che mi lascia perplesso è capire perché uomini politici come Sarkozy o Zapatero si muovano contro l’economia alla quale hanno supinamente obbedito fino a ieri. Propaganda, demagogia, o cos’altro? Indagheremo.

Stefano Maria Chiari

 



1)
www.google.com/hostednews/afp/article/e www3.lastampa.it/domande-risposte:

«LEuropa lavora per arrivare ad introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie. Di che cosa si tratta? Di unimposta che colpisce ogni singola operazione di acquisto e vendita di strumenti finanziari - come azioni, obbligazioni, derivati - trattenendo una piccola percentuale del valore scambiato. Chi ha proposto per primo una imposta di questo tipo? E stato un Premio Nobel per leconomia, James Tobin, che nel 1972 propose di istituire una tassa sulle sole transazioni valutarie - inerenti cioè alle monete - per stabilizzarne i mercati. Quanto si discute in questi mesi è, invece, lintroduzione di unimposta che colpisca tutte le transazioni di natura finanziaria.

Quale sarebbe unaliquota possibile? In questi mesi si è a lungo discusso dellintroduzione di unaliquota tra lo 0,01 e lo 0,05%. Cè chi ha calcolato che, con questultima percentuale - qualora venisse introdotta a livello globale - tale tassa genererebbe un gettito da 655 miliardi di dollari. Una cifra sufficiente per poter programmare seri interventi per le popolazioni più in difficoltà del Pianeta. Qual è lo scopo di una sua introduzione? La nuova versione della Tobin Tax serve primariamente a ridurre il numero delle operazioni sul mercato’, spiega Tommaso Di Tanno, tributarista dello studio Di Tanno e Associati. In particolare verrebbero disincentivate quelle automaticamente impostate dai sistemi di trading che, meccanicamente, impartiscono ordini di acquisto e di vendita sul mercato, quando determinati titoli raggiungono delle prestabilite soglie di prezzo’. Cosa centra la sua possibile introduzione con la crisi? I sistemi di trading automatico da un lato vengono da più parti indicati come tra i responsabili delle reazioni durissime dei mercati nei momenti più duri della crisi. Dallaltro colpire la speculazione significa renderla compartecipe agli sforzi finanziari che gli Stati devono affrontare per uscire dalla crisi nata dagli eccessi della finanza. Non avrebbe controindicazioni? La difficoltà della sua introduzione è dovuta proprio alla polemica che in questi mesi si è sviluppata attorno all’ipotesi-tassa. In particolare diversi economisti e uomini di mercato sostengono che, con meno operazioni (disincentivate dalla stretta fiscale) il mercato diverrebbe meno liquido e, di conseguenza, i prezzi risulterebbero meno indicativi. Dunque la volatilità dei mercati - ovvero il loro saliscendi - potrebbe addirittura peggiorare. Non cè il rischio di creare disuguaglianze sul mercato? Senza un accordo a livello di G20 (ma anche oltre: Paesi come Svizzera o Singapore, rilevanti dal punto di vista finanziario, non fanno parte del G20) si favorirebbero quelle piazze più vantaggiose dal punto di vista fiscale. Applicarla in solitaria, per dirla con il ministro dellEconomia, Giulio Tremonti, è un suicidio’. Inoltre lefficacia della tassa cambia a seconda dei criteri che verranno scelti per decidere a quale Stato vadano versate le imposte, in caso di transazioni internazionali. In Italia non cè mai stata unimposta simile? Per certi aspetti, ricorda Di Tanno, è paragonabile alla tassa sui contratti di Borsa, oggi abolita e che veniva però applicata solo sui titoli azionari e non anche su altri strumenti come la Tobin tax. Che differenza cè con la tassazione del capital gain? Questa colpisce solo i guadagni, con unaliquota del 12,5% in caso di partecipazioni inferiori al 2% e del 27% per partecipazioni azionarie superiori; la tassa sulle transazioni invece viene calcolata sul valore del titolo, a prescindere dal fatto che loperazione abbia generato un guadagno o una perdita.

Limposta sulle operazioni colpirebbe le banche? Nella stessa misura in cui colpirebbe gli altri soggetti che operano sui mercati. Per gli istituti di credito ci sono altre ipotesi, come quella di una tassa ad hoc che andrebbe a colpire gli attivi, onde evitare in futuro il proliferare di banche troppo grandi per fallire. La Tobin Tax riuscirebbe a vincere la speculazione? Non del tutto. Aumenterebbe gli oneri connessi alloperatività diffusa, ma non leverebbe la possibilità di sfruttare le inefficienze del mercato. Sotto la lente ci sono i comportamenti degli hedge fund, i cosiddetti fondi speculativi, prodotti complicati e poco trasparenti come i derivati e comportamenti a rischio come le vendite allo scoperto, che consentono di guadagnare quando il mercato scende».

2) www.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=
3)
www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=9876


La casa editrice EFFEDIEFFE, diffida dal copiare su altri siti, blog, forum e mailing list i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright.